AGI – “Siamo arrivati davanti a casa e ho visto Saman morta sdraiata con il collo strano, stretto. Ho cominciato a urlare forte, a maledire tutti, a piangere, ho perso i sensi. Io ero lì perché gli altri volevano uccidere me, hanno detto che la madre era la mandante”. Danish Hasnain, lo zio di Saman Habbas, la ragazza pakistana di 18 anni uccisa e sepolta a Novellara, mette a verbale la sua versione nell’interrogatorio depositato dalla Procura durante l’ultima udienza del processo in cui è imputato assieme ai cugini Ikram Ljaz e Nomanhulaq e al padre, Saman Habbas, e alla madre, Nazia Shaheen, della giovane che si oppose a un matrimonio forzato in patria.
In realtà Danish aveva già parlato in precedenza con gli investigatori risultando decisivo per il ritrovamento del corpo nella campagna emiliana ma è la prima volta che lo ha fatto assistito dal suo legale Liborio Cataliotti e, per questo, il verbale a differenza degli altri può essere utilizzato nel processo.
In sostanza nega ogni responsabilità anche se i pm lo considerano esecutore materiale del delitto. “Mi hanno chiesto di dare una mano a seppellirla – si legge nel verbale di sei pagine letto dall’AGI riferendosi ai cugini – ma io non me la sentivo ma ho spostato a mani nude solo la terra a lato della buca dai lati perché non ricadesse dentro, Poi sono tornato da Saman e ho continuato a piangere e a parlarle. Perché ero lì? Penso che mi abbiano chiamato perché volevano uccidermi per il mio buon rapporto con Saman ed ero d’accordo sulla sua relazione con Saqyb. Poi non so perché mi hanno ucciso. A ben pensarci la buca era troppo grande per una persona”. “Ci siamo già incontrati in occasione del giorno in cui lei ci ha fatto trovare il cadavere di Saman, ora ci dica com’è successo prima di quel giorno” è la richiesta dei pubblici mininisteri Laura Galli e Calogero Paci che lo hanno sentito il 10 marzo.
Siamo al racconto del 30 aprile 2021. “Alle 22 e 30 ho spento il telefono e ho dormito. Kam e Man (diminutivi dei nomi dei cugini, ndr) mi hanno svegliato e mi hanno detto che gli avevano telefonato e che c’era stato un litigio e ci era scappato il morto. Abbiamo fatto il percorso che vi ho fatto vedere quando abbiamo fatto il sopralluogo, io chiesto come mai e loro mi hanno detto per non essere visti dalle telecamere”. Dopo avere perso i sensi alla vista del corpo, prosegue, “ho visto che i due avevano i guanti in mano e ho sentito che dicevano che era stata la madre”.
Il ruolo del padre di Saman, in questo racconto, non viene definito. Si sofferma invece sulla scena della sepoltura. Gli altri due erano molto sudati; io non potevo vedere quello che stavano facendo e quindi mi sono allontanato. Nom ho visto chi l’ha messa dentro. Mi sono appoggiato a una vite, ad aspettare che gli altri due tornassero e poi insieme siamo tornati a casa. Hanno impiegato almeno due ore (…). Nel ritorno tutti e tre piangevano .A casa Man ha preso i documenti di Saman e li ha gettati davanti al letto dicendo ‘Adesso cosa ne facciamo?’, poi Man mi ha detto che li aveva bruciati nella stufa”.
AGI – Un uomo di 28 anni è morto dopo essere stato immobilizzato a terra per undici minuti da sette agenti in un ospedale psichiatrico pubblico in Virginia. La procura ha rilasciato le immagini registrate dalle telecamere interne: si vede un uomo in manette, Irvo Otieno, condotto nella stanza da sette poliziotti che sembrano spingerlo verso una piccola sedia ma subito dopo, in seguito a un movimento brusco di Otieno, lo spingono sul pavimento e lo immobilizzano, tenendolo fermo per undici minuti, fino a quando l’uomo non si sente male.
Le immagini successive lo mostrano sdraiato, supino, mentre il personale medico prova a rianimarlo, ma inutilmente. La procuratrice distrettuale della contea di Dinwiddie, Ann Cabel Baskervill, ha contestato ai sette agenti e a tre impiegati dell’ospedale l’omicidio preterintenzionale. Nel pomeriggio, il grand jury ha incriminato tutti e dieci, confermando le accuse della procura. Baskervill aveva annunciato la diffusione dei video e ha mantenuto la promessa, a fronte dell’opposizione dei legali degli imputati.
