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AGI – “La Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus richiama l’attenzione della nostra comunità sulla terribile prova affrontata in occasione della pandemia e costituisce occasione di vicinanza ai familiari dei tanti deceduti a causa della pervasiva diffusione del Covid-19”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Pagina dolorosa della storia recente del nostro Paese e del mondo intero – ha evidenziato il Capo dello Stato – la crisi è suonata terribile esperienza delle sfide di fronte alle quali può trovarsi l’umanità e di come solo una risposta coordinata a livello globale sia stata in grado di farvi fronte, con l’accelerazione nella messa in opera delle più recenti scoperte della ricerca in cui protagonista è stata l’Unione Europea”. “La memoria collettiva ne è uscita segnata ed è giusto, tuttavia, ricordare come lo sforzo sinergico e solidale delle istituzioni a ogni livello, del personale sanitario, dei volontari e società civile, abbia consentito di arginare un nemico intangibile all’insegna di una rinascita globale”, ha rilevato ancora Mattarella che ha poi concluso: “In questa Giornata la Repubblica commemora le vittime dell’epidemia e rinnova sentimenti di profondo cordoglio a tutti i familiari”.

AGI – Angelo Chiorazzo si candida a presidente della Regione Basilicata alle prossime elezioni del 21 e 22 aprile con Basilicata casa comune e altre liste civiche. Ad annunciarlo lo stesso imprenditore di Senise (Potenza) in un lungo post in cui spiega che “per seminare occorre voltare pagina. Per questo, abbiamo deciso, insieme a Basilicata Casa Comune, di candidarci a rappresentare questo moto di popolo. Assieme a noi ci saranno altre liste civiche e chi vorrà sposare questo progetto”. 

 

“Qualche ora fa Domenico Lacerenza ha preso atto della contestazione e della condizione di estrema difficolta’ elettorale determinatesi immediatamente alla ufficializzazione dell’intesa sul suo nome e ha fatto un passo indietro. è una scelta non scontata – spiega Angelo Chiorazzo – di cui apprezzo l’onesta’ intellettuale. Segnala ancora una volta lo stile dell’uomo, che va nuovamente sottolineato, a maggior ragione dopo cio’ che ha dovuto affrontare negli ultimi tre giorni. Adesso, pero’, non c’è davvero più tempo da perdere. E non possiamo fare finta di niente. Anzi, c’è da ripartire da quel moto popolare che denota rabbia verso la politica e allo stesso tempo un profondo desiderio di cambiamento. Non ha prevalso l’indifferenza e, considerando come sono andate le cose, è un mezzo miracolo”.

 

“Chiediamo a tutte e tutti quelli che ci hanno sostenuto, e in questi giorni richiamato a gran voce, di starci accanto fino in fondo, di fare con noi la campagna elettorale. Non importa se hanno in tasca la tessera di un’associazione, di un partito o di un movimento – aggiunge il fondatore della coopeartiva Auxilium – vogliamo rimettere in gioco tutta quella energia e quell’entusiasmo che aveva attraversato la Basilicata nei mesi scorsi e che in questi giorni aveva lasciato spazio alla frustrazione. Lo vogliamo fare nella composizione delle liste, nella campagna elettorale, nella volonta’ di far voltare pagina alla nostra amata regione. Ci ha convinto chi ci ha detto: ora o mai più. Noi ci siamo”conclude Chiorazzo.

 

L’annuncio arriva dopo il passo indietro di Domenico Lacerenza, candidato del centrosinistra: “Dopo un’attenta riflessione voglio comunicare la mia rinuncia alla candidatura a presidente della Regione Basilicata”. “È una decisione presa con assoluta serenità e anche nell’interesse delle forze politiche che hanno voluto propormi”, ha spiegato l’oculista di 66 anni. “Avevo dato la mia disponibilità, ma non posso non registrare le reazioni che ci sono state in seguito. In ogni caso voglio che lo spirito che ha portato alla proposta che ho ricevuto, cioè la ricerca dell’unità dei moderati e progressisti e l’offerta di una coalizione capace di battere il centrodestra in Basilicata, sia preservato, e per questo faccio un passo indietro. Lo devo anche alla mia storia professionale e per rispetto alla comunità dei lucani – ha aggiunto – ringrazio quanti hanno espresso fiducia nei miei confronti, e in particolare Elly Schlein, Giuseppe Conte e Angelo Chiorazzo”.

 

Anche in Piemonte il campo largo è entrato in crisi, dopo la decisione maturata dal Pd di ufficializzare la candidatura di Gianna Pentenero alle prossime elezioni regionali. “Registriamo questo cambio di passo e di metodo – scrivono in una nota esponenti e deputati del M5S – una decisione che cozza con il dialogo che, seppur tra difficoltà e differenze, era stato intavolato in trasparenza e franchezza in questi mesi per definire gli aspetti programmatici di una proposta politica condivisa e unitaria. Alla luce di tutto questo – prosegue la nota – nei prossimi giorni il Movimento 5 Stelle illustrerà il proprio programma elettorale e avvierà il percorso per la scelta del proprio candidato presidente, convinto che il nodo per far voltare pagina al Piemonte sia quello di un’agenda programmatica all’altezza della volontà di cambiamento richiesta dai cittadini”. 

 

Il senatore Maurizio Gasparri, presidente di Forza Italia al Senato, ha sottolineato ai microfoni di Tg Rai che “al campo rotto della sinistra noi contrapponiamo una sana unità del centrodestra, che anche in Basilicata vuole essere in campo coeso, vuole vincere e governare bene questa regione. Siamo seri e concreti come Forza Italia si è impegnata a essere con gli elettori”.

