AGI – Nel 2022, il valore dell’economia italiana della bellezza ha sfiorato i 500 miliardi di euro, in crescita del 16% rispetto al 2021 e dell’8% rispetto al 2019, superando i livelli pre-Covid. E’ quanto emerge dall’edizione 2023 di “Economia della Bellezza”, lo studio realizzato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis nell’ambito di Kaleidos, con l’obiettivo di rappresentare l’eccellenza del Made in Italy. Secondo quanto elaborato nel Market Watch c’è sempre più bellezza nel Pil italiano.
A fine 2022, il contributo di questo particolare comparto economico al Prodotto Interno Lordo nazionale si attestava al 26,1%, confermando l’eccezionale capacita’ di traino del sistema produttivo nazionale. L’economia della bellezza ha contribuito in modo importante alla ripresa dell’economia italiana dopo il biennio pandemico: nel 2022, questa ha rappresentato il 56% dell’aumento del Pil nazionale rispetto all’anno precedente e addirittura il 33% dell’aumento rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid.
I numeri
Il valore dell’economia della bellezza, nel 2022, ha raggiunto quota 499 miliardi di euro, crescendo del +16% rispetto ai 431 miliardi di euro del 2021. Di fatto, si tratta di una crescita più che doppia rispetto al resto del sistema produttivo italiano. Particolarmente interessante è il fatto che la crescita del Pil prodotto dall’economia della bellezza risulta positivo anche nel confronto con il 2019, ovvero l’ultimo anno prima del Covid19.
Nel periodo, questo è cresciuto del +8%, certificando una piena ripresa dalla crisi pandemica. Lo sviluppo è stato intenso su tutti i comparti: turismo culturale e paesaggistico e imprese sia design-driven, quelle guidate da una forte componente di design, sia purpose-driven, ovvero le imprese guidate da uno scopo sociale
A livello di settori, sono 8 quelli che hanno contribuito alla crescita del Pil della bellezza rispetto al 2019: Agroalimentare (13 miliardi di euro) e Turismo (11 miliardi di euro) sono quelli che hanno registrato l’aumento maggiore, ma bene hanno fatto anche Tecnologia, Cosmetica, Sistema Casa, Ambiente, Orologeria e Gioielleria e Automotive, grazie al forte sviluppo dell’approccio purpose-driven.
AGI – Le case automobilistiche sudcoreane Hyundai e Kia hanno richiamato un totale di 3,3 milioni di auto negli Stati Uniti a causa del rischio di incendi, invitando i proprietari a parcheggiare le auto all’esterno e lontano dagli edifici in attesa delle riparazioni. La National Highway Traffic Safety Administration statunitense ha affermato che “gli incendi possono verificarsi sia quando il veicolo è parcheggiato e spento, sia durante la guida”.
Le auto interessate sono 1,64 milioni di veicoli Hyundai e Genesis, dal 2010 al 2015, e 1,73 milioni di veicoli Kia, dal 2010 al 2017. Il problema deriva da una potenziale perdita di liquido dei freni dal sistema antibloccaggio (ABS), che potrebbe “causare un cortocircuito elettrico“, che “potrebbe portare a una sovracorrente significativa nel modulo ABS, aumentando il rischio di un incendio del vano motore durante la guida o la sosta”, specifica la Nhtsa.
“Hyundai intende chiedere ai proprietari di portare il proprio veicolo al concessionario più vicino per sostituire il fusibile del modulo ABS. Kia sta ancora lavorando a un rimedio”, ha dichiarato l’NHTSA. Entrambi i produttori hanno dichiarato di non essere a conoscenza di “incidenti, feriti o morti associati a questo difetto”.
Hyundai ha segnalato 21 incendi di veicoli legati al difetto negli Stati Uniti, oltre a 22 incidenti termici, tra cui fumo visibile, ustioni e componenti fusi. Kia, invece, ha segnalato un incendio del vano motore, tre incendi di unita’ e sei casi di fusione di componenti.
