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Koudelka: il gioco che ha unito horror e RPG in un’esperienza unica

Nel panorama dei videogiochi di fine anni ’90, Koudelka rappresenta un esperimento audace e affascinante. Pubblicato nel 1999 da Sacnoth e diretto da Hiroki Kikuta (ex compositore di Secret of Mana), il gioco nasce dal desiderio di creare un RPG maturo, oscuro e narrativamente profondo, lontano dagli stereotipi fantasy dell’epoca.

Ambientazione: il monastero di Nemeton

La storia si svolge nel 1898, in un antico monastero abbandonato nei pressi di Aberystwyth, in Galles. La protagonista, Koudelka Iasant, è una giovane medium che viene attirata da una forza misteriosa. Insieme a Edward Plunkett, un vagabondo, e James O’Flaherty, un prete, dovrà affrontare entità sovrannaturali, scoprire segreti sepolti e confrontarsi con il passato oscuro del luogo.

L’atmosfera è gotica e decadente, con elementi horror psicologico e spirituale. Il gioco mescola esplorazione, dialoghi e combattimenti a turni, con una forte enfasi sulla narrazione.

Gameplay: tra RPG e survival horror

Koudelka propone un sistema ibrido:

  • Esplorazione in tempo reale con visuale fissa, simile ai survival horror come Resident Evil
  • Combattimenti a turni su griglia, tipici dei JRPG, con gestione di magie, armi e statistiche
  • Dialoghi ramificati e scelte morali che influenzano il finale

Il gioco si sviluppa su 4 CD-ROM, con una colonna sonora evocativa e una direzione artistica curata da Yūji Iwahara, che contribuirà anche alla saga Shadow Hearts.

Stile e impatto

Koudelka si distingue per:

  • Toni maturi e riflessivi, con temi come fede, morte, redenzione
  • Protagonista femminile forte e ambigua, rara per l’epoca
  • Dialoghi cinematografici e recitazione vocale in inglese
  • Scelte visive coraggiose, con ambienti cupi e dettagliati

Pur non avendo avuto un successo commerciale clamoroso, ha generato una fanbase affezionata e ha dato origine alla serie Shadow Hearts, che ne eredita ambientazione e stile narrativo.

Perché è interessante oggi

  • È un caso di studio per chi ama i videogiochi narrativi e sperimentali
  • Offre spunti interdisciplinari per storia, letteratura gotica, religione e psicologia
  • Perfetto per rubriche su videogiochi d’autore, “cult dimenticati” o “donne protagoniste nel gaming”
  • Può essere analizzato come esempio di contaminazione tra generi: horror, RPG, teatro.