 

 La coordinatrice nazionale di Italia Viva, Raffaella Paita, ha annunciato che “Il generale Vito Bardi è un candidato moderato e Italia Viva, per il bene della Basilicata, sosterrà la sua candidatura alla presidenza della regione. Ci presentiamo nella sua lista per valorizzare l’area civica, centrista e moderata”. 

 

AGI – Le guerre in Ucraina e Medio Oriente minacciano di “coinvolgere la comunità internazionale” e “vanno fermate”. L’appello, netto, di Sergio Mattarella arriva nel giorno in cui l’Italia celebra l’unità nazionale, la Costituzione, l’inno e la bandiera. Il messaggio del capo dello Stato, che chiede il “ripristino del rispetto dei diritti umani e del diritto” sul piano internazionale, è accompagnato anche da un richiamo, altrettanto netto, ai valori di “unita’ e collaborazione” tra le istituzioni, a livello nazionale, e al ruolo svolto dall’integrazione europea come “cornice di garanzia” delle domande di “democrazia e giustizia sociale” contenute nei “venti di indipendenza e libertà che attraversarono l’Europa nei secoli scorsi”. “Il 17 marzo celebriamo il 163mo anniversario di nascita del nostro Paese, al quale le battaglie che vi fecero seguito in tutto l’arco del Risorgimento avrebbero consentito di essere finalmente unito”, ricorda il capo dello Stato, che stamame ha deposto una corona di alloro davanti al milite ignoto durante una cerimonia all’Altare della patria cui hanno preso parte i presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il capo di Stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone. “La giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera riassume i valori di indipendenza, sovranità popolare, libertà, giustizia, pace, coniugati in oltre un secolo e mezzo di percorso impervio e difficile e mirabilmente riassunti nella Costituzione repubblicana”, sottolinea Mattarella, ricordando come “generazioni generose furono protagoniste del nostro essere Italia, sino a quelle che, senza esitazioni, seppero scegliere la causa della Liberazione nella Seconda guerra mondiale”. “E, oggi, Costituzione, inno degli italiani e Tricolore simboleggiano la Repubblica italiana – aggiunge -. Più vero sarà l’ideale della nostra unità, più ricco di opportunità sarà l’avvenire del popolo italiano. Le istituzioni sono chiamate, per prime, a dare esempio di collaborazione e responsabilità, di unione nel servizio al bene comune”. 

 

“I venti di indipendenza e libertà che attraversarono l’Europa nei secoli scorsi, con le domande di democrazia e giustizia sociale che le hanno accompagnate, hanno trovato nel percorso della integrazione europea la cornice di garanzia – ricorda poi Mattarella -. Oggi, siamo di fronte a sfide non dissimili da quelle che vennero affrontate allora. La crescente e terribile situazione di instabilita’ caratterizzata da aggressioni sempre più sanguinarie, in Ucraina come in Medio Oriente, minacciano di coinvolgere tutta la comunità internazionale. Queste guerre vanno fermate, affinchè si ripristini il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, a garanzia della vita di ogni popolo”. “Celebriamo con orgoglio la nostra amata patria e i numerosi avvenimenti che portarono allo sviluppo unitario di un popolo e di una nazione”, tiene a sottolineare il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “E’ importante promuovere ogni giorno i valori di democrazia e libertà che trovano consacrazione nella nostra Costituzione. Storia, identità e tradizione: auguri alla nostra Italia e a tutti gli italiani”, aggiunge. ‘Identitario’ il messaggio scelto dal presidente della Camera, il leghista Lorenzo Fontana. “Preserviamo il patrimonio identitario del nostro Paese rappresentato dalla miriade di culture e tradizioni locali che contraddistinguono le nostre comunità – afferma Fontana -. E’ un tesoro che va orgogliosamente custodito e tramandato”. In partenza per Il Cairo per la missione europea con Ursula von der Leyen, Meloni, sui social, tiene a ricordare come “il giorno dell’unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”, sia “fondamenta dell’identità nazionale”. “Un giorno per rinnovare il nostro impegno verso un’Italia sempre più unita, per guardare al futuro con fiducia, consapevoli che insieme possiamo superare qualsiasi sfida e liberare le migliori energie della nostra nazione. Viva l’Italia unita, forte e fiera”, sottolinea la premier. “Nella ‘giornata dell’unità nazionale, della Costituzione dell’inno e della bandiera’ è opportuno rimarcare il ruolo che l’attuazione piena, in ritardo di 23 anni, del Titolo V della Costituzione – attraverso l’autonomia regionale e la definizione e l’introduzione dei ‘Livelli essenziali delle prestazioni’ – sarà il vero e solo strumento per arrivare a unità nazionale non solo a parole ma nei fatti concreti e quotidiani, realizzando una vera coesione a livello nazionale”, osserva, dal canto suo, il ministro leghista per gli Affari regionali e le autonomie Roberto Calderoli. 

 

AGI – Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, atterra domenica mattina al Cairo per una missione congiunta Ue con l’obiettivo di chiudere un accordo per arginare i flussi migratori irregolari. È previsto inoltre un vertice bilaterale della premier con il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, nel corso del quale saranno siglate diverse intese riconducibili al Piano Mattei.

 

Della delegazione comunitaria fanno parte inoltre il presidente della Commissione Europea, Ursula von Der Leyen, il primo ministro belga e presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, Alexander De Croo, il cancelliere austriaco, Karl Nehammer, e i primi ministri di Grecia e Cipro, ovvero altri due Paesi interessati dalla rotta migratoria mediterranea, Kyriakos Mitsotakis e Nikos Christodoulidis.

