AGI – Nel 2023, il Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali Lignei dei Musei Vaticani, una delle strutture del settore più antiche al mondo, compie 100 anni.
Per celebrare questo importante traguardo di esperienza, innovazione e cura delle opere d’arte, lunedì 11 dicembre, alle ore 10:30, verrà presentata, nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani, una mostra che permetterà a visitatori e appassionati di esplorare le storie affascinanti che si celano dietro ogni opera d’arte: un’opportunità unica per apprezzare da vicino i dettagli che spesso sfuggono al visitatore, ma che si svelano sotto la lente del restauro.
Sarà possibile ammirare, attraverso gli occhi dei restauratori, le tecniche di esecuzione, la storia conservativa, le scelte differenti che caratterizzano ogni intervento di restauro.
I contenuti, pubblicati online, saranno accessibili lungo il percorso museale tramite la scansione di un QR Code, posizionato nelle vicinanze del dipinto restaurato.
Il Laboratorio Restauro Dipinti costituisce una delle realtà storiche nel settore della conservazione non solo per lo Stato della Città del Vaticano, ma a livello internazionale. L’attività di tale dipartimento prevede la conservazione del patrimonio della Santa Sede, formato da decine di migliaia di metri quadri di decorazioni murali e circa 5.300 dipinti mobili inventariati, attraverso monitoraggi, controlli preventivi, manutenzioni, pronti interventi, movimentazioni, studio, collaborazioni, ricerca scientifica, che spesso concorrono e culminano nell’articolato atto di realizzazione di un restauro completo.
AGI – A novant’anni esatti dal primo restauro da parte di Giulio Raccagni, la Testa di Apollo, ‘icona’ della città di Salerno, rivive in due progetti centrati su digitalizzazione, animazione e attualizzazione dello straordinario manufatto. La tutela di manufatti straordinari come questo (alto una cinquantina e orientativamente databile tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.), ripescato nelle acque del golfo di Salerno nel dicembre del 1930 e collocato nel Museo archeologico della città, è doverosa ma oggi è diventato altrettanto indispensabile sfruttare le nuove tecnologie per facilitare la conoscenza del patrimonio culturale e la sua fruibilità.
Rispondono a questo doppio obiettivo i due progetti – ‘Apollo 4.0‘ della Fondazione di Comunità Salernitana e ‘Around Apollo‘ dell’associazione Duna di Sale – risultati tra i vincitori del bando Tocc (transizione digitale organismi culturali e creativi) del ministero della Cultura, finanziato con fondi Pnrr.
Con ‘Apollo 4.0’, partendo dalla digitalizzazione della scultura, si potranno elaborare opere d’arte, sia digitali che materiali, attraverso animazioni computerizzate, video mapping e stampa 3D. Il progetto punta a rendere fruibile a tutti la testa bronzea del dio, parte superstite di una statua di grandezza superiore al naturale realizzata con la millenaria tecnica della fusione a cera persa, e prevede anche la realizzazione di un manufatto copia dell’opera a uso di persone ipovedenti.
Per la conservazione del bene, il progetto poi prevede la stabilizzazione del microclima della sala espositiva che accoglie la testa bronzea di Apollo, attraverso l’installazione di sensori ad alta tecnologia. Il progetto si evolverà, successivamente, con la realizzazione di una avventura grafica, un videogioco target 6-11, da promuovere nelle scuole per sensibilizzare le nuove generazioni all’apprezzamento del proprio patrimonio storico artistico e culturale. Sara’ pubblicato anche un volume che illustri, step by step, lo sviluppo digitale del progetto.
Con ‘Around Apollo‘, l’iconica testa del dio, simbolo di bellezza ma anche dell’identità salernitana (la testa di Apollo non a caso è raffigurata nel ‘logo’ del Museo archeologico) diventerà anche protagonista di un’app turistico-culturale che guiderà il visitatore in un tour inedito – tra i monumenti e il paesaggio verticale, tra cielo e mare – di Salerno, attraverso contenuti multimediali originali, realizzati ad hoc. L’itinerario condurrà il visitatore in un percorso culturale totalmente immersivo, tra suggestioni presenti e testimonianza del passato, pe rendere l’esperienza ancora più coinvolgente. Le tappe dell’app comprendono il Museo provinciale, piazza della Libertà, la Stazione marittima, la villa comunale, il teatro Verdi, il Giardino della Minerva, il Tempio di Pomona e il complesso di San Pietro a Corte
AGI – “Bisogna scendere in piazza. Non restare fra quattro mura. Noi lo abbiamo fatto per cose più leggere in passato. Oggi, davanti a tutto quello che succede c’è una vera urgenza. E invece ce ne stiamo davanti alla tv che è una grande bugia. Quello che offre oggi la tv è vergognoso. Gli abbiamo dato troppa importanza togliendo tempo agli amici, all’affetto, ai figli, a chi amiamo. Ci manca il coraggio”. È un Renato Zero combattivo e determinato quello che si presenta in conferenza stampa a Milano per il lancio del suo nuovo album dal titolo “Autoritratto” annunciando anche alcuni live a partire dal prossimo anno.
