AGI – Forse è ancora presto per dire che è tornato quello dello scudetto. Ma, stasera, il Napoli di Garcia ha liquidato in scioltezza con un netto 4-1 l’Udinese, ancora a secco di vittorie dopo sei turni di campionato. I partenopei hanno sbloccato la gara al 19′ con un rigore di Zielinski e 20′ minuto dopo hanno raddoppiato con Osimhen. Il 3-0 è arrivato al 74′ con Kvaratskhelia. Fiammata dei friulani all’81’ con Samardzic che ha firmato il 3-1, ma sessanta secondi dopo è stato Simeone a chiudere il discorso.
La grande notte di Osimhen e del suo rapporto con i tifosi partenopei inizia da uno striscione emblematico nel pre-partita (“Oltre ogni singolo comportamento il rispetto per la maglia resta il primo comandamento”). Il nigeriano risponde con un gol ma la parte del leone la fa il georgiano Kvaratskhelia: una rete, due assist e due pali nel 4-1 con cui il Napoli travolge l’Udinese permettendo anche a Rudi Garcia di tirare un sospiro di sollievo.
La squadra di Sottil si difende bene in avvio, poi un contatto in area di rigore tra Kvaratskhelia e Ebosele sul quale Manganiello lascia proseguire ma il check del Var dice che e’ rigore. L’ex Zielinski realizza spiazzando Silvestri. Reazione friulana con Lucca per Payero, palla sul fondo (22′). Kvaratskhelia folleggia, per Osimhen che scappa a Bijol (27′): sinistro murato dal portiere avversario in corner. I campani sembrano padroni del campo.
Poi, dopo una fase di stanca, al 39′ arriva il raddoppio napoletano. Politano per Osimhen, tocco davanti a Silvestri e 2-0. Nella ripresa l’Udinese ci prova. Natan devia un tiro di Lovric ma è ancora Osimhen a sfiorare il terzo gol, palla fuori di pochissimo al 9′. Due minuti e Politano serve Kvaratskhelia sul fronte opposto, sinistro al volo che colpisce il montante. Sottil prova con i cambi, Kvaratskhelia timbra un altro palo (23′) a Silvestri battuto. Al 29′, pero’, errore di Bijol pressato da Kvaratskhelia che gli soffia la sfera, salta Silvestri in uscita con un pallonetto e deposita la sfera in rete per il 3-0. Titoli di coda.
L’Udinese ha orgoglio. Samardzic conclude ottimamente dopo uno scambio con Success (36′) portando il risultato sul 3-1. Ma passa un minuto e Simeone fa sussultare ancora il Maradona su assist di Kvaratskhelia. Samardzic è l’ultimo ad arrendersi, il triplice fischio di Manganiello sancisce la netta vittoria dei campioni d’Italia.
AGI – Il Milan vince in rimonta in casa del Cagliari nel turno infrasettimanale valevole per la sesta giornata di Serie A. All’Unipol Domus finisce 3-1 per i rossoneri, che ribaltano l’iniziale gol di Luvumbo grazie ai primi sigilli italiani di Okafor e Loftus-Cheek, oltre alla rete nel mezzo di Tomori. Grazie a questo successo la squadra di Pioli aggancia momentaneamente l’Inter in vetta a quota 15 (nerazzurri che devono ancora giocare con il Sassuolo), mentre i sardi di Ranieri, al quarto ko in sei partite, restano nei bassifondi della classifica con soli 2 punti.
Nonostante tante modifiche di formazione e diverso turnover, come prevedibile sono i rossoneri a fare la gara sul piano tattico nelle battute iniziali, senza pero’ creare grandi pericoli dalle parti di Radunovic. I sardi invece attendono e provano a rendersi velenosi in contropiede, trovando poi a ridosso della mezz’ora la fiammata per il vantaggio a sorpresa: Nandez recupera un pallone all’interno dell’area ospite e lo offre a Luvumbo, che controlla e con il mancino spacca la porta per l’1-0.
Il Milan non si scompone e undici minuti più’ tardi pareggia con Okafor, bravo ad approfittare di un intervento goffo di Radunovic sul cross basso di Pulisic da sinistra. Prima dell’intervallo poi arriva anche il sorpasso rossonero firmato Tomori, che sugli sviluppi di un corner devia sotto porta un traversone di Reijnders sporcato.
L’inizio di ripresa è quasi tutto di marca cagliaritana, con uno scatenato Luvumbo che continua a presentarsi con insistenza e pericolosità in area ospite, creando insieme ai compagni diverse potenziali occasioni da gol. Allo scoccare dell’ora di gioco però, dall’altra parte, un gran destro da fuori di Loftus-Cheek non lascia scampo al portiere rossoblu e porta il Milan sul 3-1.
