Newsletter
Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterEmail this to someone

AGI – “Con la nostra vittoria in Abruzzo vince la buona politica, la politica dell’ascolto che sa essere vicina alle istanze dei cittadini. È la vittoria della politica del fare, che in questi anni ha reso la nostra Regione attrattiva e competitiva, contro la politica da laboratorio che si esaurisce in un soffio nell’arco della campagna elettorale. Congratulazioni a Marco Marsilio per la sua riconferma, in questi anni ha fatto bene e fermare il treno in corsa sarebbe stato un errore clamoroso. Il voto in Abruzzo premia il centrodestra e rafforza il Governo grazie al contributo decisivo di Forza Italia, che si attesta come secondo partito della coalizione, con oltre il 14% dei consensi: un partito solido, molto amato dalla gente, che torna a essere la Forza Italia di un tempo, perno di tutto il centrodestra. Non solo non è svanito il sogno del presidente Silvio Berlusconi, addirittura il suo partito torna a essere forte e consistente: per me che sono la guida di Fi, qui in Abruzzo, è una grande soddisfazione”. Lo afferma il coordinatore di Forza Italia in Abruzzo, Nazario Pagano, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera. 

 

 

 

“Auguri di buon lavoro al governatore Marsilio – aggiunge Pagano – che potrà proseguire nell’azione di rilancio della regione. Questo risultato è un successo della coalizione e di Forza Italia che si conferma forza solida e trainante di questa maggioranza. Grazie alla coerenza, alla concretezza, all’affidabilità, ai suoi valori realmente liberali e democratici, Forza Italia si dimostra capace di attrarre e convincere migliaia di cittadini, non solo elettori di centrodestra, ma persone che si sono riconosciute nel nostro movimento e ci hanno dato fiducia”.

 

“Siamo il baricentro della politica, in grado di garantire una classe dirigente di alto livello e di portare la nostra credibilità nell’azione di governo, regionale e nazionale. Sono stati premiati il lavoro portato avanti dal nostro segretario, Antonio Tajani, e il nostro attivismo sul territorio, battuto palmo a palmo, con spirito di abnegazione e con grande entusiasmo ogni giorno dell’anno, non solo a ridosso degli appuntamenti elettorali. Il mio grazie più sentito va a tutti i nostri 29 candidati, ai volontari, a tutti coloro che, in questi mesi, non si sono risparmiati, lavorando al nostro fianco, mobilitando il nostro popolo e attraendo chi era più distante”, osserva ancora. “Sono certo che insieme, con rinnovata energia, sapremo mettere in campo la migliore politica in favore dei nostri territori per rendere l’Abruzzo sempre più centrale e strategico per il Paese”, conclude l’esponente ‘azzurro’.

 

AGI – Non basta il campo largo. Se i primi dati del voto abruzzese fossero confermati, sarebbe questa la prima indicazione che ne trarrebbero le forze politiche alternative alla destra. Mentre nella notte i numeri si vanno assestando, Marco Marsilio risulta sensibilmente in vantaggio, con circa dieci punti percentuali di distacco sul candidato di centrosinistra Luciano D’Amico. Che la partita fosse complicata era chiaro già un mese fa, quando il distacco fra i due candidati era di circa venti punti percentuali. L’aver contenuto quel distacco è già un buon risultato, ragionano fonti parlamentari del Pd, frutto dell’unità raggiunta dal centrosinistra e della scelta di un candidato come Luciano D’Amico.

A mancare è stata quella spinta in più che la segretaria del Pd ha cercato durante il tour che l’ha portata a percorrere la regione in lungo e in largo. Così come ha fatto anche Giuseppe Conte, d’altra parte. I due però si sono ben guardati dal farsi vedere assieme sullo stesso palco. Così come avevano fatto anche in Sardegna, prima della storica vittoria di Alessandra Todde. In quell’occasione, la scelta ha premiato: Todde ha cercato di non prestare il fianco agli attacchi di Renato Soru che l’accusava di essere una candidata imposta da Roma. In Abruzzo, l’accusa di Giorgia Meloni era opposta e attribuiva a Pd, M5s, Azione e Avs una finta unità dietro la quale si celavano sospetti e aperte ostilità. Accuse alimentate anche dai botta e risposta a distanza fra Giuseppe Conte e Carlo Calenda. Oltre a questo, l’altro fattore di debolezza individuato da chi, fra i dem, si occupa da vicino della sfida abruzzese è la scarsità delle liste civiche nate a sostegno di D’Amico. Come spiega un alto dirigente Pd, le liste civiche garantiscono presenza sui territori e, quindi, mobilitazione.

