AGI – Via le transenne, e basta varchi di sicurezza aperti solo a parlamentari, personale dei Palazzi istituzionali e giornalisti: Piazza Colonna – almeno nel tratto da via del Corso fino al limitare di piazza Montecitorio – riaprirà ai cittadini e ai turisti, e già oggi è tornata libera al passaggio.
A spingere sulla riapertura della piazza sulla quale si affaccia Palazzo Chigi sarebbe stata, viene riferito, la stessa premier Giorgia Meloni.
AGI – Sembra finita la stagione del ‘laissez faire’ a scuola. La maggior parte degli istituti sta cercando di arginare il liberismo sfrenato in due ambiti a cui i giovani tengono particolarmente: il look e lo smartphone. A segnalarlo è una ricerca condotta dal portale Skuola.net subito dopo la prima campanella del 2023, che ha coinvolto 1.000 ragazze e ragazzi di scuole medie e superiori.
Qualche esempio? Oltre 8 studenti su 10 devono osservare dei suggerimenti sull’abbigliamento; più di 9 su 10 hanno delle regole sull’uso degli smartphone; e c’è persino chi – circa 1 su 7 – deve sottostare a divieti e prescrizioni legati all’aspetto personale.
Il look
Il dress code, nello specifico, è sempre stato un tema assai delicato. Lasciare libertà totale rischia di spalancare le porte di scuola ad abiti e accessori, magari amati dai ragazzi ma spesso considerati poco opportuni dal corpo docente.
Gli istituti, su questo, hanno scelto fondamentalmente due strade. C’è chi ha seguito la via del rigore, mettendo nero su bianco una vera e propria guida sull’abbigliamento, con indumenti consentiti e altri vietati, come gonne, maglie e pantaloni troppo corti.
Tuttavia, questa è una strada minoritaria, visto che lo riporta solo 1 studente su 4. La maggior parte, invece, hanno voluto dare fiducia agli alunni, limitandosi a dare solo delle indicazioni “non scritte”, basate sulla decenza: ne sono interessati circa 6 su 10. Alla fine, dunque, solo una minoranza – circa 1 su 6 – può presentarsi in classe vestendosi come meglio crede. Ma ci sono anche contesti in cui si è preferito sgomberare il campo da qualsiasi dubbio interpretativo, introducendo direttamente una divisa scolastica.
Ciò avviene in maniera quasi esclusiva nelle scuole private o paritarie: tra chi frequenta questo tipo di istituti oltre 1 su 4 racconta di non avere scelta su cosa indossare per andare a scuola.
Una misura del genere troverebbe comunque qualche sostenitore anche i contesti statali: in generale, circa 3 studenti su 10 sarebbe favorevoli a recarsi a scuola con un abbigliamento standardizzato.
La guerra al cellulare
Più recente, invece, è l’inasprimento della guerra che le istituzioni scolastiche stanno muovendo all’uso o, per meglio dire, all’abuso degli smartphone in classe per scopi diversi da quelli didattici. Durante lo scorso anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha chiesto agli istituti di prestare la massima attenzione al fenomeno.
Ma, pure qui, molte scuole si erano già attrezzate da tempo. E tante altre si sono mosse dopo l’ulteriore sollecito. Così, oggi, oltre 6 studenti su 10 hanno a che fare con regole esplicite. Si tratta soprattutto del divieto assoluto di usare i telefoni in classe, a meno che non sia espressamente richiesto dal docente di turno; oppure di lasciare i device spenti durante le lezioni, potendoli però utilizzare solo a ricreazione o nei cambi d’ora.
Meno diffusi i divieti più rigorosi, come quello che vorrebbe gli smartphone spenti dal momento dell’ingresso a scuola e fino all’uscita o addirittura la consegna dei dispositivi al personale scolastico. Ma, se aggiungiamo quel 31% che per ora deve confrontarsi solo con istruzioni “orali”, senza possibili conseguenze negative in caso di un loro mancato rispetto, le regole sull’uso degli smartphone a scuola ormai toccano praticamente tutti gli alunni di medie e superiori.