“Le vittorie – spiega l’artista- si ottengono sempre sulla piazza mettendo la propria faccia. E proprio adesso la piazza dovrebbe ripopolarsi. Viviamo in un giro vizioso dove non siamo più attori, ma spettatori impotenti”
Zero affronta il tema dei femminicidi: “Ancora non abbiamo imparato la lezione- dice – è incredibile. La donna paga tutto quello che un uomo non è riuscito a realizzare nella vita. E alla donna tocca subire questa rabbia”. Per il cantante, “è inutile partecipare ai talk in tv, oltretutto pagati. Trovo odioso che la gente venga pagata per esprimere opinioni. Bisogna chiedersi: e se succedesse a me? Bisogna denunciare, solo che a volte questo è un percorso lento e fra la denuncia e la salvezza della ragazza coinvolta passa troppo tempo. Serve la piazza per farsi sentire”.
Il tema diventa poi quello dei giovani e dei testi delle canzoni che a volte sono violenti: “Se un padre si rivolge alla madre insultandola, dicendole ‘sei una z” i figli acquisiscono questa espressione e poi raggiungono un microfono. Ed ecco come viene fuori un atteggiamento non adatto a un 18enne”, spiega Zero sottolineando che comunque “non dobbiamo giudicare il ragazzo, dobbiamo andare presso le famiglie e la risposta la troveremo sicuramente in quella sorta di non educazione. Sono vittime di una gestione cattiva e perversa di certe normative che nascono nelle famiglie. Ci aspettiamo che questi ragazzi non abbiano bisogno di menare le mani, far volare bestemmie, ma vivano la spiaggia, il mare, l’orizzonte, il futuro”.
Per Zero, “i giovani di oggi sono insicuri, e allora quando è così tutto diventa più difficile. Io dico sempre che si è giovani una volta sola così come per l’essere vecchio. Ma se da giovane sei stato bene, lo sarai anche da vecchio. Ora, come si può pretendere che questi giovani vengano su bene? La politica è disattenta rispetto ai giovani. Fateci caso, non li menziona. Guardate la vicenda degli alloggi universitari. Seicento euro per un posto letto sono assurdità. I ragazzi dovrebbero semmai spendere questi soldi in viaggi culturali, utili al loro studio. E invece li spendono per un posto letto! È offensivo! So che comunque qualcosa si sta muovendo. Ma il tempo gioca un ruolo fondamentale”.
Zero ne ha anche per la troppa burocrazia: “E’ una bestia vera, blocca tutto. A Roma ci vuole il contabuche e l’ortopedico accanto”. Niente capodanno a Milano per mancanza di fondi? “Ma come – si chiede l’artista – con tutte le mostre e le fiere che fanno mah” ….La prima della Scala? ” Che occorre fare per partecipare? Se facciamo una foto alla platea – dice ridendo- alla fine ci accorgiamo che sono sempre gli stessi. Come i cartonati. Alcuni si fanno anche beccare mentre ronfano”.
Capitolo Sanremo ed eventuale tifo per Loredana Bertè sua storica amica .”Faccio il tifo per tutti quelli che nel corso del tempo hanno dato e avuto vicinanza tangibile con me”.
L’album
“Autoritratto” uscirà venerdi 8 dicembre ed è un’opera destinata a tracciare, con la più bella calligrafia zeriana, una pagina inedita della sua ricchissima produzione artistica e della ultracinquantennale carriera musicale.
Renato Zero non riesce a stare lontano dal suo affezionato pubblico e ristabilisce l’abbraccio con i fan annunciando durante la conferenza stampa a Milano, una serie di live prodotti da Tattica che, a partire dal prossimo marzo, lo vedranno protagonista.
Sarà l’occasione per ascoltare dal vivo i brani contenuti nel nuovo album e il meglio del suo intero repertorio. Per ripercorrere i momenti più iconici della storia musicale di Zero, arriva nei negozi e in edicola, in 15 uscite a partire dal 22 dicembre, la collana “Mille e uno Zero” (edizioni Tattica, distribuita da Indipendente Mente).
Quindici titoli senza precedenti, con autentiche rarità, live e album studio mai pubblicati in vinile, per un viaggio emozionale e poetico nelle canzoni, nelle storiche interpretazioni e nelle trasformazioni dell’artista più rivoluzionario della musica italiana. Tutte le uscite saranno arricchite da un inedito e prezioso fascicolo con all’interno foto di repertorio e immagini iconiche.