Su questo, la segretaria Elly Schlein, cosi’ come Giuseppe Conte, hanno battuto molto. “Ogni voto fa la differenza”, sono state le ultime parole di Schlein prima del silenzio elettorale: “Mobilitatevi, fate una chiamata in più in queste ore per spingere questo progetto collettivo per il futuro dell’Abruzzo”. Ad urne ancora aperte, però, i dati dell’affluenza avevano fatto virare il barometro dell’umore nel Pd da una cauta fiducia a una forte preoccupazione. Ci si aspettava una maggiore mobilitazione della costa abruzzese, da Teramo – quartier generale del candidato Luciano D’Amico – a Pescara a Chieti. Invece, a crescere è solo il dato dell’affluenza dell’Aquila, città considerata roccaforte della destra. Ora ci sarà da vedere quali saranno le reazioni dei singoli partiti della coalizione alla sconfitta. Anche perché i dati scorporati – sebbene ancora provvisori – raccontano di un Partito Democratico che si migliora sia rispetto alle precedenti regionali del 2019 sia rispetto alle politiche del 2022, passando dal 16 al 18.5 per cento.

Al contrario, i Cinque Stelle vedono quasi dimezzare il proprio consenso, fermandosi al 7 per cento. Risultati che potrebbero avere un immediata ricaduta sulla Basilicata, dove i partiti di centrosinistra sono alla faticosa ricerca di un accordo sul candidato. Angelo Chiorazzo è il nome sostenuto dal Pd locale e anche dall’ex ministro della Salute, Roberto Speranza. Non piace, Chiorazzo, al resto della coalizione. Anche per questo è iniziata una sorta di ‘moral suasion’ degli alti dirigenti dem per portare il cosiddetto ‘Re delle Coop’ a fare un passo indietro rispetto alla candidatura. Passo indietro che, fino ad oggi, non è stato compiuto. Ora, i dati abruzzesi potrebbero aprire due scenari e le attenzioni dei dem si rivolgono ancora una volta verso il M5s: Conte, in virtù del risultato del suo partito, si convincerà a lasciare la scelta del candidato ai dem? Oppure, al contrario, potrebbe rimettere in discussione l’intero progetto di coalizione? 

AGI – È arrivato al seggio elettorale alle 12 in punto Luciano D’Amico, il candidato del centrosinistra alle elezioni regionali abruzzesi. D’Amico, accompagnato dal suo staff, ha votato a Pescara alla sezione 27 allestita nella Scuola Illuminati in viale Regina Elena, molto affollata in quel momento. Per l’aspirante presidente, sorrisi, strette di mano e foto. Subito dopo il voto, i componenti del seggio elettorale hanno chiesto a D’Amico, che si è prestato, di fare un selfie insieme. 

 

 

Il presidente della Regione, Marco Marsilio, ricandidato dal centrodestra, poco prima delle 12 è arrivato al seggio elettorale per votare. Il governatore, accompagnato dalla moglie e dalla figlia, ha votato a Chieti – città’ nella quale ha la residenza – nella sezione n.57 della scuola elementare in via dei Frentani, nel quartiere Tricalle. Il governatore prima di andare via ha augurato buon lavoro a presidenti e scrutatori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

AGI – Seggi aperti dalle 7 in Abruzzo per le elezioni regionali. Marzo Marsilio e Luciano D’Amico si contendono la presidenza della Regione. Per il primo, candidato dal centrodestra, sarebbe la conferma dopo la vittoria di cinque anni fa. D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo, è sostenuto invece da tutte le opposizioni: dal Pd al Movimento 5 stelle, da Renzi ad Azione di Carlo Calenda ad Alleanza Verdi e Sinistra. I seggi saranno chiusi alle 23, poi inizierà lo spoglio delle schede. Il voto degli indecisi potrebbe essere determinante. Gli schieramenti in campo aspettano i primi dati sull’affluenza che saranno diffusi alle 12. All’ultima tornata – nel febbraio del 2019 – si recò ai seggi il 53% degli aventi diritto.