Otieno, che aveva problemi mentali, era stato ricoverato tre giorni prima. Nelle immagini si vede il personale dell’ospedale andare avanti e indietro nella stanza, mentre gli agenti lo tengono fermo, usando le ginocchia. La famiglia della vittima ha spiegato che Otieno era stato privato dei medicinali di cui aveva bisogno a causa della sua malattia mentale e ha contestato la prima versione fornita dagli agenti, secondo cui avrebbero agito in quel modo nel tentativo di contenere il suo atteggiamento aggressivo. Le immagini darebbero ragione alla famiglia.
“Gli hanno teso una trappola“, hanno detto i parenti. Il giorno dell’arresto, a inizio marzo, l’uomo era stato trovato a camminare sul prato di un vicino, a cui aveva preso a calci alcune luci a energia solare. Inoltre si era messo a battere forte alla porta di un appartamento, fino a quando la madre non era andato a prenderlo per riportarlo a casa. Una persona che abita nella strada aveva chiamato la polizia. Gli agenti dello sceriffo erano arrivati, avevano arrestato Otieno e lo avevano rinchiuso in una cella di sicurezza, contestandogli una serie di reati, tra cui danneggiamento e violazione di proprietà privata.
“Non spararmi, per favore, amico”. In un video il terrore di George Floyd
Dopo essere stato tenuto dietro le sbarre per tre giorni, il 6 marzo l’uomo era stato portato all’ospedale per una valutazione psichiatrica. Quello che poi è successo è documentato dalle immagini delle telecamere. Secondo la famiglia, l’uomo è morto soffocato dal peso degli agenti, che non gli hanno permesso di respirare. I sette agenti sono stati sospesi. Otieno, originario del Kenya, era arrivato negli Stati Uniti nel ’98 con la famiglia, quando lui aveva appena quattro anni. Per tutti loro, ha spiegato la madre, era la realizzazione del “sogno americano”.
AGI – La riforma delle pensioni deve “entrare in vigore entro la fine dell’anno“. Lo ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron in un’intervista a BfmTv. Il presidente Francese interviene dopo una serie di manifestazioni e proteste, anche violente, che hanno infiammato il paese, non appena la controversa riforma delle pensioni è stata approvata dal governo, che ha bypassato il Parlamento.
“Ora bisogna aspettare la decisione del Consiglio costituzionale“, ha spiegato all’inizio del suo intervento, intervistato all’Eliseo dai giornalisti Marie-Sophie Lacarrau e Julian Bugier, alla vigilia di una nuova mobilitazione sindacale prevista per domani. La riforma, ha detto il presidente “proseguirà il suo percorso democratico”.
I francesi hanno “ragione” a essere stanchi degli scioperi e dei blocchi organizzati da chi protesta per la riforma pensioni. “Che ci siano manifestazioni per dire che sono contrari è legittimo. Ma quando ci sono blocchi, bisogna poterli rimuovere: per questo ho chiesto al governo di negoziare il più possibile, se non di intervenire” ha spiegato Emmanuel Macron.
“Quello che voglio è l’ordine repubblicano”, ha aggiunto, sostenendo che i francesi sono nel “giusto” a essere stanchi e augurandosi che riprenda il prima possibile la “vita normale”.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha avanzato l’idea di “un contributo eccezionale” sui “profitti eccezionali” delle grandi aziende, un contributo perché condividano la ricchezza con i dipendenti, che però “non sarà” una tassa sui superprofitti.
Nella sua intervista dall’Eliseo a due giornalisti, uno di Tf1 e France 2 per spiegare ai francesi il senso della riforma delle pensioni, Macron ha parlato dei grandi gruppi che riescono a “riacquistare le proprie azioni” grazie ai loro profitti. Queste aziende devono “distribuire di più ai propri dipendenti”, ha affermato il capo dello Stato.
AGI – “Voglio dare qualche dato: dal 2013 al 2023 secondo l’Unhcr sono morte complessivamente 25.692 persone nel Mediterraneo. Sono andata a guardare qual era la percentuale delle persone che non si è riuscite a salvare: i dati di questo governo sono i più bassi. Siamo quelli che ad oggi in rapporto agli sbarchi sono riuscite potenzialmente a salvare più persone. Ci viene riconosciuto anche dalla Commissione europea, dalla commissaria all’Interno Johansonn secondo cui la Guardia costiera sta “facendo un ottimo lavoro”. Lo dice la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la replica alla Camera sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo.
