AGI – Un detenuto, ricoverato all’ospedale San Paolo di Milano, è evaso nelle prime ore di questa mattina lanciandosi da una finestra, al secondo piano del nosocomio. Un poliziotto di guardia, nel tentativo di fermarlo e precipitato anche lui, battendo la testa.
Adesso ricoverato in coma, e sottoposto a intervento chirurgico. Lo riferisce Aldo Di Giacomo segretario generale del sindacato Spp, che sottolinea come questo sia il quinto tentativo di fuga dei detenuti dagli ospedali in soli 20 giorni.
“Negli ultimi due anni la situazione è degenerata – aggiunge – e la responsabilità è del mondo della politica se il sistema non funziona, se ci sono cosi tanti eventi e un’impennata di suicidi”.
Uilpa, evasione dal San Paolo disastro annunciato
“L’evasione di un detenuto di origine palestinese dal pronto soccorso ospedale San Paolo di Milano non coglie certo di sorpresa, ma si inserisce nel disastro penitenziario da tutti conosciuto, fuorché, evidentemente, dal Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dal Governo Meloni”.
“Ciò che è più grave dell’episodio odierno, peraltro, è che nell’inseguimento che ne è scaturito un giovane Agente di polizia penitenziaria ha riportato fratture multiple e trauma cranico ed è attualmente in coma farmacologico”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.
AGI – A 15 mesi va in arresto cardiaco, salvato in extremis in un albergo di Giulianova. Un dramma sfiorato quello vissuto da un coppia di tedeschi, turisti nella costa Teramana. Nonostante il bimbo di 15 mesi avesse la febbre, lo hanno portato al mare.
Sotto il sole e senza cappello. Intorno alle 19,30, durante la cena il piccolo ha avuto un malore ed è svenuto. In sala, per fortuna, tra i turisti, c’era anche un medico, anestesista e rianimatore che ha capito subito che il bambino era in arresto cardiaco. Con l’aiuto di altra dottoressa anche lei presente nella struttura alberghiera si è riusciti a rianimare il piccolo subito trasferito all’ospedale di Giulianova e poi a Teramo.
AGI – I giovani orsi figli di Amarena si muovono liberi, in un’area molto vasta guidati dal loro istinto ora che la mamma non c’è più. Si alimentano di frutta, bacche e carcasse. Giocano e si nascondono. I piccoli sarebbero stati avvistati nelle ore notturne e di prima mattina, anche da alcune persone. A riferirlo è l’ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, i cui tecnici hanno avvistato ieri pomeriggio i due cuccioli nei dintorni di una pianta di melo in aperta montagna.
Le condizioni dei due giovani esemplari di orso bruno marsicano, nati tra dicembre e gennaio scorsi, sembrano buone; il fatto che in questi giorni si siano alimentati depone a loro favore e quindi spinge i tecnici a non forzare la mano sulla loro cattura.
Si è in sostanza ottimisti per una loro indipendenza e autonomia all’interno dell’areale del Parco che permetterebbe loro di sopravvivere in condizioni naturali. I tecnici del Parco hanno accertato che i due cuccioli hanno percorso più di 10 chilometri dal luogo dove è stata uccisa la madre a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila), ma non è escluso che, data anche la giovane età, proseguano le loro scorribande nel territorio.
AGI – Un ragazzo di 15 anni è stato accoltellato all’interno di una scuola a Napoli. L’aggressione nell’Istituto Marie Curie, nel quartiere di Ponticelli in via Argine. La polizia è stata chiamata perché lo studente era stato ferito con un fendente a una gamba.
Il quindicenne è stato curato, gli sono stati applicati alcuni punti di sutura, e non è grave. Gli inquirenti stanno sentendo docenti e studenti e cercando eventuali immagini da impianti di videosorveglianza per ricostruire quanto accaduto.
AGI – Il prodigio si è compiuto. L’annuncio alle ore 10.03 con lo sventolio del fazzoletto bianco dall’altare, durante la celebrazione della Santa Messa da parte dell’arcivescovo, don Mimmo Battaglia. Napoli ha il suo prodigio, il sangue di San Gennaro si è sciolto nella teca di vetro decorata d’argento.