 

L’Abruzzo va al voto pochi giorni dopo l’elezione di Alessandra Todde alla presidenza della Regione Sardegna. La sua vittoria di misura sul candidato del centrodestra, Paolo Truzzu, ha riacceso le speranze tra i partiti della minoranza parlamentare di conquistare anche questa regione e c’è chi considera la tornata elettorale di oggi un test in vista delle elezioni europee dei primi di giugno.

 

Oggi si vota anche per il rinnovo del Consiglio regionale, composto da 31 membri, di cui (oltre il presidente eletto e il candidato alla carica di Presidente che ha conseguito un numero di voti immediatamente inferiore) sette consiglieri per ciascuna circoscrizione dell’Aquila, di Teramo e di Pescara, e otto consiglieri per quella di Chieti.

 

Come si vota?

L’elettore dovrà presentarsi al seggio con un documento di identità valido e la tessera elettorale. Chi non ha la tessera o l’ha smarrita, può richiederla, anche nel giorno della votazione, all’ufficio elettorale del comune di iscrizione nelle liste elettorali. Ogni elettore può: votare un candidato Presidente, e il voto non si estende alle liste a esso collegate; votare una lista, e il voto si estende anche al candidato Presidente a essa collegato; votare un candidato Presidente e una delle liste a esso collegate.

 

L’elettore può esprimere una o due preferenze per i candidati a consigliere della lista prescelta, scrivendo il cognome oppure il nome e il cognome in caso di omonimia. Se esprime due preferenze, queste devono essere di genere diverso (per una donna e per un uomo). Non è consentito il voto disgiunto: sarà considerata nulla, la scheda con il voto espresso per un candidato Presidente e per una lista diversa da quelle a lui collegate. Diventa Presidente della Regione il candidato alla carica di Presidente che ottiene il maggior numero di voti validi.

AGI – Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, non parteciperà oggi, ne’ in presenza ne’ da remoto, alla Leopolda di Firenze. Lo precisano fonti di via Arenula, in merito ad alcune informazioni circolate. 

“Alle 10 di questa mattina il ministro mi ha confermato personalmente la sua partecipazione – è il commento dell’esponente di Iv, Maria Elena Boschi -. E’ ovvio che il ministro ha avuto pressioni politiche per annullare. Dispiace soprattutto perche questa Leopolda – forse la più partecipata di sempre – lo avrebbe accolto con piacere. E rifiutare un confronto civile non è nello stile di Nordio. Peccato”. 

 

 

 

 

 

 

 

 

AGI – Sono 1.208.276 gli abruzzesi (592.041 uomini e 616.235 donne) chiamati al voto domani per l’elezione del presidente della Regione e per il rinnovo del Consiglio regionale. I dati si riferiscono al censimento effettuato al 15 giorno antecedente il giorno delle votazioni. Si vota, dalle ore 7 alle 23, in 305 Comuni abruzzesi. I seggi elettorali sono 1.634, di cui 13 ospedalieri. Lo spoglio prenderà il via subito dopo la chiusura dei seggi. In Abruzzo non è previsto il secondo turno di ballottaggio: vince il candidato alla carica di presidente che ottiene il maggior numero di voti validi. Il Consiglio regionale, cosi’ come previsto dalla L.R. n. 9/2013, sarà composto da 31 membri, di cui sette consiglieri per ciascuna circoscrizione dell’Aquila, di Teramo e di Pescara, e otto consiglieri per quella di Chieti. Oltre ai 29 consiglieri eletti nelle liste circoscrizionali, entrano a far parte di diritto dell’Assemblea, il presidente eletto e il candidato alla carica di presidente che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore.

 

 

In Abruzzo si sfideranno Marco Marsilio (Fdi), presidente della Regione uscente, ricandidato dalla coalizione di centrodestra, e per il centrosinistra Luciano D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo, che guida il cosiddetto detto campo larghissimo. In totale sono 12 le liste in campo: per il centrodestra Fdi, Forza Italia, Lega, Lista civica Marsilio presidente, Noi Moderati, Udc-Dc; per il centrosinistra Pd, M5S, Azione, Alleanza Verdi e Sinistra – Abruzzo Progressista solidale, Abruzzo insieme e Riformisti e civici.