Tra il dire e il fare…
Appena il 6%, infatti, si è detto sciolto da qualsiasi obbligo. Un conto, però, è dettare la linea, un’altra storia è farla rispettare: solo il 16% degli studenti afferma che, nella propria classe, nessuno usa gli smartphone durante le lezioni a scopo personale. In tutti gli altri casi il fenomeno si presenta con varie gradazioni: da una sparuta minoranza (35%) ad una più cospicua maggioranza (39%) passando per la totalità del gruppo classe (10%).
Ci sono, infine, scuole che non si accontentano di inquadrare i macro-temi, come l’abbigliamento e la tecnologia in classe, ma vogliono indurre i propri studenti a seguire un codice dettagliato, che incide anche su aspetti secondari e molto personali. Ciò riguarda il 15% dei ragazzi intervistati dal sondaggio.
Seguendo i loro racconti, ci si accorge che i fari vengono puntati soprattutto su: unghie finte o ricostruite, colorazioni e tagli dei capelli particolarmente stravaganti, piercing, cappelli e accessori troppo vistosi.
“Tra le soft skills che la scuola deve trasmettere, vi è sicuramente quella di riuscire a vivere in contesti sociali con determinati codici di comportamento – Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – tuttavia non dobbiamo dimenticare la dimensione pedagogica di tale istituzione: non servono solo regole, ma anche un perchè vanno seguite, che non può prescindere dal dialogo e dalla mediazione con gli studenti. Altrimenti, fatta la regola, trovato l’inganno. E’ esemplare il tanto dibattuto uso degli smartphone – aggiunge – sulla carta oltre 9 alunni su 10 hanno ricevuto indicazioni su come utilizzarli correttamente e coerente con le finalità didattiche, ma in pratica solo 1 su 6 dichiara che in classe nessuno li usa a fini personali”.
AGI – Un’Italia meno affollata, più vecchia e più solitaria. Il quadro emerge dalle nuove previsioni – aggiornate al 2022 – dell’Istat sul futuro demografico del Paese, previsioni che “restituiscono tendenze difficilmente controvertibili, pur se in un quadro nel quale non mancano elementi di incertezza”. Secondo le stime, la popolazione residente in Italia è in decrescita.
Dai 59 milioni del 1 gennaio 2022, nel 2030 si passerà a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050, che scenderanno a 45,8 milioni nel 2080, con una perdita complessiva di 13,2 milioni di residenti rispetto a oggi. “L’evoluzione della popolazione totale – spiega l’Istat – rispecchia il principio, tipico delle previsioni demografiche, di risultare tanto più incerta quanto più ci si allontana dall’anno base”.
Nell’ipotesi più favorevole, pertanto, “la popolazione potrebbe subire una perdita di ‘soli’ 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080, di cui 2,5 milioni già entro il 2050. Nel caso meno propizio, invece, il calo di popolazione sfiorerebbe i 20 milioni di individui tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già all’orizzonte del 2050. Sembra inevitabile, quindi, che la popolazione diminuirà, pur a fronte di evidenze numeriche profondamente diverse, una dall’altra, che richiamano nell’immagine scenari non solo demografici ma anche sociali ed economici di impatto altrettanto diverso”. Il progressivo spopolamento investe tutto il territorio, pur con differenze tra Nord, Centro e Mezzogiorno.
Ma un altro dato rilevante riguarda l’invecchiamento della popolazione. Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale della popolazione italiana (da un minimo del 33,2% a un massimo del 35,8%). E “comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare fabbisogni per una quota crescente di anziani”.
È quanto scrive l’Istat nelle sue ultime previsioni della popolazione residente e delle famiglie. I giovani fino a 14 anni di età (“sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in parziale recupero”), potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,2% del totale, registrando “una moderata flessione in senso relativo ma non in assoluto: sul piano dei rapporti intergenerazionali si presenterà un rapporto squilibrato tra ultrasessantacinquenni e ragazzi, in misura di oltre tre a uno”.
