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AGI – Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha promesso di liberare Bakhmut e altre due città chiave dall’occupazione russa durante una discussione con i media statunitensi a Washington. Bakhmut, che è stata teatro di alcuni dei più feroci combattimenti della guerra, è stata a lungo un obiettivo di Kiev dopo che le forze russe hanno rivendicato il controllo della città orientale a maggio.

“Liberermo Bakhmut”, ha detto Zelensky, come riporta la Cnn. “Penso che libereremo altre due città”, ha aggiunto. “Non vi dirò quali città, mi spiace, ma abbiamo un piano molto completo”. Intanto un attacco missilistico ucraino ha colpito il quartier generale della Flotta russa del Mar Nero, a Sebastopoli, in Crimea, secondo quanto riferito dal governatore locale e dal governatore di Sebastopoli Mykhailo Razvozhaev. Lo riferisce Ria Novosti.  

Sui social stanno circolando le immagini delle fiamme che escono dalla sede, che è uno dei centri di comando delle operazioni russe contro l’Ucraina. L’edificio bianco in stile classico era già stato colpito il 31 luglio 2022, quando un drone esplosivo aveva ferito sei persone. Da diverse settimane, la Crimea e Sebastopoli in particolare sono oggetto di attacchi regolari da parte di droni aerei e navali ucraini, che prendono di mira navi e infrastrutture militari e mettono alla prova le difese navali e antiaeree russe.

La Crimea è essenziale per il rifornimento delle truppe di occupazione russe nell’Ucraina meridionale e per il controllo russo delle coste ucraine del Mar Nero e del Mar d’Azov. Razvozhayev ha avvertito che “un altro attacco è possibile”. “Per favore non andate nel centro della città. Non lasciate gli edifici. Chiunque si trovi vicino al quartier generale della flotta, al suono della sirena, dirigetevi verso i rifugi”, ha esortato.

Kiev rivendica l’attacco al quartier generale della flotta russa nel Mar Nero

L’Ucraina ha rivendicato la responsabilità dell’attacco al quartier generale della flotta russa del Mar Nero. “Il 22 settembre, intorno alle 12:00 ora locale, le forze di difesa ucraine hanno lanciato un attacco riuscito contro il quartier generale del comando della flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, temporaneamente occupata”, ha scritto su Telegram il dipartimento delle comunicazioni dell’esercito ucraino

AGI – La popolazione di leopardi delle nevi in Bhutan è passata dai 96 esemplari rilevati nel 2016 ai 134 del censimento appena concluso, un aumento pari a ben il 39,5%. Un risultato straordinario che però, avvertono le autorità di Thimphu, non devono far diminuire la preoccupazione per la forte vulnerabilità di questa rara specie. 

La National Snow Leopard Survey 2022-2023 ha coperto più di 9.000 km quadrati di habitat del felino grazie a 310 stazioni di trappole fotografiche, spiega il Wwf, che ha collaborato all’operazione. È stata rilevata una densità complessiva di 1,34 leopardi delle nevi per 100 km quadrati, comparativamente più alta nella parte occidentale del Paese che nel Bhutan centrale e orientale. Gli animali sono stati localizzati anche in aree dove non erano risultati presenti nel 2016 e la vastità dell’habitat suggerirebbe che le popolazioni di leopardi delle nevi indiane e cinesi possano avere origine proprio in Bhutan. 

Karma Tshering, segretario del Ministero dell’Energia e delle Risorse Naturali, ha affermato che, se i risultati dell’indagine confermano che il regno arroccato sull’Himalaya è una roccaforte per questo mammifero, il leopardo delle nevi “è anche una specie in pericolo; la Lista Rossa IUCN designa il leopardo delle nevi come vulnerabile. Senza protezione, questa magnifica specie potrebbe rischiare l’estinzione nel prossimo futuro”.

Presente in dodici Paesi sulle montagne più alte dell’Asia, i leopardi delle nevi sono minacciati dal degrado dell’habitat, dall’esaurimento delle prede, dal conflitto con gli esseri umani, dal bracconaggio e dai cambiamenti climatici. La popolazione globale di leopardi delle nevi sta diminuendo, ma l’indagine suggerisce che gli sforzi di conservazione in Bhutan per ripristinare l’habitat e combattere la caccia illegale stiano avendo un impatto positivo.

“L’aumento del numero dei leopardi delle nevi dimostra il forte impegno del Bhutan per la conservazione globale e illustra ciò che può essere raggiunto con leader visionari, un rete di habitat protetti interconnessi e partecipazione significativa e gestione delle comunità locali”, ha commentato Dechen Dorji, direttore per l’Asia della sezione statunitense del Wwf. L’associazione ha poi richiamato l’attenzione sulla necessità di prevedere adeguate compensazioni per i pastori, le cui greggi possono essere attaccate da questi grandi felini.