 

 

Nella sede della Regione all’Aquila – Palazzo Silone – via Leonardo da Vinci n. 6, è allestita una sala stampa dedicata che resterà aperta dalle 15 alle 17 di sabato 9 marzo e, dalle 10 di domenica 10 marzo fino all’arrivo dei dati ultimi relativi allo spoglio. Le varie fasi elettorali saranno documentate anche attraverso la diretta streaming a cura del Servizio Relazioni esterne e comunicazione della Giunta con riferimento ai dati ufficiosi elaborati dalla Piattaforma ‘Eligendo’, messa a disposizione dal ministero dell’Interno su specifico Accordo con la Regione Abruzzo. I dati ufficiali saranno comunque quelli comunicati dalla Corte d’Appello dell’Aquila, all’esito delle relative operazioni. E’ previsto il collegamento dal portale della Regione Abruzzo all’indirizzo www.regione.abruzzo.it, sul profilo ufficiale Facebook e sul canale Youtube. Al Piano ‘zero’ di Palazzo Silone saranno a disposizione per i giornalisti delle testate giornalistiche accreditate, spazi adibiti ai collegamenti televisivi, con dotazione tecnica di luci e sfondi, corner attrezzati e postazioni destinate al lavoro dei redattori. 

 

AGI – David Parenzo contestato all’università La Sapienza di Roma. A darne notizia lo stesso giornalista sulla sua pagina Instagram: “Non posso parlare, perché c’è un gruppo di collettivi che non mi vogliono far parlare, dicono ‘un sionista non può parlare'”, afferma Parenzo. Il giornalista si trovava all’università per un evento quando, un gruppo di studenti pro-Palestina, ha iniziato a contestarlo. “Siamo bloccati dentro un’aula e non possiamo uscire”, scrive ancora Parenzo. 

La solidarietà delle istituzioni

“Esprimo la mia ferma condanna per quanto avvenuto alla Sapienza dove alcuni giovani dei centri sociali hanno violentemente contestato il giornalista David Parenzo impedendogli di prendere la parola al convegno organizzato dal movimento studentesco Azione universitaria”, afferma il Presidente del Senato Ignazio La Russa. “Si tratta di un episodio molto grave avvenuto oltretutto laddove il confronto tra idee diverse dovrebbe essere sempre promosso e tutelato. A David Parenzo la mia sincera solidarietà”, aggiunge.

 

 “Piena solidarietà a David Parenzo per il violento attacco subito. È grave e antidemocratico il tentativo di soffocare una voce, ancor più in un luogo di confronto libero e di cultura come l’università. Esprimo la mia vicinanza al giornalista e la condanna per gli insulti che gli sono stati rivolti”, afferma il Presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Messaggi di analogo contenuto sono giunti sia da esponenti della maggioranza (come Roscani di FdI e il ministro del Turismo, Santanché) che dell’opposizione (come Ruotolo del Pd e Boschi di IV).

AGI – Mentre fa discutere la foto dello street artist Jorit con Vladimir Putin, l’arte di strada legale fa ufficialmente il suo ingresso nei Palazzi italiani, passando per la porta principale della sede istituzionale per eccellenza, il Quirinale, con la benedizione di Palazzo Chigi. Chiara Capobianco, Alice Pasquini, Giovanna Pistone, Mp5, Ale Senso, tra le più quotate graffitiste italiane, sono state citate da Sergio Mattarella durante la cerimonia dell’8 marzo, per sottolineare l’esempio di “continuo dialogo con la dimensione del vivere”. E anche Giorgia Meloni ha spiegato di amare la street art, ovviamente quella legale. 

 

Chiara Capobianco, invitata al Quirinale insieme ad altre artiste, ha raccontato la sua esperienza a Catania, dove ha realizzato un murale che ricorda una pala d’altare cinquecentesca, “Banco di vita”, realizzato per Banca d’Italia, in un quartiere degradato che sta cercando di rinascere anche grazie all’arte pubblica.
“Io sono appassionata di Street Art legale e da ministro della Gioventù ho lavorato molto con questi ragazzi – ha commentato la premier Giorgia Meloni lasciando la cerimonia al Quirinale per l’8 marzo -. L’opera di Street Artist era straordinaria e mi è piaciuta molto l’artista Chiara Capobianco. Ovviamente sono tutte importanti nel loro lavoro per quello che costruiscono, perchè quando ci si afferma in qualche maniera, in un mondo in cui si deve sempre dimostrare di più, si apre sempre un’altra porta e quindi noi dobbiamo dire grazie a queste persone. A loro, a chiunque riesca ad aprire una porta per tutte le altre”.