“Il mio – afferma il cantante – è un pubblico particolare, che è cresciuto con me. Ho un rapporto unico e questo va tenuto in considerazione. Un particolare che, chi vuole fare questo lavoro deve tenere in conto. Ad esempio, ho speso 140mila euro per far stare tutti più comodi al Circo Massimo. Non puoi non considerare il pubblico”. Con questo disco, sottolinea Zero, “ho voluto tirare le somme, che poi è un’attitudine che ricorre. Si riparte sempre da zero, l’orizzonte si va pero’ restringendo. A 73 anni, essere ancora qui mi sembra un buon risultato”. Sono tanti gli argomenti affrontati nei testi delle canzoni, che sembrano quasi una sorta di autoanalisi. Su tutti c’è l’omaggio proprio al suo pubblico con “Quel bellissimo niente”, “quel niente – spiega – di cui la mia generazione era in possesso, quando il cervello era libero. Il brano rispecchia il compiacimento per il nulla che mi è poi servito per apprezzare l’oggi. Il niente diventa tutto”.
Tredici brani, in cui il cantautore romano si rivede. “Non avrei minimamente sospettato di essere quello che sono oggi – aggiunge – con il gradimento e il rispetto di un sedicenne che mi chiama maestro. È un ruolo che non mi sento di ricoprire, però eccomi e con traguardi che non mi aspettavo di raggiungere”.
C’è spazio anche per un ricordo di Raffaella Carrà: “Era la mia vicina di casa. E me la immaginavo con il plaid sulle gambe a cantare Tuca Tuca a 90 anni. Se ne è andata via che non aveva festeggiato ancora il 79esimo compleanno”.
AGI – Per arrivare a quella firma con una matita sotto un impegno d’onore c’era stato un accidentato percorso di coraggio, scetticismo, caparbietà, disprezzo e persino umiliazione. Il 5 dicembre 1943 nel castello di Casoli, in provincia di Chieti, quindici volontari si impegnarono a coadiuvare i soldati inglesi nelle operazioni militari contro i tedeschi nell’ambiente sconosciuto e ostile del massiccio della Maiella, in cambio dell’aiuto a evitare la distruzione dei paesi che sorgono nei pressi della Linea Gustav, nel mirino dei genieri della Wehrmacht che bloccano le vie comunicazione e ricorrono alla tattica della terra bruciata.
Gli inglesi avevano sistematicamente rifiutato le offerte avanzate da un avvocato di Torricella Peligna, Ettore Troilo, socialista, già segretario di Giacomo Matteotti, antifascista da sempre, e non avevano lesinato pesanti insulti, fino all’intercessione di un maggiore di Londra, di origini ebraiche: Lionel Wigram, destinato a cadere alla loro testa nella prima battaglia dell’unità italo-inglese, a Pizzoferrato nel febbraio 1944.
Per la prima volta venivano infatti armati e inquadrati i civili italiani, contrariamente alla regola mai più violata di disarmare le unità partigiane. Non avranno mai modo di pentirsi di questo credito di fiducia: quei 15 diventeranno 1.500 che combatteranno l’intera Campagna d’Italia, col più lungo ciclo operativo, unica formazione decorata di medaglia d’oro al valor militare. Conosciuta come Brigata Maiella e spesso inserita erroneamente o dolosamente tra le brigate partigiane, l’unità costituisce un unicum nella storia della Resistenza: i volontari che aprirono la loro esaltante epopea il 5 dicembre di 80 anni fa non facevano parte del Corpo volontari della libertà, non rispondevano a nessun partito perché esterni al Comitato di liberazione nazionale, non avevano commissario politico, non conducevano guerriglia autonoma ma solo attività bellica inserita nei piani strategici alleati e sotto loro comando, dipendevano dal punto di vista amministrativo dall’esercito italiano ma prendevano ordini solo dall’8ª Armata britannica (fino a giugno 1944 V Corpo d’armata inglese e fino alla fine della guerra II Corpo polacco del generale Władysław Anders), avevano tesserino militare da legittimi combattenti (209ª divisione di fanteria e poi 228ª) con uniforme inglese, mostrine tricolori al posto delle stellette regie e scudetto col profilo della Maiella sul braccio.
Il comandante nominale era Ettore Troilo, quello tattico il suo vice l’ex tenente della Regia Aeronautica Domenico Troilo (i due non sono parenti e neppure si conoscevano prima), ma la responsabilità di comando è inglese e poi polacca. Sono tutti volontari, possono andarsene a casa in qualsiasi momento, ma non ci sarà mai nessuna diserzione e nessuna richiesta di congedo nella fila della Maiella che arriverà a riportare la libertà fino ad Asiago, in Veneto, dopo essere entrata per prima a Bologna il 21 aprile 1945. Gli inglesi pensavano che con la fine della guerra in Abruzzo, nel giugno 1944, i patrioti si sarebbero sciolti, e invece avevano chiesto di rimanere in servizio e di continuare a battersi per gli altri italiani sotto occupazione nazifascista.