È il gol che di fatto taglia le gambe agli uomini di Ranieri, che perdono morale e giusto nel finale tornano a spaventare Sportiello con una bella girata di Oristanio, respinta attentamente dal portiere ospite.
AGI – Una stagione promettente dal punto di vista calcistico e da quello editoriale. Urbano Cairo varca la soglia del Senato per partecipare alla presentazione del Torino Club Parlamento e la conferenza stampa diventa l’occasione per ripercorrere la storia della società granata, dalla tragedia di Superga, al fallimento di undici anni fa e la nuova stagione inaugurata, un po’ rocambolescamente, dall’imprenditore di Masio.
Una conferenza stampa fiume al termine della quale l’editore si è soffermato oltre mezz’ora per scattare selfie con gli ‘onorevoli tifosi’ e per rispondere alle domande ‘fuori sacco’ dei cronisti. “Ovunque vada raccolgo grandi simpatie per il Toro”, esordisce Cairo: “Sarà sicuramente per la storia del Grande Toro e per la sua fine tragica. Si tratta in ogni caso di una simpatia che attraversa l’Italia, da Nord a Sud”.
Cairo guida il Toro dal 2 settembre 2005. “La società era fallita. In estate mi chiama il sindaco di Torino Chiamparino. Sapeva che vengo da una famiglia di fede granata. Mia madre e mio padre mi hanno trasmesso l’amore per i colori e per i valori che rappresenta il Torino”, ricorda Cairo attorniato da senatori e deputati di maggioranza e opposizione, da Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia a Enrico Borghi di Italia Viva, passando per il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani.
“Era agosto, risposi che il calcio è complicato, che non me la sentivo di intraprendere una avventura del genere e che, soprattutto, mia moglie stava aspettando di poter partire per le vacanze a Forte dei Marmi. Quindi, faccio i bagagli e parto. Ma arrivato a Forte mi richiama il sindaco per fare un altro tentativo. Gli rispondo che ci avrei pensato, ma non ero convinto. Il 16 di agosto, però, ricevo un’altra telefonata. Mi dicono che il Torino può ripartire dalla serie B”. È la notizia che genera una crepa nella determinazione di Cairo a non avventurarsi nel mondo del calcio.
La seconda ‘picconata’ nel muro alzato dall’imprenditore arriva dall’interno della sua famiglia: “Mia madre era una maestra elementare. La persona più prudente del mondo. Ma era anche una grande tifosa granata. Mi telefonò e mi chiese impaziente se avevo deciso: la sua impazienza, in quel momento, mi convinse. Sentendola così motivata decisi di andare a Torino. Dissi a mia moglie che mi sarei assentato solo per mezza giornata, ma lei vide che riempivo la valigia di camicie. ‘Tutte quelle camicie per mezza giornata?’, mi chiese. Le risposi che faceva caldo e che mi sarebbero serviti dei cambi. Cosi’ partii per Torino. E non sono più tornato indietro”.
Rocambolesca è stata l’acquisizione della società, ma altrettanto rocambolesca è stata la costruzione della squadra. “È stata una battaglia”, ricorda ancora Cairo. “Siamo riusciti a partire il due di settembre avendo solo una settimana per fare campagna acquisti. Dal due al nove settembre abbiamo acquistato nove giocatori, tra cui Muzzi della Lazio a un minuto dalla fine del calciomercato”.
Non solo: “Acquistammo Muzzi la sera prima della prima di campionato. Il giorno dopo parti’ da Roma alle 12 e alle 15 era già in campo. Una cosa da armata Brancaleone. Con mia moglie, mia figlia e mio figlio, che allora erano piccoli, abbiamo fatto un giro di campo e loro erano un po’ spaventati. Abbiamo vinto uno a zero con l’Albinoleffe con un gol forse fantasma. Abbiamo fatto una cavalcata incredibile e siamo arrivati al terzo posto arrivando ai playoff. A Mantova, nella finale playoff, perdiamo quattro a uno. Poi vinciamo tre a zero a Torino e siamo in serie A. Per i tifosi del Toro ero Papà Urbano. Oggi un po’ mi contestano”.
Oggi, Cairo si trova a fare i conti – in tutti i sensi – con un calcio molto diverso. “È un mondo in cui il Torino fattura cento milioni e deve competere con squadre che fatturano quattrocento milioni. In dodici anni siamo ancora in serie A, avendo raggiunto ottimi risultati”.