 

“Mi hanno detto delle parole del presidente Mattarella mentre stavo scendendo da una impalcatura a Fermo dove sto realizzando un murale. E’ stata una grandissima soddisfazione, oltreché una sorpresa davvero inaspettata”.

 

 

 

 

Quarantaquattro anni, romana di piazza Mancini, Alice Pasquini è forse la street artist italiana più conosciuta nel mondo. Le sue ragazze e bambine sognanti e colorate sono comparse negli ultimi anni su muri e facciate della città eterna, ma anche su quelli di Napoli, Sydney, Mosca, Singapore, Amsterdam, Londra, Berlino, New York e tante altre metropoli e città minori in giro per il mondo dove molto spesso è stata chiamata dalle istituzioni locali per dipingere con la sue immancabili bombolette spray. Stamattina Alice, questo il suo nome d’arte, è stata citata niente meno che dal Capo dello Stato Sergio Mattarella durante il discorso al Quirinale per l’8 marzo, insieme ad altre artiste contemporanee, tra cui Chiara Capobianco, presente alla cerimonia. “Sono onorata per la citazione del Presidente – racconta all’AGI Alice in una pausa di lavoro – condivido l’apprezzamento con tutte le artiste che hanno affrontato le difficoltà nell’esprimersi attraverso questa forma d’arte. In particolare, con le donne che, come me, hanno conciliato il lavoro artistico con la maternità. Grazie, Presidente”.

 

Street artist, ma anche illustratrice e scenografa italiana, Alice Pasquini è diplomata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, e ha concluso gli studi in Spagna con un Master of Arts in critica d’arte all’Università Complutense (2004) e un corso di animazione presso l’Ars Animation School di Madrid. Gira il mondo in cerca di piccole pareti o grandi gallerie da illustrare con le sue figure femminili, grandi protagoniste dei suoi paesaggi urbani o talvolta metafisici. A Piazza Mancini, Roma Nord, e’ ancora presente una sua opera impressa sulla serranda di un chiosco bar. Ma i suoi lavori sono anche visibili a Buenos Aires, Yogyakarta, Barcellona, Copenhagen, o Saigon. Ha esposto al Saatchi Gallery, all’Ambasciata Americana di Roma, al MACRO – Museo di Arte Contemporanea di Roma, Mutuo Centro de Arte Barcellona, all’Espace Pierre Cardin. E’ inserita nell’Enciclopedia Treccani online Treccani Enciclopedia Italiana. Di lei hanno scritto e in questi ultimi anni il New York Times, il Wall Street Journal, La Vanguardia, Euromaxx, Panorama, Internazionale oltre ai principali quotidiani italiani. “E’ bello vedere come grazie alla street art tante donne si sono affermate e hanno lasciato un segno nelle loro città con un arte, la pittura, che è stata storicamente un territorio dominato dagli uomini”, conclude Alice

 

 

AGI –  “Le donne, nell’arte come in tanti altri campi, per esprimersi e realizzarsi hanno dovuto affrontare un supplemento di fatica, un di più di impegno, quasi un onere occulto e inspiegabili sulla loro attività”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che questa mattina ha accolto al Quirinale le ospiti del mondo delle istituzioni, della cultura e della società, in occasione della Festa della Donna. In prima fila, accanto al Capo dello Stato, la premier, Giorgia Meloni, la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Il tema della cerimonia è ‘Donne dell’artè, con la conduzione di Teresa Saponangelo, e viene aperta dalla proiezione di un video di Rai Storia dal titolo ‘Lavinia e Artemisia, donne pittrici del ‘600’.

 

“Come se a loro – ha aggiunto – fossero richiesti obblighi ulteriori e dovessero superare continuamente esami e giudizi più rigorosi. Che dovessero sempre dimostrare il valore e la capacità espressiva alla base della loro arte. È questo un fenomeno purtroppo ben noto, ampiamente studiato, che affonda le radici in pregiudizi e stereotipi sulle donne che tuttora riaffiorano anche nelle società che si ritengono più avanzate”. 

