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AGI – “Grave che Berlino paghi le Ong, la Germania non è un Paese amico”. Lo afferma in una intervista a La Stampa, il ministro della Difesa Guido Crosetto. “Ha un approccio ideologico – aggiunge – ci mette in difficoltà. Parigi blocca le frontiere e nessuno dice niente, l’Europa spesso sbaglia strategie”.

Secondo Crosetto, “I problemi del governo, in questo momento, sono l’immigrazione, l’inflazione e l’economia. Su questi grandi temi non possiamo agire da soli”. Agli scafisti, secondo il ministro, “bisogna togliere la certezza di poter condurre i loro traffici senza che nessuno li fermi. Superato un certo limite, diventa quasi un atto di guerra. Serve però un cambio di approccio a livello europeo. Vedo che i francesi bloccano con militari e polizia le frontiere, eppure nessuno dice niente”.

Come fare? “Non si può utilizzare la Marina. Senza una autorizzazione a riportare le persone da dove sono patire, finiremmo per fare il gioco dei trafficanti di esseri umani e il lavoro delle Ong. Gli scafisti vanno tratti alla stregua di criminali internazionali”.

Rispondendo alla domanda sul fatto che la Germania finanzierebbe una Ong per salvare le vite nel Mediterraneo, Crosetto rincara: “È molto grave. Di fronte alla nostra richiesta di aiuto questa è la loro risposta? Noi non ci siamo comportati allo stesso modo quando Angela Merkel convinse l’Ue a investire in Turchia miliardi di euro per bloccare i migranti che arrivavano in Germania dal Medio Oriente”. Crosetto non vede un disegno: “È l’approccio ideologico di una certa sinistra che non tiene conto delle conseguenze delle loro teorie sui popoli. Lo stesso approccio dimostrato dall’ex commissario europeo Frans Timmermans con la sua politica industriale per l’Ue che si rivelerà distruttiva”. 

AGI –  “Sul reddito di cittadinanza abbiamo fatto la cosa giusta e quella che avevamo promesso: distinguere chi può lavorare da chi non può farlo. Chi non può lavorare mantiene il sussidio, chi può lavorare è giusto che abbia lavoro e formazione”. Lo afferma il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in una intervista al Tg1 che andrà in onda questa sera nell’edizione delle 20. 

Per quanto riguarda il superbonus, prosegue Meloni, “parlano i numeri: centoquaranta miliardi di euro di buco tolti alla sanità, all’istruzione, alle pensioni, per ristrutturare le seconde case e anche i castelli”. 

Sul tema del salario minimo, “mi stupisce che l’opposizione scopra oggi la sua utilità, perchè in dieci anni al governo non lo hanno realizzato. Io temo che possa peggiorare la condizione di più lavoratori di quelli ai quali la migliora – conclude – ma aspettiamo la proposta del Cnel”. 

AGI – È morto Giorgio Napolitano. Presidente emerito della Repubblica, si è spento venerdì pomeriggio a Roma presso la clinica Salvator Mundi al Gianicolo. Nato a Napoli il 29 giugno 1925, fu il primo nella storia italiana a essere stato eletto per un secondo mandato al Quirinale, nonché il primo capo dello Stato a essere stato membro del Partito Comunista Italiano e il terzo napoletano dopo De Nicola e Leone. 

Una lunga carriera politica, la sua: è stato presidente della Camera nell’XI legislatura, ministro dell’interno nel governo Prodi I, deputato pressocché stabile dal 1953 al 1996, europarlamentare dal 1989 al 1992 e poi dal 1999 e al 2004. Nel 2005 venne nominato da Carlo Azeglio Ciampi senatore a vita. 

La camera ardente sarà allestita oggi in Senato nella sala Nassiriya di Palazzo Mandam. Domenica si recheranno in visita il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il presidente del Senato, Ignazio La Russa. E’ quanto si apprende al Senato. Dalle ore 11 alle ore 19 l’accesso sara’ consentito a tutti coloro che vorranno rendere omaggio al presidente della Repubblica emerito scomparso ieri. Lunedi’ la camera ardente sara’ aperta dalle 10 alle 16.

Napolitano avrà funerali di Stato martedi, con una cerimonia laica in piazza Montecitorio, in occasione dei quali sarà dichiarato lutto nazionale. Tra i messaggi di cordoglio giunti dall’estero, spicca quello del segretario di Stato americano, Antony Blinken: “Mi unisco al popolo italiano e al mondo nel lutto per la perdita dell’ex presidente Giorgio Napolitano, uno statista che ha dedicato la sua vita alla democrazia, ai diritti umani e all’unità europea. Le mie più sentite condoglianze alla sua famiglia e al popolo italiano”.

Il ‘re Giorgio’ che piaceva a Washington

Sembra che il grande cruccio della sua vita sia stato quello di non aver mai potuto darsi a tempo pieno al teatro, amore abbandonato dopo gli anni dell’Università. Ma quelli erano anche gli anni delle scelte – tempi di guerra e di fascismo – e Giorgio Napolitano prese un’altra strada. Non che gli sia andata male. Sarebbe infatti diventato undicesimo Presidente della Repubblica e poi – cosa senza alcun precedente, ma solo fino ad allora – persino dodicesimo, tra due ali di folla parlamentare plaudente cui lui nemmeno in quel momento risparmiò un paio di solenni ‘schiaffoni’.

Era il maggio 2013, e lui aveva già sulle spalle la bellezza di 88 primavere. Nemmeno a Sandro Pertini era riuscito di farsi rieleggere a quell’età e sì che ci puntava, forte com’era dell’essere il più amato dagli italiani. Ora, dice un maestro di politica come Guicciardini che bisogna “diffidare di coloro che dicono di essere stanchi dei pubblici impegni, perché sono sempre pronti a tornarvi con la velocità con cui il foco va alle cose secche e ben unte”, e Napolitano aveva fatto sapere per tempo di schifare l’idea di essere confermato.

