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AGI – Alec (che sta per Augmented Learning Companion), l’agente virtuale 3d in realtà aumentata, con le sembianze di Einstein risponde in un lampo a tutte le domande degli studenti, che lo interrogano indossando uno speciale visore. La dimostrazione è avvenuta in occasione della presentazione del progetto Metaversity dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che esplora il potenziale delle tecnologie virtuali per la didattica del futuro, in risposta alle sfide dell’apprendimento nell’era digitale.

 

Alec, è stato sviluppato dal partner tecnico Magnetic Media Network (MMN), supporta sia Apple Vision Pro sia Meta Quest 3. Metaversity è un’iniziativa di Teaching and Learning Lab (TeleLab), il Laboratorio dell’Ateneo diretto da Giovanni Marseguerra, Pro-Rettore al Coordinamento dell’Offerta formativa. Il progetto è realizzato in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche di Psicologia della Comunicazione (PsiCom) dell’Università Cattolica e con Humane Technology Lab (HTLab), il Laboratorio dell’Ateneo che investiga il rapporto tra esperienza umana e tecnologia, diretto da Giuseppe Riva, Professore ordinario di Psicologia Generale. Come ha osservato Marseguerra la didattica è cambiata negli anni, “non è più solo cattedra e banchi. Noi studiavamo sui libri. Adesso gli studenti hanno tutto su Pc e cellulare, ci sono tante modalità di apprendimento. Bisogna fare un grande lavoro di formazione con i docenti, soprattutto con quelli più giovani, a cui stiamo facendo fare dei corsi. Ma la didattica in presenza resta fondamentale ma servono solo modalità nuove”.  

 

risultati ottenuti nella prima fase del progetto Metaversity, iniziato nel 2023, hanno permesso di sviluppare un nuovo modello di didattica virtuale, i MetaLabs, esperienze di apprendimento immersivo nelle quali il docente viene affiancato da una nuova figura professionale, l’Immersive Learning Designer. Si tratta di una sorta di “regista”, un consulente che integra competenze di diverse discipline e supporta l’insegnante nella valutazione dell’efficacia didattica delle esperienze immersive. I primi due MetaLabs sono già stati attivati nella Sede di Milano dell’Università Cattolica. Il primo nell’ambito dell’insegnamento di Psicotecnologie per il Benessere, nella Facoltà di Psicologia, il secondo nell’ambito dell’insegnamento Teoria e Tecniche della Comunicazione Mediale, nella Facoltà di Lettere e Filosofia. 

 

 

“Siamo al primo milestone del primo anno, andrà avanti nel ‘24 e ‘25 – ha spiegato Andrea Gaggioli, coordinatore del progetto e direttore PsiCom -. L’obiettivo é esplorare le potenzialità di questi strumenti con un approccio centrato sull’esperienza di studenti e docenti, perché bisogna raggiungere degli obiettivi formativi. Durante il primo anno abbiamo realizzato dei workshop esperienziali che hanno coinvolto i docenti della Cattolica, oltre 80 di diverse facoltà, che hanno provato l’esperienza e sviluppato conoscenza di limiti e vantaggi di questa tecnologia”. Di questi 80, una ventina sono pronti a continuare l’esperienza. Gli studenti coinvolti fino a questo momento sono state poche dozzine, divisi in due laboratori. Dopo questo primo anno sono chiari i vantaggi e le criticità.

 

 “Con il metaverso – ha spiegato Gaggioli – si fanno esperienze che in aula difficilmente si possono fare. Per esempio, in materie scientifiche e tecnologiche posso trasformare una conoscenza astratta in qualcosa che posso anche manipolare e toccare con mano: un’equazione, una molecola, una cellula posso visualizzarle e interagire e se manipolo imparo di più. L’altro vantaggio è la possibilità di costruire contenuti che stimolano il coinvolgimento e l’emozione dei ragazzi. Quindi la dimensione emotiva e di coinvolgimento, e poi la dimensione sociale, perché in questo spazio condiviso si può accedere in più persone compreso il docente, questo spazio condiviso si può esplorare all’interno del metaverso. E si può fare ad libitum: per esempio potrei andare a katmandu se si tratta di una lezione di geografia, o nella Roma antica se è una lezione di storia, o in un museo se è una lezione di storia dell’arte, e così via. Questi vantaggi sono emersi anche dalla discussione con i docenti”.