Una gestione da ‘pater familias’ come dimostra anche la vicenda Buongiorno. “Io non ho mai voluto vendere Buongiorno. L’Atalanta mi ha chiesto Buongiorno. Ho ascoltato, il giocatore ci ha pensato e ha detto che preferiva rimanere al Toro, ho rinunciato a 25 milioni e sono stato felice così”, sottolinea ancora il presidente del Toro. “Abbiamo comprato Zapata, che non è male”, sorride.
E se qualche mal di pancia tra i tifosi persiste, Cairo confessa di aver commissionato un sondaggio da cui risulta che “il 75 per cento dei tifosi è dalla mia parte. Da parte mia c’è grande voglia di fare bene, dedico molto tempo alla squadra, al Toro ritaglio sempre almeno il venti per cento del mio tempo, diviso sempre fra mille impegni”. E per il futuro, Cairo si mostra ottimista: “L’Inter è superiore, poi viene il Milan e il Napoli tornerà. Ma anche il Torino farà bene”.
AGI – Un derby atteso 18 anni come una rivincita contro lo strapotere dei soldi nel calcio: è quello andato in scena questa sera tra l’Austria Salisburgo e la Red Bull. La partita è stata vinta per 4-0 dalla nuova corazzata del calcio austriaco, che si è cosi’ qualificata per gli ottavi di finale della Coppa d’Austria a danno dei nostalgici che hanno preservato il nome e i colori della squadra più antica della città di Mozart.
La partita è stata giocata nella Untersberg-Arena di Grodig, stadio di 4 mila posti della cittadina a sud di Salisburgo, che ha una capienza maggiore rispetto a quello dell’Austria Salzburg, e per i tifosi viola è stata una sfida storica. Lo strappo si consumò nel 2005, quando il colosso della bevanda energetica rilevò il club di Salisburgo. Nonostante la promessa di massicci investimenti, un gruppo di sostenitori irriducibili non accettò il cambiamento di nome e dei colori (dal bianco-viola al biancorosso) e scelse di rifondare il club nato nel 1933 partendo dalla serie più bassa. Un club che peraltro aveva una sua dignitosa storia, con tre campionati vinti negli anni ’90 e una finale di Coppa Uefa persa nel 1994 contro l’Inter.
Dal 2007, poi il Fussballclub Red Bull Salzburg ha dominato il calcio austriaco vincendo 14 volte su 17 il campionato e nove volte la coppa nazionale. Il gruppo nel frattempo è diventato una potenza nel calcio (tra l’altro controlla il Lipsia) ma anche nella Formula 1 dove ha appena conquistato il suo sesto mondiale costruttori.
Il rinato Austria Salisburgo, da parte sua, ha iniziato una lenta e faticosa risalita: con quattro promozioni consecutive era arrivato in Erste Liga, la seconda divisione austriaca, ma poi ha avuto problemi economici ed è retrocesso in terza divisione, dove milita ancora.
Per il mondo dell’Austria Salzburg la ferita del 2005 è ancora sanguinante: “La nuova proprietà ha distrutto la nostra storia, l’ha ignorata e poi cancellata”, aveva dichiarato alla vigilia Stefan Stefan Schubert, membro del consiglio di amministrazione, alla Bbc, “avevamo negoziato con loro per un po’ e tutto quello che ci hanno offerto alla fine è stato di mantenere i calzini viola del portiere. Con quella società non era possibile dialogare, quindi abbiamo deciso di fondare un nostro club”. Non a caso la dirigenza dell’Austria aveva scelto di non citare mai la Red Bull nella presentazione di questo derby facendo riferimento ai rivali cittadini soltanto con l’acronimo Rbs.
Nel 2005 era stato l’ex patron della Red Bull, Dietrich Mateschitz, morto un anno fa, a imporre un cambiamento di nome, simbolo e colori sociali come condizione per salvare l’Austria Salisburgo da una grave crisi economica. Il nome era già stato ‘appaltato’ in passato (nella finale di Uefa con l’Inter il club si chiamava Casino Salisburgo) ma i colori erano rimasti sempre uguali. Di qui la scelta di gran parte dei tifosi di sposare il club ‘fenice’ nato l’anno successivo. E al 78mo minuto di ogni partita in casa, Franz Xaver Ager detto ‘Schutzei’ si posiziona davanti al tunnel dei giocatori nel piccolo Austria Stadion e urla “Ratatatatatata”, con i tifosi che rispondono all’unisono: “Austria!”. Un rituale, quello che va in scena al 33mo minuto della ripresa, che richiama l’anno della fondazione del più antico club di Salisburgo, il 1933.