Costituita come unità di fanteria da montagna, con armamento pesante e persino un’unità di commandos, la Maiella aveva sempre più richieste di arruolamento di quante ne potesse accettare. È apartitica ma non apolitica, poiché sono tutti repubblicani e hanno rifiutato l’inquadramento nel Regio esercito per non giurare fedeltà ai Savoia sostituendo le stellette col nastrino tricolore. Quasi sempre in prima linea e impegnata sul fronte adriatico, dove libera diversi centri, era stata citata più volte per valore sui bollettini di guerra britannici, come a Monte Mauro dove i volontari agli ordini di Domenico Troilo colsero quella che venne definita dagli inglese «la vittoria impossibile», tant’è che gli ufficiali tedeschi sconfitti e fatti prigionieri si congratularono cavallerescamente.
Non cantarono mai «Bella ciao», come di recente si è persino cercato di affermare pur di dare una dimensione partigiana che la celebre canzone non ha mai avuto, perché, come raccontavano i veterani, non c’era tempo per cantare e comunque la formazione aveva inno e motivi propri.
Alla fine della guerra conterà 55 caduti e 151 feriti (di cui 36 mutilati), 15 medaglie d’argento al valor militare, un encomio solenne sul campo, 45 medaglie di bronzo, 145 croci di guerra, e altre decorazioni sul campo da parte dei polacchi. La medaglia d’oro, promessa signorilmente da Umberto di Savoia luogotenente del Regno agli irriducibili repubblicani, e non consegnata nel 1945 durante la cerimonia ufficiale con la Maiella già schierata in quanto annullata all’ultimo momento per motivi mai ben chiariti, sarà concessa dalla nuova Italia con venti anni di ritardo perché all’epoca qualcuno si accorse che era la prima della guerra di liberazione e probabilmente apparve scabroso decorare la bandiera di una formazione irregolare. Poi si cercò persino di negare la verità, dimostrata da Ettore Troilo con un lungo e certosino lavoro di ricostruzione documentale.
La Brigata Maiella, che peraltro solo sul tesserino inglese si chiamava così, è stata celebrata dal presidente Sergio Mattarella nella cerimonia ufficiale del 25 aprile 2018 che si è tenuta proprio a Casoli, dove tutto era cominciato nel 1943, a pochi chilometri dal Sacrario di Taranta Peligna che ricorda i patrioti caduti, sovrastato dalla montagna che diede il nome a una delle storie di uomini più luminose della Resistenza.
Ada D’Adamo è morta il 1° aprile 2023, poche settimane prima che il suo memoir, dedicato all’esperienza di crescere una figlia affetta da una malformazione congenita al cervello ed alla propria battaglia contro il cancro, mettesse in subbuglio migliaia di anime e coscienze.
“Come d’aria” ha fuso critica e pubblico in un plebiscito concretizzatosi nelle vittorie dei premi Strega, Mondello, Super Mondello e Flaiano, in una menzione speciale al Campiello e nella non comune cifra di oltre 150.000 copie vendute. Un’onda che non accenna ancora a fermarsi, come testimonia la vittoria al The Bridge che certifica la sua pubblicazione negli USA, e ha sommerso d’affetto riflesso un uomo che vive il momento più difficile della propria vita, il marito della D’Adamo Alfredo Favi.
“Come d’aria” ha fuso critica e pubblico in un plebiscito concretizzatosi nelle vittorie dei premi Strega, Mondello, Super Mondello e Flaiano, in una menzione speciale al Campiello e nella non comune cifra di oltre 150.000 copie vendute
Da un certo punto di vista decidere di contattarlo non è facile – si può avere la sensazione di violare una volta di troppo qualcosa di intimo. Ma l’aggiudicazione di un riconoscimento che porterà il libro della D’Adamo oltre Oceano ha un significato che ormai non riguarda solo il singolo, ma la comunità.
In una recente intervista all’AGI Chiara Valerio ha detto che la memoria ha la forma di un libro: sembrano parole dedicate a “Come d’aria”.
Io conservo tanti altri ricordi, ma certo: la memoria di mia moglie è un libro. Che testimonia di come ha vissuto e si è posta verso il destino. Attraverso questo libro, anche ora, la sua presenza non smette di essere e tenere anche me in costante relazione con le idee che ha lasciato.
“Come d’aria”, grazie anche al Premio The Bridge, sarà tradotto in inglese: per quanto sia difficile, lei è forse l’unico che possa immaginare con un buon grado di approssimazione cosa ne avrebbe pensato sua moglie.
Ada non immaginava nemmeno di entrare tra i primi 12 dello Strega, ne ha avuto notizia con sorpresa appena prima di lasciarci. Tutto ciò che è avvenuto intorno a “Come d’aria” da quel giorno l’avrebbe sbigottita. In effetti non sapeva nemmeno se pubblicare o meno il manoscritto: l’hanno convinta le sua amiche, soprattutto Elena Stancanelli che da anni la spingeva a scrivere, il suo analista e il sottoscritto. Erano “gli altri” a crederci.