 

I potenziali limiti riguardano in primo luogo degli aspetti di ergonomia. I dispositivi possono ancora migliorare dal punto di vista della loro utilizzabilità, del loro peso. “E ci sono anche aspetti legati all’accessibilità e all’inclusività – ha aggiunto Gaggioli – Il costo potenziale sono i contenuti, e stiamo lavorando per realizzare contenuti personalizzati per il corso e il docente. Questa è una grande sfida, perché sviluppare un contenuto è costoso. E una delle idee che stiamo esplorando è quella di utilizzare l’intelligenza artificiale generativa. Che in teoria si possa costruire sulla base di un testo un contenuto che poi viene importato all’interno dell’aula virtuale e che viene utilizzato in modo personalizzato dal docente”. L’obiettivo è creare un modello, il modello Metaversity che sia esportabile, che si possa replicare in qualsiasi contesto formativo, anche perché ci sono problemi analoghi nella “formazione universitaria, liceale, nelle scuole medie, chiaramente cambia il destinatario, i linguaggi e la sofisticazione dei contenuti”

 

 

 

 

AGI – Per spiegare in modo semplice cosa è il Digital Market Act che entra pienamente in vigore oggi, basta vedere cosa succede con Google Maps. Fino a qualche tempo fa, digitando un indirizzo sulla barra delle ricerche, si apriva automaticamente l’app di Google. Ora non più: bisogna andare su Maps e poi cercare l’indirizzo. Questo perché l’Unione europea non vuole che qualcuno abusi della propria posizione dominante e renda automatico l’utilizzo di un’applicazione invece di un’altra, penalizzando – in questo caso – altri fornitori di servizi di mappe digitali. Per l’Ue si tratta di una sfida colossale che porterà a feroci battaglie simili, ad esempio, a quella che ha generato la multa da 1,8 miliardi di euro ad Apple per abuso di posizione dominante rispetto alle app di streaming musicale. Il Regolamento sui Mercati Digitali (DMA) stabilisce una serie di obblighi e divieti per arginare gli abusi in modo da avere un mercato più competitivo dove possano prosperare anche i player più piccoli. Sei big della tecnologia – gli americani Alphabet (Google), Amazon, Apple, Meta (Facebook, Instagram) e Microsoft, nonché la cinese ByteDance, proprietaria di TikTok – sono tenuti a conformarsi.

 

 

“Ciò che ci aspettiamo da loro è un cambiamento di comportamento”, ha dichiarato mercoledì Margrethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza, in un’intervista all’Aft. Una rivoluzione nel diritto della concorrenza, dopo anni di procedure infinite e spesso inutili per cercare di porre fine alle pratiche anticoncorrenziali dei colossi di Internet. I gruppi presi di mira dovranno informare Bruxelles di qualsiasi operazione di acquisizione, indipendentemente dalle sue dimensioni. Dovranno soprattutto garantire l’accesso ai servizi dei concorrenti, invece di imporre le proprie soluzioni per impostazione predefinita: browser Internet, servizio di mappatura e applicazioni. La messaggistica istantanea di WhatsApp e Messenger, ad esempio, deve essere resa interoperabile con i servizi concorrenti che la richiedono. Ma l’applicazione di questo nuovo arsenale legale – che Apple, Meta e TikTok stanno già contestando in tribunale – “costituirà un compito colossale”, dice Bram Vranken, del think tank Corporate Europe Observatory. “Ancora oggi, a quasi otto anni dall’adozione del GDPR (la massiccia legge sulla protezione dei dati dell’Ue), l’Unione fatica a garantire che Facebook rispetti la privacy di milioni di persone in Europa”, osserva. Tanto che Bruxelles ha multato Meta 1,2 miliardi di euro lo scorso anno per violazioni della protezione dei dati.

 

 

Per quanto riguarda la DMA, un funzionario europeo ha ammesso  che la Commissione europea, garante della concorrenza nell’Ue, sarà costretta a “scegliere” i reati da perseguire a causa delle risorse limitate. Ed è opinione generale che non sia realistico aspettarsi un rispetto immediato e completo. “Penso che ci saranno casi di mancato rispetto” delle regole, ha ammesso la Vestager, avvertendo che Bruxelles utilizzerà “tutti gli strumenti” a sua disposizione per affrontarli. La normativa prevede sanzioni fino al 10% del fatturato globale del trasgressore, o addirittura al 20% in caso di recidiva, e la minaccia di smantellamento come ultima risorsa. Con almeno nove importanti leggi digitali adottate dal 2019, è “necessario dare priorità negli anni a venire alla loro effettiva attuazione”, ha insistito il Belgio, presidente di turno dell’Ue.

 

 

Una preoccupazione condivisa dalle aziende tecnologiche europee, che vogliono che Bruxelles ora garantisca che le regole esistenti siano rispettate prima di svilupparne di nuove. “I legislatori sottovalutano ampiamente la sfida posta dall’attuazione delle recenti leggi digitali”, avverte Zach Meyers del think tank Center for European Reform. La valanga di testi aumenta “il rischio che la Commissione e le autorità nazionali responsabili della loro applicazione non dispongano delle risorse necessarie per attuarli correttamente”.
Vestager riconosce che la Commissione dovrà stabilire delle priorità, nonostante l’impegno a “rafforzare” i suoi team: l’istituzione ha attualmente 80 dipendenti che lavorano sulla Dma e 123 sul Regolamento sui servizi digitali (Dsa) che ne inquadra i contenuti.
Al contrario, Meta e TikTok hanno dichiarato l’anno scorso di impiegare ciascuno più di 1.000 persone per implementare il Dsa, e Google afferma di mobilitare “migliaia di ingegneri” solo per conformarsi al Dma. Ma secondo Fiona Scott Morton, esperta di questioni relative alla concorrenza presso il Bruegel Institute, il problema delle forze in campo è relativo: la Dma infatti fa ricadere sulle aziende stesse la responsabilità di confermare, spiegare e dimostrare che stanno rispettando le nuove norme”.  