AGI – Il messaggio della Federal Reserve secondo cui i tassi di interesse sono destinati a rimanere più alti e per più tempo sta penalizzando pesantemente sia le Borse, sia i titoli di Stato.
I mercati azionari globali hanno registrato la loro serie di perdite più lunga da due anni a questa parte, spingendo gli investitori a rifugiarsi nel dollaro, mentre il prezzo del petrolio vola e l’obbligazionario perde colpi.
A mettere in agitazione i mercati ci ha pensato la scorsa settimana la Fed, che ha segnalato un altro rialzo dei tassi per fine anno e meno tagli in arrivo nel 2024 e 2025. “Quest’anno il mercato si è costantemente sbagliato riguardo alla politica della Fed”, commenta Kevin Gordon, senior investment strategist di Charles Schwab.
All’inizio del mese i trader del mercato dei future scommettevano che i tassi d’interesse Usa sarebbero stati intorno al 4,2% entro la fine del 2024. Ora scommettono su un tasso del 4,8% entro quella data. Intanto in Asia i listini arretrano e i future a Wall Street sono deboli dopo che mercoledì i tre indici di New York hanno chiuso misti, con il Dow Jones giù dello 0,2%, il Nasdaq che ha guadagnato lo 0,22% e lo S&P che ha segnato un +0,06%, cedendo oltre il 5% a settembre e registrando la sua prima perdita trimestrale in 12 mesi. Anche il rendimento dei Treasury a 10 anni è balzato al 4,64%, il top dal 2007 e oggi in Asia resta sopra quota 4,6%, mentre il tasso dei titoli a 30 anni si è impennato al 4,69%, il massimo da oltre 11 anni.
A pesare sui mercati ci sono anche i prezzi del petrolio, aumentati del 30% da giugno e che viaggiano verso i 100 dollari al barile, con i future sul Wti che oggi in Asia sono saliti sopra 95 dollari, per la prima volta dall’agosto 2022 e i future del Brent che hanno toccato il massimo da un anno a 97,69 dollari.
Non si ferma intanto la corsa del dollaro, salito ai top da sei mesi. La valuta a stelle e strisce ha toccato il massimo da marzo su euro, sterlina e yen. “Il mondo continua a diventare più caro – avverte in una nota l’analista di Capital.com, Kyle Rodda – l’aumento del petrolio ha incrementato la pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari e la combinazione di petrolio più alto, rendimenti più alti e un biglietto verde più alto non è certo di buon auspicio per l’azionario”.
Iin Asia, la Borsa di Tokyo perde quasi l’1,9%, dopo che il ministro delle Finanze giapponese, Shunichi Suzuki, non ha escluso alcuna opzione per gestire l’eccessiva volatilità valutaria, ribadendo i suoi avvertimenti contro le mosse speculative sullo yen che viaggia ai minimi da 11 mesi e ha ripreso a sfiorare quota 150 sul dollaro, un livello che i mercati considerano come una linea rossa che spingerebbe le autorità giapponesi a intervenire, come hanno fatto l’anno scorso.
Tuttavia, gli analisti sono scettici sulla possibiitò che un simile intervento possa realmente rafforzare lo yen, data la divergenza che esiste nella politica monetaria tra Stati Uniti e Giappone, con la Fed che mantiene tassi elevati e la Boj che preferisce non cambiare la sua politica monetaria ultra-accomodante.
Giù di oltre l’1% Hong Kong mentre Shanghai galleggia per colpa delle rinnovate preoccupazioni sul mercato immobiliare cinese, con le negoziazioni dei titoli di China Evergrande sospese a Hong Kong dopo che il suo presidente e’ stato messo sotto sorveglianza dalla polizia, intensificando le preoccupazioni sul futuro di questa impresa immobiliare, alle prese con una crescente minaccia di liquidazione.