“Il governo ha raccontato minuto per minuto quello che è successo a Cutro, ma si continua a dire che il governo non avrebbe salvato queste persone perché non aveva la volontà” di farlo, “si continua ad insinuare questo dubbio senza avere questi elementi”. Cosi’ il presidente del Consiglio Giorgia Meloni nella replica alla Camera in vista del prossimo Consiglio europeo a Bruxelles: “Se non ci sono le prove – aggiunge – non ci sono i colpevoli. Non si stabilisce a monte il colpevole. Ci sono stati riferimenti abbastanza avvilenti sul fatto che io mi comporti da madre oppure no… La verità è che a molti colleghi sfuggono” i dati sull’immigrazione, “noi stiamo facendo un enorme sforzo. L’Italia ha salvato oltre 33 mila persone“, dire il contrario “è una falsità”, anzi “è una calunnia nei confronti non del governo ma dello Stato italiano e dell’intero sistema“, osserva Meloni, “è una mancanza di rispetto” verso chi ogni giorno si impegna per salvare persone in mare.
Fermare la partenze illegali
“L’unico modo per impedire” che queste tragedie si ripetano “è fermare le partenze illegali. È quello che il governo sta cercando di fare con un piano articolato. Non mi sono chiare le alternative”. Cosi’ il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica alla Camera in vista del Consiglio europeo. “Vedremo i risultati” del Consiglio europeo e “che cosa riferirà la Commissione. Il punto è: siamo d’accordo sul piano di riferimento? Noi lavoriamo per fermare i trafficanti e abbiamo fatto anche un decreto flussi triennale per dare obiettivi e misure concrete”, ricorda la premier, “vogliamo investire in Africa con il ‘piano Mattei'”, e accelerare sui rimpatri, anche se “bisogna andare più veloci.
Trovo una convergenza sostanziale da parte del Consiglio europeo e soprattutto da parte della Commissione”. “Per anni è stato rinfacciato che non facevamo abbastanza sui movimenti secondari”, aggiunge Meloni, “occorre gestire i movimenti primari, visto che gli hotspot sono pieni. L’Italia non può diventare il campo profughi d’Europa. È una posizione di buonsenso, ho trovato un approccio interessato” da parte dell’Europa.
“Il governo non ha mai negato la segnalazione di Frontex, abbiamo sempre detto che la segnalazione di Frontex era una segnalazione di polizia: era la segnalazione della presenza di una nave ma non della situazione di difficoltà della nave”. Lo dice la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante la replica alla Camera sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, riferendosi alla tragedia di Cutro.
Siccità? “È un problema ma io non sono Mosè”
Molto suggestivi “i sassi dell’Adige” ma “io non sono Mose’… non ho prosciugato io l’Adige”. È la replica che la premier Giorgia Meloni fa alle parole di Angelo Bonelli, che poco prima in Aula aveva mostrato dei sassi presi dal greto del fiume Adige in secca. La siccità, scandisce Meloni, non dipende dal governo in carica, ma “da tutto quello che non è stato fatto prima”. Detto questo, “siamo d’accordo sul fatto che abbiamo un problema. Su cosa non siamo d’accordo, e non vuol dire non credere nella transizione verde, ma non siamo d’accordo su quali sono le tecnologie necessarie per raggiungere gli obiettivi che l’Europa impone”. Bonelli protesta e il presidente Fontana lo richiama più volte.
Basta propaganda sulla pelle della nazione
Fermarsi in Ucraina? “Bisognerebbe dirlo a Putin. Non si può consentire l’invasione dell’Ucraina. Se noi ci fermiamo la consentiamo. Pensate che a qualcuno piace la guerra? La situazione e’ piu’ complessa di quanto dice la propaganda”.
Così la premier Giorgia Meloni si riferisce ai Cinque stelle che hanno chiesto nell’Aula di fermare la guerra. “Ritenete che si debbano dare a Mosca i territori e come? Questo è quello che vorrei sentire. Così si sta facendo propaganda sulla pelle di una nazione sovrana e questo è irresponsabile”, osserva il presidente del Consiglio.