 

 

AGI – Fare promozione turistica è una delle cose più complicate per qualunque regione o governo. Gli scivoloni sono dietro l’angolo, soprattutto se si utilizzano simboli noti e riconoscibili del proprio passato artistico e culturale. Legarlo alla contemporaneità, e alle innovazioni come l’intelligenza artificiale, è ancora più difficile. Ma se si riesce a coinvolgere la comunità artistica locale, producendo una campagna intelligente e originale, il risultato può essere assolutamente brillante. È il caso della Tasmania che, con un pizzico di ironia e un intelligente gioco di parole, ha trovato il modo per raccontarsi al mondo e fornire tutta una serie di informazioni per chi volesse visitarla.

 

Partiamo dal titolo. Tasmania diventa TasmanAI.  E dal claim “AI without the artificial Bit”. Ovvero l’intelligenza senza la parte “artificiale”. Questi due elementi ci raccontano di un qualcosa che è stato partorito dalla creatività umana e che trova forma, colori, compiutezza, nel suo talento. L’idea della campagna parte dalla volontà di emulare le piattaforme generatrici di immagini che, partendo da una richiesta dell’utente, creano una foto nuova e particolarmente accattivante, ma applicando il metodo all’uomo e alle sue vene inventive. In questo caso, infatti, le richieste dei vari utenti, almeno quelle ritenute più adatte a promuovere i paesaggi selvaggi, i connotati, le peculiarità dell’isola, diventano delle vere opere d’arte realizzate dagli artisti locali che si prestano a quest’iniziativa di promozione. L’utente, in tal caso, riceverà l’immagine direttamente sulla sua casella mail. Il video che accompagna il progett spiega bene, e in maniera divertente, tutto il processo.

 

 

“Guardare un paesaggio. Contemplare l’esistenza. Prendere un pennello e lasciarsi andare. Perché lasciare che siano i robot a divertirsi? Abbiamo creato un generatore di immagini che si avvale di artisti della Tasmania, e non di algoritmi, per trasformare i suggerimenti in vere opere d’arte, nel luogo più stimolante della Terra. Inviate la vostra richiesta più creativa e, se agli artisti piacerà, vi verrà inviata l’opera vera e propria da conservare”

 

L’iniziativa è accompagnata da un sito facile da navigare, diviso per sezioni, che racconta bene quali siano le opportunità per chi arriva dall’estero: città in cui camminare, parchi nazionali da scoprire, culture (come quella aborigena) da conoscere. Ma anche consigli su come muoversi, dove alloggiare, quali vestiti mettere in valigia in base al periodo di arrivo. E poi le storie, tante, di chi c’è stato e chi vive. Tutto senza affidarsi a un algoritmo freddo che generi foto e video. Un modo intelligente per parlare di sé attraverso l ‘arte e la propria storia.

 

 

 

 

AGI – Pubblicato su “Scientific Reports” lo studio dal titolo “Direct evidence of plant consumption in Neolithic Eastern Sudan from dental calculus analysis” dei ricercatori delle universita’ di Padova, “La Sapienza” di Roma, “L’Orientale” di Napoli, Coimbra e il Museo delle Civiltà di Roma che, a partire dall’analisi del tartaro dentale, rivela le abitudini alimentari di gruppi umani che vivevano in Sudan orientale durante il Neolitico, tra il IV e il II millennio a.C..

 

Resistente alle alterazioni post-deposizionali e grazie anche alla scarsità di pratiche igieniche del passato, il tartaro dentale è molto abbondante nei contesti archeologici e il suo studio permette di ottenere informazioni importanti sullo stile di vita dei nostri antenati. Al suo interno, infatti, possono restare intrappolati frammenti di piante, fibre, pollini, batteri e altri residui che consentono, oggi, di ricostruire aspetti chiave della vita delle popolazioni antiche, compresi quelli legati alla dieta, all’ambiente, alla salute e allo stile di vita.

 

L’analisi del tartaro presente su denti umani datati tra il IV e il II millennio a.C., provenienti da alcuni siti archeologici del Sudan orientale, ha permesso di affinare la conoscenza sullo sfruttamento alimentare delle risorse vegetali durante il Neolitico in questa regione. “Fino a poco tempo fa – spiega Giusy Capasso, primo autore della pubblicazione e dottoranda al dipartimento dei Beni culturali dell’università degli Studi di Padova – l’ipotesi prevalente era che durante il Neolitico l’economia in Sudan orientale fosse principalmente basata sulla pastorizia, mentre non si avevano prove dirette sul ruolo delle risorse vegetali. Precedenti ricerche avevano già rilevato come nel Sudan settentrionale e centrale fossero sfruttate specie vegetali domestiche e selvatiche. Altre evidenze scientifiche avevano confermato non solo la domesticazione del farro, un cereale, nel Sudan orientale gia’ nel IV millennio a.C., ma che in questa area geografica fossero diffuse le principali colture africane a partire dal II millennio a.C.”.

