AGI – Quattro anni dopo averne mostrato il progetto al mondo, Elon Musk ha presentato Cybertruck, il nuovo pick-up elettrico di Tesla. Il veicolo, secondo l’imprenditore, è “leggero” ma potente, più veloce di una Porsche e a prova di proiettili. Musk ha fatto una diretta direttamente dalle officine di Tesla ad Austin, in Texas, portando diversi clienti a bordo.
“Penso che sia il nostro prodotto migliore. Sarà qualcosa di unico sulle strade. Finalmente il futuro assomiglierà al futuro”
Durante la presentazione sono stati mostrati anche dei video in cui Cybertruck si mostra in tutta la sua potenza di traino, parecchio superiore a quella di altri camion elettrici e diesel presenti sul mercato. Altri filmati hanno raccontato come il mezzo vada più veloce di una Porsche 911 o come il suo “esoscheletro” resista ai colpi di una mitragliatrice calibro 45 e di armi calibro 9 mm, senza che i proiettili perforino la carrozzeria.
Cybertruck Delivery Event https://t.co/rWd111HvHc
— Tesla (@Tesla)
November 29, 2023
Quanto costerà
Il prezzo di acquisto del modello base, secondo il sito web di Tesla, è di 60.990 dollari, e sarà disponibile nel 2025. Il modello più avanzato, il “Cyberbeast”, costerà 99.990 dollari, vista la maggiore potenza e capacità di traino. Quest’ultima può raggiungere i 210 km/h, con un’autonomia di 515 chilometri e una capacità di traino di 5 tonnellate. C’è anche un modello intermedio che costa 79.990 dollari.
Beats a Porsche 911 while towing a 911
pic.twitter.com/4YdS1tKQse— Elon Musk (@elonmusk)
November 30, 2023
Gli analisti hanno definito il Cybertruck un progetto ad alto rischio rispetto ad altri veicoli Tesla ma per Musk “è un veicolo incredibilmente utile. È un capolavoro grandioso, come me“. Ha rivelato, infine, di avere più di un milione di ordini e prevede di raggiungere una produzione di 250.000 unità entro il 2025.
AGI – “Un’adesione altissima con punte fino al 100% delle ferroviere e dei ferrovieri dipendenti da tutte le aziende ferroviarie italiane, conferma che la categoria non è più disponibile a rischiare la vita per il mancato adeguamento e ammodernamento delle infrastrutture ferroviarie e stradali”. A riferirlo unitariamente Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal, dopo la rilevazione della percentuale di aderenti sciopero di 8 ore indetto dopo l’ennesimo incidente mortale, per sollecitare il Governo a intervenire per risolvere l’annoso problema dei passaggi a livello.
“Ringraziamo lavoratrici e lavoratori che hanno aderito alla protesta” proseguono le organizzazioni sindacali che aggiungono: “Ci scusiamo con le persone alle quali oggi abbiamo creato disagio ma, considerato che nell’incidente, oltre a una capotreno e all’autista del camion che hanno perso la vita, sono rimasti feriti anche dieci passeggeri, ai quali auguriamo una veloce guarigione, siamo certi che hanno capito che lo sciopero si è reso indispensabile anche nel loro interesse”.
“Confidando in un intervento del Governo affinché a Piazza della Croce Rossa si interrompano le numerose discutibili riunioni per definire ipotetiche strategie per privatizzare il Gruppo FS che distraggono l’azienda dalla sua missione di soggetto di interesse strategico nazionale chiamato ad assicurare la mobilità di persone e merci in condizioni di sicurezza e regolarità di servizio”.
“Ci aspettiamo – conclude la nota di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa trasporti e Fast Confsal – che in tempi brevissimi Agenzia Ansfisa e Rfi ci convochino, sia per accertare le dinamiche dell’incidente che per definire un piano di soppressioni di passaggi a livello. Non potendo più tollerare estemporanee comunicazioni inconcludenti, in assenza dell’attivazione dei confronti richiesti, ci vedremo costretti, nostro malgrado, a dare continuita’ alle azioni di protesta gia’ intraprese”.