Sia come sia, egli fu l’ultima spiaggia cui s’attaccò un sistema che reggeva l’anima coi denti. Un sistema che andava emendato, sicuramente migliorato. E lui che era un ‘migliorista’ di nome e per scelta, emendarlo voleva a costo di fare un patto col diavolo. Sarebbe bastato anche un piccolo Malacoda.

Fin da giovane, dell’ala migliorista, appunto, del Partito Comunista aveva fatto parte: il progresso della sinistra si fa sposando Rousseau con Diderot, Enciclopedia e menti illuminate. Riforme, come Filangieri e Genovesi: la Napoli settecentesca, culminata nella Repubblica Giacobina.

Il giorno della rielezione

Ma facciamo un passo alla volta, per favore: è più sicuro. In quei tempi – quelli della rielezione – il Pd di Bersani era arrivato primo alle elezioni, ma non le aveva vinte: gli mancava un punto a far tombola e si ritrovò con la ‘mucca in corridoio’. Complice la fretta e la fronda interna ai democratici, guidata da uno scalpitante quanto giovane sindaco di Firenze, ecco che il Pd s’incarta sui nomi, porta Marini che viene silurato, Prodi che viene giubilato e quindi – inevitabilmente – gli si ingolfa il motore.

A quel punto tutti con il cappello in mano da Napolitano, che da sei mesi andava dicendo che non se ne sarebbe nemmeno parlato: invece venne rieletto alla prima botta, con giubilo e sollievo degli astanti. Lui si presenta alle Camere e dice, in sostanza, che resterà solo se finalmente verranno varate le riforme, e che tanto lui di loro non si fidava per nulla.

Insensibili alla ‘sgargamella’, da grandi incassatori, maggioranza e opposizioni continuarono ad applaudire: avevano capito che era iniziata l’era di ‘Re Giorgio’, ma anche che sarebbe durata poco. È l’eterna storia della Palude e della Fronda Parlamentare: non c’è re che non la tema, e ne ha ben donde.

Re Giorgio’ era detto così ben da prima del 2013: vuoi per il suo fare distinto, vuoi per una vaga somiglianza, vuoi, infine, perché era uno dei pochi politici italiani in grado di prendere il tè con la Regina senza far scivolare la tazzina tra le dita. Anzi, facendo un figurone grazie ad un inglese più che forbito. Insomma, un gentiluomo di movenze britanniche e di eleganza partenopea: quella che non colpisce ma resta impressa. Per l’appunto Filangieri e Genovesi, Cuoco e Caracciolo.

Il comunista preferito di Kissinger

Riformista, illuminista. Ma con un tocco di anglofilia che, più che a Nelson e ai suoi cannoneggiamenti antirivoluzionari e antipartenopei, lo fa piuttosto accostare a Lord Acton. Non è un caso se lui, primo ex comunista a divenire ministro dell’Interno e poi Presidente, potesse vantare amici ed ammiratori persino a Washington. Nemmeno Henry Kissinger era immune dal suo delicato fascino, e lo chiamava “il mio comunista preferito”.

Per dire: quando nel luglio 2009 sbarca al Quirinale Barack Obama, e a Palazzo Chigi Silvio Berlusconi è lì tutto pronto a spalancargli le braccia, è semmai Napolitano a ricevere il complimento più ambito. “Lei ha una reputazione meravigliosa, non solo per la sua carriera politica ma anche per la sua integrità e gentilezza.

È un leader mondiale che rappresenta al meglio il suo Paese” si sente dire dall’Illustre Ospite. L’altro, a Palazzo Chigi, abbozza ma non è per niente di buon umore.

L’amore viene ricambiato: Napolitano e Obama si vedranno, ora da una parte ora dall’altra dell’Oceano, altre quattro volte. E a New York il Presidente italiano sarà sempre accolto volentieri dal Council on Foreign Relations, e non c’è bisogno di dir altro.     

Nessuno lo avrebbe mai immaginato, fino almeno alla fine degli anni ’70, quando cioè gli Usa ancora negavano il visto a un Enrico Berlinguer. Ma fu lui, Napolitano, il primo esponente di spicco del Pci a vedersi stampare sul passaporto il timbro rosso e blu con la scritta “visa”.

Perdonata era stata, finalmente, quell’intemperanza giovanile che lo aveva portato nel 1956 a scrivere sull’Unità un articolo giustificatorio della repressione della Rivolta d’Ungheria. Qualcuno se ne ricordò, di quell’articolo, all’epoca della prima elezione al Quirinale e andò a dar fastidio a Francesco Cossiga: presidente emerito, acceso anticomunista ed amico di Nagy, Maleter ed Edgardo Sogno. Si aspettava, il giovane ed illuso provocatore, di poter ascoltare un bell’attacco a viso aperto, ma ci rimase male: Cossiga aveva già capito tutto e quindi elogiò a gran voce il successore. Vecchia volpe, vecchio conoscitore di rotte atlantiche.

Nel suo primo mandato, Napolitano aveva legato il suo nome a due circostanze: la lotta alle morti sul lavoro e i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. La prima fu autentica battaglia di civiltà, di cui in molti dovrebbero essergli grati. Però ancora adesso le morti bianche sono più di mille all’anno. Diverso il discorso sull’Unità d’Italia: bisogna dire che, andando a memoria d’uomo, è raro trovare un momento nella storia repubblicana in cui il Quirinale sia stato tanto popolare. Tra l’85 ed il 90 percento nei sondaggi. Ragazzi, che roba.

Il segreto di tanto successo sta forse nel fatto che, dopo tre lustri passati a dividersi, odiarsi ed insultarsi, sotto sotto gli italiani desideravano sentirsi dire che essere uniti è bello e giusto. A segnare la svolta fu una serata sanremese dedicata all’Inno di Mameli, condotta, interpretata e ‘tiranneggiata’ da Roberto Benigni. Ascolti da favola, 50 per cento di share e gli italiani che vanno a letto quella sera migliori, un pò, di quanto fossero la mattina. Capita di rado.