 

 

AGI – Re Carlo III ha assicurato la “incrollabile determinazione” del Regno Unito e della Francia nel voler vedere l’Ucraina “trionfare”: lo ha detto in un discorso pronunciato al Senato francese, tappa clou della sua mattinata a Parigi. “Insieme siamo fermamente determinati a far si’ che l’Ucraina trionfi e che le nostre amate libertà prevalgano”, ha detto il re che ha parlato in francese.

Il monarca ha poi denunciato “l’ingiustificata aggressione sul nostro continente” dell’Ucraina da parte della Russia.

Il discorso di re Carlo III al Senato francese si è concluso con una standing ovation da parte dei parlamentari, che si sono alzati per applaudirlo. Carlo, che è accompagnato dalla moglie Camilla ed è al suo secondo giorno della sua visita di Stato in Francia, ha parlato in francese.

Parlando al Senato francese, re Carlo III si è impegnato a fare tutto il possibile per “rafforzare le relazioni indispensabili” tra Regno Unito e Francia Carlo, che è al suo secondo giorno della sua visita di Stato in Francia, ha assicurato che “il Regno Unito sara’ sempre uno dei piu’ stretti alleati della Francia” e ha osservato che “insieme” il potenziale del due Paesi “è illimitato”. 

AGI – La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha bocciato i respingimenti dei migranti da parte delle autorità francesi al confine con l’Italia. Per i giudici di Lussemburgo – che si sono pronunciati su un ricorso di un gruppo di associazioni – la direttiva sui rimpatri va sempre applicata, anche nel caso di controlli ai confini interni.

Il migrante irregolare deve quindi “beneficiare di un certo termine per lasciare volontariamente il territorio. L’allontanamento forzato avviene solo in ultima istanza”. La Corte ha dichiarato che, in una situazione del genere, un provvedimento di respingimento può essere adottato sulla base del codice frontiere Schengen ma che, ai fini dell’allontanamento dell’interessato, devono comunque essere rispettate le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva “rimpatri”, il che può condurre a privare di una larga parte della sua utilità l’adozione di un siffatto provvedimento di respingimento.

La direttiva rimpatri – hanno spiegato i giudici – si applica in linea di principio, a partire dal momento in cui il cittadino di un Paese terzo, in seguito al suo ingresso irregolare nel territorio di uno Stato membro, è presente in tale territorio senza soddisfare le condizioni d’ingresso, di soggiorno o di residenza, e vi si trovi dunque in una situazione di soggiorno irregolare. “Ciò vale anche qualora, come nell’ipotesi in esame, l’interessato sia stato sorpreso ad un valico di frontiera situato nel territorio dello Stato membro di cui trattasi. Una persona può infatti essere entrata nel territorio di uno Stato membro anche prima di aver attraversato un valico di frontiera”.

La Corte ricorda inoltre che gli Stati membri possono trattenere un cittadino di un Paese terzo, in attesa del suo allontanamento, in particolare qualora il cittadino costituisca una minaccia per l’ordine pubblico, e che essi possono reprimere con la pena della reclusione la perpetrazione di reati diversi da quelli attinenti alla sola circostanza dell’ingresso irregolare. Inoltre – ricordano i giudici – la direttiva rimpatri non osta all’arresto o al fermo di polizia di un cittadino di un Paese terzo il cui soggiorno è irregolare quando egli sia sospettato di aver commesso un reato diverso dal semplice ingresso irregolare nel territorio nazionale, e in particolare un reato che può costituire una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza interna dello Stato membro interessato.

AGI – Carlo III e Camilla sono atterrati in Francia alle 14.09 per la loro prima visita di Stato da monarchi, nel segno del fasto e della solennità, con l’obiettivo di rilanciare la storia amicizia franco-britannica dopo le tensioni sulla Brexit, la pesca e l’immigrazione. Una visita ufficiale di tre giorni già programmata sei mesi fa ma rimandata a causa delle imponenti manifestazioni sulla riforma delle pensioni.

15:46 – Macron accoglie Carlo e Camilla all’Arco di Trionfo

La cerimonia ufficiale per la prima visita di Stato in Francia di re Carlo III e Camilla è scandita al secondo da un rigido protocollo e da un programma stabilito nei minimi dettagli.
Alle 15:00, il presidente francese Emmanuel Macron con la consorte Brigitte hanno accolto la coppia reale britannica all’Arco di Trionfo per la tradizionale cerimonia di riaccensione della fiamma sulla tomba del Milite Ignoto.