Salvini, scene indegne sciopero, non saranno più tollerate
“Scene indegne e inaccettabili nelle stazioni italiane“. Lo dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, secondo quanto riferisce il Mit, commentando le conseguenze dello sciopero odierno, con ritardi, treni cancellati e lunghe code di cittadini esasperati. “Per rispetto di chi ha perso la vita sul lavoro non siamo intervenuti, come invece successo recentemente, ma è chiaro che il sacrosanto diritto alla mobilitazione non può cancellare quello di milioni di cittadini che devono viaggiare”.
Per Salvini, “la giornata di oggi rende ancora più evidente che scioperi di troppe ore hanno ricadute pesantissime sulle vite di troppe persone incolpevoli. Lo trovo intollerabile. È mia precisa intenzione, in futuro, fare di tutto affinché simili scene non si ripetano anche se auspico che i sindacati evitino iniziative irragionevoli”.
AGI – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha adottato un provvedimento cautelare nei confronti di Intesa Sanpaolo e di Isybank per impedire il passaggio alla banca digitale dei correntisti che non forniscano il proprio consenso espresso. Questa operazione al momento ha riguardato circa 300 mila clienti su un totale di 2,4 milioni che Intesa Sanpaolo intenderebbe trasferire a Isybank. Sono stati oltre 5.000 i consumatori (di cui più di 3.000 dopo l’avvio dell’istruttoria) che hanno chiesto l’intervento dell’Autorità, secondo la quale il trasferimento è stato previsto con modalità non conformi alle disposizioni del Codice del Consumo.
Infatti – si legge in una nota dell’Autorità – per effetto del trasferimento, i correntisti interessati non avrebbero potuto più accedere in filiale né all’internet banking tramite personal computer e avrebbero dovuto svolgere le operazioni bancarie solo tramite App. Inoltre, i nuovi conti correnti prevedono condizioni economiche differenti e la perdita di servizi prima disponibili (ad esempio: carte virtuali per effettuare acquisti online in sicurezza, assegni bancari, accesso ai contratti di mutuo).
Tali essenziali modifiche dei contratti in precedenza stipulati sono state unilateralmente imposte senza che fosse stato richiesto il previo consenso dei clienti al trasferimento. Inoltre, le comunicazioni relative al passaggio ad Isybank sono state trasmesse ai clienti nella sezione archivio dell’App di Intesa Sanpaolo senza adottare accorgimenti che ne sollecitassero la lettura (ad esempio, notifiche push e pop-up) e non lasciavano capire che in tal modo i clienti si sarebbero potuti opporre al passaggio.
Infine, nelle comunicazioni non erano state adeguatamente indicate le modifiche relative alle condizioni economiche previste dal nuovo conto corrente e ai servizi non più inclusi. Pertanto, l’Autorità ha previsto che le due banche, previa informativa chiara ed esaustiva sulle caratteristiche del nuovo conto Isybank, assegnino ai correntisti un congruo termine per fornire il proprio consenso espresso al trasferimento. In tal modo, coloro che si dichiareranno contrari avranno la facoltà di mantenere il precedente conto corrente alle stesse condizioni. Entro 10 giorni Intesa Sanpaolo e Isybank dovranno comunicare all’Autorità le misure adottate per ottemperare al provvedimento cautelare.
AGI – “Giovedì nero per imprese ed autonomi che per il ‘Tax Day’ di oggi si ritroveranno a pagare oltre 50 miliardi di tasse, tra Irpef, Ires, Irap e imposte sostitutive. Circa il 60% del gettito complessivo dell’anno”. Così Confesercenti in una nota.
Le partite Iva – stima l’Ufficio tributario Confesercenti – andranno a versare, come secondo acconto annuale Irpef, circa 12,5 miliardi di euro. Un computo che non include le addizionali già versate a saldo lo scorso giugno. Per l’Ires, imposta sui redditi per le società, si verseranno circa 28,32 miliardi. L’Irap, imposta regionale sulle attività produttive, invece, graverà su autonomi e imprese per 10,58 miliardi.