Il privato che diventa pubblico è un tema del nostro tempo: cosa cambia quando a renderlo tale non è la tecnologia – attraverso l’esposizione social – ma la letteratura?
Dietro i social non vedo pensiero, i post si bruciano nell’attimo in cui viene pubblicata una foto, digitata una frase o apposto un like. Durano il soffio di un istante, il tempo di diventare visibili, perché subito dopo succede altro. A risultare attraente, sui social, è prima di tutto la semplice percezione di un’immagine. Un libro invece è un testo che fa immaginare. E quando diventa messaggio è perché non rappresenta semplicemente una vita, ma un pensiero sulla vita.
Altro tema forte: entro quali limiti raccontare il dolore assume una valenza sociale?
Il dolore diventa sociale quando il suo messaggio è politico. L’idea del libro di Ada è germinata dalla lettera scritta a Corrado Augias, e pubblicata su Repubblica nel 2008, in cui denunciava la mancanza di sostegno dello Stato verso le famiglie con figli disabili. C’era dignità in quelle parole, contenevano un segno fortissimo che riguardava tutte le donne. Quando la sofferenza va oltre il personale può assumere valenza collettiva. E’ stato questo a colpire i media, i votanti dei premi ed anche tanti giovani, come gli studenti delle superiori che all’Università La Sapienza, nell’ambito di un Convegno del Telefono Rosa, hanno recentemente indicato “Come d’aria” loro libro d’elezione. Un attestato che ha colpito la mia sensibilità più di altri.
Negli ultimi mesi lei è suo malgrado entrato da protagonista nel mondo letterario italiano, e non solo, come testimone: sta pensando di scrivere qualcosa della sua esperienza, una memoria della memoria?
No, perché non so farlo: il linguaggio che conosco e pratico per mestiere è quello della pubblicità. E’ vero, sono autore della copertina di “Come d’aria” e forse potrei esprimermi usando i miei codici, ma in questa fase non ho nemmeno elaborato la perdita. Ci vorrà più tempo del normale, perché sono ancora troppo impegnato a difendere il pensiero di mia moglie ed essere presente dove lei avrebbe dovuto essere. E soprattutto, voglio evitare che il mio sentire diventi metro di lettura del suo: si deve parlare solo dell’opera. Io proteggo un lascito.
The Bridge allarga i confini della scrittura di sua moglie: ha una dedica per questo premio?
Non rida, lo dedico al Gruppo T.N.T., come scherzosamente si è autodefinito il circolo di amici che si è stretto attorno al libro dopo la scomparsa di Ada. Sono le persone, di cui ora non voglio fare i nomi, che hanno sostenuto “Come d’aria”, lo hanno portato in teatro ed in giro per l’Italia e, insieme alla casa editrice Elliot, fatto sì che una cosa piccola guadagnasse una visibilità enorme. T.N.T. è il gruppo di Alan Ford, non a caso nel fumetto un grafico pubblicitario, ed è composto da ragazzacci che ne combinano di tutti colori.
AGI – Francesca Giannone, con La portalettere (Nord, Narrativa Nord, 416 pp., 19 euro) è la vincitrice della sesta edizione del Premio “Amo Questo libro”. Il riconoscimento è assegnato dalle libraie e dai librai della catena Giunti al Punto (oltre 260 punti vendita nel Paese). Circa un migliaio i votanti. Al concorso hanno partecipato tutti i titoli usciti nell’ultimo anno, tra il novembre 2022 e l’ottobre 2023 in Italia.
È la storia di Anna, un’ostinata donna del Nord che si trasferisce in Salento, la terra di suo marito, e lotta per assecondare la sua natura e non rimanere vittima delle leggi non scritte che imprigionano le donne al Sud. Ci riuscirà anche grazie all’amore che la lega al marito, Carlo, e al lavoro da portalettere del paese, che le permetterà di diventare il filo invisibile che collega gli abitanti e le storie di un pezzetto di mondo evocativo, suggestivo.
La portalettere è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni ’30 fino agli anni ’50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. E poi di due fratelli, destinati ad amare la stessa donna. Il premio “Amo Questo Libro” è tra le principali iniziative di promozione alla lettura promosse dai librai Giunti al Punto.
“Tutti i giorni il nostro lavoro è quello di portare, con passione e dedizione, libri e letture ai diversi clienti che frequentano le nostre librerie. È la cifra di Giunti al Punto: unire editoria e libreria, è quello che amiamo fare più di ogni altra cosa. Quest’anno, più che mai, siamo lieti di conferire il premio a una storia bellissima di indipendenza e di libertà, appunto La portalettere di Francesca Giannone. Un titolo che è stato scelto con un consenso larghissimo, un esordio che ha scaldato i cuori della grande maggioranza delle nostre libraie e dei nostri librai come libro più amato dell’anno” dichiara Jacopo Gori, Direttore Generale di Giunti al Punto.