Tra le future trasformazioni demografiche va evidenziato il marcato processo di invecchiamento del Mezzogiorno.”Per quanto tale ripartizione geografica presenti ancora oggi un profilo per età più giovane – avverte l’istituto – l’età media dei suoi residenti transita da 45,3 anni nel 2022 a 49,9 anni nel 2040 (scenario mediano), sopravanzando il Nord che nel medesimo anno raggiunge un’età media di 49,2 anni, partendo nell’anno base da un livello più alto, ossia 46,6 anni. Guardando alle prospettive di lungo termine, il Mezzogiorno rallenterebbe ma non fermerebbe il suo percorso, raggiungendo un’età media della popolazione prossima ai 52 anni. A quel punto, invece, sia il Nord (50,2 anni) sia il Centro (50,8) avrebbero già avviato un percorso di rallentamento del processo di invecchiamento, che nel caso del Centro potrebbe addirittura portare all’avvio di un primo processo di ringiovanimento della popolazione”.
Nel giro di venti anni nel nostro Paese si prevede un aumento di oltre 850mila famiglie: da 25,3 milioni nel 2022 si arriverebbe a 26,2 milioni nel 2042 (+3,4%). Ma si tratterà di famiglie “sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione”, il cui numero medio di componenti scenderà da 2,32 persone nel 2022 a 2,13.
Anche le famiglie con almeno un nucleo (ossia contraddistinte dalla presenza di almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio) varieranno la loro dimensione media da 2,95 a 2,78 componenti. L’aumento del numero di famiglie deriverà prevalentemente da una crescita delle famiglie senza nuclei (+17%) che salgono da 9 a 10,6 milioni, arrivando a rappresentare nel 2042 oltre il 40% delle famiglie totali.
Al contrario, le famiglie con almeno un nucleo presentano una diminuzione di oltre il 4%: tali famiglie, oggi pari a 16,3 milioni (il 64,3% del totale), nel 2042 scenderanno a 15,6 milioni, costituendo così solo il 59,5% delle famiglie. Secondo l’Istat, “un tale calo delle famiglie con nuclei deriva dalle conseguenze di lungo periodo delle dinamiche socio-demografiche in atto in Italia. L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole, il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli”.
L’idea di famiglia suggerisce la presenza di quantomeno due persone, ma in realtà tra le famiglie è sempre esistita una componente di persone che vivono da sole. Tra vent’anni sarà composto da una persona sola il 37,5% delle famiglie. Se in passato si trattava in prevalenza di giovani uomini usciti dalla famiglia di origine per motivi di lavoro, da diverso tempo ormai è la quota di anziani che vivono da soli a caratterizzare questa “micro-famiglia”.
Fenomeni consolidati, quali l’aumento della speranza di vita e dell’instabilità coniugale, fanno sì – avverte l’Istat – che questa tipologia familiare crescerà nel complesso del 17%, facendo aumentare il suo contingente da 8,4 a 9,8 milioni nel giro di venti anni. Peraltro, gran parte dell’aumento del numero complessivo di famiglie è dovuto alla crescita, assoluta e relativa, delle persone sole. Le differenze di genere sono sostanziali. Gli uomini che vivono soli avranno un incremento del 13%, arrivando a superare i 4,2 milioni nel 2042. Per le donne sole si prevede una crescita ancora maggiore (+21%), che ne determina un aumento da 4,6 a 5,6 milioni. Le famiglie monocomponente, a causa della loro composizione per età, hanno un importante impatto sociale, considerando che è soprattutto nelle età più avanzate che le persone sole aumentano in modo significativo. Se già nel 2022 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta circa la metà di chi vive da solo (48,9%), nel 2042 raggiungerebbe quasi il 60%.