Nello stesso giorno anche il versamento di diverse imposte sostitutive che vedrà coinvolti, tra le diverse tipologie di contribuenti interessati, anche gli autonomi e le imprese in regime forfetario: per loro previsto un versamento di circa 1 miliardo.
“È giunto il momento – spiega Confesercenti – di rivedere il sistema di liquidazione delle imposte e del versamento degli acconti, in particolare del secondo, al fine di rendere più sostenibile l’impatto finanziario sulle imprese. Lo abbiamo già proposto durante i tavoli di confronto sulla delega fiscale con l’Amministrazione finanziaria e le parti politiche”.
“L’attuale sistema di possibile rateizzazione del primo acconto, con una maggiorazione a carico dei contribuenti, ed un posticipo con possibile dilazione del secondo, esclusivamente prevista per l’anno in corso, non sono assolutamente sufficienti a dare respiro ed a permettere una corretta pianificazione finanziaria alle imprese dell’esborso fiscale nel corso dell’anno. Basta Tax day – conclude Confesercenti – ma appuntamenti con il Fisco più dilazionati per evitare carichi eccessivi per imprenditori e imprese”.
AGI – La Commissione europea ha approvato la valutazione preliminare positiva della richiesta di pagamento della quarta rata dell’Italia per 16,5 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti. Il 22 settembre 2023 l’Italia aveva presentato alla Commissione la richiesta di pagamento sulla base del conseguimento di 21 traguardi e sette obiettivi stabiliti nella decisione di esecuzione del Consiglio.
Si tratta – spiega la Commissione – di una serie di riforme trasformative in settori strategici fondamentali quali la giustizia penale e civile, il pubblico impiego, gli appalti pubblici, l’assistenza per le persone anziane e l’assistenza a lungo termine. Ad esempio, sono stati compiuti ulteriori passi nell’attuazione delle riforme della pubblica amministrazione e della magistratura in ambito civile e penale, che contribuiranno a una pubblica amministrazione più semplice ed efficace e a un sistema giudiziario più efficiente, cui si aggiungono le ricadute positive che un sistema di appalti pubblici semplificato e più efficiente potrà avere sul contesto imprenditoriale.
Sono incluse anche riforme volte a semplificare le procedure amministrative per gli investimenti verdi. Vi è infine una riforma volta a migliorare le condizioni di vita delle persone anziane non autosufficienti attraverso un accesso più agevole ai servizi sanitari e sociali.
Gli investimenti compresi in questa richiesta di pagamento riguardano anch’essi un’ampia gamma di settori, quali l’efficienza energetica degli edifici, le infrastrutture per l’idrogeno, l’assistenza all’infanzia, la transizione digitale, la mobilità sostenibile e l’inclusione sociale. Tra questi figurano, ad esempio, l’installazione di infrastrutture di ricarica e il potenziamento del parco ferroviario del trasporto pubblico regionale con treni a emissioni zero.
Sono inclusi anche investimenti nell’idrogeno verde, come la sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto stradale e la mobilità ferroviaria e la produzione di idrogeno nei siti dismessi. Un investimento riguarda la digitalizzazione della pubblica amministrazione, attraverso la migrazione delle serie di dati e delle applicazioni di gran parte della pubblica amministrazione locale verso un’infrastruttura cloud sicura.
Vi sono investimenti per combattere la povertà educativa nel Sud e per aumentare l’offerta di asili nido e scuole materne e di servizi di educazione e cura della prima infanzia. In questa richiesta figura anche l’investimento volto ad aumentare la disponibilità di alloggi economicamente accessibili per gli studenti universitari.
“Le autorità italiane hanno corredato la richiesta di elementi dettagliati ed esaurienti a dimostrazione del conseguimento dei 28 traguardi e obiettivi. La Commissione ha valutato attentamente queste informazioni prima di presentare la sua valutazione preliminare positiva della richiesta di pagamento”, evidenzia l’esecutivo europeo.