Lunedì 11 dicembre alle 18.30, ci sarà la presentazione del libro vincitore presso il Giunti Odeon, l’innovativo cinema-libreria appena inaugurato nel cuore storico di Firenze. Avendolo eletto libro dell’anno, le libraie e i librai Giunti al Punto si impegneranno a fare conoscere ulteriormente il titolo, dedicandogli spazi in vetrina e suggerendolo come il libro che non potrà mancare sotto l’albero di Natale.
Soddisfazione nelle parole dell’autrice Francesca Giannone: “Questo premio è un onore, e rappresenta il finale perfetto di un anno che, per me e La portalettere, è stato incredibile. Fin dall’uscita, a gennaio, i librai hanno accolto il mio romanzo con un affetto straordinario, e dopo tutti questi mesi continuano a prendersene cura con una gentilezza che mi scalda il cuore. Il successo de La portalettere deve tantissimo al lavoro delle librerie; mi sento grata a ogni singolo libraio per tutte le volte che l’ha consigliato, esposto, messo in vetrina, raccontato” conclude Giannone.
AGI – “Ci saranno 30 cantanti in gara, ma non ci saranno i super ospiti. Negli anni ho sempre pensato di averli in gara i super ospiti. I superospiti sono in gara, sono loro i protagonisti. Ci sono nomi che hanno fatto i superospiti fino all’altro ieri”. Lo ha detto Amadeus ospite di Radio2 Social Club, il programma condotto da Luca Barbarossa e Andrea Perroni, in onda su Rai Radio2 dal lunedì al venerdì dalle 10.35 alle 12, parlando della prossima edizione del festival di Sanremo.
“Alessandra Amoroso sarà per la prima volta in gara – ha sottolineato – Rose Villain è una ragazza molto forte, Mahmood come Diodato tornano dopo aver vinto, Loredana Bertè è fantastica, ci sono i Kolors dopo il successo dell’ultima estate, BigMama è un’altra delle mie scommesse, mi piace scommettere su alcuni giovani, vedete La Sad, o Fred De Palma. Anche Ghali è un bel colpo, è stato super ospite a Sanremo ma sarà in gara la prima volta. Annalisa che non sbaglia un pezzo, Mr Rain, grande rilevazione dell’anno scorso, Maninni è un giovane pugliese molto bravo, e poi I Ricchi e Poveri”.
Il conduttore e direttore artistico del Festival ha aggiunto: “La scenografia? Gli architetti Gaetano e Chiara Castelli sono bravissimi. Grazie alle luci di Mario Catapano ogni esibizione ha un quadro personalizzato per l’artista. Fiorello ha davvero saputo la notizia che mi avrebbe affiancato sabato in diretta. Non è uno scherzo” E ha garantito: “Sarà il mio ultimo Sanremo“.
Su Sanremo Giovani ha concluso: “Nella musica bisogna far esordire i giovani nel campionato maggiore, quindi Sanremo. Deve vincere il pezzo, non è che devi avere per forza una storia, ma una canzone forte. I giovani, grazie anche a Radio2 Social Club, hanno sempre avuto visibilità e ascolto”.
AGI – I vincitori dell’ottava edizione del Premio letterario The Bridge per le categorie di narrativa e saggistica italiana e americana sono stati annunciati e saranno ufficialmente proclamati il 5 dicembre alla 17.30 nella sede del Centro Studi Americani di Roma. Ad aggiudicarsi il ricoscimento nel 2023 Ada D’Adamo con Come d’aria (Elliot) per la narrativa e Paolo Chiesa con Marckalada. Quando l’America aveva un altro nome (Laterza) per la saggistica; Isabella Hammad con Enter Ghost (Grove Atlantic) per la narrativa e Alison Cornish con Believing in Dante: Truth in fiction (Cambridge University Press) per la saggistica i loro omologhi americani.
Il Premio consiste in un contributo alle spese di traduzione dall’italiano all’inglese e viceversa ed intende promuovere la conoscenza ed incentivare la lettura di alcune tra le migliori e più recenti pubblicazioni dei due paesi, oltre che la diffusione della nostra lingua incentivandone la circolazione nel mondo editoriale e universitario americano. The Bridge è ideato e curato da Maria Ida Gaeta che lo organizza sin dalla sua nascita con la collaborazione di Maria Gliozzi. L’Istituto Italiano di Cultura di New York e la Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS) sono attualmente i principali e fondamentali sostenitori del Premio, con la collaborazione dell’American Academy in Rome, del Centro Studi Americani di Roma e della Civitella Ranieri Foundation.
Nel corso degli anni hanno sostenuto il premio l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America di Roma, il Centro per il Libro e la Lettura del Ministero per i Beni Culturali in Italia (CEPELL), il Center for Italian Modern Art (CIMA) in New York, l’Ambasciata Italiana e l’Istituto di Cultura a Washington, il Consolato Generale Italiano a New York, il Center For Fiction di NY e di altre Istituzioni culturali e Università italiane e americane.