CD Projekt RED ha rivelato in una dichiarazione che la società rivaluterà l’ambiziosità del suo prossimo titolo Project Sirius, ambientato nell’universo di The Witcher ma che sarà diverso dalla prossima trilogia del franchise.
Lo sviluppatore ed editore polacco aveva stabilito un’indennità di svalutazione a seguito delle spese di sviluppo del progetto, che dovrebbe essere consegnato da The Molasses Flood, uno studio americano acquisito da CD Projekt RED nel 2021.
“La suddetta decisione si basa sui risultati della valutazione della portata e del potenziale commerciale del concetto originale del Project Sirius e sui lavori in corso per la formulazione di un nuovo quadro per questo progetto”, si legge nella dichiarazione. Le spese di CD Projekt RED nel 2022 sono state pari a circa 7,6 milioni di dollari. Nei primi due mesi del 2023, le spese hanno già raggiunto i 2,2 milioni di dollari, il che potrebbe causare una situazione finanziaria difficile per l’azienda. L’editore polacco ritiene che queste spese “di conseguenza graveranno sui risultati finanziari [dell’azienda]”.
L’anno scorso, CD Projekt RED ha rivelato un’enorme tabella di marcia per i prossimi giochi e titoli dell’azienda, tra cui una serie di nuovi titoli del franchise di The Witcher e un sequel di Cyberpunk 2077. L’azienda sta anche lavorando a una nuovissima IP.
Project Sirius è stato descritto come un’esperienza “ambientata nell’universo di The Witcher”, ma diversa dai “titoli precedenti in quanto si rivolge a un pubblico molto più ampio”. All’epoca era stato confermato che il gioco avrebbe presentato sia una modalità per giocatore singolo che multiplayer, tuttavia, non è noto se ciò sarà ancora il caso dopo la revisione del concept del progetto.
Project Sirius sarà il secondo titolo di The Molasses Flood ad essere pubblicato da CD Projekt RED e il loro primo titolo dall’acquisizione. I precedenti giochi del team – The Flame in the Flood e Drake Hollow – erano esperienze di sopravvivenza su scala ridotta, entrambi attualmente disponibili su PC e console.
CD Projekt RED ha già precedentemente tentato di offrire un’esperienza multiplayer con Cyberpunk 2077, ma il problematico lancio del gioco li ha costretti a rimuovere i piani per un aggiornamento multiplayer post-lancio. Attualmente è in fase di sviluppo un’espansione per giocatore singolo per Cyberpunk 2077, che verrà rilasciata quest’anno.
L’articolo “Project Sirius”: Cd Projekt rivaluta il nuovo Witcher proviene da GameSource.
La serie di Shin Megami Tensei di Atlus è arrivata fino al buon quinto capitolo nel 2021, in esclusiva su Nintendo Switch (vi lasciamo a portata di clic la nostra recensione qui). A quanto pare un recente rumor non poco affidabile ha riportato che l’ultimo Shin Megami Tensei, insieme al terzo e quarto capitolo, potrebbe arrivare in futuro su Xbox (anche Game Pass) e PC.
Il perché vi abbiamo anticipato da subito la poca affidabilità del rumor – e quindi da prenderla con le dovute cautele – è la fonte da cui proviene, ovvero 4chan. Tralasciando il dettaglio in questione, andiamo con ordine.
Nel noto forum sono state pubblicate delle immagini che ritraggono un ipotetico porting di Shin Megami Tensei V per PC e piattaforme Microsoft. A queste vanno poi aggiunte quelle relative a Shin Megami Tensei III: Nocturne e Shin Megami Tensei IV (compreso Apocalypse), con quest’ultimo titolo che potrebbe raggiungere anche l’ibrida di Nintendo. Inoltre il rumor afferma che questi annunci arriveranno il prossimo 6 maggio, in occasione del trentesimo anniversario della serie di Atlus. Curiosamente non è stata fatta alcuna menzione su PlayStation, a parte per il terzo capitolo che è già disponibile su PlayStation 4.
Non ci resta che aspettare conferme ufficiali da parte di Atlus per saperne di più in merito.
L’articolo Shin Megami Tensei V, IV e III in arrivo su Xbox e PC? proviene da GameSource.
AGI – L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, il 18% del PIL italiano, ma si può rispondere alla crisi con il modello circolare delle 5R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione.