Le azioni di Evergrande avevano ripreso a essere negoziate alla fine di agosto dopo una sospensione di 17 mesi. A dare la notizia che Hui Ka Yan, il fondatore nel 1996 di Evergrande, è stato portato via dalla polizia questo mese è stata l’agenzia Bloomberg.
Ieri a Wall Street le big tech, esclusa Alphabet (+1,54%) hanno continuato a sentire la pressione dell’aumento dei tassi, con Apple che ha ceduto oltre lo 0,89%, mentre sul fronte macro, la fiducia dei consumatori Usa è scesa ai minimi da quattro mesi a settembre e gli ordini di beni durevoli negli Stati Uniti – un indicatore attentamente monitorato dell’attivita’ manifatturiera – sono aumentati dello 0,2% su base mensile ad agosto, in netto miglioramento rispetto alla contrazione del 5,6% del mese precedente e ben al di sopra dell’atteso calo dello 0,5%.
Anche in Europa i future arretrano, in attesa dei dati sull’inflazione dell’Eurozona di venerdì e dopo che ieri le Borse del Vecchio Continente hanno chiuso in ribasso, per i timori sulle politiche delle banche centrali.
AGI – Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha firmato la precettazione per lo sciopero del trasporto pubblico locale programmato venerdi’. Lo riferisce in una nota il Mit. La mobilitazione, proclamata per 24 ore, sarà solo di 4.
“Ho ritenuto doveroso intervenire per ridurre a solo 4 le ore di sciopero, garantendo l’accesso agli uffici, alle fabbriche, alle scuole, in entrata e in uscita, perché i diritti dei lavoratori vengono prima di tutto e di tutti”, ha spiegato il ministro. “Siccome il governo stra preparando una legge di Bilancio che metterà miliardi di euro per aumentare stipendi e pensioni, non potevo, da ministro dei Trasporti, accettare che venerdì milioni di lavoratori e di studenti rimanessero a piedi tutto il giorno e tutta la sera”, ha aggiunto.
Usb sposta lo sciopero al 9 ottobre e conferma le 24 ore
Usb ha deciso di spostare al 9 ottobre lo sciopero del trasporto pubblico locale, confermando la durata di 24 ore. “Quattro ore non bastano ai lavoratori per rivendicare i propri diritti. Lo sciopero del 29 settembre 2023 di 24 ore lo posticipiamo al 9 ottobre 2023 sempre di 24 ore, per permettere a tutti gli autoferrotranvieri di poter scendere in piazza e manifestare il loro dissenso; una giornata, quella del 9 ottobre 2023, che per tutti gli autoferrotranvieri si trasforma in un grande impegno di mobilitazione per il diritto dell’esercizio di sciopero nei servizi pubblici essenziali”, si legge in una nota del Coordinamento nazionale Usb Lavoro privato settore Trasporto pubblico locale.
AGI – I mercati restano deboli e preoccupati dalle mosse delle banche centrali. Gli investitori continuano a temere la prospettiva di un prolungato periodo di tassi di interesse elevati che potrebbe avere forti ricadute sull’economia. La prima riduzione dei tassi da parte della Fed è attesa ora il prossimo giugno, dopo che la banca centrale Usa la scorsa settimana ha fatto sapere che i tagli nel 2024 e 2025 saranno meno del previsto. Gli occhi sono ora puntati sui dati macroeconomici in arrivo e sugli interventi del presidente della Fed, Jerome Powell, e del numero uno della Bce, Christine Lagarde, in agenda, rispettivamente, domani e venerdì.
Intanto c’è attesa per i dati preliminari di venerdì sull’inflazione dell’Eurozona, che dovrebbero mostrare che i prezzi al consumo hanno rallentato al 4,5% a settembre, dal 5,2% di agosto. La scorsa settimana, la Bce ha rialzato al 4% il tasso sui depositi, in quella che secondo gli analisti potrebbe essere l’ultimo rialzo di questo ciclo di aumenti. Oggi negli Usa saranno pubblicati i dati sugli ordini di beni durevoli, domani i consueti dati sulle nuove richieste di sussidi e, infine, venerdì quelli sul deflatore Pce, ovvero la misura d’inflazione maggiormente monitorata dalla Fed.