 

Le donne, anche nella cultura, hanno dato vita a una “rivoluzione silenziosa”. Sergio Mattarella cita le parole di una premio Nobel celebrando l’8 marzo. “Le donne – con la loro sensibilità e la loro passione – hanno dato e danno molto all’arte, alla letteratura, allo spettacolo, a ogni ambito della cultura. In Italia, hanno realizzato capolavori. Soltanto per ricordare qualche nome indimenticabile: da Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, a Matilde Serao, Elsa Morante, Natalia Ginsburg.Da Alda Merini a Patrizia Cavalli. Da Carla Fracci a Eleonora Duse. Ad Anna Magnani. A Gae Aulenti. Donne di grande tempra, di sicuro e immenso talento, personalità che hanno percorso un cammino di emancipazione, favorendo la crescita libera e consapevole di tutte le altre donne, artiste o con altre vocazioni” ha detto il capo dello Stato.

 

 

“È stata la rivoluzione della libertà femminile – “rivoluzione silenziosa” secondo la definizione dell’economista insignita del Nobel, Claudia Goldin – che ha avuto le donne come protagoniste e le ha condotte a sancire il diritto pieno alla parità, anche nel campo artistico. La rivoluzione silenziosa continua anche ai nostri giorni. Sono sempre di più le donne scrittrici che scalano le classifiche di diffusione o che lavorano al vertice delle case editrici”. 

 

 “Non esistono più settori, campi, recinti, barriere che limitino la creatività delle donne e la loro libera capacità di scelta. È una nuova primavera, che dobbiamo accogliere con soddisfazione, senza pero’ dimenticare i tanti ostacoli che tuttora esistono, di natura materiale e culturale, per il raggiungimento di una effettiva piena parità”.

 

Mattarella ricorda Giulia Cecchettin

 “Come non ricordarne le vittime nei tanti femminicidi, anche in giorni recenti? Come non ricordare, per tutte, Gulia Cecchettin, la cui tragedia ha coinvolto nell’orrore e nel dolore l’intera Italia?”. Cosi’ Sergio Mattarella ha voluto rendere omaggio alla giovane uccisa dal suo ex fidanzato pochi mesi fa, divenuta purtroppo uno dei simboli del dramma del femminicidio.
C’è una “nuova primavera” per la presenza delle donne nella vita pubblica, nella società e nella cultura, ha notato il presidente della Repubblica ma questo va sottolineato “senza ignorare che sono ancora frequenti, inaccettabili molestie, pressioni illecite nel mondo del lavoro, discriminazioni, cosi’ come da anni viene denunciato. Senza perdere memoria delle violenze”.

 

Il presidente ha anche voluto salutare “ringraziandola per la sua presenza, all’Assistente Alessandra Accardo, della Polizia di Stato, intensamente impegnata sul fronte del contrasto alle violenze sulle donne”.

 

Meloni sui social, non possiamo fermarci qui ancora sfide da affrontare

“La festa della donna non è solo un giorno di celebrazione, ma un’occasione per riflettere sulle conquiste raggiunte e sugli obiettivi ancora da perseguire.  Grazie al supporto di politiche concrete messe in atto dal nostro Governo, abbiamo promosso l’occupazione femminile, i cui risultati – certificati dai dati Istat – ci rendono particolarmente fieri” scrive la premier Giorgia Meloni sui social in occasione dell’8 marzo. 

“Tuttavia, non possiamo fermarci qui. Siamo consapevoli che ci sono ancora sfide da affrontare e continueremo a lavorare con determinazione per garantire alle donne un futuro migliore in cui possano realizzare pienamente il loro potenziale, senza dover scegliere tra vita e lavoro. – prosegue – Un grazie a tutte le donne per come dimostrano, ogni giorno, il loro impegno, la loro determinazione e la loro infinita capacità di fare la differenza nella società”.

 

 

 

 

 

 

 

AGI – Conferma che quell’ormai famoso elmetto, metaforicamente calzato sul palco del comizio a Pescara per le regionali di domenica, sta ancora sulla sua testa, “anche quando dormo”. E ci resterà. Fino a giugno, almeno. Giorgia Meloni fa il punto sulle questioni che tengono la scena e la cronaca di questi giorni ma soprattutto, forse, marca il filo che sembra intravvedere e spiega che non solo “si sta vedendo un pò di tutto”, ma “accadrà un pò di tutto, soprattutto da qui alle elezioni europee”.