La proposta operativa contro gli sprechi e la siccità è contenuta nel Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti per rappresentare la filiera estesa dell’acqua in Italia attraverso 31 partner che vanno dai gestori della rete agli erogatori del servizio, dal settore agricolo a quello industriale, dai provider di tecnologia alle istituzioni preposte e quelli scientifici Utilitalia e Fondazione Utilitatis.
Il volume è stato presentato in un evento organizzato a Roma da The European House – Ambrosetti in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua” che ha riunito tutti i protagonisti – istituzionali ed economici – del mondo italiano dell’acqua e che ha visto anche la presentazione del Blue Book 2023 della Fondazione Utilitatis e Utilitalia.
Come emerge dalle pagine del testo per abilitare la transizione smart e digitale della filiera estesa dell’acqua è necessario tutelare maggiormente le infrastrutture idriche: anche a causa di investimenti limitati, il tasso di sostituzione delle reti idriche italiane (il 25% ha più di 50 anni) è di 3,8 metri per km all’anno: a questo ritmo, sarebbero necessari 250 anni per la loro manutenzione completa.
La filiera estesa dell’acqua risulta oggi poco digitalizzata: il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha più di 20 anni, i contatori intelligenti o smart meter – che registrano i consumi e trasmettono le informazioni al fornitore per il monitoraggio e la fatturazione – rappresentano solamente il 4% del totale contatori, 12 volte in meno rispetto alla media europea dove quasi uno su due (49%) è già “intelligente”.
Se tutte le abitazioni fossero dotate di smart meter si potrebbero risparmiare fino a 2,4 miliardi di Euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di m3 la richiesta idrica (circa il 10% dei consumi idrici civili annuali). Oggi recuperiamo solo l’11% delle acque meteoriche che cadono in Italia e 1,3 milioni di cittadini, in particolare al Sud, non hanno un sistema di depurazione. Inoltre, solo il 4% delle acque reflue prodotte in Italia è destinato al riutilizzo diretto, a fronte di un potenziale del 23%.
Allo stesso modo i fanghi di depurazione, che per il 53,4% sono destinati oggi allo smaltimento quando potrebbero essere riutilizzati.
“Le condizioni infrastrutturali della filiera estesa dell’acqua italiana insieme alla sempre crescente pressione sulla risorsa idrica resa drammatica dagli effetti del cambiamento climatico”, afferma Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti – ci impongono in tempi rapidi e un cambio di paradigma: il passaggio a una gestione circolare della risorsa idrica è la priorità. Il modello si compone di 5 azioni riassunte nella formulazione delle 5R come raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione dei prelievi, dei consumi e delle perdite”.
AGI – “Abbiamo detto Sì”, seguito da un cuore. E poi la stessa formula in spagnolo, inglese, francese: “Hemos dicho “Si”; We said “I do”; Disemmos “Sim”; Nous avons dit “Oui”. Così Laura Pausini sui suoi profili social annuncia il matrimonio postando una foto di Gianluca ‘naphtalina’ Camporesi mano nella mano con Paolo Carta, come annunciato dalle partecipazioni di nozze pubblicate al Comune di Roma (dove è residente Carta) e in quello di Castel Bolognese (dove ha la residenza lei).
Ieri sera la cantante aveva pubblicato la foto di un biglietto con una dedica in rima: “Che la tua promessa sia la mia, in salute e malattia c’è già tutto ciò che vuoi davanti a noi”. Gli altri particolari arrivano dalle story di Instagram: un cartellino da hotel con la scritta “Do not disturb”, con il più classico cuore trafitto. Quindi la fato di una damigella sorridente e felice in bianco, la figlia Paola di 10 anni, che procede con un candido bouquet di fiori la mamma che, al braccio del padre, sembra andare verso l’altare. Poi un primo piano sulle mani dei due sposi che hanno scelto fedi molto semplici di colore scuro.
L’inizio della fine. Destiny 2: L’Eclissi è, in ordine di pubblicazione, l’ultima espansione del kolossal targato Bungie, nonché la penultima puntata della saga di Luce e Oscurità che sin dal primissimo capitolo della serie intrattiene i fan a suon di macchinazioni, segreti e ludibrio binario. Una produzione teoricamente prepotentemente incentrata sulla venuta del Testimone e del furioso scontro contro l’Imperatore Calus, uno dei personaggi più emblematici dell’intera lore di Destiny.
