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AGI – L’obiettivo era diffondere gioia, distribuire dolcetti e ritagliare una celebrazione inclusiva che potesse essere aggiunta al programma delle festività natalizie. Ma la regina Nikkolah – un personaggio femminile di colore che offre ai bambini belgi un contrappunto alla figura festosa di Sinterklaas e al suo controverso aiutante, Zwarte Piet, o Pietro il Nero – è stata travolta di una tempesta culturale.

La polemica, racconta il Guardian, è scoppiata dopo la notizia che la regina Nikkolah avrebbe visitato il municipio di Gand questa settimana per un evento a cui si erano iscritte più di 200 persone. I politici conservatori e di estrema destra hanno accusato il personaggio di minacciare la tradizione e di cercare di utilizzare un evento per bambini per promuovere un’agenda politica.

Il sindaco della città ha reagito prontamente, annunciando che la visita sarebbe stata spostata in un’altra sede per non creare confusione tra la regina Nikkolah e Sinterklaas, che aveva visitato il municipio poche settimane prima. “Non c’è niente di sbagliato in Sinterklaas come lo conosciamo”, ha detto Mathias de Clercq, sindaco di Gand, all’agenzia di stampa Belga.

“Non dovremmo cercare di trasformarlo in qualcos’altro.” Anneleen Van Bossuyt, una politica del partito separatista fiammingo N-VA, ha affermato che l’evento proposto con la regina Nikkolah era “assolutamente inaccettabile. Non dovremmo lasciare che le nostre tradizioni ci vengano portate via”, ha aggiunto paragonandolo alla proposta di mettere sui libri di Pippi Calzelunghe nella biblioteca cittadina l’avvertimento che alcune storie conterrebbero contenuti razzisti.

L’artista che ha creato il personaggio ha respinto l’idea che la regina Nikkolah fosse in qualche modo un rifiuto della tradizione. “La gente vede la regina Nikkolah come una minaccia”, ha detto Laura Nsengiyumva, architetto e artista belga di origine ruandese.

“Ma se non mi fosse piaciuta questa tradizione, non l’avrei ripresa. È anche il desiderio di farne parte”. Nsengiyumva ha creato il personaggio nel 2017, cercando un’alternativa alla narrativa tradizionale di Sinterklaas e Zwarte Piet, una figura ampiamente vista come razzista a causa della sua interpretazione da parte di bianchi con volti anneriti, parrucche ricce e labbra rosso vivo.

Il personaggio di Zwarte Piet era originariamente un diavolo e successivamente è stato raffigurato come di colore durante l’era coloniale. Oltre alla sua storia problematica, la tradizione continua a perpetuare pregiudizi razziali contro molti nella società, ha affermato Nsengiyumva. “Alla radice di ciò c’è che si tratta di un personaggio di discendenza afro che è al servizio di Sinterklaas”, ha detto. “Penso che sia parte di molti traumi infantili per i belgi neri, per gli afro-belgi”. 

AGI – Tante candidature scintillanti e solo qualche peso massimo della politica mondiale. La lista dei finalisti in gara per finire sulla  prima copertina di dicembre della rivista ‘Time’, a detta di molti, contiene più di una sorpresa. Con la pop-star globale, Taylor Swift, anche l’anno scorso tra i finalisti, figurano altri personaggi del jet-set internazionale come Re Carlo III d’Inghilterra, incoronato lo scorso 6 maggio, gli sceneggiatori della Wga, protagonisti di uno storico sciopero (146 giorni di protesta) a Hollywood per il rinnovo del contratto, ma anche la bambola ‘Barbie‘, star assoluta dell’omonimo film di Greta Gerwig.  