AGI – Decine di carri funebri bloccati, e le salme al loro interno che attendono di essere cremate. Non c’entra il sovraffollamento, ma una questione sindacale. Morire di questi tempi a Napoli e in Campania significa anche finire nel bel mezzo di un braccio di ferro tra le Asl e i dipendenti addetti al prelievo di campione di Dna dai defunti che hanno scelto di essere cremati.
La denuncia arriva dal segretario dell’associazione di categoria degli impresari funebri Gennaro Tammaro. Esasperato per i solleciti andati a vuoto degli ultimi giorni, ha deciso di mostrare a tutti il piazzale antistante l’impianto di cremazione, dove una decina di carri funebri sono fermi lì, sotto il sole, con le bare all’interno, senza che si sappia quando le salme potranno essere deposte nel forno crematorio.
Per intanto sono lì, con tanto di corona di fiori, in attesa che l’Asl comunichi quando sarà prelevato il campione biologico che la stessa azienda sanitaria dovrà custodire per una decina di anni. L’unica risposta ricevuta per l’inadempienza e i ritardi riguarda “motivi sindacali” non meglio precisati. C’è una norma regionale, DCA 59/2017, che “impone alle ASL di prelevare, su richiesta di famiglie e operatori del comparto funebre, – spiega Tammaro – un campione biologico dal cadavere e custodirlo per almeno 10 anni. Una norma che parte delle Aziende sanitarie sul territorio regionale in questo momento sembrano proprio star disattendendo”.
“Ora – continua Tammaro – non so se siamo finiti in qualche braccio di ferro tra dipendenti pubblici ed enti statali. Sappiamo solo che ci sono svariate famiglie su tutto il territorio regionale che per quisquilie burocratiche stanno aggiungendo al dolore della perdita la sofferenza causata da uno Stato inefficiente che nega ancora una volta una prestazione che però chiede essere obbligatoria. Solo dalle nostre fonti contiamo per ora ben 11 salme bloccate di cui 10 a Napoli”.
Tammaro in una nota chiede che venga sbloccata immediatamente la situazione. “Chi ha il potere di intervenire, legga e sblocchi immediatamente questa situazione, imponendo alle ASL di effettuare i dovuti prelievi e tutto ciò che è di propria competenza e di conseguenza a noi di proseguire il nostro delicato lavoro. Intanto, stiamo procedendo a segnalare l’accaduto alle forze dell’ordine e ci riserviamo il diritto di tutelare noi e i nostri clienti anche per vie legali”.
AGI – Uccide moglie, figlio 17enne e suocera e poi si suicida. Strage familiare questa mattina ad Alessandria: una vicenda iniziata con l’allarme lanciato dalle suore della casa di riposo Madre Teresa Michel di piazza Divina Provvidenza. I Carabinieri subito arrivati sul posto, hanno rinvenuto due cadaveri: uno di un’anziana donna e uno di un uomo in età matura.
Dopo i primi rilievi è emersa l’identità dell’uomo: si tratta di Martino Benzi, classe 1958, residente in città. La donna, una 80enne, è la suocera.
Gli inquirenti hanno pensato ad un classico omicidio-suicidio. Ma subito dopo hanno ritrovato un biglietto che lasciava intendere che nella sua abitazione era successo qualcos’altro. I militari dell’Arma, dunque, hanno raggiunto la casa di Benzi dove hanno rinvenuto il corpo della moglie, Monica Berta, classe 1968, e quello del figlio 17enne Matteo. Le indagini sono affidate ai Carabinieri e coordinate dalla Procura di Alessandria.
Secondo le prime informazioni raccolte, Martino Benzi, ingegnere, avrebbe compiuto la strage utilizzando un coltello, e colpendo prima moglie e figlio nell’appartamento dove la famiglia viveva e poi raggiungendo la casa di riposo dove, nel giardino, ha ucciso la suocera, tagliandosi poi la gola.
I due luoghi della strage distano tra loro poco meno di tre chilometri, una decina di minuti in auto. Secondo quanto si apprende questa mattina i colleghi di Monica Berta, non vedendola arrivare al lavoro, a Valenza, avrebbero piu’ volte provato a mettersi in contatto con lei.