Dopo gli inni nazionali, i picchetti d’onore e il passaggio in rassegna delle truppe, Carlo III ha presenziato alla cerimonia, sotto l’Arco monumentale, dove notoriamente è custodita la memoria del milite ignoto e la fiamma che lo commemora e’ riaccesa ogni sera alle 18.30 dalle associazioni di veterani e delle vittime della guerra. 

15:43 – Corteo re Carlo su Champs Elysee, traffico in tilt

Parigi è visibilmente in festa per l’arrivo della coppia reale britannica nella Ville Lumiere. Mentre il corteo, con la vettura reale in testa, si avvicina all’Arco del Trionfo, nella centralissima place dell’Etoile, la folla si accalca dietro le transenne posizionate sugli Champes Elise’e.

A causa della visita e dei cortei previsti dal protocollo, Parigi dovrà fare i conti con vari problemi di traffico. La Prefettura di Polizia di Parigi, questa mattina, ha infatti rammentato che, in quest’occasione, è stato stabilito un ‘perimetro di sicurezza’, chiuso alla circolazione dei mezzi, attorno l’area che si estende dall’Avenue des Champs-Elysees alla Place de l’Etoile, che include anche il celebre museo del Grand Palais.

14:42 – Macron, “Carlo visitò Francia da principe, torna da re”

Poco più di un’ora prima dell’atterraggio della coppia reale, il presidente francese Emmanuel Macron, assente all’aeroporto di Orly, all’atterraggio dei reali, ha dato il benvenuto ai sovrani britannici con un messaggio via Twitter.

You visited as a Prince, you return as a King. Your Majesty, welcome. pic.twitter.com/HcDXHcylRl

— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron)
September 20, 2023

“Ci hai visitato come principe, torni come re. Maestà, benvenuto”, ha scritto Macron, condividendo sui social un montaggio di clip con immagini delle precedenti visite Oltralpe di Carlo d’Inghilterra.

Prima di decollare da Balmoral (Scozia) la coppia aveva fatto sapere di non veder “l’ora di unirci a voi, a Parigi e a Bordeaux, per la nostra prima visita di stato investe di Reali in Francia, un Paese per il quale entrambi nutriamo la massima ammirazione”. “Celebreremo il legame speciale tra i nostri due Paesi e tutto cio’ che il vostro meraviglioso Paese ha da offrire. A presto Francia!”, hanno scritto.

14:34I reali atterrano a Orly, in corteo a Arco Trionfo

Re Carlo III e la Regina Camilla sono atterrati poco fa sulla pista di Orly, uno degli aeroporti di Parigi, per la loro prima visita di Stato in Francia in veste di reali britannici. Un atterraggio “senza problemi” riferisce l’emittente francese Lci, nonostante un fortissimo vento.

Ad accoglierli con tutti gli onori del caso e’ stata la premier Elisabeth Borne. Camilla, in un elegante tailleur rosa, con uno veloce scatto e’ riuscita a tenere il cappellino in testa che il vento le stava portando via. Impassibile Carlo che, come da protocollo, ha ricambiato i saluti al capo del governo francese per poi affrettarsi con la consorte verso l’auto, una Citroen istituzionale.

Il corteo, scortato dalla guardia nazionale e dalla polizia in moto giungera’ a breve all’Arco del Triofo, prima tappa di una cerimonia ufficiale, nel segno del fasto e della solennita’, che Parigi da settimane sta preparando nei minimi dettagli.

La visita

Parigi, Versailles, Saint Denis e Bordeaux sono le tappe di questo viaggio, a lungo atteso, che coincide con il mondiale di rugby e l’arrivo di Papa Francesco a Marsiglia. Per l’occasione 8mila gendarmi e poliziotti sono mobilitati, in 12mila venerdì, giorno della messa del Santo Padre nel capoluogo meridionale.

“Questa visita si inserisce in un contesto di rafforzamento dei legami tra il Regno Unito e la Francia”, ha sottolineato una nota diramata dall’Eliseo, ricordando che il prossimo aprile verranno celebrati i 120 anni dall’Intesa cordiale, o concordia franco-britannica.

Il programma di oggi

Secondo le agende ufficiali, poco prima delle ore 15 (13 Gmt), Carlo III e Camilla saranno accolti in pompa magna dal presidente Emmanuel Macron e dalla moglie Brigitte all’Arco di Trionfo, per una cerimonia di celebrazione del cosiddetto Giorno della Memoria, in ricordo dei veterani e dei civili delle Forze Armate dalla Prima Guerra mondiale in poi.