Napolitano, felice, ringrazia: il dvd di quella serata viene distribuito in tutte le scuole d’Italia. È presumibilmente questo il momento in cui si decide che a succedergli al Quirinale sarà sempre lui, ma chi lo sa. Ad ogni modo, una volta rieletto Napolitano come primo atto fa secco il suo grande elettore, cioè Bersani: gli offre non l’incarico per la formazione di un nuovo governo, come lui si invece si aspetta, ma un “preincarico”, formula non priva di ambiguità con pochissimi precedenti costituzionali.

Il sogno infranto delle riforme

Quando, come previsto, Bersani prende atto che non è cosa, sbarca a Roma Matteo Renzi, e qualcuno allora pensa alla manfrina. Ma é l’aria che tira, e Napolitano l’ha annusata fin da subito. Nuovi tempi, si spera anche per fare le riforme. Anzi, facciamole: vuoi mettere Filangieri. Il suo sostegno all’esecutivo dell’intraprendente nuovo protagonista della scena, succeduto a Palazzo Chigi a Enrico Letta, è talvolta molto accentuato, non privo di ‘tirate d’orecchie quando il caso lo consiglia. Il tandem, comunque, funziona, e la popolarità di entrambi schizza a livelli mai visti, almeno per un po’. Mica per molto, però: anzi, solo per pochino. Lo Spirito hegeliano antirivoluzionario non del Tempo, ma della neghittosa nazione riprende il sopravvento, la palude non si lascia trascinare via dal torrente, i montagnardi si scoprono con i piedi nel pantano.     

E le riforme, sogno e chimera di ogni migliorista, languono. Oddio: passeranno, ma poi sarà il popolo, nel nome della più russoviana delle democrazie dirette esercitate per mezzo di referendum, a bocciar tutto. Malacoda finirà in un men che non si dica nelle fauci di Berlicche. Napolitano a questo punto si sente stanco, all’improvviso. Da anni ha problemi di camminata, la testa sta più che bene ma la schiena si inarca e la pelle si fa trasparente. Interviene lei, la moglie Clio, che parla poco ma si fa sentire.

Gli anni sono 90. Le immagini dei due che lasciano il Colle, questa volta definitivamente, ci mostrano la prima che quasi sostiene il secondo mentre si avviano alla macchina. Lui ha uno sguardo quasi perso, e non può non suscitare anche un tocco di malinconica e profonda simpatia. Quella che si avverte per chi, in fondo, non ci è riuscito. No, non è un Paese per miglioristi, e nemmeno per giacobini. Alla fine ci sarà sempre, a Roma, un cardinal Consalvi.

 

AGI – “Con la scomparsa del Presidente emerito Giorgio Napolitano l’Italia perde uno straordinario testimone della nostra storia repubblicana. Per lui politica, cultura e istituzioni erano vita, passione, ma anche razionalità e coerenza”. È il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a dirlo ricordando che “quando ero ministro della Difesa aveva stabilito con me, da capo supremo delle Forze Armate, un forte rapporto di collaborazione e io mai ho celato le mie simpatie personali nei suoi confronti, nonostante avessimo posizioni politiche ben distanti”.

“Al Presidente Napolitano – prosegue – ho sempre riconosciuto la sua puntigliosa attenzione nei confronti delle nostre Forze armate, del loro onore, delle loro qualità, della loro necessità di essere considerate uno dei momenti fondamentali della comunità nazionale. Ricordo, inoltre, che la sua parola fu decisiva affinché la celebrazione per i centocinquanta anni dell’Unita’ d’Italia avvenisse con l’importanza che meritava”.

“Proprio quest’anno, ricorre l’anniversario dei 70 anni di vita parlamentare di Giorgio Napolitano. Un anniversario importante e che abbiamo voluto giustamente ricordare in Aula al Senato”, annota ancora.

“Entrato in Parlamento il 25 giugno del 1953, non c’è carica che Giorgio Napolitano non abbia ricoperto nel panorama della politica e delle istituzioni: dirigente di partito, deputato, senatore, presidente della Camera, parlamentare europeo, ministro dell’Interno, per due volte presidente della Repubblica e in ultimo senatore a vita e in questa veste Presidente del Senato per due giorni. Giorgio Napolitano – conclude La Russa – è stato testimone di una cultura che si fa politica e di una cultura politica che si fa istituzione. E così, pur nelle profonde differenze politiche e ideologiche che continueremo a ricordarlo. Ai familiari le piu sentite condoglianze del Senato e mie personali”.

Gasparri: “Ha segnato storia della Repubblica”

“Giorgio Napolitano ha segnato la storia e la vita della Repubblica. Fui eletto Deputato per la prima volta quando lui era Presidente della Camera. Da allora abbiamo avuto un rapporto spesso dialettico, sempre sincero. L’ho incrociato in vari ruoli parlamentari ed istituzionali. Dialogai con lui Ministro dell’Interno e ci confrontammo anche con asprezza su alcuni provvedimenti normativi, come la legge Turco-Napolitano o proposte di riassetto dei reparti speciali delle Forze di Polizia”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri vicepresidente del Senato.

“Da Presidente della Repubblica ho avuto con lui un dialogo costante – aggiunge – svolgendo la funzione di Capogruppo parlamentare del primo partito di maggioranza. Furono anni spesso anche difficili e di contrasti. Ma con lui ho sempre avuto un dialogo diretto e sincero. Tornato in Parlamento come senatore a vita mi onorò con parole lusinghiere nei miei confronti. Fieri avversari, come lui stesso aveva detto, riconoscendo lo spirito repubblicano con cui ci siamo confrontati nella vita delle Istituzioni democratiche”.

“E’ stato un protagonista della vita Italiana e ci uniamo al dolore dei familiari e di quanti hanno condiviso con lui un’esperienza politica lontana e diversa dalla mia, ma intensa e importante nella vita Italiana. Dal plauso all’invasione dell’Ungheria alla guida della componente migliorista – conclude Gasparri – segnò, con la sua esperienza, la trasformazione di alcuni settori della sinistra italiana”.

Gentiloni: “Un privilegio conoscere la sua passione politica”

“Con Giorgio Napolitano se ne va uno statista italiano e europeo. Un uomo di sinistra al servizio delle istituzioni della Repubblica. È stato un privilegio conoscere da vicino la sua passione politica e il suo rigore intellettuale. Riposa in pace, Presidente, ci mancherai”. Lo scrive su X il commissario europeo all’Economia, ed ex premier, Paolo Gentiloni.