Insieme all’aspetto squisitamente narrativo, correlato a doppio filo all’avanzamento di una storyline, Bungie serve sul piatto nuove missioni, inedite attività multigiocatore, un loot pool decisamente ricco e parecchi miglioramenti in ambito quality of life in grado – potenzialmente – di rendere Destiny un titolo migliore, eppure un interrogativo rimbalza da una parte all’altra delle coclee del videogiocatore: quanto offerto è abbastanza da giustificarne l’acquisto?
La risposta, diciamolo subito, è quella che ogni amante del gioco non vorrebbe mai ricevere: no.
Lungi dall’essere insufficiente, L’Eclissi prende le mosse da una nuova ambientazione, Neomuna, una tecnologica quanto caleidoscopica città sotto assedio sita su Nettuno che ricorda, in alcune sezioni, quanto esperito su Venere nel primissimo Destiny. Una guerra contro le forze del Male che sulla carta sarebbe davvero interessante, ma che in pratica si risolve in un (quasi) nulla di fatto.
Piuttosto che investire costruendo una degna rappresentazione dello sconto con Calus, l’intera vicenda narrata sembra quasi essere stata intessuta appositamente per poter rappresentare quell’ideale filler tra La Regina dei Sussurri e The Final Shape, ergendosi a perfetto esempio di occasione potentemente sprecata. Anche la modalità Leggendaria proposta dalla Campagna, sebbene più complessa e interessante rispetto alla modalità normale, non raggiunge vette qualitative raggiunte dal precedente DLC, mancando il bersaglio anche in quanto a durata lorda.
Leggermente più positive le considerazioni circa il nuovo raid, La Radice degli Incubi, che sebbene non sia certamente ascrivibile tra quelli con le meccaniche più complesse, risulta gradevole e con drop interessanti anche dal punto di vista prettamente estetico. Non male la nuova attività su Neomuna che ricorda moltissimo quella, ad orde, già presente sulla Luna. A chiudere l’esigua lista di contenuti disponibili concorrono qualche impresa esotica, latrice di interessanti armi inedite, tutti i segreti raccoglibili su Neomuna e il nuovo assalto a tema Vex.
Un more of the same che stavolta lascia davvero a bocca asciutta: pare come se mancasse qualcosa, se effettivamente questa espansione sia stata meno curata delle precedenti, in particolar modo se raffrontata a quella subito prima, dedicata a Savathun. Neomuna appare spoglia, nella sua complessità architettonica, non dando assolutamente l’idea di una città sotto assedio.
In generale L’Eclissi è la sagra del riciclo. A parte la nuova classe Telascura, che permette effettivamente di trasformarci, fra l’altro, in perfetti emuli di Spider-Man, poco o nulla di nuovo è stato inserito – a livello di gameplay – nell’ambito del tessuto connettivo di Destiny 2. Ad ulteriore detrimento di un’esperienza così così intervengono anche i praticamente assenti cambiamenti apportati alle modalità Azzardo e Crogiolo. È chiaro l’intento di Bungie di concentrare le proprie risorse sul single player, ma è innegabile anche come quella commistione di PvP e PvE che aveva reso popolare il franchise in precedenza stia venendo meno sempre più.
Come detto in apertura di recensione, assieme a L’Eclissi sono stati introdotte parecchi aggiornamenti che esulano dal gameplay vero e proprio ma che migliorano enormemente la fruibilità del titolo. Tanto per cominciare, è stata introdotta la possibilità di salvare loadout personalizzati, swappabili al volo, così come un sistema di ranking che, in maniera maggiormente preponderante rispetto ai Trionfi, guidano per mano il videogiocatore alla scoperta dei bit ludici più interessanti dell’opera.
Come se non bastasse, la gestione delle mod è stata migliorata e resa più immediata, inoltre è stato implementato un sistema di encomi che permette di elogiare, nel caso si intendesse farlo, ciascun guardiano al termine di qualsivoglia attività intrapresa in team.
Destiny 2: L’Eclissi sorprende, sì, ma per il motivo sbagliato. Sebbene non scevra da elementi positivi, tra cui l’innegabile bontà del gunplay e delle migliorie quality of life, la produzione Bungie delude dal punto di vista della Campagna, della storia narrata e dal quasi totale immobilismo rispetto a modalità quali Azzardo e Crogiolo. L’appuntamento con l’eccellenza, dopo un’ottima espansione quale è stata La Regina dei Sussurri, è rimandato (forse) di un anno, con The Final Shape.
L’articolo Destiny 2: L’Eclissi – Recensione proviene da GameSource.