Restano sullo sfondo anche i timori per la tenuta dell’economia cinese. La Banca centrale cinese (Pboc) ha detto che potenzierà la politica monetaria in modo “preciso ed energico” per sostenere un’economia la cui ripresa sta migliorando con “slancio crescente”. L’obiettivo è mantenere una liquidità ragionevolmente ampia e stabile l’espansione del credito. Ma resta l’incertezza sul piano di rinnovamento del debito del colosso immobiliare cinese Evergrande dopo la notizia degli arresti domiciliari del suo fondatore. Sul fronte macroeconomico, i profitti delle imprese industriali cinesi sono scesi dell’11,7% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 4.655,82 miliardi di yuan nei primi otto mesi del 2023, a causa della debolezza della domanda interna ed estera e della persistente pressione sui margini.
Tuttavia nel solo mese di agosto, i profitti industriali sono aumentati del 17,2% su base annua dopo il calo del 6,7% di luglio, grazie ai primi segnali di stabilizzazione economica. Intanto in Giappone, i responsabili politici della Bank of Japan concordano sulla necessità di mantenere una politica monetaria ultra-allentata, ma sono divisi sulla tempistica con cui la banca centrale potrebbe porre fine ai tassi di interesse negativi, come emerge dai verbali della riunione di luglio. Gli investitori guardano anche agli Stati Uniti alle prese con il rischio di uno shutdown.
La Camera e il Senato si apprestano ad affrontare in modi diversi la battaglia sulle spese del governo, a soli 5 giorni dalla scadenza dello shutdown. Il Senato, controllato dai democratici, ieri ha fatto un passo avanti su un disegno di legge bipartisan inteso a impedire la chiusura delle attività federali, votando con 77 sì e 11 no l’avvio di una misura che finanzierebbe il governo fino al 17 novembre e che comprende circa 6 miliardi di dollari per le risposte ai disastri interni e altri 6 miliardi di dollari di aiuti per l’Ucraina. Sul fronte interno oggi il Consiglio dei ministri esaminerà la Nota di aggiornamento al Def con il nuovo quadro di finanza pubblica, passaggio chiave in vista della legge di bilancio. Secondo fonti qualificate, il Pil del 2023 potrebbe attestarsi a +0,8%, in leggera flessione rispetto al +0,9% tendenziale ipotizzato nel Def e del +1% stimato sul piano programmatico. Il Pil tendenziale per il 2024, invece, potrebbe aggirarsi sul +1%, mentre il Def calcolava una ipotesi di crescita dell’1,4%.
AGI – “Nell’incontro di oggi con la Prefettura dell’Haute Savoie, coerentemente con le indicazioni espresse dal comitato di sicurezza, ci siamo confrontati sull’ipotesi di chiusura del Traforo del Monte Bianco che si protrarrà per un massimo di nove settimane per permettere l’esecuzione di interventi non procrastinabili all’interno del tunnel“. Ad affermarlo, il presidente della Regione Valle d’Aosta Renzo Testolin.
“Con la Prefettura francese – spiega – abbiamo comunque condiviso la necessità che venga, in ogni caso, garantita la data di riapertura del 18 dicembre prossimo per permettere il ripristino della viabilità prima del periodo natalizio e che, se possibile, questa stessa data sia anticipata”.
AGI – I mercati hanno oggi un’intonazione negativa per le preoccupazioni legati al rischio di una nuova pressione inflazionistica e alla prospettiva di un aumento dei tassi delle banche centrali per un periodo più lungo. Crescono i timori anche per l’economia cinese, dopo che il gruppo immobiliare cinese Evergrande non ha onorato il pagamento del suo debito da 4 miliardi di yuan (547 milioni di dollari). L’attenzione della giornata è rivolta ad una serie di dati macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti: licenze di costruzione, indice di fiducia del Conference Board, vendite di nuove case.