Picierno: “Una guida determinata nei momenti più difficili”

“Con determinazione ha saputo tenere insieme il Paese nei momenti più difficili del suo recente passato. Con coraggio ha contribuito alla definizione del ruolo del Parlamento europeo e al processo di integrazione. Con equilibrio ha legato cultura, politica e funzioni istituzionali. Grazie, Presidente Giorgio Napolitano. Mi stringo ai suoi familiari e ai suoi affetti, cui invio le mie più’ sentite condoglianze”. Lo dichiara in una nota l’eurodeputata del Pd e vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno.

Draghi: “Ha accompagnato l’Italia con la sua visione europeista”

“Il Presidente Giorgio Napolitano è stato assoluto protagonista della storia italiana ed europea degli ultimi settant’anni”. Lo scrive Mario Draghi in un messaggio di cordoglio. “Presidente della Repubblica, Presidente della Camera, Ministro dell’Interno, ha saputo coniugare il dialogo con tutte le culture politiche con la capacità di agire con saggezza e coraggio, a tutela dei cittadini e della Costituzione. Ha accompagnato l’Italia con la sua visione europeista, ha tenuto ferma la sua collocazione atlantica, ne ha rafforzato il ruolo nel mondo. Nel corso di tutta la sua vita, costante, profondamente sentito è stato il suo impegno per il Mezzogiorno e per il rinnovamento delle istituzioni, che ha dato alla sua difesa dell’unita’ d’Italia, dei valori repubblicani e costituzionali la concretezza dell’azione politica. Gli sono personalmente grato per gli scambi che abbiamo avuto, ricchi della sua esperienza e del suo affetto, e porgo le più sentite condoglianze alla moglie Clio, ai figli Giovanni e Giulio e a tutti i suoi cari”, conclude Draghi.

Renzi: “Mille ricordi di Giorgio Napolitano”

“Ho mille ricordi di Giorgio Napolitano. L’emozione del Giuramento al Quirinale, ovviamente. Ma anche la trepidazione della cena la settimana prima, la discussione sui ministri, la perfetta collaborazione istituzionale durante gli anni di Chigi, il bigliettino di Obama, qualche reprimenda prima e dopo, le carte sottolineate, i sorrisi nei giorni della scelta del suo successore, il dolore per quell’assurdo interrogatorio. Ho mille ricordi. Quello più bello, però, è questo. Ester al Quirinale con Agnese. E la dedica di pugno: mano ormai incerta, cuore sempre grande. Grazie per come hai servito le istituzioni, caro Presidente. Che la terra ti sia lieve, caro Giorgio”. Lo scrive su Facebook il leader di Italia viva Matteo Renzi.

Giorgetti: “Un protagonista della storia politica”

“Saluto con rispetto e commozione un protagonista della storia politica del nostro Paese, una persona che mi ha dimostrato stima e fiducia in momenti difficili della vita politica italiana. Esprimo condoglianze sentite e sincere ai familiari e alle persone che gli sono state vicine”. Lo afferma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Il titolare del Mef fu nominato nel 2013, proprio dal Presidente Napolitano, tra i 10 saggi per elaborare un piano di riforme istituzionali ed economiche

Casellati: “Grande perdita per l’Italia”

.”E’ con un profondo senso di tristezza che apprendo della scomparsa del Presidente Emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, una grande perdita per l’Italia per tutto ciò che egli ha rappresentato per la nostra nazione. Una figura di grande statura nella storia della nostra Repubblica, un uomo di Stato il cui impegno per la democrazia e la giustizia sociale ha lasciato un segno indelebile. La sua straordinaria carriera politica e il suo impegno per i valori costituzionali rimarranno per sempre un esempio. Ricordo con ammirazione la sua lunga e illustre carriera politica, che lo ha visto servire l’Italia in molte posizioni di rilievo, tra cui la presidenza della Repubblica, dove ha dimostrato fermezza e lungimiranza. Il mio pensiero e il mio cordoglio vanno alla sua famiglia e a tutte le persone che condividono questo momento di dolore. Per me sarà impossibile dimenticare il momento in cui, nel 2018, il Presidente Napolitano proclamò la mia elezione a Presidente del Senato, un momento di grande onore e responsabilità, reso ancor più significativo dalla sua autorità e saggezza. L’eredità politica che lascia deve spingerci a perseguire con determinazione la costruzione di un’Italia migliore. Possa riposare in pace, Presidente Napolitano”. Lo ha dichiarato il Ministro per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa Elisabetta Casellati.

Landini: “Un punto di riferimento per i valori repubblicani”

“Con la scomparsa del Presidente Giorgio Napolitano perdiamo una figura fondamentale della storia del nostro Paese. A nome di tutta la Confederazione mi unisco al dolore dei suoi cari”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. Per il leader del sindacato di corso d’Italia: “L’attenzione al mondo del lavoro, l’idea di un’Europa che guarda alla dimensione sociale rendono Giorgio Napolitano una figura rilevante per la cultura democratica. Il senso di responsabilità nei confronti dello Stato che ha sempre difeso, anche negli ultimi anni del suo mandato, ne fanno un punto di riferimento per ogni cittadino che si richiama ai valori repubblicani e all’unita’ d’Italia, uno di quei padri di cui possiamo sempre andare fieri”.

Della Vedova: “Forte e radicato protagonista della sinistra”

“Napolitano ha attraversato con intensità e passione il secolo breve in Italia ed in Europa, diventando un punto fermo della democrazia italiana e della costruzione europea. Un uomo che ha messo le sue forti e radicate convinzioni di protagonista della sinistra, al servizio delle istituzioni nel suo paese e nell’Unione europa, per il cui futuro di sempre maggiore unita’ e integrazione ha speso nei tempi recenti tutte le sue energie. La democrazia italiana e quella europea perdono un riferimento: la sua intransigenza e la sua lucidita’ antiretorica, la sua cultura repubblicana e il suo rispetto della Costituzione rimarranno come punto di riferimento. Cosi’ come il suo unico, e inascoltato, messaggio alle Camere sulla condizione carceraria. La terra gli sia lieve”. Lo scrive su Facebook il deputato di Piu’ Europa Benedetto Della Vedova.