Nel monumento simbolo re Carlo si raccoglierà sulla tomba del Milite Ignoto e sarà ravvivata la fiamma. A seguire la discesa degli Champs-Elyse’es, con il Re e il capo dello Stato francese che percorreranno il “viale più famoso del mondo” a bordo di una Citroen DS7 decappottabile scortata da 136 cavalli della Guardia repubblicana per raggiungere il Palazzo dell’Eliseo dove avranno un incontro.

Il programma ufficiale, rilanciato sulla stampa d’Oltralpe, dà grande risalto al banchetto di Stato che si terrà questa sera nella galleria degli specchi, della reggia di Versailles, dove il presidente Macron e consorte riceveranno in pompa magna i sovrani britannici.

Il menù del banchetto

È anche un omaggio alla defunta regina Elisabetta II, che fu invitata a pranzo nella stessa sontuosa cornice nel 1957 e ritornò a Versailles nel 1972. Il figlio era sensibile all’idea di “seguire le orme di sua madre”, ha sottolineato l’Eliseo. Per l’occasione è stato ideato un menù gourmet con l’aragosta blu e il tradizionale pollame di Bresse, preparati da due chef, che saranno serviti in porcellana di Sevres. Ci sarà anche un dessert firmato dallo chef pasticcere Pierre Herme’, che proporrà una rivisitazione dell’Ispahan, specialità storica della ‘maison’, un macaron alla delicata crema di rosa, litchi e lampone.

Gli invitati

Sono state invitate numerose personalità del mondo della politica, della cultura e dell’imprenditoria, tra cui l’attrice franco-britannica Charlotte Gainsbourg e il celebre fotografo Yann Arthus-Bertrand. Il mondo economico sarà rappresentato da alcune figure di spicco come Bernard Arnault, patron del colosso del lusso LVMH, Xavier Niel e Rodolphe Saade’.

Il presidente Macron offrirà al re Carlo III un’edizione originale del libro ‘Racines du ciel’ di Romain Gary, nonché una medaglia in omaggio alle lotte che il sovrano conduce da decenni a favore dell’ambiente. L’opera letteraria, che vinse il prestigioso premio letterario dell’Academie Goncourt nel 1956, è ambientata in Africa, con il tema centrale “la protezione del pianeta e in particolare degli elefanti”, ha indicato la presidenza francese.

Il programma di giovedì

Domani re Carlo si recherà in Senato per incontrare i parlamentari, che come riferito da ‘Bfmtv’, hanno ricevuto un protocollo dettagliato sui gesti da compiere e i comportamenti da evitare in presenza del sovrano britannico e della regina consorte. “Non è necessario aspettare l’arrivo delle Loro Maestà per iniziare a servire le bevande” e ancora “Non dovrete indossare, o evitare di indossare, abiti di colori particolari”, è stato specificato nel vademecum.

Allo stesso modo, si ricorda che sia gli uomini che le donne possono chinare la testa in segno di riverenza quando stringono la mano ai monarchi e che è richiesto l’appellativo di “Vostra Maesta’”. Per la prima volta un sovrano britannico interverrà in Senato, camera alta del parlamento francese, con un discorso in lingua francese. Per la parte più politica della visita di Stato, Carlo III metterà in risalto un tema che gli sta a cuore, ovvero l’ambiente e la sostenibilità, anche nel corso di una tavola rotonda sul riscaldamento globale che chiuderà con il presidente Macron al Museo Nazionale di Storia Naturale.

Alla riunione prenderanno parte leader di aziende importanti dei due Paesi, per valutare piani di investimento nella tutela della biodiversità e la lotta al cambiamento climatico. Carlo III e Macron porteranno avanti lo scambio di idee e progetti già avviato in occasione della COP26 di Glasgow, nel 2021.

Sempre giovedì Carlo andrà al mercato dei fiori, nel cuore di Parigi, che sua madre amava particolarmente e che è stato ribattezzato con il nome della regina nel 2014. Lo sport come elemento centrale della vita sociale e della salute è un’altra tematica del viaggio di Stato che porterà la coppia reale ad incontrare diverse associazioni sportive oltre a campioni francesi “per mostrare i benefici che lo sport porta, soprattutto ai giovani”.

In quei giorni in Francia, Paese organizzatore, sarà in corso la Coppa del mondo di rugby, “una passione che unisce le nostre nazioni”, ha evidenziato l’Eliseo. Inoltre sempre nella capitale, insieme a Camilla, Carlo III si confronterà con del personale militare francese per ottenere maggiori dettagli sui compiti di collaborazione in materia di difesa tra i due Paesi.