Meloni: dimostrati i grandi progressi dell’Italia
“Il pagamento dei 16,5 miliardi di euro è previsto entro la fine di quest’anno. L’Italia avrà ricevuto entro il 2023 circa 102 miliardi di euro, quindi più della metà del Pnrr. L’Italia sarà anche l’unico Stato membro dell’Unione europea ad aver ricevuto il pagamento della quarta rata”, afferma sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
“La valutazione positiva della Commissione dimostra i grandi progressi fatti dall’Italia e, a pochi giorni dall’approvazione da parte della Commissione europea della revisione generale del Pnrr, conferma il grande impegno del Governo al fine di attuare pienamente il Pnrr per rendere il Paese piu’ moderno e piu’ competitivo”.
Meloni spiega che “gli obiettivi e i traguardi raggiunti nella quarta rata riguardano importanti riforme nei settori dell’inclusione sociale e degli appalti pubblici, nonché misure necessarie per proseguire l’attuazione delle riforme in materia di giustizia e pubblica amministrazione”.
“I principali investimenti oggetto della richiesta di pagamento – ricorda la premier – sono legati alla digitalizzazione, in particolare per quanto riguarda la transizione dei dati delle pubbliche amministrazioni locali verso il cloud, lo sviluppo dell’industria spaziale, l’idrogeno verde, i trasporti, la ricerca, l’istruzione e le politiche sociali”.
AGI – Svolta nella politica di Pechino sulla tutela della proprietà intellettuale. Il leader cinese Xi Jinping ha ordinato un maggiore protezione del copyright delle aziende internazionali per restituire fiducia a quelle spaventate dalla repressione da parte delle autorità cinesi e da un’economia in difficoltà.
Le imprese statunitensi ed europee hanno denunciato più volte che fare affari in Cina è oggi più difficile che mai per via del quadro geopolitico globale, ma anche per una recente legge anti-spionaggio, le incursioni contro le multinazionali e il trattamento favorevole per i concorrenti nazionali. Pechino ora sta cercando di correre ai ripari. Xi, in un discorso al vertice degli amministratori delegati dell’APEC ha invitato le aziende a investire, promettendo misure “per rendere più facile per le società straniere investire e operare in Cina”.
Ieri, durante una riunione del Politburo del Partito Comunista Cinese – il massimo organo decisionale del Paese – ha affermato che la Cina deve garantire un trattamento legale “completo, aperto e trasparente” alle entità straniere. Il sistema legale cinese dovrebbe “rafforzare la protezione dei diritti di proprietà intellettuale”, ha affermato, così come “salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi delle imprese straniere”. Pechino deve “creare un ambiente imprenditoriale di prima classe, orientato al mercato, legale e internazionale”, ha aggiunto il presidente.
Gli imprenditori stranieri si lamentano da tempo delle normative vaghe e arbitrarie in Cina, prima tra tutte il furto di proprietà intellettuale – una questione sollevata dai funzionari statunitensi durante le visite in Cina quest’anno. Le lobby delle imprese statunitensi ed europee hanno avvertito a settembre che la fiducia delle imprese straniere in Cina aveva raggiunto il livello più basso degli ultimi anni, ma vedono segnali di miglioramento dopo l’incontro tra Xi e il presidente Joe Biden nelle scorse settimane.
AGI – Panettoni e pandori, i re delle tavole natalizie. Dalle ricette tradizionali a quelle più esotiche, i prezzi lievitano del +8% rispetto al 2022. Lo si evince da un’indagine dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori. In particolare il prezzo del panettone tradizionale cresce del +9% rispetto allo scorso anno, anche il costo del pandoro classico aumenta del +10%. Chi non può rinunciare alla versione artigianale del panettone, dovrà far fronte a un aumento del +8%. Sempre per il panettone si registrano incrementi notevoli per la versione mini (+14%), per quella gluten free (+9%) e per il panettone vegano (+15%).