 

 

“Tuttavia, sebbene fosse nota l’importanza delle risorse vegetali per l’economia dei gruppi neolitici, non avevamo informazioni dettagliate sul tipo di vegetali incluso nella dieta o sui processi di trasformazione di tali risorse. Questa nuova ricerca – conclude Giusy Capasso – rivela che cereali, legumi e tuberi facevano parte integrante della dieta umana in Sudan orientale durante il Neolitico. Inoltre lo studio ha identificato alcune tecniche di preparazione come la macinazione e la cottura, fornendo nuove conoscenze sulla trasformazione degli alimenti nel Neolitico africano”.

 

 

“Lo studio afferma Emanuela Cristiani, docente di Archeologia preistorica a “La Sapienza” di Roma ha permesso anche di ricostruire alcune delle strategie di adattamento dei gruppi umani in risposta all’evoluzione del clima e del paesaggio nel corso del tempo. Sappiamo infatti che a partire dal II millennio a.C., in Sudan orientale si assiste ad un inaridimento del clima. In accordo con questo dato, l’analisi del tartaro ha dimostrato che da questo momento sorgo e tuberi sono le uniche specie vegetali incluse nella dieta, in quanto piu’ resistenti ai climi aridi”.

 

 

Lo studio si inserisce nell’ambito delle ricerche della IAEES – Italian Archaeological Expedition to the Eastern Sudan – dell’Universita’ “L’Orientale” di Napoli e dell’ISMEO – Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente -. Sin dal 2010, le attivita’ della missione, dirette dal Professor Andrea Manzo del dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo nell’ateneo napoletano, hanno portato alla luce diversi siti archeologici, contribuendo notevolmente alla ricostruzione della preistoria del Sudan orientale. Le analisi si sono svolte nel laboratorio DANTE per lo studio della Dieta e Tecnologia Antica del dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo facciali dell’Universita’ “La Sapienza” di Roma, sotto la guida della Professoressa Emanuela Cristiani, responsabile scientifico del Progetto ERC Starting Grant “HIDDEN FOODS: Plant foods in Palaeolithic and Mesolithic societies of SE Europe and Italy” che mira a ricostruire la dieta e la tecnologia dei cacciatori-raccoglitori antichi attraverso l’integrazione di diverse evidenze antropologiche e culturali.(AGI) Rib

 

 

 

AGI – Dal laptop con lo schermo trasparente alla prima auto volante veramente funzionante, al Mobile World Congress di Barcellona sono in mostra i gioielli dell’industria tecnologica che quest’anno virano un po’ dalla tradizionale attenzione agli smartphone, con qualche interessante eccezione.
La quattro giorni hi-tech che si concluderà giovedì vede l’azienda statunitense Alef Aeronautics mostrare al pubblico per la prima volta il primo modello funzionante di un’auto a decollo verticale a ricevere una speciale certificazione dalla Federal Aviation Administration (FAA) degli Stati Uniti. L’attuale prototipo può trasportare due persone per una distanza massima di circa 170 chilometri e l’azienda prevede di avviare la produzione di una versione finale alla fine del 2025. L’azienda ha già ricevuto quasi 3.000 preordini per l’auto, che viene venduta a 300.000 dollari.

 

Non può mancarte l’ennesimo cane robotico, questa volta prodotto dalla cinese Tecno Mobile. Ispirato al pastore tedesco, utilizza l’intelligenza artificiale e potenti sensori per comprendere i comandi vocali ed eseguire azioni realistiche come inchinarsi, dare la zampa e salire le scale. Il robot – soprannominato “Dynamic 1” – può essere controllato anche da app per smartphone e mira a fornire la “gioia di possedere un animale domestico” senza problemi.
La prima vera applicazione pratica, però, è quella di un oggetto che è ancora un prototipo e che potrebbe rivoluzionare il modo di lavorare in mobilità: il portatile trasparente di Lenovo. Ha un display da 17,3 pollici che offre un’esperienza di visualizzazione completamente senza bordi e trasparente.
Al posto della tastiera tradizionale, dispone di una superficie touch sulla quale è possibile proiettare i tasti oppure utilizzare una penna speciale per disegnare sullo schermo. L’azienda non ha annunciato una data di rilascio per il prodotto, ma la trasparenza dello schermo può essere regolata in modo che chi sta intorno possa vedere cosa si sta facendo solo se lo si vuole.
“Finora il display trasparente esisteva solo nei film futuristici, forse negli occhiali per la realtà aumentata” ha detto il direttore esecutivo di Lenovo, Zheng Aiguo.

 

Per tornare ad applicazioni più ludiche e se possibile più futuribili, Hyodol, prodotto dall’omonima azienda sudcoreana, è una bambola da compagnia alimentata dall’intelligenza artificiale pensata per gli anziani. Con il suo corpo di stoffa, la camicetta a fiori e i capelli castani, Hyodol ha tutto l’aspetto di una bambola per bambini. Ma è piena di sensori e microprocessori, può riprodurre canzoni, ricordare agli anziani con un messaggio vocale di prendere le medicine e può lanciare un allarme quando non viene rilevato alcun movimento per un certo periodo di tempo. Alta 35 centimetri, è progettata per parlare quando viene toccata dall’utente e in base a impostazioni temporali personalizzabili come l’orario dei pasti. “Ci impegniamo a consentire agli anziani di vivere in modo indipendente rimanendo in contatto con la loro comunità e i loro cari”, ha affermato la società.