 

L’Unione Europea mira a stringere con l’Egitto un’intesa sul modello di quelle già siglate con Tunisia e Mauritania. L’entità del sostegno europeo sarà annunciata ufficialmente da Von der Leyen ma secondo il ministro delle Finanze egiziano, Mohamed Maait, l’Ue è pronta a mettere sul tavolo circa cinque miliardi di euro per aiutare un Paese che, secondo l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni, ospita al momento nove milioni di rifugiati, tra cui quattro milioni di sudanesi e 1,5 milioni di siriani. Numeri che mettono in ulteriore difficoltà un Paese che soffre una profonda crisi economica e si trova stretto tra due conflitti alle sue porte.

Un Paese stretto tra due guerre al confine

A Est l’invasione israeliana di Gaza ha ammassato al confine un milione e mezzo di sfollati palestinesi, che l’Egitto non intende accogliere anche per il timore che si realizzi l’obiettivo delle frange più oltranziste del governo di Tel Aviv, cioè una drastica diminuzione della presenza araba nel territorio della Striscia. Se il valico di Rafah rimane sigillato, molto più complesso è controllare la porosa frontiera meridionale con il Sudan, straziato da quasi un anno di conflitto tra l’esercito regolare e i paramilitari delle Forze Rapide di Supporto, eredi dei sanguinari janjaweed responsabili dell’ecatombe in Darfur.

 

L’accordo su un pacchetto di aiuti e investimenti in cambio dell’impegno egiziano a fermare le partenze di migranti irregolari e ad accogliere i richiedenti asilo respinti è solo l’aspetto principale di una missione che porterà alla firma di una Dichiarazione Congiunta per porre le basi di un partenariato strategico tra Bruxelles e il Cairo.

 

“C’è una sorta di dimensione globale nelle nostre relazioni con l’Egitto, che deve essere sottolineata e sulla quale torneremo domenica”, ha dichiarato venerdì il portavoce della Commissione Europea, Eric Mamer, “c’è ovviamente anche una cooperazione nel campo della migrazione e della sicurezza, vista la situazione nella regione”.

L’agenda della premier 

Meloni, che sarà accolta all’aeroporto dal ministro delle Antichità egiziano, Ahmed Issa, e dall’ambasciatore al Cairo, Michele Quaroni, verrà ricevuta al Palazzo presidenziale da Al Sisi, il quale avrà un colloquio bilaterale con ciascuno dei capi delegazione.

 

Si svolgerà quindi un summit congiunto dei leader presenti a cui seguiranno le dichiarazioni alla stampa. Nel quadro del Piano Mattei per l’Africa, riferiscono fonti di Palazzo Chigi, l’Italia e l’Egitto firmeranno una serie di accordi che interesseranno i sei pilastri del Piano: istruzione e formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia e infrastrutture. 

ùAGI –  “È stata messa una rosa di nomi sul tavolo, ma il Movimento 5 Stelle rimane sulla sua posizione”. Cosi’ ai giornalisti il coordinatore regionale dei Cinque Stelle, il deputato Arnaldo Lomuti, al termine della riunione del tavolo del centrosinistra lucano in vista delle Regionali del 21 e del 22 aprile che si è svolta a Potenza. “Abbiamo trovato un candidato civico che viene dal mondo della sanità e sulla sanità il governo Bardi ha un nervo scoperto. È un candidato che ha il nostro appoggio. Abbiamo anche pronte liste. Il Movimento 5 Stelle non cambia posizione”ha concluso Lomuti. 

 

Matteo Salvini spera ancora che Luca Zaia possa candidarsi alle europee. Il segretario leghista da tempo ha chiesto ai governatori più popolari di scendere in campo in vista della consultazione dell’8-9 giugno. Ma, nelle riunioni del consiglio federale, lo stesso Zaia, il lombardo Attilio Fontana e il friulano Massimiliano Fedriga hanno mostrato scetticismo davanti a questa proposta del segretario, obiettando che una loro candidatura di bandiera non sarebbe compresa dagli elettori anche perché toglierebbe tempo all’amministrazione delle rispettive Regioni.

 

Dopo la bocciatura dell’emendamento leghista sul terzo mandato dei governatori, che blocca la ricandidatura di Zaia alle regionali dell’anno prossimo, quindi, Salvini sembra tornare in pressing sull’inquilino di Palazzo Balbi, evocando per lui un imprecisato ruolo in Europa. Non è escluso che il capo della Lega ambisca, per Zaia, a un ruolo di maggiore prestigio, come il commissario europeo, magari all’Agricoltura. Anche se appare veramente difficile che il partito di Giorgia Meloni possa rinunciare a indicare un proprio esponente nel prossimo esecutivo Ue, a maggior ragione se la presidente sarà nuovamente Ursula von der Leyen che i leghisti hanno chiarito che mai sosterranno mentre la premier si’.

 

Mi piacerebbe che Zaia “fosse rieletto in Veneto” ma, se ciò non accadrà, “io un’idea ce l’ho”, scandisce Salvini, da Padova, dove si trova per il tour sulle infrastrutture ‘L’Italia dei si”, proprio insieme al governatore veneto. “Zaia – continua il capo di via Bellerio, assicurando che il Veneto continuerà a “guida leghista” anche nel 2025 – potrebbe fare tutto quello che vuole. Ovviamente lui ama il Veneto. Se portiamo a casa l’autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione, visto che nei prossimi anni molte iniziative passano per l’Europa, diciamo che sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa”. Netta la risposta del ‘dogè leghista.