Ma l’attesa degli investitori è rivolta anche ai dati sull’inflazione dell’Eurozona che saranno diffusi venerdì per capire le mosse della Bce. La previsione è quella di un deciso rallentamento sia nella componente principale (al 4,5% dal 5,2%), sia in quella ‘core’ (al 4,8% dal 5,3%), dove verrà meno l’effetto positivo derivante dal confronto con il taglio dei trasporti pubblici in Germania nel periodo giugno-agosto 2022.
Ieri la presidente della Bce, Christine Lagarde, in audizione al Parlamento europeo ha ribadito l’impegno a riportare l’inflazione al 2% nel medio termine e che per un periodo sufficientemente lungo deve mantenersi su questo livello di tassi di interesse per garantire il ritorno dell’inflazione al 2%.
Sul fronte geopolitico, continua la controffesiva di Kiev: la difesa antiaerea russa ha abbattuto questa mattina un drone ucraino ad ala fissa sopra la regione di Kursk mentre la difesa aerea ucraina ha abbattuto 26 droni dei 38 lanciati nella notte da Mosca.
Resta alta la tensione in Nagorno-Karabakh: un’esplosione di un deposito di carburante ha fatto almeno 20 vittime mentre oltre 280 persone sono state ferite. Continua intanto l’esodo degli abitanti di etnia armena che stanno lasciando l’enclave in territorio azero per rifugiarsi in Armenia. Il governo armeno ha dichiarato che 13.350 rifugiati dalla regione contesa sono giunti sul suo territorio.
AGI – Il Pil dell’Italia durante il primo anno del governo guidato da Giorgia Meloni ha subito dei ritocchi al ribasso, sulla scia della frenata della crescita che ha coinvolto tutta l’Europa, ma ha segnato performance migliori rispetto alle principali economie continentali. Il rimbalzo legato alla spesa pubblica effettuata per mettere in campo le politiche di accompagnamento alla fuoriuscita dalla pandemia di Covid si è arrestato.
L’importanza del Pnrr
La locomotiva tedesca, primo partner commerciale dell’Italia, arranca alle prese con la stagnazione. Tutta l’economia continentale ne sta risentendo. Una nuova spinta potrebbe arrivare dall’investimento delle risorse comunitarie del Pnrr, all’Italia spettano 191 miliardi di euro, ma i ritardi di attuazione rischiano di minarne la riuscita.
L’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente insistito per una revisione di alcuni target del piano, considerando che è stato concepito dall’Ue prima che scoppiasse il conflitto in Ucraina e dunque non teneva conto dell’ondata di rialzo dei prezzi delle materie prime.
Il governo a fine luglio ha chiesto la revisione di progetti per 19,5 miliardi di euro, sostenendo che sono emerse “criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul piano”. Il tentativo è di rifinanziarne alcuni tramite il fondo complementare al Pnrr e le risorse statali.
La Ue ha recentemente sbloccato il pagamento della terza e della quarta rata. I mercati, a dispetto di alcuni timori della vigilia, hanno accolto senza preclusioni il primo governo dell’Italia repubblicana a trazione marcatamente di destra.
Spread ed extraprofitti
Lo spread è in calo rispetto a 12 mesi fa, le emissioni di titoli di Stato riscontrano il gradimento degli investitori, con il Btp Valore che ha segnato il record di ordini. Il mercato azionario della Borsa di Milano non ha subito particolari scossoni, segnando un risultato positivo nel giorno dell’insediamento del governo.
Le uniche fibrillazioni legate alle scelte politiche sono arrivate subito dopo l’annuncio della tassa sugli extraprofitti delle banche, che ha portato per un paio di giorni a picco i titoli del settore con perdite sul Mib fino al 10% per alcuni istituti di credito. Ma l’annuncio di correttivi al testo ha placato i timori degli investitori. A condizionare il listino milanese negli ultimi 12 mesi sono state invece le scelte di politica monetaria delle banche centrali e il conflitto in Ucraina.