Venerdì i sovrani raggiungeranno Bordeaux, regione duramente colpita dagli incendi nel 2022 e molto cara ai britannici, per visitare un castello e un vigneto biologico ed ecosostenibile. Il legame di Carlo III con la Francia è storico e, come sua madre, la defunta regina Elisabetta II, è francofono. Quando era ancora Principe di Galles, tra il 1969 e il 2022, Carlo si è recato in Francia 34 volte in viaggi ufficiali. L’ultimo risale al giugno 2019, quando visito’ la Normandia nell’ambito delle commemorazioni del 75 anniversario del D-Day. 

AGI – Cinque nuovi sbarchi di migranti durante la notte a Lampedusa: sono approdati in 171 a bordo di sei barchini, cinque dei quali soccorsi da guardia di finanza e capitaneria di porto. Uno, dove viaggiavano 15 libici, egiziani e siriani, è stato bloccato dai carabinieri a Cala Madonna.

Tutti, tranne gli 89 siriani ed egiziani che hanno riferito d’essere salpati da Zwara, in Libia, sarebbero partiti da Sfax, Zwara, Monastir e Sabratha, in Tunisia. Ieri, sull’isola, ci sono stati 23 approdi per un totale di 896 migranti. Nell’hotspot, al momento, ci sono 1.761 ospiti, di cui 443 minori non accompagnati. In 500, su disposizione della prefettura di Agrigento, saranno trasferiti con il traghetto di linea ‘Galaxy’ con destinazione Porto Empedocle.

Il Parlamento europeo sospende i negoziati

Il Parlamento europeo in protesta con il Consiglio che ancora non raggiunge un accordo sulla proposta di regolamento sulla crisi, ha deciso di sospendere i negoziati interistituzionali su Eurodac e sul regolamento sullo screening. La decisione arriva dopo che i membri del gruppo di contatto sull’asilo del Parlamento europeo hanno incontrato i rappresentanti della presidenza spagnola e delle quattro presidenze che hanno firmato la roadmap congiunta 2022 per valutare i progressi compiuti sulla riforma dell’Ue in materia di migrazione e asilo.

“Mentre i negoziati sulla maggior parte delle proposte legislative del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo avanzano a ritmo sostenuto, abbiamo appreso con rammarico che gli sforzi della presidenza per raggiungere un mandato negoziale del Consiglio sul regolamento sulla crisi sono in fase di stallo“, ha spiegato la presidente del gruppo di contatto sull’asilo, spiega l’eurodeputata di S&d, Elena Yoncheva.

“Il Parlamento ha più volte sottolineato il suo impegno verso una riforma globale della politica di asilo e migrazione dell’Unione europea. Tuttavia, ciò è possibile solo se vengono affrontati tutti gli aspetti di questa riforma, anche per quanto riguarda la solidarietà e l’equa condivisione di responsabilità tra gli Stati membri dell’Ue. È su questa base che il Parlamento ha adottato con una forte maggioranza i suoi mandati negoziali sulle proposte legislative del Nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo nell’aprile 2023”, aggiunge.

“Il Regolamento sulla crisi è un elemento essenziale di questa riforma, poiché stabilisce un meccanismo prevedibile dell’Ue per sostenere gli Stati membri che affrontano improvvise situazioni di crisi nel campo della migrazione e dell’asilo. A pochi mesi dalla fine dell’attuale legislatura ogni giorno conta. Finché il Consiglio non concorda la sua posizione negoziale non saremo in grado di avviare un dialogo tra le istituzioni in vista di raggiungere un accordo di compromesso”, insiste l’eurodeputata.

“È quindi con grande rammarico che oggi abbiamo informato le presidenze di turno della nostra decisione di sospendere i negoziati con il Consiglio sui regolamenti Eurodac e sullo screening in assenza di un mandato del Consiglio sulla regolamentazione delle crisi. Negli ultimi mesi, il Parlamento europeo ha indicato in diverse occasioni al Consiglio di essere pronto a reagire alla mancanza di progressi sulle proposte legislative relative alla solidarietà. Non è una decisione che abbiamo preso alla leggera, ma è necessaria. I dossier del Patto sono interconnessi e fare progressi su alcune proposte piuttosto che su altre rischia di portare a un collo di bottiglia nei negoziati, mettendo a repentaglio il sottilissimo equilibrio che ha assicurato un ampio sostegno alla riforma in Parlamento”, evidenzia Yoncheva.