AGI – Al China Open di Pechino, Jannik Sinner debutterà contro il britannico Daniel Evans, numero 27 del ranking e mai incontrato in carriera. L’altoatesino che ha partecipato alla cerimonia del sorteggio, si trova con gli altri azzurri Lorenzo Musetti e Lorenzo Sonego nel tabellone dell’Atp 500 in programma sul duro al Beijing Olympic Green Tennis Centre dal 28 settembre al 4 ottobre.
Sinner, testa di serie numero 6 e numero 7 Atp, è inserito nella parte alta del tabellone, dunque nella metà del draw di Carlos Alcaraz con cui ha fissato una sessione di allenamento a Pechino. L’altoatesino se batte Evans incontrerà al secondo turno la wild-card ShangJuncheng, 18enne numero 158 del mondo, o Yoshihito Nishioka che ha ottenuto uno special exempt in quanto finalista a Zhuhai.
Siamo nel quarto di Holger Rune, testa di serie numero 3, che al primo turno affronterà Felix Auger-Aliassime. Lorenzo Musetti potrebbe invece incontrare Carlos Alcaraz al secondo turno, che corrisponde agli ottavi di finale: il tabellone è infatti a 32, senza bye per le teste di serie. Matteo Arnaldi, unico italiano nelle qualificazioni, affronterà l’australiano Aleksandar Vukic, numero 50 del mondo, per entrare nel tabellone principale. Il 22enne sanremese al primo turno ha battuto 4-6, 6-3, 7-6(12) il colombiano Daniel Elahi Galan.
AGI – Follia in Colombia: il presidente del Tigres FC, club di calcio di seconda divisione, è stato ucciso a colpi di pistola davanti alla figlia sabato sera mentre rientrava a casa a Bogotà dopo la sconfitta casalinga contro l’Atletico Fc.
Due uomini in moto hanno affiancato l’auto di Edgar Paez, 63 anni, e hanno fatto fuoco. La figlia è rimasta illesa nell’attacco, avvenuto vicino allo stadio Metropolitano de Techo del Tigres, nella capitale della Colombia.
“Il suo impegno per la squadra e la sua totale dedizione allo sviluppo dello sport nel nostro territorio, hanno lasciato un’impronta in tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo”, ha scritto il Tigres sui propri canali social. Cordoglio è stato espresso anche dalla Federcalcio del paese sudamericano.
AGI – Dominio europeo nella prima fase dei mondiali di rugby in corso in Francia: la conferma è arrivata da Lione dove la travolgente vittoria del Galles per 40 a 6 sull’Australia. Un risultato che qualifica i dragoni ai quarti di finale ed elimina virtualmente per la prima volta nella fase ai gironi i ‘wallabies’ bicampioni del mondo.
In tutti e quattro i gironi ora sono in testa squadre del Vecchio Continente: in quello A, in cui è inserita anche l’Italia, capolista è la Francia (13 punti) che ha battuto la Nuova Zelanda e ha già ipotecato i quarti. Gli azzurri devono fare l’impresa di battere gli All Blacks, venerdì alle 21 a Lione, o i padroni di casa il 6 ottobre per arrivare secondi e andare avanti.
Nel girone B l’Irlanda stacca ora di quattro punti il Sudafrica che pero’ dovrebbe farcela a qualificarsi come secondo. Nel C il Galles è già ai quarti con 14 punti e a meno di un miracolo saranno le Figi a prendersi il secondo posto eliminando l’Australia. Nel D l’Inghilterra è già qualificata e ha fatto il vuoto alle sue spalle con 14 punti.
AGI – All’Olimpico di Torino finisce 1-1 la sfida tra i granata e la Roma di Mourinho. I giallorossi, in vantaggio con un gol di Lukaku al 68′, accarezzano per circa venti minuti il piacere della vittoria. Ma è Zapata, l’attaccante ex Atalanta che non è arrivato in estate, a segnare il gol del pareggio, la sua prima rete con il Torino e la quinta contro la Roma, sua vittima prediletta. Gara a tratti bella, risultato giusto.
Rispetto alla trasferta di Tiraspol, Mourinho cambia modulo e cinque giocatori. Dybala e il belga partono dal 1′, ma nel ritrovato 3-4-2-1 c’è spazio anche per El Shaarawy. La prima occasione però è per il Torino. Al 5′ Lazaro crossa in area, Zapata prende il tempo a Llorente e di testa mette subito alla prova Rui Patricio. L’attaccante colombiano è stato vicino ai giallorossi in estate prima che Pinto virasse su Lukaku.