Chi era il killer
Ingegnere laureato al Politecnico di Torino nel 1982, attualmente Benzi era titolare di uno studio di consulenza informatica e di progettazione e realizzazione di siti web. La moglie lavorava invece a Valenza Po. In passato risulta che abbia sofferto di una malattia che l’aveva costretta ad un lungo ricovero in ospedale. Il figlio della coppia, Martino, 17 anni, studiava all’Itis Alessandro Volta.
Cosa ha scritto in un blog
E’ lo stesso Benzi che, in un blog personale che è ancora reperibile sul web, racconta alcuni aspetti della sua vita. “Sono uno che – dice innanzitutto – nato nel 1956 si è deciso a fare un figlio a cinquant’anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno. Allora non stupitevi se questo blog, a volte, presenterà dei contenuti stranamente incongrui per il pacato gentiluomo che dovrei e vorrei essere“. E aggiunge con una riflessione che alla luce dei fatti suona tristemente premonitrice: “sono costretto a pensare tre volte a ciò che scrivo e che rimarrà per sempre reperibile nei meandri del web”.
Non sono rari nei testi pubblicati sul sito i riferimenti alla famiglia ed in particolare al figlio. Anche piccole cose, come quando, il 13 marzo 2012, Benzi scrive “Il padre annuncia l’evento che tutto il pianeta attendeva in preda alle ambasce. Il primo dentino è caduto e aspetta sotto il cuscino che la fatina dei dentini compia il suo dovere”.
Parlando di sé, ancora facendo un riferimento al figlio, dice tra l’altro: “Mi piace raccontare. E scrivere. Ho incominciato a farlo seriamente il giorno in cui mio figlio ha compiuto diciotto mesi e all’inizio era la trascrizione delle favole raccontate a lui, poi sono diventate storie per quando fosse stato più grande. Avete presente “Morfologia della fiaba” di Vladimir Propp? Visto che dall’ultima glaciazione si diventa adulti con questo tipo di racconti, il papà voleva contribuire personalmente a dissestare l’equilibrio psichico del pupo. Peccato che i romanzi per ragazzi incominciati pensando a lui avanzino molto lentamente nel mio hard disk accidenti, quanto è complicato scrivere romanzi “per ragazzi” e ben difficilmente saranno pronti prima che il pargolo vada al liceo e, forse, allora, non gli piaceranno nemmeno un po’”
Le suore dell’rsa: “Siamo sgomente”
Il gravissimo fatto di sangue avvenuto nella casa di riposo gestita dalle Piccole Suore della Divina Provvidenza, ha gettato nell’angoscia le religiose. La Superiora Provinciale suor Natalina Rognoni ha diffuso poco fa una nota in cui le suore “desiderano esprimere profondo dolore per la tragedia avvenuta questa mattina, 27 settembre, presso l’Istituto Divina Provvidenza di Alessandria” “Il gesto estremo, violento e inspiegabile – aggiunge la superiora – avvenuto nel nostro giardino ci ha tutte lasciate sgomente e senza parole. Mentre esprimiamo massima vicinanza e le condoglianze più sincere alla famiglia dei deceduti cosi profondamente colpita, assicuriamo le nostre preghiere di suffragio e, per quanto di nostra competenza, la totale collaborazione alle Forze dell’Ordine e all’Autorita Giudiziaria affinche si possa fare presto piena luce su questa dolorosa vicenda”.
AGI – L”architetto di Putin’: eccentrico, avventuriero, finito al centro di scandali, ora ricercato internazionale e imputato in un processo a Brescia. Lanfranco Cirillo, 64 anni, da Roncadelle, Brescia, racconta all’AGI che lo raggiunge telefonicamente a Mosca alcuni degli episodi più succosi contenuti nell’autobiografia ‘L’architetto di Putin – La mia vita nella Russia degli oligarchi’ in libreria da pochi giorni e scritto assieme alla giornalista Fiammetta Cucurnia.