 

 

La startup olandese Whispp ha presentato un’app di chiamata che utilizza la tecnologia AI per nascondere in tempo reale nella voce naturale dell’utente disturbi del linguaggio dovuti a condizioni come cancro alla gola, ictus o persino balbuzie. A differenza di altre soluzioni per persone con disturbi della voce che convertono la voce in testo, l’app consente all’utente di parlare con chiunque desideri sul proprio telefono o laptop e mantenere un flusso di conversazione naturale, pur mantenendo il suono della propria voce. “Stiamo davvero aiutando le persone che hanno perso la voce a ritrovarla”, ha affermato il co-fondatore e CEO di Whispp Joris Castermans, aggiungendo che spera che un giorno l’app sarà su tutti gli smartphone “per rendere il mondo più inclusivo”.

Sul fronte degli smartphone una delle novità più interessanti portate a Barcellona è l’Honor Magic6 Pro che, se associato al portatile MagicBook Pro 16, offre un’esperienza senza soluzione di continuità grazie a funzionalità di IA sfruttando anche Magic Capsule, cha dà agli utenti l’accesso immediato alle risorse essenziali eliminando la necessità di navigare tra più app e Magic Portal per comprendere la messaggistica e il comportamento degli utenti, semplificando le attività complesse in un unico processo.

 

L’intelligenza artificiale generativa è la protagonista di questa edizione del MWC di Barcellona, nella quale si tornerà ancora una volta a parlare di tecnologia 5G, seppure con lo sguardo già al 6G. Il 5G è stato protagonista delle edizioni del MWC negli ultimi cinque anni, ma questo è l’anno dell’esposizione di casi reali di utilizzo di questa tecnologia, che non è ancora del tutto decollata a causa dei grandi investimenti che richiede. Per il MWC questa è l’edizione di “consolidamento” dopo alcuni anni di rallentamento, addirittura di stop, a causa della pandemia. Più di 2.400 presentano i loro prodotti negli otto padiglioni sulla Gran Via della Fira de Barcelona. Il MWC da tempo ha smesso di concentrarsi sulla tecnologia mobile ed è diventato un congresso più aperto al concetto di servizi digitali, come le piattaforme aperte per gli sviluppatori. L’aspettativa che c’era l’anno scorso nei confronti del metaverso è smorzata e quest’anno sono protagoniste l’industria 5.0, realtà estesa applicata agli usi industriali, l’intelligenza artificiale come strumento messo a disposizione per lo sviluppo la e sostenibilità energetica. 

 

 

 

 

AGI – Dopo tredici giorni di navigazione al largo delle coste di Catania, si è conclusa la spedizione Meteor M198 organizzata dal Centro di ricerca oceanografica Geomar di Kiel (Germania). Alla crociera scientifica, il cui scopo principale è stato indagare le porzioni sommerse del fianco sud-orientale dell’Etna in costante movimento sotto le acque del Mediterraneo, ha partecipato anche l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

 

“L’Ingv monitora da diversi anni i lenti ma progressivi movimenti dell’Etna”, spiega Alessandro Bonforte, ricercatore dell’Ingv che era a bordo della spedizione M198. “Questi piccoli movimenti, che non coinvolgono solo la parte emersa del vulcano, non sono di norma particolarmente pericolosi, tuttavia – aggiunge – in alcuni casi e in particolari condizioni possono diventare più consistenti e dare origine, oltre ai ben noti terremoti che periodicamente interessano il fianco orientale, anche, ad esempio, a frane sottomarine”.

 

La spedizione ha coinvolto un team di ricerca internazionale che tenta di comprendere se il fianco sud-orientale del vulcano stia scivolando verso lo Ionio come blocco unico o in più porzioni e quali siano le origini di questa dinamica. “L’obiettivo più ambizioso della nostra spedizione è stato evidenziare come le osservazioni e le misurazioni subacquee siano fondamentali per comprendere meglio strutture come l’Etna e fenomeni complessi come lo scivolamento in mare del fianco di un vulcano, sia esso costiero come l’Etna o insulare. In questo contesto, affiancare i dataset provenienti dal mare a quelli elaborati a terra attraverso rilievi strutturali, Gnss e satellitari consente di avere a disposizione un vero e proprio osservatorio a 360 gradi sul vulcano”, prosegue Bonforte.

 

Per ottenere i dati necessari, i ricercatori a bordo della nave Meteor hanno adottato un approccio multidisciplinare. Oltre alla raccolta di campioni di roccia e di sedimenti e alla mappatura del fondale marino effettuata grazie a sonar multibeam e a sofisticati droni subacquei, tecniche geodetiche hanno consentito di sfruttare una rete di sensori acustici già installati sui fondali al largo di Catania nel 2016 per calcolare, sulla base dei tempi di propagazione delle onde sonore, i relativi movimenti di scivolamento tra i vari punti della rete.