“Questi rincari influenzeranno le scelte delle famiglie, che dovranno fare i conti con un budget ridotto per i menu natalizi, visto l’aumento generalizzato dei prezzi e di una serie di fattori che mettono sempre più in difficoltà la loro situazione economica: dai costi delle bollette alle rate dei mutui. Questo andamento non fa ben sperare per i consumi natalizi, la cui spesa complessiva si preannuncia, secondo le nostre prime stime, in calo contenuto rispetto al 2022, con forti disparità tra Nord e Sud” segnala la Federconsumatori.
AGI – Domani pomeriggio a Parigi il Bureau International des Expositiones assegnerà la sede di Expo 2030. Tre le città in corsa: la coreana Busan, Riad per l’Arabia Saudita e Roma per l’Italia. Sulla carta la favorita è la capitale saudita, forte di una capacità di spesa pressochè illimitata a sostegno dell’evento, ma Roma proverà fino all’ultimo a giocare le sue carte mentre il dossier coreano appare più attardato.
La presentazione dei dossier, ciascuna città ha a disposizione 20 minuti, inizierà alle 13,30 con possibilità di seguire le operazioni in streaming, il voto potrebbe avvenire entro le 17,00, l’esito però non dovrebbe essere comunicato in diretta ma tramite i canali social del Bie. Oggi sono stati assegnati i numeri per la votazione: 1 per Busan, 2 per Roma, 3 Riad e 4 astenuto.
Sono 182 i Paesi che partecipano al voto, per vincere al primo turno serve una maggioranza dei due terzi, pari a circa 120 voti. Poi gli scenari potrebbero cambiare. Determinanti nelle scorse edizioni sono state proprio le mediazioni che si sono svolte durante i pochi minuti che intercorrono tra una votazione e l’altra. In caso di ballottaggio, l’obiettivo a cui punterebbe l’Italia, Roma potrebbe chiedere a Busan di far confluire sul suo dossier i voti.
Gli ultimi giorni di avvicinamento al voto, viene riferito, hanno visto un fitto lavoro diplomatico da tutte le parti in corsa. Il dossier di Riad da quanto è trapelato in questi mesi avrebbe raccolto i favori della gran parte degli Stati africani, ma anche quello della Francia che ha parlato di impegno di voto almeno per il primo scrutinio.
Il principe saudita Moammad bin Salman si è speso in prima persona andando a Parigi negli scorsi mesi per sostenere il progetto, che rientra nella strategia di diversificare gli investimenti entro il 2030. Roma invece ha incassato l‘endorsement di alcuni partner europei oltre a quello degli Stati Uniti e del Brasile, Paesi capaci di trascinare con sè altri voti.
Da mesi il sindaco Roberto Gualtieri e l’ambasciatore Giampiero Massolo, a capo del Comitato Expo 2030, lavorano per raccogliere voti. Anche la premier Giorgia Meloni in estate ha fatto tappa al Bie per sostenere la causa. L’ex segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, scrive la stampa coreana, sarà invece uno dei relatori in rappresentanza della Corea.
Non sono mancate le critiche ai sauditi sul piano dei diritti umani. Negli scorsi mesi una decina di associazioni hanno scritto al segretario generale del Bie Dimitri Kerkentzes per chiedere di “escludere la candidatura dell’Arabia Saudita” perche’ un evento di intrattenimento non “costituisca una copertura della repressione del governo”.
La geopolitica dei grandi eventi globali potrebbe avere un peso sul voto, così come i conflitti in corso in Ucraina e tra Israele e Hamas. Negli ultimi anni i Paesi del Golfo persico hanno ottenuto molto: tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 si è svolta a Dubai Expo 2020 – posticipata a causa della pandemia di Covid – mentre a dicembre 2022 sono stati disputati in Qatar i Mondiali di calcio.