Impossibile non partire proprio da lui: “Sì, ho conosciuto Putin, è una persona molto intelligente e curiosa. Ci vedevamo spesso in occasioni ufficiali: convegni, inaugurazioni. E’un uomo che ama profondamente la sua terra. Nel 2013, visto il mio impegno come architetto in Russia, dove ho lavorato per 44 miliardari della lista di ‘Forbes’, gli scrissi una lettera per chiedergli la cittadinanza. Nel 2014 ricevetti la notizia che il presidente me l’aveva concessa con specifico decreto, primo italiano ad avere questo onore. Mi definì ‘l’architetto ‘importato’”.
‘Architetto di Putin’ ma la sontuosa villa sul Mar Nero che Navalny con la Fondazione anticorruzione gli attribuirono non gliela commissionò il leader “anche se poi quella definizione mi ha cambiato la vita”. “No, quella gigantesca costruzione non appartiene a Putin. Nessuno al mondo, credo, vorrebbe per sé una residenza così. Troppo grande, troppo tutto. In realtà mi fu commissionata da una società russa per ospitare congressi. Si è detto che è una copia della villa di Berlusconi in Sardegna ma non è così, non sono mai stato lì”.
Cirillo spiega che in realtà questa villa è ‘sobria’ rispetto alle richieste “folli” degli oligarchi che ha esaudito nella sua carriera. “Un bowling interrato, i divani ottomani, un sommergibile tra gli alberi, orti di 300 metri quadri. La villa sul mar Nero era in stile neoclassico con una facciata da 96 colonne di marmo. Ci vollero tre anni solo per la parte finale, con centinaia di persone che lavoravano ogni giorno. Ho trascorso anni in quel cantiere”.
Nel libro c’è spazio anche per la vicenda giudiziaria che lo vede a processo per una presunta frode fiscale milionaria e destinatario di un mandato di arresto internazionale. Cirillo non sembra perdere la baldanza e la battuta: “Dopo che è morto Messina Denaro ci sono io. In Russia comunque sto bene, Mosca è una città più avanti delle altre capitali europee e le sanzioni non si sentono proprio, non manca niente”.
Putin ha dimostrato l’intelligenza che gli riconosce anche nell’invadere l’Ucraina? “Non so rispondere, non ho informazioni reali sul perché si è arrivati a quella guerra. Come tra coniugi che divoriziano, forse le colpe vanno suddivise. Non si doveva arrivare a quel punto. Però un appello alla pace lo faccio: basta ragazzi che vanno a morire al fronte in questa guerra fratricida. E, a proposito di giovani: il mio consiglio ai trentenni, quarantenni che non si muovono da casa è di fare come me che sono partito con la valigia di cartone e sono diventato ricchissimo. Uscite dall’Italia: il mondo è pieno di opportunità”.
AGI – Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è indagato a Roma per falso in bilancio per l’acquisto di Victor Osimhen, fatto dalla società napoletana nell’estate 2020. Il fascicolo è arrivato nella Capitale dalla procura di Napoli. Si tratta dunque di un atto dovuto.
A giugno del 2022, su mandato dei pm partenopei, la Guardia di Finanza aveva sequestrato le carte relative all’acquisto del nigeriano dal club francese del Lille, con perquisizioni svolte a Castel Volturno, Roma e Francia.
AGI – Non è il sangue di Kata quello rilevato dai carabinieri su un rubinetto della stanza 104 dell’ex hotel Astor, dove la bimba di cinque anni è scomparsa lo scorso 10 giugno.
Sono alcune delle conclusioni a cui è giunto il consulente della procura, Ugo Ricci, incaricato di compiere accertamenti genetici su alcuni tamponi repertati in tre camere della struttura. Secondo quanto si apprende, non risultano tracce biologiche della piccola neanche dentro i due trolley e il borsone sequestrati in occasione dello sgombero dell’immobile occupato a due donne peruviane e un uomo rumeno.