 

Tali misure hanno già consentito di rilevare la deformazione attiva sulla prosecuzione della nota faglia di Acitrezza, almeno fino a 1200 metri di profondità. Inoltre, la missione è stata l’occasione per sperimentare una tecnica finora mai applicata ai vulcani che ha previsto l’installazione di due piezometri per misurare le variazioni di pressione e di temperatura dell’acqua contenuta nei primi 5 metri di sedimento sul fondo del mare in prossimità della faglia.

 

L’obiettivo, in questo caso, è provare a capire se, come già evidenziato nel caso di alcuni terremoti, un movimento del fianco del vulcano sia accompagnato o possa essere anticipato da cambiamenti nelle caratteristiche dei fluidi presenti al suo interno. “Il paradigma che stiamo adottando è quello di ‘rimuovere l’acqua’, almeno come limite mentale. La linea di costa che delimita tutte le mappe non è infatti un limite geologico o geodinamico, ma solo un limite alle nostre capacità osservative. L’Etna è tra i vulcani meglio studiati al mondo, un laboratorio a cielo aperto, e ciò ha consentito un enorme avanzamento della conoscenza dei fenomeni geologici che la caratterizzano; questo rende ancora più evidente la lacuna di conoscenza sul fianco della montagna che prosegue al di sotto del livello del mare”, aggiunge Alessandro Bonforte.

 

Ogni campagna oceanografica aggiunge un tassello all’enorme spettro di osservazioni che si possono e si devono condurre sui fondali prospicienti al vulcano e pone, conclude, nuovi quesiti a cui si cercherà di dare risposta con le campagne successive: “è l’essenza del nostro lavoro di ricercatori e del progresso della conoscenza, uno stimolante percorso pieno di interrogativi da sciogliere”.

AGI – OpenAI, leader tra le aziende che si occupano di intelligenza artificiale generativa, ha presentato il suo modello “Sora” che accetta istruzioni testuali e le converte in scene video realistiche con la presenza di più personaggi e specifici movimenti. Secondo l’azienda, fondata nel 2015 e guidata da Sam Altman, e che ha sviluppato ChatGPT e il generatore di immagini fisse DALL-E, ‘Sora’ è in grado di creare “scene complesse con dettagli che riguardano i componenti principali della scena e del suo sfondo”. L’azienda americana ha inoltre dichiarato che il modello è in grado di “comprendere l’esistenza degli oggetti nel mondo fisico” e ha la capacità di “interpretare accuratamente le istruzioni e generare personaggi convincenti che esprimono emozioni vibranti”.

 

OpenAi ha spiegato di non aver ancora reso disponibile il programma al pubblico perché lo sta ancora analizzando per capire i pericoli e i rischi, almeno secondo quanto riporta e anticipa il New York Times. La tecnologia alla sua base è stata condivisa con un piccolo gruppo di accademici e altri ricercatori esterni il cui compito è quello di individuare i modi in cui “Sora” potrebbe essere utilizzato per scopi dannosi, in modo da studiare eventuali contromosse.

 

Sora in giapponese significa “cielo”

 

 

Steven Levy della rivista Wired ha descritto la sua esperienza quando OpenAi gli ha permesso di vedere, ma non di utilizzare, il modello “Sora” mentre rispondeva a un’istruzione testuale per creare una scena della città di Tokyo ripresa da una telecamera che si muove per le strade, seguendo alcune persone in una giornata di neve.  “Il risultato è una visione avvincente di quella che è indubbiamente Tokyo in questo momento, quando fiocchi di neve e fiori di ciliegio coesistono”, ha scritto Levy. “La telecamera virtuale, posta su un robot volante (un drone), segue una coppia che cammina nel in questo artificioso paesaggio”.

 

 

L’azienda sottolinea che “Sora” permette di creare molti mondi, con scene realistiche o fantastiche, tridimensionali, con movimenti fluidi, e anche in scene che non esistono nel mondo reale, il modello applica le corrette regole fisiche. Così, OpenAI, che ha rivoluzionato il campo emergente dei servizi di intelligenza artificiale rigenerativa, avrà una serie di servizi che vanno dalla generazione di testi, alla produzione di immagini statiche e video.

 

AGI  –  La formazione digitale arriva in Sicilia. Engineering, azienda leader nella digitalizzazione dei processi per aziende e PA, avvia un progetto di formazione digitale destinato all’Area Interna Sicani, coerente con le più recenti linee guida del Quadro Europeo per la Competenza Digitale (DigComp), che stabilisce il know-how necessario ai cittadini per godere di una buona qualità della vita, partecipare alla società democratica ed essere competitivi nel mondo del lavoro.

 

Dall’ 8 febbraio 2024, i quasi 50.000 abitanti dei 12 comuni della provincia di Agrigento (Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Calamonaci, Cattolica Eraclea, Cianciana, Lucca Sicula, Montallegro, Ribera, San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina e Villafranca Sicula) potranno accedere alla piattaforma e-learning con i contenuti creati e messi a disposizione dall’azienda dell’Ict per intraprendere un percorso incentrato sull’acquisizione di competenze digitali.