Who will be TIME’s Person of the Year for 2023? See the shortlist ⬇️ https://t.co/xjM7sdo5aQ

— TIME (@TIME)
December 4, 2023

Nel 2022 la Persona dell’anno del TIME è stata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e lo “spirito dell’Ucraina”.  Quest’anno la short-list dei finalisti include i presidenti di Russia e Cina, Vladimir Putin e Xi Jinping (il primo inserito anche l’anno scorso tra i ‘concorrenti’), il numero uno della Fed, Jerome Powell e l’amministratore delegato di OpenAI, Sam Altman. Tra le new-entry destinate a suscitare clamore, i procuratori di Florida, Georgia, New York e Washington D.C. che – scrive il ‘Time’ – “hanno presentato accuse per interferenza elettorale, detenzione illegale di documenti riservati e falsificazione di documenti aziendali”. 

La rivista ha peraltro già indicato il suo ‘Atleta dell’Anno’: Lionel Messi, un campione super blasonato che, non appena atterrato in Florida, “ha fatto del suo meglio per mimetizzarsi” e sostenere amici e famiglie dei giocatori della sua nuova squadra, il Miami

Lionel Messi is TIME’s 2023 Athlete of the Year https://t.co/qPR75Hgt6f pic.twitter.com/EXqxl08lZN

— TIME (@TIME)
December 5, 2023

Alla vigilia dell’incoronazione Time Magazine non ha mancato di rammentare come la nomina della Persona dell’anno (Person of the Year), il riconoscimento a una personalità che, nel bene o nel male, ha marcato l’anno appena trascorso sia una tradizione dal 1927, quando il riconoscimento andò all’eroe dei cieli, Charles Lindbergh, per aver compiuto la prima trasvolata atlantica in solitaria della storia. Da allora, hanno conquistato la copertina della prima edizione di dicembre del Time personaggi del calibro di Martin Luther King Jr,  Angela Merkel, Papa Francesco. Ma anche leader controversi come Stalin nel 1942 e l’Ayatollah Khomeini, nel 1979. 

Restano comunque non più di una manciata di ore per scoprire chi, dei nove candidati finalisti, riuscirà ad aggiudicarsi lo storico riconoscimento. L’incoronazione dell’anno sarà annunciata oggi, dal magazine e in diretta sull’emittente Nbc.

 

 

AGI – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è al quarto posto della classifica di Forbes delle donne più influenti del pianeta per il 2023. Meloni si piazza dietro la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, la presidente della Bce Christine Lagarde e la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris. Completa la top 5 la popstar Taylor Swift.

Quattro i parametri principali presi in considerazione: denaro, influenza media, impatto e ambito di riferimento.

“Il 22 ottobre 2022 Meloni ha assunto il ruolo di primo ministro italiano, diventando la prima donna nella storia a ricoprire questo ruolo. La premier è anche il presidente del partito di destra Fratelli d’Italia da marzo 2014”, scrive Forbes.

Durante un discorso tenuto a giugno 2022 ha assunto chiare posizioni sulla famiglia: “Si alle famiglie naturali, no alla lobby LGBT, sIall’identità sessuale, no all’ideologia di genere”, ha detto. Oggi, Giorgia Meloni è  l’unica donna alla guida di un paese del G20. 

AGI – Crolla la preparazione scolastica nei Paesi Ocse con un calo in quattro anni di 16 punti in matematica e di 11 punti in lettura: è quanto emerge dal rapporto Ocse-Pisa condotto in 81 Paesi che conferma un trend preoccupante, accentuatosi con la pandemia. In pratica si tratta di un arretramento che equivale a mezzo anno scolastico in lettura e a tre quarti di anno scolastico in matematica. Stabile, invece, il rendimento medio in scienze.

Per quanto riguarda l’Italia, il Nord ottiene punteggi superiori al Sud in tutti e tre gli ambiti, confermando il forte divario geografico. Rispetto alla media Ocse, gli studenti italiani risultano al di sopra in matematica, in linea con gli altri nella lettura e al di sotto nelle scienze. Il rapporto Pisa, giunto all’ottava edizione, si basa su un’indagine triennale condotta su studenti quindicenni di tutto il mondo per rilevare il livello conoscenze e competenze fondamentali per partecipare pienamente alla vita sociale ed economica.