Il segnale è stato accolto da un lungo applauso dei tanti napoletani e turisti che già dalle prime ore del mattino si erano ritrovati in Duomo, dove la cappella del Santo era aperta dalle 7.45 per le tradizionali preghiere delle ‘patute’, le devote di ‘faccia gialluta’. Il prodigio è dal ‘600 letto dai fedeli come segno di buon auspicio per la città e per la Campania.
La liquefazione del sangue di San Gennaro è al centro di cerimonie tre volte l’anno: il 19 settembre, giorno onomastico, il sabato che precede la prima domenica di maggio, e il 16 dicembre. Inoltre, il sangue del vescovo martire si liquefa anche a Pozzuoli, dove è conservata come reliquia una pietra sulla quale si dice sia stato decollato San Gennaro.
Ma quello di San Gennaro non è l’unico sangue che passa dallo stato solido al liquido. C’è anche quello di Santa Patrizia, ad esempio, venerato nell’omonima chiesa, che ripete il miracolo settimanalmente e che è una dei 97 patroni di Napoli.
Arcivescovo “Sangue San Gennaro non è oracolo”
“Questo sangue non è un oracolo da consultare e ancor meno un oroscopo la cui funzione è quella di predire sventure o fortune per la città. No, la reliquia che veneriamo è semplicemente un segnale stradale, un indice puntato che rimanda alla necessità, all’urgenza, all’esigenza di seguire in modo radicale il Vangelo di Cristo, lasciandosi attrarre senza riserve dalla sua bellezza liberatrice, ascoltando con cuore e mente aperta la sua Parola di vita e di speranza”.
È un passaggio dell’omelia per la messa di San Gennaro pronunciato dall’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia. Quella del patrono di Napoli è “una festa che chiede il desiderio della pace nella nostra vita, in questa città, nella nostra terra”, ricordava don Battaglia, subito dopo l’annuncio della liquefazione del sangue del martire, avvenuta prima che l’ampolla con la reliquia fosse portata dalla Cappella all’altare.
“Credo che il vero miracolo si realizzerà il giorno in cui questo sangue sarà per sempre duro, compatto, coagulato. Credo che il vero miracolo avverrà quando la giustizia bacerà la pace, quando il bene sovrasterà il male per sempre, quando la buona notizia di Gesù Cristo prosciugherà il dolore del mondo, illuminerà definitivamente il buio, porterà a compimento ogni cosa, entrerà così profondamente nel cuore degli uomini e delle donne che le loro parole, le loro azioni, i loro pensieri saranno solo bene, bontà, bellezza”, ha detto ancora il presule nella sua omelia.
“Ma nell’attesa di quel giorno, la testimonianza di amore e di fede del sangue di Gennaro e’ qui a indicarci una strada possibile, un ricominciamento necessario, la necessita’ urgente di prendersi cura delle ferite, di fermare il fluire del sangue, di tamponare le emorragie spirituali, interiori, materiali, relazionali, sociali che attanagliano la nostra terra, i nostri cuori”, conclude. (AGI)
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AGI – “Le chiedo gentilmente di non sgridarmi. Io pensavo che il latte nel biberon che le avevo lasciato in casa bastasse”. L’ha dichiarato Alessia Pifferi, in corte d’assise a Milano, dov’è imputata per omicidio con l’accusa di aver lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana, di un anno e mezzo. Così l’imputata ha risposto alla domanda del pm Francesco de Tommasi che le chiedeva se fosse a conoscenza delle conseguenze del digiuno prolungato. “Ho trovato mia figlia nel lettino. Era mattina, ma non ricordo l’ora. Sono andata subito da mia figlia, l’ho accarezzata e ho capito che non si muoveva perchè non giocava come le altre volte”. Diana “non era fredda, ho tentato di rianimarla, le ho fatto il massaggio cardiaco, la portai in bagno per bagnarle piedini, manine, viso e testina per cercare di farla riprendere. Il pannolino era sul letto”, ha raccontato Pifferi.