Nel mese di aprile 2024 nella Grande Mela tutti i vincitori saranno protagonisti di un incontro dedicato al Premio nell’ambito del Festival Multipli Forti promosso dall’Istituto Italiano di Cultura di New York in collaborazione con Fuis e con la direzione artistica di Maria Ida Gaeta. In questa occasione saranno annunciate le candidature per The Bridge 2024.
AGI – Si è tenuta presso la sala G. Velita di Greccio la presentazione del francobollo celebrativo appartenente alla serie tematica “il Patrimonio artistico e culturale italiano” dedicato alla prima rappresentazione del Presepe di Greccio, nell’800esimo Anniversario. La cerimonia è stata aperta dall’intervento introduttivo del sindaco di Greccio Emiliano Fabi; successivamente sono intervenuti il consigliere regionale Eleonora Berni, il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, il ministro provinciale dei Frati minori francescani padre Luciano De Giusti, il responsabile commerciale filatelia di Poste Italiane Marco Di Nicola e il direttore provinciale di Poste Italiane Andrea Petrone. Presenti, inoltre, i delegati del comando provinciale dei carabinieri e della Guardia di finanza.
L’emissione filatelica è a cura del ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT): il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e diffuso da Poste Italiane in tutto il Paese con una tiratura di duecentomilaquattro esemplari. La vignetta riproduce una veduta notturna del Santuario francescano del Presepe di Greccio; nel cielo stellato è visibile a sinistra il passaggio della cometa Hale-Bopp. In alto a sinistra è presente il logo del Comitato nazionale per l’ottavo centenario della prima rappresentazione del presepe. Completano il francobollo la legenda “800 anni dalla prima rappresentazione del presepio di Greccio”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”.
La fotografia che ritrae la cometa Hale-Bopp che solca il cielo del reatino quasi a sfiorare il Santuario francescano è stata realizzata dal fotografo e appassionato di astronomia, Stefano Tocchio, presente alla cerimonia. Uno scatto iconico, impresso nella pellicola l’8 aprile del 1997, con una Yashica FX 2000 manuale su cavalletto e con pellicola 1600 ISO a colori.
“La presentazione del francobollo celebrativo dedicato alla prima rappresentazione del Presepe di Greccio – ha sottolineato il Sindaco di Greccio Emiliano Fabi a margine della cerimonia – è un ulteriore straordinario tassello nel grande mosaico del suo 800esimo anniversario. La vignetta, con il suo cielo stellato e la Cometa, rimanda ad alcuni esemplari passaggi della lettera Apostolica “Admirabile signum” che Papa Francesco firmò proprio a Greccio 4 anni fa. Una lettera sul significato e sul valore del presepe che rappresenta il messaggio di Francesco da custodire e tramandare nella vita di ogni giorno”.
Dal 6 al 10 dicembre Roma torna capitale della parola con la 22ma edizione di Più libri più liberi, fiera nazionale della Piccola e Media Editoria. Organizzata dall’Associazione Italiana Editori (AIE), la manifestazione troverà ancora una volta spazio tra le scenografiche vetrate de La Nuvola dell’Eur dove 594 espositori, provenienti da tutto il Paese, presenteranno al pubblico le novità ed il proprio catalogo.
In cinque giorni più di 600 gli appuntamenti da seguire tra presentazioni, letture, lectio magistralis, confronti e dibattiti, oltre alle occasioni di incontro per operatori professionali, per un evento che vede accanto all’AIE il sostegno del Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura, Regione Lazio, Roma Capitale, Camera di Commercio di Roma e ICE-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, con il contributo di SIAE. Realizzata in collaborazione con Istituzione Biblioteche di Roma, ATAC, EUR Spa e Dior, Più libri più liberi 2023 si avvale della Main Media Partnership di Rai con il Giornale della Libreria e partecipa ad Aldus Up, la rete europea delle fiere del libro cofinanziata dall’Unione Europea.
Il tema del 2023 è NOMI COSE CITTA’ ANIMALI, titolo di un gioco per bambini che invita alla massima creatività, ma lo scenario concreto è quello della piccola e media editoria italiana che nel 2022 ha pubblicato 47.850 novità, in lieve calo rispetto all’anno precedente (-0,6%), pari al 59,3% dell’offerta editoriale complessiva. Le case editrici attive, micro, piccole e medie sono oggi 5.022, -0,9% rispetto al 2021. La quota di mercato nel 2022 è stata del 49,2%.
Le novità
La curatrice Chiara Valerio ha raccontato i temi della manifestazione in “Una lettera tira l’altra”, il podcast prodotto da Zampediverse in 6 puntate, ciascuna dedicata a una lettera, da cui si è partiti per giocare a Nomi Cose Città Animali e parlare di libri, editoria e autori. Nuovo anche il format “Una cosa non sempre divertente che faccio ogni anno”, reportage di Emmanuela Carbé che girerà per La Nuvola restituendo giorno dopo giorno le sue impressioni sulla fiera. Una cronaca che diventerà racconto su Il Post.