AGI – Non solo petrolio, ma anche – e soprattutto – gas. Vladimir Putin e Xi Jinping hanno raggiunto un accordo sul gigantesco progetto del gasdotto Siberian Force 2, simbolo della volontà di Mosca di reindirizzare la propria economia verso l’Asia a fronte delle sanzioni internazionali. “Tutti gli accordi sono stati conclusi” per l’attuazione del progetto Siberian Force 2, ha affermato Putin dopo le discussioni tra le delegazioni russa e cinese al Cremlino.
“Al momento della messa in servizio”, ha detto, “50 miliardi di metri cubi di gas” passeranno attraverso questo gasdotto lungo 2.600 chilometri che collegherà la Siberia allo Xinjiang cinese (nord-ovest), attraverso le steppe della Mongolia. Il leader russo, però, non ha fornito dettagli sui tempi del progetto, che deve completare un gasdotto già esistente, Siberian Force, che parte dall’estremo oriente russo. L’annuncio consentirà alla Russia di aumentare significativamente le sue consegne di gas alla Cina, in un momento in cui la sua economia deve allontanarsi dal mercato europeo dopo le sanzioni seguite all’invasione dell’Ucraina.
Le quantità previste di consegne a termine rappresentano quasi quanto il Nord Stream 1 (55 miliardi di metri cubi) prima della sua chiusura a seguito del sabotaggio nel settembre 2022. Obiettivo “entro il 2030”: consegnare complessivamente almeno 98 miliardi di metri cubi di gas e 100 milioni di tonnellate di gas naturale liquefatto (Lng) all’alleato cinese, ha promesso il leader russo. Vladimir Putin ha assicurato al suo omologo Xi Jinping che la Russia è stata in grado di soddisfare “la crescente domanda di energia della Cina”, mentre gli idrocarburi russi sono sanzionati in Occidente. Nella dichiarazione congiunta finale, i due presidenti hanno sottolineato la volontà di “perseguire una partnership ancora più stretta nel settore energetico”.
Record di consegne di gas il lunedì
Il gigante statale russo Gazprom ha annunciato di aver battuto ieri il record di consegne giornaliere attraverso il gasdotto Siberian Force, che attualmente collega i giacimenti di gas nell’Estremo Oriente russo al nord-est della Cina. “Lunedì Gazprom ha stabilito un nuovo record storico per le forniture giornaliere di gas alla Cina”, ha dichiarato Gazprom in un comunicato, senza fornire cifre specifiche.
L’anno scorso, le consegne di gas attraverso Siberian Force alla Cina hanno raggiunto il massimo storico di 15,5 miliardi di metri cubi. Entro il 2025 Mosca intende moltiplicare per 2,5 le sue esportazioni attraverso questa infrastruttura, fino a 38 miliardi di metri cubi all’anno. Ben consapevole delle potenzialità di questo gasdotto, Vladimir Putin lo aveva definito domenica su un giornale come “l’affare del secolo”.
“Priorità” all’economia
Costretto a trovare nuovi mercati di sbocco per le materie prime russe, Vladimir non ha nascosto la volontà di fare della Cina il suo principale partner economico, a rischio, secondo alcuni osservatori, di diventare un vassallo di Pechino. “La cooperazione commerciale ed economica è una priorità nei rapporti tra Russia e Cina”, ha detto Putin, affermando di aspettarsi scambi che nel 2023 “supereranno la soglia” di 200 miliardi di dollari, che costituirebbe un nuovo record dopo quello del 2022 (185 miliardi).
Il leader del Cremlino si è detto anche “pronto a creare un organismo di lavoro congiunto per lo sviluppo della Rotta del Mare del Nord”, una delle rotte attraverso le acque ghiacciate dell’Artico, ora più facilmente navigabile a causa dello scioglimento dei gelati. Mosca si augura che questa rotta consenta alla fine di aumentare il trasporto di idrocarburi verso l’Asia, in particolare quelli prodotti nell’Artico russo, collegando gli oceani Atlantico, Pacifico e Artico. Vladimir Putin ha anche sottolineato l’importanza di sviluppare le infrastrutture ferroviarie tra Russia e Cina. E si è detto favorevole “all’uso dello yuan cinese negli insediamenti tra la Russia e paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina”, un altro modo per accelerare la de-dollarizzazione della sua economia e il perno della Russia verso l’Asia.