E al 9′ c’e’ il primo squillo dell’ex Inter con un mancino in controbalzo che sfiora il palo. Nel complesso però è un primo tempo difficile per Lukaku, tenuto sotto stretta sorveglianza da Buongiorno che vince la maggior parte dei duelli aerei. A inizio ripresa il belga sorprende la difesa avversaria, scappando via sulla destra e servendo al centro Dybala, anticipato all’ultimo da Schuurs.
Il Torino risponde con Seck che salta Ndicka ed effettua un tiro cross senza trovare deviazioni. Al 58′ la Roma va vicina al gol. Spinazzola premia l’inserimento solitario in area di Cristante che sfiora la palla e colpisce il sesto palo stagionale dei giallorossi. Al 68′ pero’ Mourinho può esultare. Kristensen (al secondo assist di fila in campionato) tocca in area, la marcatura di Buongiorno su Lukaku si incrina per la prima volta e il belga non perdona: tiro di sinistro in equilibrio precario, Milinkovic-Savic da una parte e pallone dall’altra.
All’86’ pero’ il Toro pareggia. Sugli sviluppi di un calcio di punizione dalla destra, Zapata in tuffo di testa fa 1-1. Nel finale c’e’ spazio anche per il grande ex, Belotti. L’unica chance del Gallo pero’ è stroncata sul nascere da un’uscita tempestiva di Milinkovic-Savic. Mourinho e Juric si accontentano di un punto nel posticipo della quinta giornata.
AGI – Il Napoli di Rudi Garcia impatta contro il Bologna, Osimhen sbaglia un rigore a venti minuti dalla fine poi viene sostituito e si arrabbia. Risultato finale a reti bianche al Dall’Ara contro un Bologna messo bene in campo. Ma i campioni d’Italia subiscono un altro stop e il distacco dall’Inter capolista sale a 7 punti. Inoltre dopo Kvaratskhelia, l’allenatore francese riesce a far arrabbiare anche un altro degli eroi dello scudetto, l’attaccante nigeriano Victor Osimhen.
Una partita a larghi tratti bloccata dall’ottima disciplina tattica dei padroni di casa, ma anche dal poco coraggio degli uomini di Thiago Motta. Napoli che fallisce il ritorno alla vittoria con una prestazione tutto sommato positiva, ma macchiata dall’errore dagli undici metri di Osimhen nel secondo tempo. Dopo pochi minuti Napoli subito pericoloso con il palo di Osimhen ben imbeccato da Raspadori, mentre il Bologna perde Posch per infortunio muscolare, al suo posto De Silvestri.
Gli uomini di Garcia pressano alti, quelli di Motta lasciano il pallino del gioco ai partenopei. Le due squadre sono ben messe in campo, spazi non ce ne sono da una parta e dall’altra e la gara appare letteralmente bloccata. Kvarastskhelia ci prova con un rasoterra ma Skorupski blocca senza problemi. Nel recupero del primo tempo ci prova anche Raspadori, dopo un contropiede gestito da Osimhen, ma la sua conclusione termina alta.
Garcia nell’intervallo manda in campo Mario Rui al posto di Olivera. Il Bologna inizia la ripresa in maniera più propositiva ma è ancora il Napoli a rendersi pericoloso con una palla gol che confeziona Kvaratskhelia, bravo ancora Skorupski a opporsi. A metà ripresa Motta deve fare a meno anche di Lucumi per infortunio, tra i felsinei fa il suo esordio Saelemaekers.
Tra gli azzurri staffetta Raspadori-Politano. Al 25′ Ayroldi concede un rigore al Napoli per un fallo di mano di Calafiori appena entrato in campo: dal dischetto Osimhen fallisce il penalty mandando a lato. Il Bologna riprende coraggio e sfiora il vantaggio pochi istanti dopo con Zirkzee, ottimo riflesso di Meret. Nel finale Osimhen, sostituito da Simeone, mostra in maniera plateale il proprio disappunto sulla scelta di Garcia, per il tecnico francese altra tegola il problema muscolare ad Anguissa in pieno recupero. Finisce senza ulteriori sussulti.
AGI – Marco Bezzecchi ha trionfato nel Gran Premio dell’India dominando la corsa dal primo all’ultimo giro. Il pilota del team Mooney VR46, in sella alla Ducati, ha battuto lo spagnolo della Ducati Pramac Jorge Martin e il francese della Yamaha Fabio Quartararo.
Francesco Bagnaia, leader del mondiale e iridato in carica, è caduto a otto giri dal termine, mentre si trovava in sella alla sua Ducati in seconda posizione alle spalle di Bezzecchi. Una dura botta sul mondiale piloti, considerando che Martin (secondo in gara) si trova attualmente a meno tredici punti.