Inoltre arriva da Testo, la fiera organizzata da Pitti nel mese di febbraio alla Stazione Leopolda di Firenze, Radio Gridolini (Cloud version) ideata da Todo Modo. Un’emittente per raccontare quello che succede in fiera attraverso interviste e approfondimenti.
UNIVERSITARI! #piulibri23 propone una programmazione rivolta a voi!
Incontri prenotabili, sui temi della contemporaneità, tra riflessioni e lectio magistralis, con protagonisti alcuni volti noti del mondo della cultura.
Info e prenotazioni su https://t.co/PW2P60PtDK pic.twitter.com/S8sZQ74eLm
— Più libri più liberi (@piulibri23)
November 27, 2023
Omaggi e partecipanti
Anche nel 2023 Più libri più liberi omaggerà Andrea Camilleri con un reading inedito di Neri Marcorè, mentre un ciclo di incontri sarà dedicato a Italo Calvino in occasione del centenario della sua nascita. Anche la memoria di Gigi Proietti troverà spazio attraverso la presentazione di un docu-libro di Claudio Pallottini. A chiudere la fiera un incontro ricorderà la figura di Michela Murgia con le testimonianze video dei Purple Squares e quelle personali di tanti scrittori e scrittrici che parleranno dei suoi libri e dei temi che più le erano cari.
Tra i più attesi ospiti stranieri alla fiera la documentarista ed autrice brasiliana Eliane Brum, le messicane Brenda Navarro ed Anabel Hernandez, l’olandese Ian Brokken, gli statunitensi Christopher Paolini e Margo Jefferson, il croato Robert Perisić, il ghanese Nana Kwame Adjei-Brenyah, , le inglesi Sally Bayley e Maggie Nelson. Una chicca sarà offerta da Merlin Holland, unico discendente in linea diretta di Oscar Wilde, che presenterà il libro Essere figlio di Oscar Wilde scritto dal padre Vyvyan Holland.
Dato il loro altissimo numero, è impossibile citare i nomi di tutti i partecipanti/ospiti italiani, ma nelle vesti di presentatori di propri testi o relatori di opere altrui nelle sale de La Nuvola prenderanno la parola, tra gli altri, scrittori come Alessandro Barbero, Luciano Canfora, Paolo Giordano, Erri de Luca, Edoardo Nesi, Nicola Lagioia, Marco Malvaldi, Antonio Manzini, Paolo Di Paolo, Giulia Caminito, Alessandro Mari e Melania Mazzucco; giornalisti/autori come Corrado Augias, Adriano Sofri, Marco Damilano, Gian Antonio Stella, Luca Telese e Marino Sinibaldi; fumettisti come Zero Calcare, Gipi, Fumettibrutti e Disegni; rapper come Rancore e personalità trasversali come Patrick Zaki, Elly Schlein, Vittorio Sgarbi, Maurizio Landini, Roberto Gualtieri, Giovanni Maria Flick, Massimiliano Fuksas, Claudio Gregori (Greg), Valerio Lundini e Serena Dandini Eventi | Più libri più liberi (plpl.it).
Più parole si hanno, meno mani si alzano!#25Novembre2023 pic.twitter.com/smoNRg7eZK
— Biblioteche di Roma (@BibliotecheRoma)
November 25, 2023
Approfondimenti
Tra le sezioni del programma, “Scrittori che parlano di scrittori” è una nuova formula per raccontare gli autori che amiamo attraverso le parole di loro “colleghi” (Mario Desiati parlerà di Fleur Jaeggy, Djarah Kan di Franzt Fanon e Joseph Conrad, Nadia Terranova di Jane Austen, Gaja Cenciarelli di Margaret Atwood, Marina Pierri di Elena Ferrante, Carola Susani di Alberto Moravia, Viola Ardone di Julio Cortázar, Teresa Ciabatti di Joan Didion, Vanni Santoni di Roberto Bolaño, Donatella Di Pietrantonio di Emmanuel Carrère, Serena Dandini di Eve Babitz ed Elena Stancanelli di Jean Rhys).
Con Università Più libri più liberi si arricchirà di un ciclo di incontri dedicati ai giovani sull’approfondimento di argomenti accademici, mentre per la striscia Scienza esperti italiani e stranieri condurranno il pubblico lungo quei sentieri di consapevolezza delle regole del mondo che permettono l’elevazione della coscienza umana. Infine, i grandi incontri della sezione Parole (si va da Maria Grazia Chiuri di Dior a Teresa Cremisi, da Marco Bellocchio al rapper Piotta), e ancora gli eventi di Utopia, Giornali, Roma, Fumetti e Graphic Novel, Ragazzi, Premi, fino a quelli delle Istituzioni e del Polo Professionale.
La manifestazione è presieduta da Annamaria Malato e diretta da Fabio Del Giudice. Il programma è a cura di Chiara Valerio.