 

“Engineering è da sempre impegnata nella diffusione della cultura digitale nel Paese attraverso iniziative che facciano conoscere a tutti le grandi opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Siamo davvero orgogliosi della collaborazione avviata con i sindaci dell’Area Interna Sicani, che hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto democratico, cogliendone il valore che può portare ai propri cittadini e quindi alle proprie comunità, imprese ed economia, contribuendo ad aumentare il sapere tecnologico della Regione” ha sottolineato Mauro Frassetto, Digital Experience Executive Director di Engineering. 

 

“La formazione è di fatto uno strumento fondamentale per affrontare il futuro. Con questo progetto realizzato insieme con Engineering, intendiamo dare alla nostra comunità uno strumento facile e accessibile a tutti per comprendere pienamente le grandi potenzialità della tecnologia. Sappiamo infatti quanto poter contare su conoscenze in ambito digitale oggi non sia più trascurabile. Alle persone, nel loro privato, danno la possibilità di informarsi sulla base di notizie corrette e veritiere, e quindi fare scelte consapevoli. Ai professionisti di adattarsi ai cambiamenti, di aumentare le possibilità di trovare nuove opportunità professionali e migliorare le opportunità di carriera” ha dichiarato Matteo Ruvolo, Sindaco di Ribera, comune referente del progetto. 

L’importanza di questa iniziativa è sottolineata anche da recenti dati Eurostat, secondo cui i cittadini siciliani hanno poca dimestichezza con le numerose potenzialità e possibilità offerte dal web, piazzandosi al penultimo posto, con il 34%, nella classifica sulla competenza digitale tra le Regioni italiane. Poco più di tre persone su dieci hanno competenze digitali di base.

 

In questo contesto si inserisce il progetto di Engineering, che rafforza così il suo legame con la Sicilia, dove affianca decine di Comuni nei loro percorsi di digitalizzazione grazie a oltre 400 professionisti che operano sul territorio.
Sulla scorta dell’esperienza ventennale maturata nella formazione destinata ai propri dipendenti con la sua IT & Management Academy, Engineering porta agli abitanti dell’Area Interna Sicani un corso a cui tutti possono scegliere di partecipare: giovani e studenti impareranno a navigare verso un futuro in cui le conoscenze “digital” saranno un “must have”. I professionisti, ma anche chi è in cerca di occupazione, potranno aggiornare il proprio know-how. Imprenditori e addetti alla pubblica amministrazione aumentare la produttività. Senza dimenticare chi ha concluso la propria carriera che potrà continuare a imparare. 

 

Il corso, strutturato su 5 moduli multimediali, risponde alle esigenze di utenti con conoscenze base o intermedie. Saranno approfonditi temi semplici come, ad esempio, l’impiego dei motori di ricerca e dei social media, ma anche tutto quello che riguarda i diritti di cittadinanza digitale, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la scrittura di testi, le pratiche legali ed etiche legate alla gestione dei contenuti online, il diritto d’autore e come proteggere i contenuti digitali, la sicurezza dei dati, fino ad arrivare a tematiche più sociali il cyberbullismo. Per accedere ai successivi moduli sarà necessario raggiungere traguardi intermedi e superare un quiz di valutazione finale che rilascerà un attestato di partecipazione. 
Per iscriversi è necessario registrarsi al portale DigiComp AI Terre Sicani, essere residenti in uno dei 12 comuni dell’Area Interna Sicani, fornire i dati richiesti per creare il proprio account e avere a disposizione una connessione internet e un dispositivo multimediale (pc o tablet). 

AGI – Un nuovo record di produzione di energia da fusione nucleare ci avvicina al sogno di una energia pulita e illimitata. Il Joint European Torus (JET), il più grande reattore a fusione nucleare sperimentale finora costruito, ha dimostrato la capacità di generare in modo affidabile energia da fusione, stabilendo allo stesso tempo un record mondiale nella produzione di energia. La fusione nucleare, spiega la Bbc, è il processo che alimenta le stelle. Gli scienziati ritengono che potrebbe produrre grandi quantità di energia senza riscaldare la nostra atmosfera.

 

Il consorzio europeo EUROfusion, dopo aver verificato e validato i dati scientifici ottenuti negli esperimenti in deuterio e trizio (DT3) a fine 2023, ha, infatti, annunciato che il 3 ottobre 2023 sono stati ottenuti 69 mega joule (Mg) di energia utilizzando 0,2 milligrammi di combustibile, in un impulso della durata di 5 secondi, superando il precedente record mondiale di 59 megajoules, raggiunto nel 2022.

 

 

Al successo degli esperimenti hanno contribuito i principali laboratori europei coordinati da EUROfusion. L’Italia è partner con ENEA, il Consiglio nazionale delle ricerche – principalmente tramite l’Istituto per la scienza e tecnologia dei plasmi (Cnr-Istp) -, il Consorzio RFX e alcuni atenei. JET è un tokamak, un sistema che utilizza potenti campi magnetici per confinare un plasma a forma di ciambella. La maggior parte degli approcci alla creazione di centrali a fusione nucleare favoriscono l’uso di due varianti dell’idrogeno: deuterio e trizio. Quando il deuterio e il trizio si fondono insieme producono elio e grandi quantità di energia, una reazione che costituirà la base delle future centrali elettriche a fusione.