Quest’anno è emerso che i risultati migliori sono stati raggiunti da Singapore (prima in tutte e tre le categorie) e più in generale dai Paesi asiatici. Il segretario generale dell’Ocse, Mathias Corammn, ha però denunciato che complessivamente si assiste a “un crollo senza precedenti” nei livelli di conoscenze. L’Italia è risultata in linea con i Paesi dell’area Ocse in matematica (471 contro 472), superiore alla media in lettura (482 contro 476) e inferiore in scienze (477 contro 485).

I test Invalsi hanno evidenziato che la differenza tra il 10% di studenti italiani con i punteggi più alti e il 10% di quelli con punteggi più bassi è simile tra le aree geografiche e corrisponde a circa tre livelli di competenze. Ma se al Nord più dell’80% degli studenti sono almeno al livello minimo 2 in matematica, lettura e scienze, al Sud questa percentuale scende a poco più del 60% in scienze, al 70% in lettura e al 55% in matematica.

I licei italiani hanno ottenuto punteggi medi superiori agli altri tipi d’istruzione in tutti e tre gli ambiti, seguiti dagli istituti tecnici e dall’istruzione e formazione professionale. Nei licei e negli istituti tecnici, in matematica, lettura e scienze più di due terzi degli studenti hanno raggiunto il livello base o superiore di competenza: si va da un minimo del 67% negli istituti tecnici in matematica, a un massimo del 90% nei licei in lettura.

Complessivamente, negli istituti professionali e nella formazione professionale la percentuale di studenti al di sotto del Livello 2 in matematica, lettura e scienze è più che doppia rispetto a quella registrata negli istituti tecnici e nei licei. Nell’indagine che ha coinvolto 37 Paesi Ocse e 44 Paesi ed economie partner, per un totale di 690mila studenti, l’Italia ha fatto registrare un record per il più forte divario di genere in matematica: ben 21 punti a favore dei maschi sulle femmine.

Le ragazze si rifanno con la lettura in cui ottengono 19 punti rispetto ai loro compagni. La rilevazione avrebbe dovuto esaminare l’anno 2021, ma era stata rimandata a causa della pandemia di Covid. Per il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, i dati “confermano la necessità della riforma dell’istruzione tecnico-professionale che ha tra gli obiettivi il rafforzamento delle competenze degli studenti nelle discipline di base”.

“Gli importanti investimenti in termini di risorse Pnrr per la didattica Stem contribuiranno anche a ridurre i divari di genere”, ha assicurato il ministro, e “con Agenda Sud ci avviamo a colmare un intollerabile gap di risultati formativi fra Nord e Sud del Paese”. Valditara ha sottolineato che “l’obiettivo primario del rapporto non è creare una competizione tra nazioni, ma piuttosto stabilire un terreno comune per lo scambio di informazioni e pratiche efficaci. L’Italia, con la sua elevata partecipazione, si pone in una posizione di rilievo, dimostrando un impegno significativo nel migliorare la qualità educativa”.

 

AGI – Sale il bilancio delle vittime dell’eruzione del vulcano Marapi, nell’Indonesia occidentale.  Dopo il ritrovamento di altri nove morti e la scoperta, ore fa, di due escursionisti, ugualmente deceduti, sono 22 le vittime dell’esplosione di domenica, secondo fonti ufficiali dell’agenzia locale della città di Padang, capoluogo della provincia di Sumatra Occidentale. 

Il Monte Marapi, sull’isola di Sumatra, eruttando, ha sprigionato una torre di cenere di tre chilometri nel cielo mentre 75 persone stavano facendo escursioni nella zona. La missione di salvataggio che ne è seguita è stata ostacolata per giorni da un’ulteriore attività vulcanica e dal maltempo, ma quasi tutti gli escursionisti dispersi sono stati comunque ritrovati salvo uno di loro che risulta ancora irreperibile.