Salvini: “Protagonista della vita politica del Paese”

“E’ stato un protagonista della vita politica del Paese. Una preghiera e un pensiero per i suoi cari”. Lo dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, esprimendo il proprio cordoglio per la scomparsa di Giorgio Napolitano.

Magi: “Ha saputo guidare l’Italia con saggezza”

“Giorgio Napolitano è stato un Capo dello Stato con lo sguardo rivolto all’Europa, che ha cercato di far tenere sempre alta l’attenzione del parlamento e della politica sulla situazione carceraria, rispondendo all’iniziativa di Marco Pannella. Un Presidente che ha saputo guidare l’Italia con saggezza in momenti difficili. Cordoglio da tutta +Europa per la sua scomparsa”. Lo dichiara il segretario di Piu’ Europa Riccardo Magi.

Grasso: “Una vita sempre al servizio della comunità”

“Giorgio Napolitano ha attraversato la storia del nostro Paese per oltre settanta anni, da quando, nel 1953, fu eletto deputato alla Camera dei deputati nelle file del partito comunista. Nei numerosi e prestigiosi incarichi parlamentari e di Governo che ha ricoperto vi e’ sempre stata la lucida capacita’ di comprendere il nostro Paese, tanto nella sua dimensione interna che in quella internazionale. Una vita, la sua, sempre al servizio della nostra comunità, delle istituzioni, della Costituzione, dell’Europa: un esempio raro e duraturo, alimentato da una straordinaria passione politica, da ideali tenaci e una non comune profondità di pensiero. Come presidente della Repubblica ha accettato l’onere di un secondo mandato: una decisione sofferta che corrispondeva al senso di responsabilita’ con cui si fece carico di offrire all’Italia e al mondo un sicuro riferimento in una fase di grandi turbolenze ed eccezionali difficolta’. Ricordo ancora oggi il suo secondo discorso di insediamento: alle durissime parole con le quali richiamo’ alle proprie responsabilita’ i partiti politici, i parlamentari risposero con paradossali e sentiti applausi, quasi si parlasse di qualcun altro. Da parte mia posso ricordare che lungo tutta la mia carriera di magistrato, nelle numerosi occasioni in cui ci incontrammo, fu sempre interessato ad essere aggiornato sui risultati che stavamo conseguendo nel contrasto alle organizzazioni criminali. La sua saggezza e i suoi consigli mi aiutarono a svolgere in piena indipendenza la funzione di presidente del Senato e ricordo con grande affetto il clima di fruttuosa collaborazione istituzionale di quegli anni. Il contributo che ha offerto al nostro Paese e’ e rimane straordinario ed irripetibile. A sua moglie Clio, ai figli Giovanni e Giulio, ai suoi collaboratori le mie condoglianze piu’ sentite”. Cosi’ Pietro Grasso, gia’ presidente del Senato e procuratore nazionale antimafia, in una nota.

Tajani: “Sono profondamente addolorato”

 “Sono profondamente rattristato per la morte di Giorgio Napolitano. Abbiamo lavorato per anni insieme al Parlamento europeo. Non condividevo le sue idee, ma lo considero un importante protagonista della storia politica italiana”. Cosi’ il segretario e vicepremier FI, Antonio Tajani, che si dice “vicino alla sua famiglia”.

Bersani: “Lo salutiamo con rispetto e affetto”

“Se ne va un grande protagonista della storia della sinistra e del Paese. Lo salutiamo con rispetto e con affetto”. Lo scrive Pierluigi Bersani, sui social, dopo la scomparsa di Giorgio Napolitano.

Prodi: “Un prezioso testimone della nostra storia”

“La notizia della morte di Giorgio Napolitano mi addolora profondamente. Con la sua scomparsa il Paese perde un testimone prezioso della nostra storia”. A dirlo e’ Romano Prodi. “Ha saputo sempre rappresentare la nazione – riprende – con autorevolezza come dirigente di partito, deputato e senatore prima e poi come presidente della Camera, parlamentare europeo, ministro dell’Interno e per due volte Presidente della Repubblica. Il suo attaccamento alle istituzioni e la fedelta’ al dettato costituzionale sono state una costante della sua vita pubblica condotta con rigore e saggezza. E’ stato un preziosissimo collaboratore come ministro dell’Interno durante il mio primo governo e l’autorevole punto di riferimento, come Presidente della Repubblica, nel secondo”. “Voglio ricordare la sua determinazione nei confronti della necessita’ di mantenere un costante dialogo con l’Occidente, la sua salda ispirazione europeista, cosi’ come la sua apertura al riformismo. Il mio pensiero commosso – conclude l’ex presidente del Consiglio – e’ in queste ore rivolto alla moglie, ai suoi figli e a tutti coloro che gli hanno voluto bene”.

AGI – “Greco è un apprezzato egittologo, non ha decifrato la Stele di Rosetta ma ha lavorato con impegno e risultati. E potrà continuare a farlo fin quando la Fondazione deciderà che è lui il più adatto. Nei suoi confronti non c’è alcun pregiudizio, nè tanto meno è in corso una minacciosa campagna per ‘cacciarlo’. Il merito, e non le appartenenze politiche, saranno sempre la bussola per le nostre scelte. A differenza di quello che abbiamo visto in passato”. Così il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, in una lettera al quotidiano la Stampa in edicola oggi.

“Per l’Italia – scrive il ministro – avere il Museo Egizio di Torino è un elemento di orgoglio, e la Fondazione sceglie in autonomia il profilo più adatto a ricoprire la direzione. (…) Non conosco personalmente il direttore Christian Greco ma gode di ottima fama e in molti ritengono che abbia lavorato bene. Di questo non posso che essere felice. Chi ha l’onere e l’onore di amministrare i numerosi enti culturali della nostra nazione deve farlo secondo criteri ispirati alla competenza, alla professionalità e alle conoscenze scientifiche. Chi lavora seguendo questi criteri con rigore e professionalità avrà sempre il mio rispetto e potrà contare sulla massima collaborazione da parte del ministero”.