“Andai dalla mia vicina di casa, ma non c’era nessuno nel cortile e allora andai di fronte a casa mia. Le dissi che avevo bisogno di aiuto. Vide subito la bambina, andai in panico, tremai, mi misi a piangere. Chiamai il 118 e D’Ambrosio, ma lui non venne”, ha aggiunto la donna con riferimento all’uomo che frequentava all’epoca. “Avevo detto alla mia vicina di aver lasciato Diana con una baby sitter perchè ero sotto choc. Andai nel panico“.
“Andavo da lui il fine settimana. Le prime volte la portavo, mentre altre volte la lasciavo a questa amica che non si trova. L’ho lasciata da sola pochissime volte. L’indomani tornavo a casa, di solito”, ha detto Pifferi. “Pensavo che il latte le bastasse. La lasciavo sola nel lettino, in un lettino da campeggio, ha spiegato, con riferimento a quando usciva di casa per andare dal compagno. Secondo al donna, la bambina “non era in grado di uscire da sola dal lettino, ha aggiunto. “Quando tornavo era tranquilla, la cambiavo, le davo la pappa, era tranquilla. Le cambiavo anche il pannolino sporco di urina”. Pifferi, 38 anni, è accusata di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.
“Quello che so per certo e è che io non ho mai dato gocce o tranquillanti a mia figlia“, ha dichiarato la donna. L’uomo che frequentava all’epoca – ha riferito Pifferi – “ha provato un paio di volte a mettermelo nel bicchiere, ma io non ho mai preso tranquillanti. Non me ho mai avuto bisogno”. Il tranquillante “l’ha portato lui perchè l’usava per dormire”.
“Eravamo molto legate, veniva anche in bagno con me, non mi staccavo mai da mia figlia. Io cominciai a lasciarla da sola perchè il signor d’Ambrosio mi aveva detto di lasciarla a casa da sola per andare a fare la spesa”. Lo ha detto Alessia Pifferi in corte d’assise a Milano, dov’è imputata per omicidio con l’accusa di aver lasciato morire di stenti, nel luglio 2022, la figlia Diana, di un anno e mezzo. “E’ successo due-tre volte che lui mi disse di lasciarla da sola a Leffe per andare a fare la spesa”.
“Avevo paura di parlare e non dissi niente e lui mi riportò a casa sua. Per questa ragione non sono tornata a casa da Diana”. “Io – ha aggiunto – mi preoccupavo di mia figlia ma “purtroppo avendo paura delle reazioni del signor D’Ambrosio avevo paura di parlare con lui”, ha dichiarato l’imputata, a proposito dell’uomo che frequentava all’epoca e che era andata a trovare lasciando sola in casa la piccola. “Era parecchio aggressivo verbalmente; una volta ha anche cercato di sbattermi contro a un vetro in una discussione. Mi preoccupavo per mia figlia” ma “al tempo stesso avevo paura di chiedere di portarmi a casa”.
AGI – È proseguito per tutta la notte lo sciame sismico tra la Toscana e l’Emilia Romagna, colpita ieri all’alba da un terremoto di magnitudo 4.9 con epicentro a Marradi, in provincia di Firenze. La scossa più forte, di magnitudo 3.0 è stata registrata dall’Ingv alle 5.40 a 5 km a Marradi ad una profondità di 8 chilometri. In via precauzionale, in molti Comuni dell’area scuole chiuse anche oggi, in attesa della conclusione dei rilievi alle strutture pubbliche e private.
Nel Forlivese 100 fuori casa
È stata una notte segnata ancora dalla paura quella appena trascorsa a Tredozio, sull’Appennino forlivese, dove numerose scosse di terremoto sono state avvertite dalla popolazione: quella più forte è stata sentita alle 5.40, magnitudo 3.0, con epicentro, come ieri, a Marradi, paese a poca distanza ma in provincia di Firenze. Circa cento persone hanno dormito fuori casa.