Ahmad Rifandi, responsabile del posto di monitoraggio di Marapi, ha potuto rilevare ben cinque eruzioni (d’intensità minore) da mezzanotte di ieri alle 8:00 della mattina. Le precipitazioni e la coltre di fumo vulcanico hanno anche impedito la vista del Marapi, una vetta alta oltre 2.800 metri nei cui pressi sorgono importanti centri urbani paesi tra cui Bukittinggi, Padang Panjang e Batusangkar.

Il monte Marapi, che significa “montagna di fuoco“, è il vulcano più attivo dell’isola di Sumatra. Risale al 1979 una delle sue eruzioni più letali che causò la morte di 60 persone. L’Indonesia è soggetta a frequenti attività sismiche e vulcaniche per via della sua posizione sull'”Anello di fuoco” del Pacifico, dove le placche tettoniche si scontrano. L’arcipelago indonesiano conta in tutto circa 130 vulcani attivi.

 

AGI – Israele estende la sua offensiva di terra nella devastata Striscia di Gaza, costringendo a spostamenti massicci la popolazione palestinese. Messi alle strette dall’offensiva, decine di migliaia di abitanti di Gaza si stanno spostando da Khan Younis, nel Sud della Striscia di Gaza, a Rafah, vicino al confine con l’Egitto. Fuggono dai bombardamenti ma si dirigono verso una zona disastrata dal punto di vista umanitario, dove il sovraffollamento e la mancanza dei servizi più basilari stanno generando epidemie.

È di nuovo guerra

Il ritorno alla guerra aperta dopo la rottura della tregua tra Israele e Hamas ha avuto effetti a catena in una regione sull’orlo di una conflagrazione piu’ ampia. Dalla scadenza della tregua venerdì scorso, a Gaza sono ripresi i combattimenti tra Hamas e l’avanzata delle truppe israeliane, così come i lanci di razzi dei militanti verso Israele e gli attacchi aerei israeliani sul territorio palestinese. 

Le forze di difesa di Israele (Idf) hanno continuato a bombardare Gaza durante la notte. Sono 200 gli obiettivi di Hamas colpiti, secondo Israele, che ha denunciato la scoperta di tunnel sotto una scuola nella parte Nord della Striscia. A Sud, invece, Khan Younis, nel Sud, dove molti palestinesi sono fuggiti nelle prime settimane di guerra su ordine di Israele, risulta uno degli obiettivi degli ultimi raid.

Al Jazeera ha riferito di un “intenso bombardamento” nella parte orientale della città nelle prime ore di oggi. Il portavoce dell’Unicef ha parlato di “bombardamenti implacabili”. Sono stati segnalati raid israeliani e continui colpi di artiglieria anche nel Nord, nei quartieri di al-Shujaiya e al-Tuffah della città di Gaza.

Khan Younis nel mirino

Israele ritiene che la leadership di Hamas abbia sede a Khan Younis e ha ordinato alle persone dentro e intorno ad alcune zone della città di evacuare. La popolazione locale ha detto che i militari hanno lanciato volantini definendo Khan Younis “una zona di combattimento pericolosa” e ordinando loro di spostarsi nella città di confine di Rafah o in una zona costiera nel Sud-Ovest.

Ieri sera, il portavoce dell’Idf, Daniel Hagari, aveva annunciato che l’esercito sta espandendo l’offensiva di terra a “tutte le aree della Striscia di Gaza”.
Israele ha promesso di schiacciare Hamas come rappresaglia per gli attacchi del 7 ottobre del gruppo terrorista che hanno ucciso circa 1.200 persone, per lo più civili, secondo le autorità israeliane. Si stima che altre 240 persone, tra cui bambini e anziani, siano state prese in ostaggio a Gaza.