“Riconosciamo gli sforzi compiuti dalla Presidenza spagnola negli ultimi mesi e confidiamo che gli Stati membri siano pienamente consapevoli dell’urgenza e intensificheranno i loro sforzi nelle prossime settimane per stabilire la loro posizione negoziale. Rimaniamo determinati a lavorare intensamente con il Consiglio per finalizzare i negoziati sul Patto entro la primavera del prossimo anno”, conclude. 

Il premier Meloni all’Assmeblea generale dell’Onu

L’obiettivo del premier all’Assemblea generale dell’Onu è quello di rilanciare la necessità che si investa in Africa e che sul fronte dell’immigrazione venga responsabilizzata anche l’organizzazione delle Nazione Unite. 

La premier Giorgia Meloni ha incontrato i leader di tre Paesi africani, per confermare quanto il tema Africa sia al centro dell’agenda italiana anche nella settimana della 78 Assemblea generale dell’Onu, in corso a New York. Meloni, fa sapere Palazzo Chigi, ha incontrato il presidente della Guinea Bissau, Umaro Sissoco Embaò; il presidente del Senegal, Macky Sall, e il presidente del Kenya William Samoei Ruto.

AGI – “Le relazioni tra l’Azerbaigian e l’Italia si basano sul partenariato strategico e apprezziamo tutte le sincere iniziative di mediazione che sono davvero utili per portare avanti l’agenda di pace con l’Armenia proposta dall’Azerbaigian”.  Lo ha affermato l’ambasciatore azero in Italia, Rashad Aslanov, in un’intervista all’AGI in cui ha spiegato le ragioni dell’operazione militare avviata nella regione del Karabakh.

Aslanov ha chiarito che in ogni caso “tutte le questioni relative alla regione in Azerbaigian sono questioni interne”. “Come più volte sottolineato dal mio Presidente – ha aggiunto il diplomatico – gli armeni che vivono nel Karabakh possono continuare a vivervi come cittadini dell’Azerbaigian e possono godere degli stessi diritti offerti dalla nostra Costituzione a ogni cittadino dell’Azerbaigian, indipendentemente dalla sua origine”.  

“Considerando l’appello dei rappresentanti degli armeni nella regione del Karabakh in Azerbaigian, è stata presa la decisione di sospendere le misure di antiterrorismo locali a partire dalle ore 13:00 del 20 settembre nei seguenti termini: le forze armate armene di stanza nel Karabakh e i gruppi armati illegali depongono le armi, si ritirano dalle loro posizioni di battaglia e dagli avamposti militari e sono soggetti al completo disarmo; le formazioni delle forze armate armene lasciano il territorio dell’Azerbaigian e i gruppi armeni illegali vengono sciolti. Contemporaneamente vengono consegnate tutte le munizioni e l’equipaggiamento militare pesante”, l’ambasciatore.

“Sempre su invito di Baku – aggiunto – domani  si svolgerà a Yevlakh un incontro con i rappresentanti degli armeni residenti nel Karabakh, per discutere della reintegrazione degli armeni sotto la Costituzione azerbaigiana”. Quelle messe in atto nella regione del Karabakh, “sono misure antiterrorismo locali all’interno del territorio sovrano dell’Azerbaigian finalizzate al ripristino dell’ordine costituzionale della Repubblica”, ha sottolineato Aslanov. 

“È un nostro dritto eliminare le ‘zone grigie’ all’interno del nostro territorio. Quale paese accetterebbe l’esistenza illegale di forze armate e di “zone grigie” nel suo territorio sovrano?” ha aggiunto l’ambasciatore. “Vorrei chiarire che non esiste più la cosiddetta unità territoriale ‘Nagorno Karabakh’ in Azerbaigian – ha proseguito il diplomatico -, ma esiste la regione economica del Karabakh nel territorio sovrano della Repubblica dell’Azerbaigian, dove ieri sono state varate misure di antiterrorismo locali”. 

Perché è necessario adottarle? “È noto – ha aggiunto Aslanov – che il 20% dei territori dell’Azerbaigian è stato occupato dall’Armenia per quasi 30 anni. L’Armenia ha condotto una pulizia etnica e un massacro degli azerbaigiani negli anni 1988-1993. Abbiamo avuto più di 750.000 sfollati interni provenienti dai territori occupati e più di 250.000 rifugiati dall’Armenia, che stanno ancora aspettando di tornare alle loro case. Dopo la firma della Dichiarazione Trilaterale nel novembre 2020, l’Armenia aveva l’obbligo di ritirare tutte le sue forze armate dai nostri territori, ma non lo ha fatto. Al contrario, per quasi tre anni l’Armenia ha mantenuto le sue forze armate nel territorio dell’Azerbaigian, finanziandole e fornendo ogni tipo di materiale e assistenza militare”.