“Quaranta circa erano dentro al palazzetto, 40 nelle casette del campeggio e circa 30 hanno dormito in macchina”, spiega la sindaca Simona Vietina. Molti hanno fatto questa scelta per paura, altre perché la propria casa è inagibile o in attesa del via libera dei vigili del fuoco. Un terremoto che, dopo quello di ieri mattina di magnitudo 4.9, “non ha mai smesso, le scosse piccole ci sono state sempre”, sottolinea la prima cittadina, nonché ex parlamentare.
Bimbi a scuola in tenda
Ora si inizia ad avere un quadro più preciso dei danni: la criticità maggiore riguarda la scuola primaria che dovrà essere abbattuta e ricostruita. La struttura pare già avesse dei problemi e ora è irrecuperabile a parere dei tecnici. I bambini da domani saranno sistemati in alcune tende provvisorie per poter seguire le lezioni, in attesa che arrivino dei prefabbricati.
Anche il municipio è inagibile: “Abbiamo trovato un locale da adibire a sede comunale, in pratica sarebbe l’ex salone del ristorante del centro turistico Le Volte”, spiega Vietina che domani riceverà la visita del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, il quale farà un sopralluogo per la verifica dei danni. Il Comune di Tredozio aveva già’ subito le conseguenze dell’alluvione e ora fa i conti con la nuova emergenza.
AGI – Multe fino a 2.600 euro per chi guida usando il cellulare. Questa una delle novità del nuovo ddl e della legge delega per le modifiche al Codice della Strada licenziato dal Consiglio dei Ministri. In arrivo anche una stretta sugli autovelox e sui recidivi.
“Provvedimenti quanto più urgenti viste le troppe morti, anche di giovani ragazzi, sulle nostre strade” ha detto, secondo quanto si apprende, la premier Giorgia Meloni durante la riunione del Consiglio dei ministri. “A seguito del confronto in sede di Conferenza unificata, sono state apportate modifiche che riguardano, tra l’altro, la realizzazione delle corsie ciclabili e le sanzioni previste per le violazioni più frequenti o che generano il maggior numero di incidenti quali, per esempio, il mancato rispetto delle norme in materia di utilizzo di dispositivi elettronici durante la guida”, ha sottolineato.
“Voglio ricordare anche altre misure cruciali, a cui tengo in modo particolare, come la norma che ho proposto ed è stata approvata nella scorsa legislatura, come il rafforzamento delle misure sui dispositivi antiabbandono per i bambini di età inferiore ai 3 anni, in modo da garantirne la piena e completa efficacia anche attraverso la progressiva integrazione degli stressi con l’autoveicolo. Previsto anche l’impegno a promuovere campagne di informazione e comunicazione, con particolare riferimento all’obbligo di installazione dei dispositivi antiabbandono e a quello di indossare le cinture di sicurezza anche sui sedili posteriori”.
Le misure
In particolare, queste le novità, secondo quanto riferisce il Mimit. L’impianto normativo, una volta licenziato da Chigi, inizierà l’iter parlamentare da ottobre.
Autovelox
Nell’ottica di regolamentare l’utilizzo degli autovelox, si va verso una definizione stringente sulle specifiche tecniche degli apparecchi e sul loro posizionamento.
Eccesso di velocità
Su richiesta dei Sindaci si propone un incremento della sanzione amministrativa pecuniaria fino a 1.084 euro e la sospensione della patente di guida da quindici a trenta giorni, esclusivamente nei casi in cui la stessa persona commetta la violazione dei limiti di velocità all’interno del centro abitato per almeno due volte nell’arco di un anno.
Pene più severe per chi guida usando il cellulare
Per l’uso dei cellulari alla guida si propone l’inasprimento della sanzione pecuniaria, che passa dalla fascia 165- 660 euro a 422-1697 euro, con sospensione della patente di guida da quindici giorni a due mesi fin dalla prima violazione. In caso di recidiva nel biennio, oltre alla sanzione accessoria della sospensione della patente da uno a tre mesi, già prevista dal codice vigente, si prevede il pagamento di una somma da 644 a 2588 euro, oltre ad una decurtazione dei punti dalla patente: 8 nell’ipotesi di prima violazione e 10 punti alla seconda violazione.