 

“Sono concentrato a lavorare per i veneti, mi aspettano anni di attività, al mio futuro penso io. Non ho l’ansia del terzo mandato, e non perdo il sonno per questo”, taglia corto Zaia, che sul limite del doppio mandato ai governatori aggiunge: “Il Parlamento è sovrano e deciderà se continuare a bloccare il mandato a sindaci e governatori e garantirlo invece a tutti gli altri”. Ma, anche sul tema del terzo mandato, Salvini si mostra più arrendevole di altre occasioni. “Se gli altri hanno detto di no, è chiaro che da soli non ce la possiamo fare”, afferma con riferimento alla bocciatura in Parlamento alla proposta leghista, osteggiata anche dagli altri partiti di maggioranza. “Abbiamo fatto tutto il possibile. Se il 90% dei partiti è contro … È da mesi che proponiamo il terzo mandato, nelle commissioni, alla Camera e in Senato. La Lega ha votato da sola perchè il Pd, FdI, FI e M5s hanno votato contro. E siccome in democrazia vincono i numeri …”.

 

Il segretario leghista poi tiene a precisare di avere un ottimo rapporto di “totale sintonia” con Meloni, con la quale dice di aver “messaggiato” anche in mattinata. A chi gli chiede del rischio di “debacle” della Lega alle prossime elezioni europee, Salvini risponde: “Parliamo di cose belle. La Lega crescerà”. E nega l’esistenza di fronde interne nella Lega. “è un attacco giornalistico”, sostiene. Salvini parla a Padova, mentre l’altro vice premier, l’azzurro Antonio Tajani, da Verona, lancia la sfida alla Lega, ormai sorpassata da FI alle regionali in Abruzzo, proponendo la candidatura dello storico avversario di Zaia, l’ex leghista (espulso nel 2015) Flavio Tosi.

 

“Abbiamo un partito forte, una rete organizzativa molto efficiente. Abbiamo anche un leader regionale che può essere benissimo candidato alla presidenza della Regione, mi riferisco a Flavio Tosi”, afferma Tajani. “Vedremo, ne parleremo. Si discuterà, ci metteremo attorno a un tavolo. Noi abbiamo le nostre carte da giocare, con grande rispetto degli alleati. Ma il rispetto che noi abbiamo nei confronti degli altri, deve essere lo stesso rispetto riservato a noi”, continua, ribadendo il ‘no’ di FI al terzo mandato dei governatori “per evitare concentrazioni di potere”.

 

“Salvini non ha nulla da temere, soprattutto da Forza Italia – precisa poi Tajani -. Anche in Abruzzo il risultato della Lega non è stato un risultato negativo. Forza Italia è andata molto bene, ma io non voglio andare a rubare voti a destra di Forza Italia”. Il primo partito ad ambire alla guida del Veneto sarebbe in realtà Fratelli d’Italia, a secco di governatori nelle Regioni del Nord. Ogni discorso sulle candidature alle regionali del prossimo anno è rinviato a dopo le europee, e sarà valutato anche in base ai rapporti di forza tra i partiti che emergeranno dal voto. Piu che alle regionali del 2025, in realtà, sembra che nel partito di Tajani si stia valutando una candidatura di Tosi, eletto con FI alla Camera, nella circoscrizione Nord Est proprio alle europee. Una eventuale candidatura di Tosi in Veneto verrebbe vista come una provocazione dalle truppe leghiste e da Zaia, che a quel punto forse potrebbero davvero organizzare una contro-candidatura avversa a FI e FdI, se lo appoggiassero.

 

Oltre a mostrare apparente arrendevolezza sul terzo mandato ai governatori, Salvini, infine, sembra non avere troppa fretta su un altro tema-bandiera del leghismo, il ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. “L’autonomia farà bene a tutta Italia, non solo ai veneti e ai lombardi che l’hanno chiesta e, quindi, noi porteremo a casa nei tempi previsti l’autonomia che serve al Paese. Prima o dopo le europee? Il prima possibile. L’autonomia sarà una riforma epocale per i prossimi cento anni, quindi se arriva il 6 giugno o il 16 giugno l’importante è che arrivi e su questo la maggioranza è compatta”. Le dichiarazioni di Salvini su Zaia sono lette come una pietra tombale sul futuro del governatore dalle opposizioni.

 

“Zaia spedito in Europa a fare il difensore del Veneto? Povero Zaia, se questo è il futuro che gli riserva Salvini – commenta la capogruppo di Alleanza Verdi e sinistra alla Camera Luana Zanella – Salvini parla del Veneto come una terra di conquista, in realtà fa cosi’ in ogni luogo, ha una tendenza a cannibalizzare cio’ che tocca, da Cortina con la pista da bob a Messina con l’assurdo ponte”. “Oggi, a Padova, Matteo Salvini ha definitivamente archiviato l’ipotesi di terzo, o meglio quarto mandato da presidente di Regione, per Luca Zaia”, sostiene la capogruppo dem in Consiglio regionale del Veneto, Vanessa Camani.

 

“Una pietra tombale – prosegue – camuffata dal riconoscimento, quasi rassegnato, che in democrazia vincono i numeri. Ma la democrazia di cui parla Salvini non sta solo nei numeri bensi’ nel fatto che con la bocciatura secca della proposta della Lega si è affermato un principio di alternanza e di non concentrazione del potere per un periodo lunghissimo a una sola persona”. Intanto, la Lega ha ufficializzato, con un messaggio inviato ai parlamentari, l’evento organizzato dal gruppo a Strasburgo ‘Identità e democrazia. Del tutto simile a quello che si è tenuto a Firenze il 3 dicembre, il convegno si intitola ‘Venti di cambiamento, verso un’Europa di cooperazionè ed è in programma il 23 marzo agli Studios romani di via Tiburtina.

 

Invitati tutti i partiti che aderiscono a Id, ovvero il Rassemblement National di Marine Le Pen, i tedeschi di Alternative fur Deutschland, l’Fpo ustriaco, i fiamminghi del Vlaams Belang, i conservatori estoni, il partito popolare danese, Libertà e democrazia diretta del ceco Tomio Okamura, e il Partito per la libertà dell’olandese Geerts Wilders. Ancora la segreteria leghista non ha conferme certe sulle presenze dei leader. Ma non sarebbe in programma una partecipazione di Le Pen: dovrebbe arrivare Jordan Bardella in sua vece, come già successo nel capoluogo toscano. Eventi analoghi, organizzati dalla Lega per Id, dovrebbero tenersi nei prossimi mesi anche a Milano e Bari. 