“Oggi – ha proseguito l’ambasciatore – ci sono 10.000 soldati armeni illegali nel Karabakh, che terrorizzano i cittadini azerbaigiani da anni e questo terrorismo deve essere fermato. Ieri due veicoli sono esplosi su una mina anticarro piazzata nella regione di Khojavand da un gruppo di sabotaggio delle forze armate armene, uccidendo 2 civili e 7 membri del Ministero degli Interni”. “Il numero totale delle vittime delle mine antiuomo ha raggiunto le 320 persone, di cui più di 60 sono morte dopo la Guerra Patriottica di 44 giorni del 2020”, ha ricordato Aslanov.

Quindi un’operazione che ha l’obiettivo di “prevenire possibili provocazioni su larga scala da parte delle forze armate armene situate nella regione economica del Karabakh e per garantire l’attuazione delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale, nonché per il disarmo e il ritiro delle unità delle forze armate dell’Armenia dai territori dell’Azerbaigian, la neutralizzazione delle loro infrastrutture militari e la garanzia di sicurezza della popolazione pacifica, dei dipendenti civili e del personale militare coinvolti nei lavori di restauro e costruzione svolti nell’area e per ripristinare l’ordine costituzionale della Repubblica dell’Azerbaigian”.

“Gli obiettivi delle misure “antiterroristiche” adottate dall’Azerbaigian “sono esclusivamente formazioni militari e infrastrutture militari illegali”, ha detto ancora l’ambasciatore. “L’Azerbaigian – ha spiegato – non prende di mira la popolazione civile. A questo proposito è necessario che la popolazione civile armena si tenga lontana dagli obiettivi militari”.

Il Paese, ha proseguito il diplomatico, “ha ripetutamente affermato che la permanenza di unità delle forze armate dell’Armenia nella regione del Karabakh, contrariamente alle disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020, costituisce una seria minaccia alla pace e alla stabilità regionale. L’unico modo per raggiungere la pace e la stabilità nella regione è il ritiro incondizionato e completo delle forze armate armene dalla regione del Karabakh in Azerbaigian e la dissoluzione del regime fantoccio”. 

AGI – L’obiettivo del premier è di rilanciare la necessità che si investa in Africa e che sul fronte dell’immigrazione venga responsabilizzata anche l’organizzazione delle nazione unite. “Il tema dell’immigrazione non può essere risolto solo dall’Europa”, ha sottolineato in alcune interviste sui quotidiani il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, da New York. “Dobbiamo trovare soluzioni, non fare a gara in campagna elettorale a chi la spara più grossa”, ha sottolineato il responsabile della Farnesina, ribadendo che l’unica soluzione al tema immigrazione è “quella diplomatica. La priorità è fare accordi e investimenti in Africa”.

Portiamo la diplomazia culturale europea nel cuore di New York.

È un piacere inaugurare con il vice primo ministro italiano @Antonio_Tajani la mostra ‘La grande visione italiana’ #CollezioneFarnesina.

Grazie alla comunità italiana per la calorosa accoglienza pic.twitter.com/4W9UnMNIXI

— Roberta Metsola (@EP_President)
September 18, 2023

“La strategia della Cina è diversa dalla nostra – ha aggiunto – non soffre dell’immigrazione dall’Africa. Il fatto che investano in Africa è positivo ma la nostra visione deve essere una visione che tuteli il diritto a non emigrare. Non deve essere un’azione che sia vantaggiosa economicamente soltanto per noi, questo sarebbe sbagliato”.

L’arrivo di Tajani e Biden

Casa Bianca: “Biden qui per lavorare”

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è all’Onu “per lavorare”. Lo ha detto il suo portavoce, John Kirby, dribblando la domanda dei giornalisti che gli chiedevano di commentare il fatto che Biden sarà l’unico presidente in rappresentanza dei cinque membri permanenti al Consiglio di Sicurezza.

“Il presidente – ha spiegato Kirby – viene qui per lavorare e quello (l’assenza di altri leader, ndr) non cambierà ciò che il presidente sta cercando di ottenere”. Il riferimento è a una serie di temi sul tavolo di questa Assemblea generale, tra cui la lotta al cambiamento climatico. “Il presidente – ha aggiunto – è convinto che otterremo un tangibile blocco di iniziative per il cambiamento climatico”.

 

AGI – Obiettivo: eliminare le ‘mele marce’ dal corpo di polizia che, un tempo, era il fiore all’occhiello del Regno Unito. Non da oggi, infatti, la storica Scotland Yard (sede del Metropolitan Police Service della regione di Londra) è finita al centro di una serie di gravi scandali tanto da obbligare i vertici a lanciare un’importante operazione di “pulizia”.