Il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas, afferma che più di 15.523 persone sono state uccise dal 7 ottobre, più della metà delle quali donne e bambini. L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite (Ocha) stima in circa 1,8 milioni di persone (circa il 75% della popolazione di Gaza) il numero degli sfollati interni.

Nel quadro di una tregua mediata dal Qatar con il sostegno dell’Egitto e degli Stati Uniti, sono stati liberati 80 ostaggi israeliani, in cambio del rilascio di 240 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Da Gaza sono stati liberati anche piu’ di due dozzine di altri ostaggi.
Con 137 ostaggi ancora detenuti a Gaza, secondo l’esercito israeliano, Hamas ha escluso ulteriori rilasci fino a quando non verrà concordato un cessate il fuoco permanente.

Netanyahu incontrerà le famiglie degli ostaggi

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha respinto le accuse delle famiglie degli ostaggi di Hamas secondo cui il governo le ignora e ha riferito che un incontro con loro è già stato fissato per mercoledì.

“Un incontro tra il gabinetto di guerra e le famiglie degli ostaggi era già stato fissato per mercoledì”, si legge in un comunicato del suo ufficio rilanciato dal Times of Israel. “A causa della richiesta delle famiglie si sta valutando la possibilità di anticiparlo”.

Le famiglie degli ostaggi rimasti ancora a Gaza hanno chiesto di incontrare tutti i membri del gabinetto di guerra, avvertendo che in caso di rifiuto intensificheranno le proteste contro il governo. Come riportano i media locali, le famiglie – che si sono dette “umiliate” – avevano chiesto un incontro due giorni fa, dopo la rottura della tregua e la sospensione del rilascio degli ostaggi, ma il governo sembra abbia risposto solo ieri. 

AGI – Due panda giganti prestati al Regno Unito dodici anni fa, stamattina hanno preso un volo per tornare in Cina.

Messi in quarantena dall’inizio di novembre in preparazione a questo viaggio, Yang Guang, un maschio, e Tian Tian, ​​una femmina, hanno lasciato lo zoo di Edimburgo su un aereo cargo che li porterà nella città di Chengdu, nella provincia del Sichuan. Gli scienziati speravano da tempo che i due, arrivati ​​nel 2011, approfittassero del loro soggiorno scozzese per riprodursi, ma non hanno avuto figli.

Yang Guang e Tian Tian erano stati prestati come parte di un accordo decennale tra la Royal Zoological Society of Scotland (RZSS) e la Chinese Wildlife Conservation Association. I due panda “hanno avuto un impatto incredibile, ispirando milioni di persone a prendersi cura della natura”, ha affermato David Field, direttore esecutivo della RZSS, citato dall’agenzia PA.

Erano gli unici esemplari di questa specie in via di estinzione presenti nel Regno Unito, arrivati ​​grazie alla “diplomazia del panda” guidata da Pechino, che ha fatto sciamare i suoi ursidi in tutto il pianeta per suggellare il miglioramento delle sue relazioni diplomatiche.

Ma negli ultimi anni le relazioni tra la Cina e alcune potenze occidentali, tra cui gli Stati Uniti e il Regno Unito, sono diventate tese. Il mese scorso sono tornati in Cina anche tre panda giganti prestati allo zoo di Washington dal 2000. Anche altri quattro panda lasceranno lo zoo di Atlanta nel 2024.

AGI – L’ombra di una catastrofe ecologica si allunga sull’Iran, dove il lago di Urmia, il più grande lago salato del Paese, si sta ritirando a ritmo preoccupante. L’allarme e stato lanciato dal quotidiano Samat, secondo cui l’80% delle acque del lago sono andate perse nell’ultimo anno, riducendo la superficie dello specchio d’acqua situato nel Nord-Ovest del Paese ad appena 170 km quadrati. Una perdita dal valore incalcolabile, con enormi ripercussioni sull’economia e sul clima di una delle più popolose regioni dell’Iran.