 

Lo scenario evocato dalla presidente del Consiglio prende le mosse da “quando abbiamo vinto le elezioni, e i nostri avversari scommettevano sul fatto che avremmo fallito. Prima hanno scommesso sulle nostre divisioni, e si è visto che il centrodestra è una coalizione compatta, banalmente perchè sta insieme da 30 anni, per scelta. E gli è andata male. Poi hanno scommesso che saremmo stati isolati sul piano internazionale ma l’Italia oggi è centrale come non mai, e quindi anche qui non gli è andato molto bene. Poi – prosegue – hanno scommesso che avremmo affossato il Pnrr ma siamo la prima nazione d’Europa nella realizzazione. Poi hanno scommesso sul crollo dell’economia ma anche qui i dati macroeconomici gli danno torto. E ora sta emergendo una natura un tantino risentita, livorosa dei nostri avversari”.

 

Da qui quell'”accadrà un pò di tutto” insieme alla riaffermazione di un atteggiamento tutto volto direttamente ai cittadini: “Non mi preoccupa particolarmente, perchè come si sa l’unica cosa che mi interessa è il consenso dei cittadini e finchè c’è il loro consenso, e questa vita la faccio solamente per loro, tutto il resto si affronta”. 

 

Ospite, in collegamento da Palazzo Chigi, con la ‘piazzà tv su rete 4 del Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio (“Paolo”, durante tutta l’intervista, con il giornalista che alla fine butta li’ un potenziale seguito proprio nella sede del governo, propiziato magari “da una carbonara o un’amatriciana, tra ragazzi semplici”) Meloni affronta i temi d’attualità e non risparmia le stoccate.

 

La piu’ diretta tocca a Carlo De Benedetti, e al Pd, sull’affaire dossieraggi, quando il presidente del Consiglio dice che i dati sensibili sono finiti a giornali e “particolarmente a quello di De Benedetti, tessera numero 1 del Pd – sottolinea – e alcuni, ho letto oggi, anche all’attuale responsabile Comunicazione del Pd”. “La libertà di stampa non prevede che si getti fango su chi non ci va a genio, raccogliendolo con metodi illegali”, incalza Meloni che guarda all’inchiesta in corso invitando a “andare fino in fondo” perche’ “serve capire chi sono i mandanti, conoscerne nome e cognome”.
Confronto a viso aperto anche sul tema delle piazze. “Ringrazio le forze dell’ordine ed esprimo loro solidarietà per le campagne denigratorie che ogni tanto vengono fuori”, ribadisce per poi rivendicare “un’ottima gestione delle forze dell’ordine”, avvertendo che “non si può fare di tutta l’erba un fascio”, perche’ “agli agenti feriti nessuno ha dato solidarietà”.

 

Un tema sul quale Meloni introduce un ulteriore elemento, quando sbotta “eh ma lezioni sullo Stato di diritto dalla sinistra no…”, e osserva che “quando si sparava con gli idranti su lavoratori pacificamente seduti a terra ai tempi del Covid perche’ volevano solo lavorare con il tampone, io al governo non c’ero e sono stati tutti zitti”.

 

Ironizza, la premier, sulle bordate che arrivano ogni giorno dalle opposizioni, facendo notare che “quando uno parla troppo di te vuole dire che non e’ sicuro di se'” e aggiunge che “infatti la sinistra dice ‘votate per noi perche’ gli altri sono brutti e puzzanò, ma la verità e’ che non hanno una proposta”. A un certo punto separa il campo con la classica distinzione ‘noi’ e ‘lorò, quando osserva che “io cerco di dare risposte, loro continuano a parlare di quello che e’ successo settanta anni fa e stanno bene cosi'”.

 

E sul terreno della concretezza si torna quando si parla dell’Abruzzo dove si voterà domenica, con un Marsilio del quale difende il ‘pedigree’ di abruzzese doc e l’azione di chi “ha governato molto bene” puntando su una linea che “magari porta meno voti nell’immediato”, annota, ma “ha lavorato molto sul tema delle infrastrutture, ha costruito quattro nuovi ospedali” e, in sostanza, “si e’ occupato di problemi reali”.

 

Nessuna citazione per Elly Schlein. Un paio per Giuseppe Conte. Una e’ quella in cui la premier lo definisce “l’armocromista di Zelensky”, l’altra dove assicura che “non mi vedrete mai con il piattino in mano come Conte. Non vado in giro a prendere ordini”

Flag Counter