AGI – Beppe Grillo arriva nella capitale, incontra i parlamentari, scherza con i cronisti, ‘attacca’ il Pd e difende il leader M5s, Giuseppe Conte, che vedrà oggi, presumibilmente in mattinata. “Il nostro sogno è il reddito universale per liberare tutti dalla schiavitù del denaro e sradicare la povertà nel nostro mondo”, si legge nella scritta sulla maglietta che il Garante M5s appende al balconcino della sede del Movimento, a favore delle telecamere.

Ma non si limita a questo: data la presenza dei giornalisti, scherzosamente, lancia alcune pallette di gomma, leggerissime, ” the handmade string” che peraltro dal marciapiede gli vengono rispedite, ma senza risposta. Sono rosse. Sembrano di buon auspicio per il ‘campo largo’ della sinistra, ma non è così. Dal faceto il Garante M5s passa al serio e, questa volta, si concede alle domande.

Migranti e accordi con il Pd sono le ‘curiosità’ dopo che Conte si è smarcato dalle accuse di essere di destra, proprio sul tema, cruciale, degli arrivi di stranieri clandestini sulle nostre coste. Suggerimenti agli eletti 5 stelle? Grillo non ne da: “Ma quale consiglio? Non do nessun consiglio. Sono ormai vecchi politici. Sono loro che mi consigliano quello che non devo dire”, esordisce entrando.

Poi ‘l’affondo’: “Credo che non ci siano visioni nel Pd. Non ne ho assolutamente viste. Io volevo parlare alla Conferenza del Pd e non me lo hanno permesso. Da lì hanno sbagliato, da Prodi”, sottolinea e sull’ipotesi di un campo largo a sinistra, risponde: “Non ci sono campi, se non hai un po’ di immaginazione. Il campo è aperto a chiunque con un po’ di immaginazione”. Sulle alleanze replica: le abbiamo fatte, destra e sinistra, e siamo stati o pugnalati alla schiena o sono successe altre cose”.

E la neo segretaria Pd, Elly Schlein? “Non ho giudizi. L’ho sentita, è una persona colta, poi non mi lascia un granché di strascico. Ma un po’ tutti i politici sono cosi'”, dice. Ma su Conte, con cui non sono mancate in passato alcune diversità di vedute, il tono cambia: “È un momento di grande sintonia perché lo sento più emotivamente coinvolto. Lui proviene da un altro mondo, accademico, diverso dal Movimento 5 stelle della strada, del ‘Vaffa’. Avevamo forse un po’ bisogno di andare oltre quella linea”.

E ancora: “Comincia a essere più pratico – riconosce Grillo – e meno visionario, essendo avvocato e più colto di me. Io non ho doti organizzative. Posso avere un’idea ma magari è irrealizzabile”. “Ci siamo sentiti e ci vedremo prima che parta, certo ci vedremo, ci siamo sentiti”, conferma in conferenza stampa Conte, che sui migranti si ‘smarca’: “Come vi permettete di paragonarmi a questa destra? La sinistra, però, chiarisca quali sono le sue reali proposte, perché questo non è un Paese che può accoglierli tutti. Ma se arrivano bisogna soccorrerli e poi accoglierli dignitosamente. Posso dire che la nostra è una terza via? A me la polemica politica non appassiona. Mi avete ascoltato sugli immigrati: Che cosa ho a che fare con questa destra che fa propaganda. Io ho lavorato con la Tunisia a fari spenti. Devi saper parlare e costruire un rapporto” per poi creare “una vera collaborazione”.

AGI – Rilanciare sulle riforme per spiazzare governo, maggioranza, ma anche qualche ‘alleato’ di opposizione. Con questo obiettivo Carlo Calenda lancia un appello per rilanciare l’idea del cancellierato, avanzata un anno fa dal Pd e che trova estimatori anche nel Movimento 5 Stelle.

I dem avevano presentato nell’ottobre 2022 un disegno di legge che si ispira al modello del cancellierato tedesco, dotando il presidente del Consiglio di poteri sulla revoca dei ministri, introducendo la sfiducia costruttiva e introducendo il meccanismo della fiducia data non dalle due Camere separatamente, ma in seduta comune. In ogni caso, viene riferito da fonti dem, “è presto per esprimersi”.

Scetticismo al Nazareno

La condicio sine qua non dei dem per sedersi a un tavolo è sempre la stessa: “Non si toccano le prerogative costituzionali del Capo dello Stato”, riferisce una fonte qualificata del Pd. Ma all’interno dei gruppi dem circola un certo scetticismo sulla proposta di Calenda. “In un momento come questo, con famiglie e imprese in ginocchio per il caro vita e l’inflazione, parlare di riforme sembra solo un modo per alzare polveroni attorno ai problemi che piu’ affliggono i cittadini”, viene osservato.

E tra i parlamentari Pd c’è chi si spinge a ipotizzare che quello di Calenda non sia che un assist a un governo che si appresta ad affrontare una manovra “senza soldi”. Da un mese, è il ragionamento, il governo è alle prese con la crisi migranti e il caro vita: “Il 27 settembre è vicino, quello sarà il momento della verità per il governo: ci dovranno dire se ci son soldi o se faranno una manovra i deficit. Speriamo solo che, in questo secondo caso, abbiano il buonsenso di avvertire Bruxelles”. 

“Ci siamo per studiare a fondo elementi per altri modelli, però per immaginare un modello italiano. Siamo contrari all’indebolimento delle prerogative del presidente della Repubblica, che è l’istituzione che in anni difficili ha garantito la credibilità internazionale del nostro paese e la stabilita’”, avverte Elly Schlein che cita, fra le proposte del Pd portate al tavolo con il governo “la sfiducia costruttiva, la modifica della legge elettorale e il rafforzamento degli istituti di partecipazione come referendum e leggi di iniziativa popolare”, aggiunge la segretaria dem.