AGI – Dalle 11.30 i funerali di Stato laici dell’ex presidente della Repubblica
13.38 – Al termine della cerimonia funebre laica, il feretro di Giorgio Napolitano è stato portato fuori dal palazzo di Montecitorio mentre suonava di nuovo l’inno nazionale. Due corazzieri hanno portato una grande corona di fiori della Presidenza della Repubblica camminando lentamente davanti alla bara avvolta nel Tricolore.
Subito dietro la bara la moglie di Napolitano, Clio, la famiglia e le autorita’ italiane (il Capo dello Stato Sergio Mattarella, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra) e quelle straniere. Un applauso della piccola folla, che ha seguito la cerimonia sul maxi schermo in piazza, ha tributato l’ultimo saluto al presidente emerito. Qualcuno torna a urlare “Grazie presidente”. La salma sarà portata adesso al cimitero acattolico di Roma.
13.20 – Dopo aver partecipato, alla Camera, al funerale laico del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si recheranno a Palazzo Chigi per un colloquio.
Domenica sera, in una intervista televisiva a reti unificate, Macron ha annunciato una proposta per aumentare gli sforzi nella lotta all’immigrazione clandestina. A stretto giro di posta Meloni ha risposto accogliendo con “grande interesse la proposta di collaborazione”
12.58 – Giorgio Napolitano era “un politico e leader di grande valore ma anche un nonno formidabile, sempre presente, che ascoltava i nostro problemi in modo partecipe e cercava di offrire soluzioni”. E’ il ricordo della nipote del presidente emerito, Sofia May Napolitano, nell’aula della Camera durante la cerimonia laica di omaggio al due volte capo dello Stato.
“Ci ha insegnato a trattare chiunque con rispetto e cortesia, a prescindere dalle convinzioni – dice ancora la nipote – quando eravamo piccoli ci veniva a prendere a scuola e ci portava a villa Borghese per prendere un gelato. Ha sempre trovato il tempo, nonostante i suoi impegni, e condivideva con noi libri e articoli. Ma non era mai accondiscendente”. “Ci scriveva sempre, anche quando non sapevamo ancora leggere, ci telefonava quando vedeva dei cartoni in televisione che pensava ci sarebbero piaciuti. Ha sempre trovato il tempo per me e Simone, nonostante i suoi impegni”, continua. Ma soprattutto, “ci ha insegnato a combattere per i propri ideali, senza curarsi degli ostacoli. I consigli che ci ha dato ci fanno sentire fiduciosi in noi stessi e orgogliosi di essere suoi nipoti”.
“Il fatto che fosse un nonno così eccezionale è testimonianza del grande uomo che è stato”, conclude Sofia May Napolitano.
12.49 – Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi erano “due persone così lontane, due storie distanti, due mondi opposti, due figure diverse, chiamate a condividere i massimi incarichi dello Stato. Poteva essere difficile quella convivenza e non fu sempre facile, non mancarono i momenti di tensione e le polemiche, ma da tutte e due le parti non vennero mai meno la volontà e la forza di mantenere il rapporto nei binari della correttezza istituzionale”.
Così Gianni Letta, intervenendo nell’Aula della Camera alla cerimonia laica in ricordo del presidente emerito Giorgio Napolitano. “Mai in Giorgio Napolitano è venuto meno in lui l’altissimo senso delle istituzioni, che lo ha sempre guidato nel suo impegno politico, specie nelle fasi più difficili per lui, ovvero i governi Berlusconi”, sottolinea l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
Dopo la scomparsa di Berlusconi ora quella del presidente Napolitano a tre mesi di distanza, nota Letta. “Mi piace immaginare che incontrandosi lassù possano dirsi quello che non si sono detti quaggiù”, chiarirsi “e ritrovarsi nella luce”, osserva Letta.