AGI – “La guerra non sa arrestarsi sulla soglia della barbarie”. Sono passati 80 anni dalla distruzione di Cassino il 15 marzo 1944, un mese prima gli Alleati avevano bombardato l’abbazia decimando monaci e famiglie sfollate. Sergio Mattarella ricorda quel massacro mentre ai confini dell’Europa continuano i bombardamenti, in un succedersi di “mesi e anni amari”. Dall’Ucraina al Medio oriente i conflitti si moltiplicano, la spirale di tensione non si disinnesca ma sembra impazzire. Una tensione che porta anche Emmanuel Macron a parlare di impegno diretto a sostegno dell’Ucraina. Voce isolata certo, anche il governo italiano a cui il Quirinale si rifà ha già preso le distanze, ma segno di un nervosismo palpabile.

 

Mattarella mostra di nuovo la sua preoccupazione, non recede dalla linea di aiuto a Kiev, ovviamente, ma richiama il ruolo dell’Italia e dell’Europa: “costruire ponti di dialogo” e di pace perchè cessi “ovunque il fuoco delle armi”. Non un pacifismo acritico, ovviamente, non una resa alla ragione del più forte, ma basato sulla lettera della Costituzione, sul ripudio della guerra come strumento di controversie tra Paesi.

 

Il capo dello Stato partecipa nella piazza di Cassino alla cerimonia che ricorda la lunga battaglia che fiaccò la linea Gustav e aprì la strada per Roma agli Alleati. Una pagina di storia su cui molto si è discusso, perchè a fronte di un obiettivo condiviso, la liberazione, alcuni errori tattici e un eccesso nell’offensiva alleata provocarono 200.000 morti di cui moltissimi civili inermi. Il Presidente ricorda anche Coventry, rasa al suolo dai tedeschi nel 1940 in un attacco offensivo, e Dresda, cancellata dagli alleati nel 1945 per porre fine alla follia nazista.

 

Esempi drammatici di come la guerra non abbia remore a superare il confine tra umanità e barbarie, nè quando si combatte dalla parte del torto nè quando si combatte dalla parte della ragione. Nè allora in Europa, nè ora in Ucraina e a Gaza.

 

Mattarella rende omaggio alla memoria delle vittime e anche a quell'”eroismo silenzioso nel tempo della sofferenza, e alla sua orgogliosa volontà di far riprendere la vita” per ricostruire l’abbazia e la città che fu “martire” ma anche “protagonista di questa risalita dall’abisso”. 

 

Allora “la strada della libertà” fu segnata “dal sacrificio e dal coraggio degli uomini che combatterono coraggiosamente prendendo parte alla lotta di Liberazione”. E proprio da allora “quello che l’Italia ha compiuto in Europa è un cammino straordinario di pace e di solidarietà, abbracciando i valori dell’unità del nostro popolo, della democrazia, dell’uguaglianza, della giustizia sociale. Valori che gli italiani vollero consacrati con la scelta della Repubblica e con la Costituzione”.

 

E proprio nella nostra Carta c’è una “affermazione solenne, tra le altre: il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo per la risoluzione delle controversie internazionali”. Si tratta delle “ragioni, delle premesse del ruolo e delle posizioni del nostro Paese nella comunità internazionale: costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo”. Un ponte non neutrale, che sa valutare i torti di chi aggredisce e le ragioni di chi è aggredito, che lavora per una pace giusta e non per una resa al sopruso del più forte dunque.

 

Il Capo dello Stato parla di “anni amari”, torna con angoscia alle immagini di Kiev e di Gaza, dove “guerre terribili stanno spargendo altro sangue”. “Bisogna interrompere il ciclo drammatico di terrorismo, di violenza, di sopraffazione, che si autoalimenta e che vorrebbe perpetuarsi. Questo è l’impegno della Repubblica Italiana” scandisce Mattarella.

 

Per il quale “far memoria di una tragedia come quella di Cassino è anche un richiamo a far cessare, ovunque, il fuoco delle armi”: “riaprire una speranza di pace”, e cioè lavorare attivamente per il ripristino “del diritto violato in sede internazionale” e “della dignità riconosciuta a ogni comunità”. Mentre la Ue “deve assumersi un ruolo permanente nella costruzione di una pace fondata sulla dignità e sulla libertà”.

 

Dunque Cassino esprime un ricordo doloroso “ma è anche un monito a non dimenticare mai le conseguenze dell’odio, del cinismo, della volontà di potenza che si manifesta a più riprese nel mondo”. Una lezione da tenere “sempre viva”, afferma Mattarella.

 

Che poche ore dopo la visita alla città martire deve nuovamente intervenire per esprimere solidarietà al direttore di Repubblica Maurizio Molinari, cui i collettivi studenteschi hanno impedito di partecipare a un incontro alla Federico II a Napoli. “Quel che vi è da bandire dalle Università è l’intolleranza, perchè con l’Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente” scrive il Presidente, per cercare di svelenire un clima di tensione, effetto collaterale dei conflitti in corso, che rischia di imbarbarire il dibattito pubblico anche in Italia. 

AGI – “L’Africa non è un continente povero: detiene il 60% di metalli e terre rare, il 60% di terre arabili, è un continente in crescita demografica, con un enorme potenziale di capitale umano che non sempre è stato messo nelle condizioni di sfruttare al meglio quelle risorse. In Africa l’Europa ha avuto in molti casi la capacità di cooperare lasciando qualcosa sul territorio, ma un approccio di questo tipo va rafforzato e messo a sistema se vogliamo essere competitivi con altri attori presenti su quel continente e che hanno un approccio diverso, a mio parere”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni intervenendo alla prima riunione della cabina di regia sul Piano Mattei a Palazzo Chigi.