Il Pil
All’insediamento del governo il Pil italiano del secondo trimestre 2022 segnava +1,1% rispetto al trimestre precedente e +5% nei confronti dello stesso periodo del 2021, ancora caratterizzato dalle restrizioni della pandemia di Covid.
A marzo 2023 Istat ha comunicato che nel 2022 il Pil è stato pari a 1.909.154 milioni di euro, con un aumento del 6,8% rispetto all’anno precedente e del 3,7% in volume, con un ritocco al ribasso rispetto alle stime preliminari al 3,9%. Un dato in linea con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza con cui a novembre 2022 il governo aveva fissato la crescita per l’anno proprio al 3,7%.
A giugno 2023 l’Istat ha stimato che il Pil era atteso in crescita sia nel 2023 (+1,2%) sia nel 2024 (+1,1%), seppur in rallentamento rispetto al 2022. Nelle scorse settimane i segnali della frenata. L’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno ha registrato una flessione dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed e’ cresciuta dello 0,4% nei confronti del secondo trimestre del 2022.
Nei giorni scorsi anche l’Ocse ha tagliato le stime del Pil italiano nel 2023 al +0,8% dal +1,2% previsto a primavera. La Nadef che arriverà entro fine settembre chiarirà gli spazi di finanza pubblica in vista della seconda manovra economica del governo Meloni.
L’inflazione
È sul fronte dell’inflazione che il governo si trova a fronteggiare il dato più allarmante. A ottobre 2022 quando l’esecutivo si insedia l’indice dei prezzi al consumo segna +11,8%, al top dal 1984, all’epoca c’era in carica il primo governo di Bettino Craxi. Dall’autunno scorso è partita una lenta discesa, anche se il dato relativo ai prezzi del ‘carrello della spesa’ resta ancora elevato.
Ad agosto 2023 Istat ha stimato un indice dei prezzi al consumo al +5,4% agosto, con una variazione di +0,3% sul mese precedente. L’andamento dello spread degli ultimi mesi è stato discendente pur segnando delle oscillazioni.
Il 26 settembre 2022, il giorno dopo le elezioni che hanno assegnato la vittoria alla coalizione di centrodestra, il differenziale Btp/Bund ha chiuso in forte rialzo a 242 punti, ai massimi da maggio 2020, rispetto ai 229 dell’apertura con il tasso al 4,516%.
Secondo gli analisti pero’ la vittoria in Italia del centrodestra in quel momento ha impattato in maniera relativa sul rialzo dello spread e dei rendimenti: molto più evidente l’effetto tassi con la stretta della Bce in quel momento ancora tutta da digerire per gli operatori. Attualmente lo spread è sotto i 185 punti.
AGI – Tuniche che scivolano leggere, mini shorts, gilet con ricami e camicie romantiche in chiffon. Per ogni occasione. La sera diventa un’arma di seduzione con abiti lunghi sofisticati eterei, con cappe leggere, bustier sensuali con intrecci sulla schiena. Ma anche mini dress, colori vivaci e motivi floreali che ricordano lo stile boho, anni ’70.
E poi c’è la maglieria, da sempre massima espressione dell’artigianalità della maison. La collezione primavera estate Luisa Spagnoli, presentata a Milano durante la Fashion week “è un’esaltazione della femminilità delle donne, volitive, con una forte personalità, donne che abbracciano la vita con determinazione e leggerezza”. A spiegarlo è la stilista e imprenditrice Nicoletta Spagnoli, nel backstage della sfilata.
“C’è un gioco tra maschile e femminile, tra decorativo e austero, anche con riferimento alle icone degli anni 70 ma anche alla moderna donna urbana”. Con un omaggio a Jane Birkin, l’attrice, icona di stile, scomparsa lo scorso luglio a Parigi.