Un processo di distruzione andato avanti nonostante i proclami del governo degli ayatollah, che aveva più volte promesso azioni concrete per arrestare la distruzione di quello che è stato il più grande lago salato del Medio Oriente. La distruzione di Urmia dura da più di 20 anni, un progressivo prosciugamento dovuto essenzialmente all’assenza di strategie di gestione sostenibili e all’espansione senza regole dell’agricoltura, che ha reso lo specchio d’acqua una pozza inquinata e in alcuni punti maleodorante.

Secondo il quotidiano Samat negli ultimi 25 anni sarebbero andate perse il 97% delle riserve idriche del lago di Urmia. A sostegno della propria accusa il quotidiano pubblica foto satellitari scattate negli anni dall’università Sharif. Una polemica che ha inevitabilmente avuto ripercussioni politiche. Numerosi attivisti e ambientalisti hanno dovuto fronteggiare arresti e persecuzioni da parte del regime iraniano per aver denunciato il disastro ecologico in corso e il deterioramento della qualità dell’aria nella regione.

AGI – Il braccio armato di Hamas e quello della Jihad islamica affiliata hanno annunciato di aver lanciato razzi su Tel Aviv e altre città israeliane; secondo l’esercito israeliano i razzi lanciati sono oltre 250; due soldati sono rimasti uccisi. Israele ha accettato di stabilire ampie zone sicure nel sud di Gaza: lo ha confermato all’emittente Usa NBC un alto funzionario del Dipartimento di Stato. L’accordo, secondo la testata, è giunto in occasione del terzo viaggio del segretario di Stato Anthony Blinken nella regione, il quarto in Israele dopo l’attacco del 7 ottobre.

L’obiettivo del capo della diplomazia americana è quello di ridurre le sofferenze dei civili nel sud di Gaza durante l’espansione delle operazioni militari: secondo NBC, il governo israeliano è disponibile e sta già lavorando alla creazione di un piano. Le aree di sicurezza sarebbero molto ampie ma i dettagli devono ancora essere stabiliti. Poco prima di lasciare il Paese, ieri Blinken ha detto che Israele ha già iniziato a individuare le aree sicure; per gli Usa, ha aggiunto, questo “è molto, molto importante”.

Il capo dell’Oms, a Gaza situazione pietrificante

Le notizie sulle ostilità in corso e sui pesanti bombardamenti a Gaza sono pietrificanti”: per questo, il capo dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus chiede dal suo profilo X che ci sia un “cessate il fuoco, ora”.

“Ieri il nostro team ha visitato il Nassar Medical Hospital nel sud. Vi erano ricoverati 1.000 pazienti, 3 volte la sua capacità. Innumerevoli persone cercavano rifugio, riempiendo ogni angolo della struttura. I pazienti ricevevano cure sul pavimento, urlando di dolore”.

“Queste condizioni sono più che inadeguate – inimmaginabili per la fornitura di assistenza sanitaria. Non riesco a trovare parole abbastanza forti per esprimere la nostra preoccupazione per ciò a cui stiamo assistendo. Cessate il fuoco. ORA”, conclude il messaggio di Ghebreyesus. 

Il Papa: addolora la tregua rotta Gaza, pensiamo agli ostaggi

“In Israele e Palestina la situazione è grave. Addolora che la tregua sia stata rotta, cio significa morte, distruzione, miseria. Molti ostaggi sono stati liberati ma tanti sono ancora a Gaza. Pensiamo a loro, alle loro famiglie che avevano visto una luce, una speranza di riabbracciare i loro cari”. Così Papa Francesco al termine dell’Angelus in video collegamento da Santa Marta nel suo appello letto da monsignor Filippo Braida della Segreteria di Stato.