Soste selvagge
La Conferenza ha chiesto, poi, di incrementare le sanzioni pecuniarie in caso di sosta negli stalli dedicati ai disabili, elevandole, per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote, a 165-660 euro (ora previste da euro 80 ad euro 328) e per i restanti veicoli a 330-990 (ora prevista tra euro165 ad euro 660). Multe più pesanti anche se si parcheggia nelle corsie riservati allo stazionamento e alla fermata degli autobus e di tutti i mezzi TPL : per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote tra 87 a 328 euro (ora tra 41-168 euro) e tra 165- 660 euro per i restanti veicoli (ora tra 87 a 344 euro) .
Sarà possibile contestare attraverso gli accertamenti da remoto anche la violazione dell’obbligo di dare precedenza in corrispondenza degli attraversamenti a pedoni e ciclisti; nonché la violazione del divieto di fermata e della sosta riservata, nei soli casi in cui siano occupati gli stalli riservati a organi di polizia stradale, vigili del fuoco e servizi di soccorso, stalli rosa e stalli riservati a disabili, veicoli elettrici, al carico/scarico delle merci e ai servizi di trasporto pubblico.
Piste ciclabili
Infine la Conferenza unificata ha proposto di intervenire con regolamento per ampliare il novero delle strade adatte alla realizzazione di piste ciclabili.
AGI – “Solo ad agosto si sono registrati 200 mila visitatori al Pantheon, fruttando proventi per un milione di euro. Una parte di queste risorse andrà ai poveri di Roma e l’altra parte sarà destinata al recupero, tutela e salvaguardia del monumento”. Lo ha detto il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al termine della seduta del Consiglio dei ministri.
AGI – Monsignor Nicola Girasoli, nunzio apostolico in Slovacchia, ha concelebrato la messa a Ruvo di Puglia (sua città d’origine nel Barese), indossando una casula completamente leopardata. Non una preview della Milano fashion week, nè un remake del personaggio Giuditta ne “Il piccolo diavolo” di Roberto Benigni, ma una messa in onore dei 40 anni di sacerdozio di don Salvatore Summo, parroco della concattedrale ruvese, celebrata il 7 settembre scorso assieme a Mons. Domenico Cornacchia, della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.
Ruvo, sacerdote celebra la messa con una casula leopardata: il web si scatena. Ma c’è un motivo https://t.co/rH4fb85jmw
— L’Edicola del Sud (@ledicoladelsud)
September 18, 2023
I commenti dei fedeli sui social si sono moltiplicati in poche ore, facendo diventare virali le foto pubblicate dai parrocchiani: “un prete tigre che lotta contro il male“, hanno scritto facendo riferimento al cartone animato “L’uomo tigre”, si è ironizzato sul “modello animalier alla Tarzan”, che avrebbe reso gli “animalisti muti”. Un look che avrebbe “reso invidiosa persino Crudelia Demon”. Pochi coloro che l’hanno difeso ricordando l’outfit sfoggiato da Papa Francesco durante la sua visita in Mozambico: il 6 settembre 2019, allo stadio Zimpeto, a Maputo, incontro’ un enorme numero di fedeli e, per l’occasione, la stoffa bianca della pianeta papale fu arricchita con inserti simil-pelle di giaguaro. A gettare acqua sul fuoco sulla vicenda di Mons. Girasoli è stata direttamente la Diocesi, che ha spiegato come la casula indossata “fa parte della liturgia ufficiale di popoli poveri africani di cui il celebrante si è sempre interessato nel suo mandato pastorale ed è stata indossata per ringraziare il Signore in merito alla costruzione di una casa per i più bisognosi di quei territori. Ci rendiamo conto che i commenti irrispettosi sono dovuti alla non conoscenza vi preghiamo di rettificare le interpretazioni non consone”.