“La Birkin è mancata mentre stavamo disegnando la collezione per la sfilata. Abbiamo rivisto in foto i suoi vestiti. E ho fatto dei ritocchi che ricordassero quel periodo, per omaggiarla. Ma la collezione l’avevo già pensata: siamo partiti da una stampa decorativa floreale un po’ folk, e l’abbiamo riportata su motivi jacquard”. I tessuti spaziano dal lino al cotone, dallo chiffon al georgette. Con la maglieria che è da sempre il punto di forza di questa maison. I capi in maglia accarezzano il corpo, come le piccole tuniche, impreziositi da motivi floreali di ispirazione araldica, decorazioni folk con applicazioni di pon pon e passamanerie, e un nuovo logo rappresentato dalle iniziali LS.
Creazioni per il giorno e per la notte. Per la vita in città i blazer che ricordano gli smoking con revers generosi e dal taglio oversize come fossero presi a prestito dal guardaroba maschile completano i look, mentre panciotti rilassati in tonalità invitanti come il giallo girasole, il turchese, il blue Klein e il rosso bouganville si accostano a micro-short, affiancati da overshirt e minigonne con ricami.
Per la sera abiti in georgette color avorio e tabacco si affiancano a cappe frangiate e top ispirati alla lingerie, con maniche a palloncino incrociati sul corpo e abbinati a lunghe gonne plissé.
AGI – I provvedimenti contro il caro energia e quelli per frenare gli effetti della corsa del’inflazione sulle tasche di famiglie e imprese hanno monopolizzato le politiche economiche del primo anno del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Lo scenario economico globale ha condizionato le scelte dell’esecutivo, con il conflitto in corso da un anno e mezzo in Ucraina – arrivato dopo due anni e mezzo di pandemia di Covid – che ha innescato la crescita dei prezzi in tutto l’Occidente e aperto la porta a una politica monetaria aggressiva da parte delle banche centrali (10 rialzi dei tassi in 14 mesi per la Bce) nel tentativo di lenire l’inflazione.
Una politica ‘falco’ alla quale il governo italiano non ha risparmiato appunti, nella convinzione che la sola leva monetaria non sia sufficiente se non accompagnata da una spinta alla crescita. Nonostante la congiuntura difficile, gli indicatori macro hanno mostrato una sostanziale tenuta dell’economia italiana, pur nel contesto di salari più bassi rispetto alla media europea, anche al netto del rallentamento nella seconda metà del 2023.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha adottato una linea improntata alla prudenza e al dialogo. Energia, redditi, politiche attive del lavoro e dismissione di alcuni asset tra le grandi aziende di Stato – con l’avvio della vendita del pacchetto di minoranza di Ita a Lufthansa per 325 milioni di euro e l’apertura al fondo Kkr che sta trattando l’acquisto della rete di Tim – sono stati al centro delle scelte degli ultimi 12 mesi.
Per reperire le risorse necessarie l’esecutivo ha tagliato due dei provvedimenti più identitari dei governi a guida Giuseppe Conte – uno a maggioranza M5s-Lega e l’altro 5 Selle-Pd – ponendo fine al reddito di cittadinanza (sostituito da una serie di misure tra sussidio di inclusione e assegno formazione-lavoro) e annunciando la prossima conclusione del Superbonus edilizio.
Il governo di larghe intese di Mario Draghi li aveva mantenuti. Due scelte che hanno animato la disputa politica, con posizionamenti trasversali agli schieramenti. Tra le misure messe in campo anche due interventi, figli della congiuntura, che prevedono una tassazione straordinaria sugli extraprofitti: uno a fine nel 2022 a carico delle aziende energetiche (dopo l’aumento delle bollette) e uno nell’estate del 2023 per le banche (dopo il rialzo dei tassi da parte della Bce). Sul secondo l’iter parlamentare in corso produrrà una revisione con una diminuzione dell’imposta, sulla scorta delle richieste del mondo bancario e di parte della stessa maggioranza, visti anche i dubbi di costituzionalità sollevati dai tecnici del Senato.