La Coppa del Mondo del 2034 invece si giocherà proprio in Arabia Saudita. Non stupirebbe dunque una nova Expo nell’area. L’oriente, invece, ospiterà la prossima edizione della rassegna, nel 2025 a Osaka in Giappone, un appuntamento forse troppo ravvicinato per poter bissare cinque anni dopo in Corea. L’Italia invece ha ospitato l’ultima Expo europea, quella del 2015 a Milano.
Roma propone il mix tra la sua storia e il fascino delle bellezze archeologiche e architettoniche millenarie. Ma anche le tante contraddizioni di una Capitale che fatica a vincere la sfida della modernizzazione, dove gli ultimi grandi eventi non sempre hanno avuto esito positivo.
L’idea è quella di sanare delle ferite urbanistiche per parlare di rigenerazione urbana, la sede scelta per Expo è l’area di Tor Vergata, dove si dovevano svolgere i Mondiali di nuoto del 2009, a partire dello scheletro della Vela di Calatrava, opera rimasta incompiuta dal 2011. Da quella periferia partirebbe un boulevard urbano che passando attraverso una serie di parchi dovrebbe arrivare fino in centro storico.
AGI – Sono aumentate sensibilmente le esportazioni turche verso la Russia di “beni vitali”, alimentando così le preoccupazioni degli Stati Uniti e dei loro alleati che il Paese agisca da tramite per prodotti sensibili provenienti dai loro stessi produttori. Lo riporta il Financial Times ricordando come il crescente commercio, e il corrispondente aumento delle importazioni in Turchia di 45 materiali civili utilizzati dalle forze armate russe, abbia sicuramente inficiato i tentativi statunitensi ed europei di limitare la capacità di Mosca di equipaggiare le proprie forze armate, alimentando le tensioni tra Ankara e i partner della Nato.
A dimostrazione di come sia diventato prioritario per Washington arginare questo commercio, Brian Nelson, sottosegretario al Tesoro degli Stati Uniti per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, si recherà questa settimana a Istanbul e Ankara, dove discuterà degli “sforzi per prevenire, interrompere e indagare sul commercio e sulle attività finanziarie che favoriscono lo sforzo russo nella sua guerra contro l’Ucraina”.
Sarà il secondo viaggio di Nelson in Turchia quest’anno e arriva in mezzo a indicazioni che alcuni pezzi a doppio uso – identificati dagli Stati Uniti e dai suoi alleati come di particolare valore per la guerra – vengono trasportati direttamente in Russia anche quando sono stati etichettati come destinati a un altro Paese.
Gli sforzi per eliminare questo commercio fantasma verso la Russia sono stati complicati dal fatto che gli articoli hanno applicazioni sia commerciali che militari. Nei primi nove mesi del 2023, la Turchia ha registrato 158 milioni di dollari di esportazioni di 45 beni che gli Stati Uniti elencano come “ad alta priorità” verso la Russia e cinque Paesi ex sovietici sospettati di agire come intermediari per Mosca. Si tratta di un livello tre volte superiore a quello registrato nello stesso periodo del 2022, quando è iniziata la guerra in Ucraina.
Le 45 categorie di merci, che comprendono articoli come microchip, apparecchiature per le comunicazioni e parti come i mirini telescopici, sono soggette a controlli sulle esportazioni di Stati Uniti, Unione Europea, Giappone e Regno Unito, volti a impedirne l’ingresso in Russia. Ma questi controlli possono essere aggirati dalle aziende che utilizzano strutture di intermediazione per mascherare le destinazioni finali. Le importazioni turche di beni ad alta priorità dai Paesi del G7 sono aumentate di oltre il 60% quest’anno rispetto agli stessi periodi del 2015 e del 2021, raggiungendo quasi 500 milioni di dollari.
Secondo Emily Kilcrease, direttrice del Programma Energia, Economia e Sicurezza presso il think tank Center for a New American Security, e secondo quanto riportato dal Ft, il commercio prospera sfruttando le lacune normative tra i controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti e l’applicazione dell’UE.