“Questa capacità di un rapporto pari a pari è molto ben vista dagli interlocutori africani che sono stanchi di essere considerati o trattati come persone che vanno salvate da qualcosa”, ha sottolineato Meloni secondo la quale “scrivere una nuova pagina è l’obiettivo ambizioso che ha l’Italia nei rapporti e nella cooperazione con il continente africano. Non è una cosa che noi vogliamo o possiamo fare da soli, ma io penso che l’Italia possa essere pioniera in questo nuovo approccio. Ma è fondamentale che riusciamo, con il nostro buon esempio, a coinvolgere tanti altri: è un tema che riguarda l’Unione Europea e il G7”. “Se vogliamo riuscire nel nostro sforzo – ha aggiunto la premier – cioè immaginare una strategia italiana utile non solo all’Italia e portare gli altri su quella strategia dobbiamo saperlo fare bene noi. Se non sappiamo fare bene noi, difficilmente coinvolgeremo gli altri”. 

Per la cooperazione con l’Africa nell’ambito del Piano Mattei, che interesserà aree di intervento quali “l’istruzione e la formazione, la sanità, l’acqua e l’igiene, l’agricoltura, l’energia e le infrastrutture, sono nove le nazioni che abbiamo individuato: Algeria, Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia”. Per l’Africa – ha ricordato ancora la premier – servono “risposte durature, non iniziative spot, e con il Piano Mattei condividiamo con i Paesi africani, nell’ambito di quelle cose che l’Italia sa fare bene, quelle che per loro sono prioritarie”. “In queste settimane si sono svolte le prime missioni operative della struttura di missione” per il Piano Mattei, “a Bruxelles, per condividere a livello europeo il lavoro che stiamo facendo, poi ad Addis Abeba e in Costa d’Avorio. Nei prossimi giorni sono previste visite in Kenya, Marocco e Tunisia. Domenica – ha annunciato Meloni – sarò in Egitto con la presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen, e alcuni altri primi ministri. C’è una iniziativa simile a quella che abbiamo portato avanti in Tunisia, quindi il Memorandum of Understanding, che stiamo portando anche in Egitto”. 

La premier ha quindi ricordato che al vertice Italia-Africa, svoltosi a Roma il 28 e 29 gennaio scorso, “hanno partecipato i leader di 46 nazioni africane, i vertici delle massime istituzioni europee, internazionali, finanziarie, delle banche di sviluppo. E’ stato, e lo dico senza timore di smentita, un grande successo italiano, una iniziativa che non ha precedenti nella centralità dei rapporti tra l’Italia e il continente africano. E non lo dico perchè ci si possa lodare dei nostri successi, ma per segnalare che quella partecipazione in quella conferenza era un’enorme apertura di credito nei confronti dell’Italia. Di fronte a questa apertura di credito ci sono solo due strade: o la confermi o deludi quell’aspettativa. Quell’apertura di credito per me significava che i tanti leader africani, che spesso non partecipano a queste iniziative, hanno intravisto nel nostro approccio delle innovazioni”, hanno visto un “approccio nuovo che non è predatorio, paternalistico o caritatevole, un approccio che non ti guarda dall’alto verso il basso”, ha concluso Meloni. 
 

AGI – La partita sul candidato di centrosinistra in Basilicata è formalmente chiusa, ma il confronto e lo scontro tra le forze politiche protagoniste della lunga trattativa è destinato ad andare avanti e ad allargarsi anche alle elezioni europee. La scelta di Domenico Lecerenza come candidato di Pd, M5s, Avs e +Europa è letta dallo stato maggiore di Azione come un diktat di Conte alla coalizione. “Il fatto politico nazionale è il veto dei Cinque Stelle sulle forze riformiste recepito dal Pd”, sottolinea Carlo Calenda. “Noi non esprimiamo veti”, risponde Conte, “non è nei nostri obiettivi. Nel nuovo corso c’è una politica col sorriso che vuole rispettare gli altri, ma è difficile se devi lavorare con leader che dichiarano che il loro obiettivo non è una competizione san, ma è distruggere il M5s”. Lo ‘strappo’ con Calenda, tuttavia, provoca mugugni anche in quel pezzo di Partito Democratico che ha sempre guardando con poco entusiasmo alla prospettiva di una dialogo serrato con i Cinque Stelle. “Dobbiamo fare tutti gli sforzi fino all’ultimo secondo utile per costruire la coalizione più competitiva possibile. Non ci possono essere veti reciproci, vale per la Basilicata, per le prossime amministrative e in prospettiva per le elezioni politiche”, dice il senatore dem Alessandro Alfieri, che guarda all’area di Stefano Bonaccini.

 

 

Prese di posizione che fanno dire a fonti Pd vicine alla segretaria che non c’è nessuna preclusione a un allargamento della coalizione. Certo, dal Pd ricordano anche che il comportamento di Calenda nelle ore precedenti l’accordo non ha facilitato il dialogo. Prima ha tagliato la strada, assieme al M5s, alla candidatura di Angelo Chiorazzo, poi ha proposto Marcello Pittella e, davanti alla risposta negativa della segretaria, ha fatto sapere che avrebbe reso pubblica la candidatura senza piu’ attendere, aprendo contemporaneamente alla possibilità di sostenere il candidato del centrodestra Vito Bardi. Infine è tornato su Chiorazzo. Troppo anche per chi, come Schlein, ha fatto dell’unità del fronte alternativo alle destre la propria parola d’ordine. E se Alfieri da’ voce ai malumori della minoranza interna, dalla maggioranza dem viene sottolineato che a lavorare all’accordo con le altre forze di coalizione è stata la coppia composta dallo schleniano Igor Taruffi e dal bonacciniano Davide Baruffi.