Anche Conte punta sulla “fiducia costruttiva”

Anche per Giuseppe Conte quello delle riforme è “un bluff” con il quale Giorgia Meloni vuole “nascondere il disastro sull’immigrazione”. In ogni caso, il punto non è “fare una proposta alternativa” a quella del governo, “ma fare una diagnosi chirurgica”. E la diagnosi di Conte è che i governi italiani “oggi sono deboli e questo ci pone in una posizione di svantaggi competitivo rispetto ad altri paesi”. L’intervento che propone Conte, dunque, è “sulla fiducia costruttiva, la vera chiave di volta per il M5s”.

Il perimetro dell’intesa a cui aspira il leader di Azione è largo, lo schema resta quello visto con il salario minimo: un lavoro congiunto di tutti per arrivare a un testo unico. Il nome di Matteo Renzi non viene fatto, ma quello con il capo di Italia Viva è un rapporto ormai consumato.

Si riaccende il derby al centro

Non a caso, l’appello di Calenda alle opposizioni riaccende il derby al centro dello schieramento politico. “Se Calenda propone un accordo a Conte e Schlein, io propongo un accordo agli elettori del Terzo Polo” che hanno votato Azione-Iv anche sulla base della riforma “per l’elezione del Sindaco d’Italia”, sottolinea Renzi. “È la stessa riforma”, ricorda, che tanto piaceva “al Pds nel 1993 e nel 1994, e poi al Partito Democratico” a trazione renziana.

Ma l’affondo del leader Iv a Calenda arriva quando si tocca il tasto dei nuovi ingressi nelle fila renziane: “Stiamo assistendo non a una fuga da, ma verso Italia Viva”, dice per poi soffermarsi sugli incassi da 2 per mille: “Abbiamo preso più soldi della Lega e di Forza Italia. Nel 2022 azione e Italia Viva si divisero 50% a testo il numero delle dichiarazioni di redditi. Fatto cento il numero di dichiarazioni lo stesso anno, finì 50 e 50”, tra Italia Viva e Azione: “Adesso siamo a 36 Azione e 64 Italia Viva”.

AGI – Altro che inclusione, la direzione del museo Egizio di Torino promuove iniziative “razziste” nei confronti degli italiani. Cinque anni e mezzo dopo, il leghista Andrea Crippa rispolvera, in un’intervista, la ‘vecchia’ polemica contro i vertici dell’istituto piemontese. “La mia opinione non è cambiata. Ho solo ripetuto quello che dissi nel 2018: la direzione ha gestito il museo in maniera ideologica”, conferma il vice di Matteo Salvini, contattato dall’Agi.

“Nei prossimi mesi e nelle prossime settimane, si dovrà procedere a un ricambio in consiglio di amministrazione, mi piacerebbe che si tenesse conto di questo – aggiunge -. Non chiediamo un direttore di centrodestra, come farebbe la sinistra, che occupa posti. Ma chiediamo una nomina più imparziale. Il museo Egizio di Torino è patrimonio del mondo: non può riservare gli sconti solo per i musulmani, non è un gesto inclusivo. Deve fare sconti per tutte le religioni”. Nel mirino di Crippa, nel 2018 come oggi, la campagna avviata dal direttore Christian Greco nel 2016, ‘Fortunato chi parla arabo’, che invitava i cittadini di “lingua araba”, con due ingressi al costo di uno, ad andare a conoscere la ricchezza del museo.

Per criticare l’iniziativa, il vice segretario leghista aveva diffuso sui social il video di una sua telefonata, poi risultata falsa, al centralino del museo. Per questo, con l’accusa di incitamento all’odio, era stato condannato, nel 2020, in primo grado, alla rimozione del video e al pagamento di un risarcimento di 15mila euro.

Accusa dalla quale era però stato assolto dalla Corte d’appello l’anno seguente. Crippa torna ora a chiedere che Greco “faccia un gesto di dignità e si dimetta. “Faremo di tutto per cacciarlo e chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se non si dimette lui”, promette. Ma il leghista non è il solo a criticare Greco.

Nei giorni scorsi si è espresso l’assessore regionale piemontese al Welfare, Maurizio Marrone, Fratelli d’Italia. “Greco ha doti manageriali non comuni, ma ritengo esistano figure potenzialmente più qualificate, che sono state penalizzate non dico per la direzione, ma addirittura per un posto nel cda del museo”, ha detto l’esponente di FdI.

E, mentre il centrodestra – locale e nazionale – non è granitico sul tema con la capo delegazione della Lega che rinnova la stima nei confronti di Greco, l’affondo di Crippa e FdI sollecita la reazione del centrosinistra, che fa scudo attorno al direttore del museo. “Greco dirige il museo Egizio con grande professionalità’ e competenza, portando risultati concreti. Da settimane è sotto l’attacco delle destre per un’unica ragione, non essere, secondo loro, allineato alle posizioni del governo”, afferma la segretaria del Pd Elly Schlein. “È un fatto grave nel merito e nella sostanza, e tradisce la mania di controllo che ha Giorgia Meloni”, attacca.

“L’anno scorso ho portato i ragazzi al Museo egizio di Torino. Come ebbi modo di scrivere mi è sembrato uno dei musei meglio gestiti, allestiti e organizzati d’Italia. Rimuoverei piuttosto chi chiede di rimuovere Christian Grieco”, scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda. “Cacciare, cacciare, epurare è lo slogan preferito dai leghisti, affamati di potere e di controllo politico su tutto”, lamenta il segretario di Si, Nicola Fratoianni. “La destra vuole le purghe contro gli intellettuali che non si allineano al suo pensiero – sostiene il portavoce di Europa verde Andrea Bonelli -. Dopo aver colonizzato la Rai con TeleMeloni, adesso vuole cacciare i direttori dei musei”.