Il governo Meloni si è insediato due mesi dopo il picco del prezzo del gas al megawattora (339 euro) e ha lavorato subito per tentare di sostenere i redditi medio-bassi e le imprese nel fronteggiare le bollette energetiche, divenute in alcuni casi astronomiche, dedicando 2/3 delle risorse della prima manovra a questo obiettivo.
La finanziaria 2022 ha innalzato anche il tetto all’utilizzo del contante da 1.000 a 5.000 euro e introdotto misure temporanee come opzione donna e quota 103 per facilitare i prepensionamenti. La prima finanziaria inoltre ha consentito di riattivare la società Ponte sullo Stretto, modificandone l’assetto aziendale, visto il rinnovato interesse del governo per l’opera, il cui costo è stato stimato in 16 miliardi di euro da reperire.
Successivamente l’esecutivo si è concentrato sul fisco, con l’approvazione, nell’estate 2023, di una legge delega pensata per semplificare il rapporto tra cittadini e imposte, a cui ora dovranno seguire entro 24 mesi i decreti attuativi. La riforma fiscale punta a ridurre gradualmente le aliquote Irpef, diventeranno tre nella prospettiva di arrivare in futuro a una sola, e a omogeneizzare l’Iva per rendere l’imposta più aderente ai criteri Ue.
È venuta meno l’introduzione della flat tax incrementale, cavallo di battaglia della maggioranza, per ragioni di coperture. I lavoratori dipendenti potranno pero’ godere di una tassazione agevolata su straordinari, tredicesima e premi di produttività. Mentre per i redditi da lavoro autonomi è in arrivo una migliore distribuzione del carico fiscale nel tempo, con la progressiva introduzione della periodicità mensile dei versamenti degli acconti e dei saldi e un’eventuale riduzione della ritenuta d’acconto.
Sul fisco pesa il macigno dell’evasione fiscale, stimata tra 75 e 100 miliardi di euro l’anno. La delega fiscale prevede misure di alleggerimento delle sanzioni penali tributarie, con particolare riguardo a quelle connesse al reato di dichiarazione infedele. L’idea del governo per il futuro è puntare sul rafforzamento dei controlli fiscali ex ante.
La scarsità di risorse a disposizione è un altro fattore che ha determinato le scelte di politica economica del governo. Un punto legato alla partita in corso nelle istituzioni della Ue sulla revisione del patto di stabilità, che in assenza di un’intesa entro fine anno dal 1 gennaio 2024 tornerà alle regole pre Covid. L’Italia chiede di lasciare fuori dal calcolo gli investimenti e le spese per sostenere l’Ucraina nello sforzo bellico per resistere al’invasione da parte della Russia. E lamenta un inasprimento del carico degli interessi sul debito, ora che i tassi sono così alti.
Un fattore non secondario per un Paese con oltre 2.800 miliardi di debito pubblico. Risorse che servirebbero, ad esempio, per mettere mano a una riforma strutturale delle pensioni, cruciale in un Paese a bassa natalità e con l’età media, 48 anni, più alta in Europa. La maggioranza punta a superare la legge Fornero ma l’intervento non appare immediato vista la ristrettezza dei fondi.
Per la prossima legge di bilancio invece la scelta dell’esecutivo è di concentrare i fondi, le ipotesi parlano di 25/30 miliardi di euro, su pochi interventi, a partire dalla proroga di altri 12 mesi del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti, introdotto a luglio di quest’ano, in modo da lasciare circa 100 euro in più nelle buste paga. Possibile anche una detassazione delle tredicesime a partire dal prossimo anno. Altra priorità l’intervento riguarda la sanità con sgravi per favorire lo sblocco del turn over. Le opposizioni denunciano il rischio di una manovra ‘lacrime e sangue’ e chiedono più fondi per la sanità.