“A Gaza c’è tanta sofferenza. Mancano i beni di prima necessità. Auspico che tutti coloro che sono coinvolti possano raggiungere al più presto un nuovo accordo per il cessate il fuoco e – ha sottolineato il Pontefice – trovare soluzioni diverse rispetto alle armi provando a percorrere vie coraggiose di pace”.

Hamas, 700 palestinesi uccisi in ultime 24 ore

Sono oltre 700 i palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore dai raid israeliani conseguenti alla fine della tregua. Lo ha dichiarato all’emittente Al Jazeera il direttore generale delle comunicazioni di Hamas. Inoltre, oltre 1 milione e mezzo di persone sono sfollate nella Striscia di Gaza.

IDF: finora localizzati 800 tunnel Gaza, 500 distrutti

Dall’inizio della guerra fra Israele e Hamas, a Gaza sono stati localizzati oltre 800 tunnel, e fra questi 500 sono stati distrutti. Lo hanno comunicato su Telegram le forze armate israeliane, che “continuano le operazioni per distruggere la rete di tunnel sotterranei di Hamas”. “Dall’inizio delle operazioni di terra nella Striscia di Gaza, i soldati dell’IDF hanno localizzato oltre 800 pozzi per i tunnel sotterranei di Hamas. Circa 500 dei tunnel sono stati distrutti utilizzando diversi metodi operativi, tra cui esplosivi e blocchi”.

La rete di tunnel sotterranei, “situati in aree civili e spesso vicino o all’interno di edifici e strutture come scuole, asili, moschee e parchi giochi”, serviva a “collegare le risorse strategiche di Hamas”. I soldati vi hanno trovato anche “grandi quantità di armi”. Secondo l’IDF, tutto conferma che Hamas “utilizza deliberatamente la popolazione e le infrastrutture civili come copertura per le sue attività terroristiche all’interno di Gaza”. 

IDF, da venerdì colpiti oltre 400 obiettivi a Gaza

L’esercito israeliano continua a bombardare la striscia di Gaza e dalla fine della tregua, venerdì scorso, ha colpito “oltre 400 obiettivi”. Lo ha fatto sapere l’IDF.

 

 

AGI – Con 555 alberi di Natale, Susanne e Thomas Jeromin, due coniugi di un paese della Bassa Sassonia, in Germania, hanno stabilito un record mondiale. Solo pochi giorni fa il personale del Record Institute tedesco ha certificato il primato. Per i coniugi di Rinteln nel Weserbergland, il Natale comincia già a giugno quando iniziano a posizionare gli abeti di plastica di varie dimensioni nelle varie stanze della loro villetta di 105 metri quadrati (piano terra, primo piano e mansarda), camera da letto e bagno compresi.

Se per alcune persone l’albero di Natale non può stare in soggiorno prima del 24 dicembre e già la sera dell’Epifania viene smontato, per i coniugi Jeromin il rituale è completamente diverso. Sui 555 alberi di Natale ci sono circa 108.000 palline di vari colori. La coppia allestisce anche alberi a tema: ad esempio con animali di peluche e paperelle di gomma e persino con i personaggi di Stars Wars. Sul pavimento vari oggetti, da Babbo Natale a veri e propri pacchi natalizi. Anche la scala interna è tutta addobbata.

Le luci sono tutte a Led per un costo energetico di 89 euro ogni stagione. Tutto è nato dodici anni fa quando Thomas, 57 anni, cuoco di professione, ha iniziato a collezionare per hobby alberelli natalizi. Sua moglie Susanne, 56, infermiera geriatrica, ha seguito la passione. Raccontano che dopo il turno del mattino, dalle ore 15 circa fino alla sera, weekend compresi, si occupano dell’addobbo dei loro alberelli.

Il ‘paese delle meraviglie invernali’ prima della pandemia di coronavirus era molto visitato dagli stessi concittadini, un trend che ora sta riprendendo. Una regola Thomas e Susanne, però, se la sono posta: in camera da letto, di notte, le luci degli alberi restano spente. 

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