 

Il fatto che Pd e M5s abbiano trovato il terzo accordo su altrettante regioni, lascia ben sperare chi da tempo è al lavoro al tavolo per il Piemonte. Le interlocuzioni, viene riferito, ci sono sebbene siano ancora “generiche”. Il canale di comunicazione piu’ volte interrotto è attivo. Un intervento dei dirigenti nazionali dei due partiti potrebbe mettere la strada finalmente in discesa Il Pd, in particolare, vorrebbe evitare una conta all’assemblea di sabato che rischierebbe di spaccare il partito piemontese fra sostenitori di Chiara Gribaudo e sostenitori di Daniele Valle. In controluce, dietro l’accordo lucano, è possibile intravedere comunque l’inizio della partita per le europee. Il perimetro della coalizione include, infatti, +Europa. La formazione di Riccardo Magi ed Emma Bonino è ancora faticosamente al lavoro sulla lista di scopo “Per gli Stati Uniti d’Europa” con la quale si cerca di tenere insieme Carlo Calenda e Matteo Renzi – oltre che Psi, Libedem, Radicali e Volt – così da superare la soglia di sbarramento del 4 per cento. Un tentativo che non ha dato finora i suoi frutti e i continui botta e risposta fra il leader di Iv e quello di Azione non alimentano l’ottimismo.

 

Nonostante questo il lavoro va avanti: si è tenuta nella sede di +Europa una riunione tra le forze politiche che hanno partecipato alla Convention per gli Stati Uniti d’Europa, tranne Azione, convocata da Emma Bonino lo scorso 24 febbraio. Erano presenti +Europa, Italia Viva, Libdem Europei, Partito Socialista, Radicali italiani e Volt. Nell’incontro si è discusso “in un clima positivo” della promozione della lista di scopo per gli Stati Uniti d’Europa in vista delle prossime europee, aperta anche ad altre forze oltre a quelle presenti, viene spiegato. Un nuovo incontro è previsto per martedì prossimo. In compenso, il dialogo fra Riccardo Magi e il resto delle opposizioni, soprattutto con il Pd, non è mai stato tanto proficuo. Al punto che Elly Schlein ha accettato l’invito di Magi e Bonino alla convention del 24 febbraio organizzata per far dialogare Renzi e Calenda.

 

Se a questo si aggiunge che alle ultime elezioni politiche +Europa ha ‘rotto’ con Calenda per onorare l’impegno preso con Enrico Letta e il Pd, sarebbe facile intravedere un ‘piano B’ per Magi e Bonino, nel caso naufragasse la lista di scopo. Uno scenario che sembra confermato anche da chi, nel Pd, vede un futuro da candidata nelle liste del Pd per Emma Bonino: una operazione che ricalcherebbe – ironia della sorte – quella messa in campo da Calenda quando nel 2019 si candido’ con il Pd guidato da Zingaretti. In quell’occasione, il simbolo del Pd fece spazio a quello di Siamo Europei voluto da Calenda che, una volta eletto, lascio’ definitivamente il Pd. La storica leader radicale andrebbe a rimpinguare le file dei candidati con cui Schlein intende aprire il partito all’esterno. Per la stessa ragione sembra prendere corpo l’ipotesi di una candidatura alle elezioni europee di Lucia Annunziata come capolista nella circoscrizione Sud, e quella di un altro giornalista, l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, come capolista nella circoscrizione Centro.  

 

AGI – “Non penso ci siano dietro questa vicenda aspetti che riguardino la sicurezza nazionale sotto il profilo militare e della difesa”. Lo ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, rispondendo in question time al Senato a una interrogazione di Italia Viva sul caso dei presunti dossieraggi su cui indaga la procura di Perugia.

 

 “La denuncia riguarda il cittadino Guido Crosetto più che il ministro della Difesa, è un atto che ho fatto come cittadino e che ha aperto quello che il procuratore Cantone ha chiamato un ‘verminaio‘” e “quando gli accessi non sono uno ma migliaia, e servono a formare dossier e questi dossier non servono ad alcuna attività di indagine ma vengono forniti a persone per non so quale utilizzo, allora secondo me è il Parlamento, massimo luogo di compimento della democrazia, che deve interrogarsi: sulle regole in atto, sulle persone che possono abusare di queste cose, sugli interessi che possono esserci dietro e che vanno a incidere sulla vita democratica e politica del Paese, indipendentemente dalle parti”.

 

“Il rischio di questa vicenda è che finisca come tante altre vicende degli ultimi anni, da quella Palamara ad altre, che alla fine non hanno portato ad alcun accertamento definitivo, fino a riguardare solo alcune persone senza andare a fondo di quali sono le logiche, le persone, gli interessi, il calcolo che c’è stato dietro”.

 

 “Se questo percorso sarà fatto con il Copasir, con la commissione antimafia, con una commissione speciale non sta al governo e non sta a me dirlo”, ha aggiunto il ministro: “Io vorrei che il Parlamento, proprio per la democrazia, non per chi ha denunciato, arrivasse a ridefinire i confini e far riprendere fiducia in tutte le istituzioni da parte dei cittadini”.

 

“In questo momento – ha concluso Crosetto – le persone che amministrano la giustizia, la polizia giudiziaria, quanti hanno accesso alle banche dati, tutti noi veniamo coinvolti da una delegittimazione complessiva in cui sembra che lo scontro di potere autorizzi chiunque a fare qualunque cosa. Va ripristinata la credibilità delle istituzioni nel suo complesso e ciò non può che passare dal Parlamento”.