 

 

Fernanda Rimini, Senior Exploitation Manager del JET, ha dichiarato: “Possiamo creare in modo affidabile plasmi di fusione utilizzando la stessa miscela di carburante che verrà utilizzata dalle centrali elettriche commerciali per l’energia da fusione, dimostrando le competenze avanzate sviluppate nel tempo”.

 

 

Secondo Ambrogio Fasoli, Program Manager (CEO) di EUROfusion, ha inoltre evidenziato come la riuscita possa dimostrare concretamente “scenari operativi per le future macchine da fusione come ITER e DEMO, convalidati dal nuovo record energetico, infondono maggiore fiducia nello sviluppo dell’energia da fusione”. “Oltre a stabilire un nuovo record, ha proseguito, abbiamo ottenuto risultati mai raggiunti prima e abbiamo approfondito la nostra comprensione della fisica della fusione”. 

 

 

AGI – I negozi americani di Apple inizieranno oggi a vendere Vision Pro, il visore per realtà mista (aumentata e virtuale) da 3.499 dollari del colosso tecnologico, il primo nuovo prodotto di una certa rilevanza dal debutto dell’Apple Watch nove anni fa. “Vision Pro è un dispositivo rivoluzionario“, ha assicurato Tim Cook, “anni avanti” rispetto ai suoi concorrenti. Tuttavia, gli occhiali per realtà aumentata e i visori per realtà virtuale o mista non sono una novità. Meta (Facebook, Instagram), vicino di Apple nella Silicon Valley, ha ampiamente contribuito all’emergere di questo mercato con le sue cuffie Quest e gli occhiali Ray-Ban, ma anche con l’idea che il futuro di Internet sarebbe in una sorta di “metaverso” “, dove i nostri ambienti fisici e digitali si mescolano.

L’impatto sul mercato

Aziende, esperti e privati che credono in questo futuro attendevano però con impazienza il primo dispositivo Apple. Perché il marchio della mela ha la reputazione di lanciare solo prodotti ultra-sofisticati, che stabiliscono il “must” per il resto del settore. Le prime recensioni, tuttavia, sono contrastanti, soprattutto considerando il prezzo proibitivo. Si tratta di un “prodotto impressionante, che ha richiesto molti anni di lavoro e miliardi di dollari di investimenti”, ma “anche dopo averlo provato, non si capisce chi lo utilizzerà e per cosa”, ha scritto il New York Times.

 

Chi lo ha provato si è detto affascinato dalla qualità dell’immagine e dalla facilità d’uso: basta fissare un’app e toccare con le dita per aprirla o chiuderla. Ma è meno entusiasta dall’ingombro della batteria dai “personas”, gli strani avatar fotorealistici che impersonano gli utenti durante le videoconferenze. “Ha le caratteristiche tipiche di un prodotto di prima generazione: pesante, con una batteria che si scarica velocemente e quelle personas…” ha sintetizzato la giornalista del Wall Street Journal Joanna Stern. “Ma senza questi difetti, possiamo immaginare che sarà più piacevole indossare questo visore piuttosto che tenere il telefono davanti al viso”, ha detto. “E per lavorare e guardare film, non è davvero male.”

 

 

Le previsioni di Apple

Nell’ambito di una vasta campagna promozionale, Cook è apparso giovedì sulla copertina di Vanity Fair, con indosso le Vision Pro. Il visore, che Apple ha presentato come la prima incursione nel campo del “calcolo spaziale”, permette di avere intorno a sé schermi virtuali di diverse dimensioni, per lavorare, chattare con gli amici o guardare video. Criticata per la mancanza di applicazioni disponibili sul Vision Pro – il loro numero è stato recentemente stimato a 150 – Apple ha annunciato giovedì di averne più di 600.

 

 

“Queste incredibili app cambieranno il modo in cui viviamo l’intrattenimento, la musica e i giochi”, ha promesso Susan Prescott, vicepresidente Worldwide Developer Relations di Apple. Piattaforme molto popolari, come Netflix o YouTube, hanno scelto per il momento di non progettare applicazioni ad hoc per Vision Pro, a differenza della Disney, che deve rendere disponibili 150 film in 3D già momento del lancio.

 

Il Vision Pro può essere provato su appuntamento negli Apple Store negli Stati Uniti, per aiutare i consumatori a prendere confidenza. Gli analisti di Wedbush Securities prevedono che Apple ne venderà circa 600.000 unità quest’anno, soprattutto contando sul fatto che “la prossima versione del Vision Pro dovrebbe costare molto meno, circa 2.000 dollari”. “Crediamo inoltre che i modelli futuri assomiglieranno agli occhiali da sole e offriranno una gamma molto più ampia di funzionalità agli utenti”.

 

 

 

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