“Ci vorrà un anno, forse due anni o anche di più per eliminare i poliziotti corrotti“, ha fatto sapere Stuart Cundy, vice commissario aggiunto della polizia britannica, palesando “provvedimenti disciplinari” o “allontanamenti” per centinaia di poliziotti, verosimilmente più di un migliaio.

La Metropolitan Police (Met), la forza di polizia londinese, conta 34 mila agenti ma da oltre un anno sta facendo i conti con una devastante crisi interna e con un drastico calo di popolarità sulla scia di un rapporto, voluto dalla Camera dei Lord, secondo cui il corpo scelto del Regno Unito negli anni si sarebbe macchiato di condotte “istituzionalmente razziste, sessiste e omofobe“.

Tra gli scandali che hanno travolto Scotland Yard, quello scoppiato a febbraio, con la condanna all’ergastolo dell’agente David Carrick per decine di stupri e aggressioni sessuali ai danni di dodici donne. Uno stupratore seriale che restò a piede libero per anni.

Anche nel 2021 la polizia londinese si macchiò di uno stupro con omicidio di una donna, sempre commesso da un agente. Nell’ultimo anno sono stati sospesi ben 201 agenti di polizia mentre circa 860 sono stati riassegnati, ha annunciato il Met. Ma questi sarebbero, a detta della Polizia, ‘solo’ i “casi di alto profilo”, i più eclatanti, perché a seguito del rapporto, reso noto l’anno scorso e seguito da numerose indagini interne, sono state formulate altre condanne per comportamenti decisamente inappropriati.

“Se si sommano queste due cifre (ufficiali) – ha chiarito Stuart Cudy – si arriva a oltre mille agenti di polizia (colpiti da provvedimenti) che è quasi la dimensione di una piccola forza di polizia in altre parti del Paese, un numero significativo”.

Un agente su 34 sottoposto a provvedimenti disciplinari

Dati alla mano, un agente su 34 è stato sottoposto a provvedimenti disciplinari. Questo numero, peraltro, non tiene conto dei circa 100 agenti licenziati in un anno per cattiva condotta (il 66% in più rispetto agli anni precedenti) e dei 275 attualmente in fase di processo disciplinare.

Nello stesso periodo, infine, è anche raddoppiato il numero di segnalazioni di cattiva condotta da parte del pubblico e degli agenti. Il ‘repulisti’, annunciato oggi dai vertici di Scotland Yard, potrebbe insomma avere una portata “devastante” almeno quanto quella del rapporto indipendente, ordinato nel 2021 e diffuso l’anno scorso, le cui conclusioni chiedevano, senza mezzi termini, “riforme immediate” pena lo smantellamento di un corpo di polizia che ha fatto storia nel Regno Unito. Negligenze, errori, abusi, insabbiamenti e reati non possono essere tollerati oltre. Quello annunciato oggi è solo il primo, deciso passo per invertire la marcia. 

AGI – A Derna centinaia di migliaia di persone hanno protestato contro le autorità, chiedendo l’identificazione dei responsabili dell’inondazione che una settimana fa ha ucciso migliaia di persone nella città della Cireanica. Il disastro è stato causato dalla rottura di due dighe che da tempo avevano dato segni di cedimento e non hanno resistito al passaggio del ciclone Daniel. I ripetuti avvertimenti di tecnici ed esperti erano stati però ignorati.

Reuters riferisce che tra i principali bersagli dei manifestanti c’era Aguila Saleh, presidente del Parlamento libico, tra le più importanti figure politiche della Libia orientale, controllata dalle milizie del generale Haftar e non dal governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu. “Aguila non ti vogliamo!” e “tutti i libici sono fratelli” sono alcuni degli slogan riportati dall’agenzia stampa britannica, segno dell’esasperazione dei cittadini per l’instabilità politica del Paese, precipitato nel caos dopo la deposizione di Gheddafi nel 2011 e ancora conteso da due governi paralleli nonostante gli sforzi delle Nazioni Unite.

A suscitare l’ira della popolazione era stata una dichiarazione di Saleh che ha parlato di un “disastro naturale senza precedenti” e ha esortato a non concentrarsi su cosa si sarebbe dovuto o potuto fare per prevenirlo. I dimostranti hanno inoltre dato alle fiamme la casa del sindaco Abdulmenam al-Ghaithi, rimosso dopo la catastrofe, insieme a tutti i membri della sua giunta, da Usama Hamad, capo dell’esecutivo alla guida della parte orientale del Paese.  

 

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