AGI – Prima l’autonomia poi tutto il resto: ieri alla riunione dei capigruppo del centrodestra, che si è svolta nelle stanze del gruppo leghista, il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli ha mostrato tabelle e calendario: il ddl deve andare in Aula ad aprile, è stato l’input. Toni pacati, riunione che tutti i partecipanti descrivono tranquilla, ma nei fatti l’intesa sulla road map dei provvedimenti da approvare prima delle Europee ancora non c’è. Per di più – spiega un big della coalizione – c’è un fronte ‘trasversale nella maggioranza che frena. Parlamentari e non solo, eletti nel centrosud, nutrono più di una perplessità su una possibile accelerazione del ddl Calderoli. La tesi, viene spiegato, è che dare il via libera definitivo all’autonomia differenziata prima di giugno rischia di produrre più svantaggi che convenienze.

 

Tradotto: “cosi’ al Sud perdiamo voti”. E se al tavolo di ieri c’è stato chi ha quindi chiesto una riflessione in merito, ma per la Lega gli accordi vanno rispettati. Salvini ai suoi ha detto di aver parlato con la premier Meloni della questione, rassicurando cosi’ i fedelissimi, tra cui lo stesso Calderoli. Vero è che la Commissione Affari costituzionali di Montecitorio ha un’agenda fitta: se si dovesse decidere di approvare con una corsia privilegiata il ddl sulla cyber security e il pacchetto sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Piantedosi, non ci sarebbe spazio per altri provvedimenti da qui ai prossimi due mesi. E – osserva un esponente di Fratelli d’Italia – dare il semaforo verde all’autonomia a maggio potrebbe essere ancora peggio, “si rischiano proteste di piazza proprio alla vigilia delle urne“, è l’alert.

 

In sostanza, nella maggioranza si ragiona su quali temi puntare in campagna elettorale: la Lega intende fare la battaglia, anche se in realtà l’autonomia diventerà realtà solo con i decreti attuativi. Il punto è che il ‘patto’ tra Meloni, Salvini e Tajani prevede che la Lega rivendichi l’autonomia, Fdi il premierato e Forza Italia la riforma della giustizia, compresa la separazione delle carriere. Sulla riforma delle carriere delle toghe si è deciso di accelerare nel vertice svoltosi dopo l’ultimo Consiglio dei ministri: oggi si sarebbe dovuto adottare il testo base in Commissione alla Camera, poi slittato, anche perché l’intenzione del governo è quella di approntare – dopo Pasqua – un disegno di legge Costituzionale che potrebbe magari trasformarsi in un emendamento alla proposta di legge sulla quale sono in corso le audizioni. E, dunque, secondo il timing ipotizzato, premierato e riforma della giustizia viaggerebbero in Parlamento più lentamente rispetto al dossier autonomia, tanto che in Fdi si è aperto un confronto sulla possibilità o meno di andare in Aula al Senato con la riforma Casellati senza il mandato al relatore, il che presupporrebbe un testo blindato. “È una forzatura che vorremmo evitare”, dice un big del partito della Meloni.

 

Ora si attende che sia proprio il presidente del Consiglio a dare maggiori indicazioni sul percorso parlamentare da qui a giugno. Va ricordato, inoltre, che la premier ha già assicurato di voler rispettare gli impegni assunti dalla coalizione, rimarcando sulla necessità di unità. Per questo motivo, tra i big del centrodestra c’è la convinzione che alla fine si troverà un’intesa. Per ora si è deciso che, sull’autonomia, la Commissione procederà con otto e non più solo tre audizioni al giorno e che fino alla conferenza dei capigruppo del 26 marzo si procederà senza strappi.

 

“Ma per noi questo non basta. L’autonomia è il tema dei temi, è chiaro che se non c’è l’ok prima delle Europee sarebbe un problema”, taglia corto un esponente di primo piano del partito di via Bellerio. Fdi e Forza Italia sono pronti ad accogliere gli input che arriveranno dai vertici dell’alleanza, ma sul tavolo ci sono nodi politici e ‘tecnici’, ovvero il tempo stringe e i dossier sono tanti. Tra l’altro la Camera sarà impegnata sul dl Pnrr, uno dei temi cruciali dell’azione dell’esecutivo, con la Lega che ha promesso di fare da sponda al ministro Fitto nella ‘querelle’ sorta sulla rimodulazione legata ai fondi sulla sanità. Ad agitare gli animi della coalizione c’è poi la battaglia della Lega sul terzo mandato.

 

Ieri gli alleati non hanno gradito l’atteggiamento degli ‘ex lumbard’, che hanno forzato la mano anche sul tema dell’eliminazione del ballottaggio per i comuni oltre i 15mila abitanti, emendamento poi ritirato e trasformato in un odg. Tema che verrà sciolto nella riforma degli enti locali (il centrodestra è da sempre d’accordo), “ma il terzo mandato non ce lo danno”, è il convincimento dei leghisti che potrebbero insistere anche nel passaggio del dl elezioni alla Camera (che arriverà ‘blindato’). E allora nella Lega si aprirà il ‘caso Zaia’: è vero che il suo ruolo di presidente di Regione scade nel 2025 ma per ora non c’è una ‘exit strategy’, considerato che il governatore non intende candidarsi alle Europee. La Lega potrebbe candidare come capilista Ciocca e Sardone al nord, Patricello e Lombardo al Sud mentre al centro, oltre all’europarlamentare Ceccardi, è in arrivo il si’ del generale Roberto Vannacci. Per la partita in Veneto Fdi punta sul senatore De Carlo, Zaia potrebbe optare per il ruolo di sindaco a Venezia visto che Brugnaro scade proprio in quel periodo. 

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