Ma il centrodestra locale e nazionale sul tema appare diviso. “Le polemiche di questi giorni attorno alla figura del direttore del museo Egizio Christian Greco non scalfiscono la fiducia e la stima della Regione nei confronti dell’uomo e del professionista che ha dimostrato in questi anni di lavorare bene nell’interesse del museo e della comunità”, commentano, in una nota, l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte Vittoria Poggio, l’assessore regionale Fabrizio Ricca e Fabio Carosso, vicepresidente e capo delegazione della Lega all’interno della Giunta regionale del Piemonte.

Mentre il sottosegretario Vittorio Sgarbi sottolinea come la nomina di Greco non dipenda dal Mic “ma dalla presidente della Fondazione del Museo delle Antichità egizie, Evelina Christillin, nominata da Franceschini”. “È inutile chiedere la sua cacciata. Greco non può essere cacciato e anzi potrebbe anche essere riconfermato”, avverte. “La polemica sulla direzione del museo egizio di Torino è francamente stucchevole – frena, per Noi moderati, Maurizio Lupi -. Il centrodestra, che è una coalizione plurale e con al suo interno diverse sensibilità, ha sempre condiviso un metodo: le nomine vengono fatte in base al merito, alla competenza, al curriculum. Se e quando c’è la necessità di un cambio di vertice, si procede seguendo questi criteri, non quelli dell’appartenenza politica. Lasciamo chi di dovere valutare con serenità se Christian Greco ha lavorato bene oppure no. Continuiamo a lavorare per dare soluzioni concrete a questioni reali, dalla gestione dei flussi migratori all’economia, e lasciamo alle opposizioni gli spot da campagna elettorale”. 

AGI –  Incontri ricchi di significati quelli di stamane a Piazza Armerina (Enna) del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e del collega tedesco Frank-Walter Steinmeier che si sono recati presso l’Associazione Don Bosco 2000 che si occupa di accoglienza e integrazione dei migranti. Qui hanno incontrato migranti e operatori. Alcuni hanno dato la loro testimonianza, persone del Mali, del Senegal, dell’Ucraina…

I due capi di stato li hanno ascoltati e hanno dialogato con loro. “Accogliere: voce del verbo amare”, si legge in un cartellone, tra quelli che ripropongono il volto di Don Bosco. 

Mattarella: “Aiutare i Paesi d’origine”

“Abbiamo ascoltato qui a Piazza Armerina le iniziative messe in campo innanzitutto per accogliere i migranti che sono giunti qui attraverso sofferenze indicibili, ma anche per integrarli e inserirli in progetti di crescita, incentivando oltretutto programmi nei Paesi d’origine dove possano assumere iniziative grazie alle competenze acquisite, creando nuove aspettative di vita in quei luoghi dove resterebbero volentieri se non fossero spinti dalla fame della miseria dalla intolleranze”, ha detto il presidente Sergio Mattarella, nella conferenza stampa con il collega tedesco Frank Walter Steinmeier. 

Mattarella: “Serve visione del futuro, non misure tampone”

 “C’e’ una perfetta omogeneità di valutazione del fenomeno migratorio che non colpisce solo l’Italia, ma anche la Germania, e sappiano tutti che è un fenomeno epocale che va governato con visione del futuro non con provvedimenti improvvisati o tampone. Serve – ha aggiunto – una visione del futuro coraggiosa e nuova, ma l’operatività e messa ai governi, non a Steinmeier e non a me”.

Mattarella: “Bene 10 punti VdL, ma tutti i Paesi agiscano”

“Occorre studiare soluzioni nuove e coraggiose, non approssimative, soluzioni europee, perché è un problema che non può essere affrontato da un Paese solo, neppure il più grande. Sono i governi che devono metterle in campo. E i dieci punti della presidente von der Leyen sono interessanti, così come i passi avanti in Consiglio europeo”.

“Quello che è importante è che tutti comprendano in Europa che il problema esiste e non si rimuove ignorandolo, ma va affrontato per non lasciare il protagonismo di questo fenomeno plurare ai crudeli trafficanti di essere umani”. “Le regole di Dublino sono la preistoria – ha poi aggiunto – nessuno ha la soluzione in tasca”.

Steinmeier: “Arrivi devono diminuire, serve Ue”

Frank-Walter Steinmeier ha invece sottolineato che “l’Italia e la Germania sono tra i Paesi più colpiti” e la “Germania è il Paese che ha partecipato di più alla redistribuzione di quelli giunti in Italia. Ma gli arrivi devono diminuire e servono regole dell’Unione europea se le frontiere interne devono essere aperte”. 

AGI – La prima Supermedia dell’autunno – basata su ben 12 rilevazioni da parte di 8 diversi istituti – vede FdI ancora saldamente primo partito, con il 28,7%, mentre il Pd fa registrare per la terza settimana consecutiva un dato inferiore al 20%. Confermati anche un M5s sopra l’asticella del 16% e un trend in discesa per FI, sotto il 7% per la prima volta da maggio.

Quanto alla Supermedia liste, dunque, questi i dati:

  • FDI 28,7 (+0,2)
  • PD 19,7 (-0,2)
  • M5S 16,5 (+0,4)
  • Lega 9,2 (-0,1)
  • Forza Italia 6,9 (-0,3)
  • Azione 3,8 (=)
  • Verdi/Sinistra 3,4 (+0,2)
  • Italia Viva 3,0 (=)
  • +Europa 2,3 (-0,1)
  • Italexit 1,9 (-0,1)
  • Unione Popolare 1,4 (-0,4)
  • Noi Moderati 1,1 (+0,3).

La Supermedia coalizioni invece è questa:

  • Centrodestra 46,0 (+0,1)
  • Centrosinistra 25,4 (-0,2)
  • M5S 16,5 (+0,4)
  • Terzo Polo 6,8 (=)
  • talexit 1,9 (-0,1)
  • Altri 3,4 (-0,2).

NOTA: La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 7 al 20 settembre, è stata effettuata il giorno 21 settembre sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati.

I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti EMG (data di pubblicazione: 15 settembre), Euromedia (12 e 21 settembre), Ixè (14 settembre), Noto (19 settembre), Piepoli (8 settembre), Quorum (18 settembre), SWG (11 e 18 settembre) e Tecnè (9,11 e 16 settembre). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale www.sondaggipoliticoelettorali.it.

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