Dal punto di vista ufficiale, invece, i dati della Turchia hanno registrato un aumento delle dichiarazioni di esportazione di beni ad alta priorità verso i Paesi ex-sovietici Azerbaigian, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan e Uzbekistan, ma le agenzie statistiche di questi Paesi non hanno registrato un analogo incremento delle importazioni. Queste ampie discrepanze, segnalano gli analisti, suggeriscono che i prodotti segnalati dalla Turchia come destinati agli intermediari sono stati invece trasportati direttamente in Russia.
AGI – “Se qualcuno pensa una settimana si e una no di lasciare a piedi 20 milioni di italiani, lavoratori, studenti, medici, malati per rivendicazioni spesso politiche e non sindacali, farò quello che la legge mi permette di fare”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a margine del convegno della fondazione per la sussidiarietà delle infrastrutture in Torre Pwc a Milano parlando dello sciopero nazionale annunciato per il 15 dicembre.
A chi gli chiede se si andrà verso un’altra precettazione frena: “Una cosa alla volta, intanto sono contento che questo lunedì la gente possa viaggiare. Poi su quanto sia utile fermare il Paese per 24 ore il penultimo venerdì prima di Natale lo valuterò”.
Sullo sciopero indetto per oggi da alcuni sindacati di base, come l’Usb, che avrebbero fermato il trasporto pubblico, Salvini si dice “soddisfatto” perchè “stiamo garantendo a 20 milioni di pendolari e lavoratori di prendere i mezzi pubblici perchè se dovessimo assecondare gli scioperi di 24 ore del lunedì o del venerdì di questo o quel sindacato saremmo a piedi una settimana sì è una no. Continueremo a garantire il diritto allo sciopero perchè la Costituzione lo prevede”.
A Milano, Atm sciopera comunque 4 ore: “Meglio quattro ore che 24 e conto che i disagi saranno limitati alla sola fascia serale. Se questa mattina in tutta Italia tram, autobus e metropolitane funzionano è un buon servizio reso al Paese”, ha aggiunto.
I sindacati
Il braccio di ferro con i sindacati e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, non si ferma.
“Consideriamo che questa logica sia antidemocratica: attaccare il diritto di sciopero, addirittura arrivare a dire che i contratti nazionali vengono superati perchè bisogna reintrodurre le gabbie salariali o addirittura mettere in discussione la magistratura, come vedo adesso, con l’attacco alla magistratura e quindi a tutti i corpi intermedi, penso sia una logica pericolosa per il nostro Paese”. L’ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a Cagliari per la manifestazione regionale, ai giornalisti che gli chiedevano della precettazione disposta dal ministro Matteo Salvini in occasione dello sciopero contro la legge di bilancio proclamato da Cgil e Uil.
“Noi abbiamo impugnato insieme alla Uil il provvedimento di precettazione perchè consideriamo che sia un fatto autoritario e antidemocratico“, ha ribadito il segretario. “Non è mai successo nella storia democratica di questo Paese che un governo pensi di poter ledere il diritto di sciopero, che è un diritto non delle organizzazioni sindacali ma è un diritto della singola persona. Attaccare il diritto di sciopero che come è noto non è obbligatorio. Una persona può avere il diritto di scegliere di aderire o non aderire. Metterlo in discussione vuol dire limitare la libertà delle persone. Io credo che questa sia una cosa gravissima. Non è che c’è molto da discutere per quello che ci riguarda. Quello è un provvedimento sbagliato che noi abbiamo impugnato, su cui abbiamo ricorso e pensiamo che non sia accettabile”.
“Noi stiamo facendo il nostro percorso di mobilitazione in modo coerente con quanto fatto nel corso di questi mesi. Abbiamo presentato delle piattaforme unitarie, abbiamo svolto delle grandi manifestazioni unitarie. Il governo sui grandi temi che noi abbiamo posto – i salari, la sicurezza, il recupero del potere d’acquisto, il Fisco e soprattutto le pensioni – non solo non ha dato risposte, ma ha peggiorato le condizioni”. Lo ha detto il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, a Palermo.