12.24 – Applausi, dopo un lunghissimo silenzio: così l’aula di Montecitorio ha salutato gli interventi di Giulio e Sofia May Napolitano, rispettivamente figlio e nipote del Presidente emerito della Repubblica. “Ha combattuto buone battaglie e sostenuto cause sbagliate”. è uno dei passaggi del ricordo che il figlio di Napolitano, ha tenuto in Aula durante la cerimonia alla Camera per i funerali di Stato. L’ex presidente “ha sempre sperato e agito per un rinnovamento della politica e delle istituzioni e ha accettato il prolungamento estremo della sua presidenza fino a quando ha potuto tornare a esercitare con rigore e scrupolo la sua attività di senatore, mostrando fino alla fine la nobiltà della politica e del servizio alla Repubblica. Ne preserveremo il ricordo”.
12.13 – Da Capo dello Stato ha guidato la nazione, riconoscendosi in quei valori che sono le fondamenta della nostra Carta Costituzionale”, ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa. “Ha svolto ruoli e assunto scelte difficili. Ha attraversato tempi perigliosi che, tuttavia, ha sempre affrontato con la coerenza dei propri convincimenti politici e culturali, sapendoli conformare all’evoluzione dei tempi e delle mutate realtà storiche e sociali”, ha aggiunto. “Al Presidente Napolitano – ha continuato La Russa – sarò sempre grato per l’impegno e la dedizione che volle dedicare alle celebrazioni per i centocinquant’anni dell’Unita’ d’Italia, contribuendo così a rafforzare il senso di appartenenza, l’amore verso la nostra Patria e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale e identitario”.
12.10 – L’aula della Camera ha rispettato un minuto di silenzio in memoria di Napolitano. Dopo le parole del presidente della Camera Lorenzo Fontana, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i presidenti delle Camere Fontana e Ignazio La Russa, l’intero governo guidato da Giorgia Meloni, gli ospiti stranieri e tutti i presenti nell’emiciclo si sono alzati in piedi, insieme ai familiari dell’ex Presidente, per un minuto di raccoglimento. Poi il discorso di La Russa, del figlio Giulio e della nipote Sofia e degli oratori scelti dalla famiglia: Anna Finocchiaro, Giuliano Amato, cardinal Ravasi, Gianni Letta, Paolo Gentiloni.
12.04 – “Con Giorgio Napolitano scompare una delle figure piu’ rilevanti della storia istituzionale e della Repubblica”, ha detto il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, dando l’avvio ai solenni funerali laici del presidente emerito, nell’Aula di Montecitorio.
11.55 – L’Aula della Camera segue il percorso del feretro di Giorgio Napolitano, ora nella Sala dei Ministri di Montecitorio, in un raccoglimento silenzioso tra laicità e spiritualità.
I politici e i rappresentanti della società civile che hanno riempito l’emiciclo sono in piedi ormai da oltre 20 minuti.
11:44 – Da Giuliano Amato a Mario Draghi, molti degli ex presidenti del Consiglio degli ultimi trent’anni sono seduti in aula a Montecitorio. Oltre ad Amato, premier due volte nel 1992 e nel 2000, alcuni dei presidenti del Consiglio che hanno ricevuto l’incarico proprio dalle mani dell’ex presidente della Repubblica: Romano Prodi, Mario Monti, Enrico Letta e Matteo Renzi. Ma hanno voluto partecipare anche Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte, Massimo D’Alema e l’ultimo ex premier, Mario Draghi.
11:38 – Il feretro di Giorgio Napolitano è arrivato a Montecitorio. Portato in spalla da autorità militari, è stato accompagnato dai corazzieri fino all’ingresso del Palazzo. Suona l’inno nazionale nel silenzio sospeso della piazza. Al termine è scattato un altro applauso delle persone presenti e qualcuno ha gridato “grazie Presidente”. La bara avvolta nel tricolore viene portata dentro il Palazzo mentre in piazza regna un silenzio assoluto.
11:35 – È arrivato a Montecitorio l’auto con il feretro di Giorgio Napolitano. Tanti applausi delle persone presenti in piazza che hanno accolto la macchina con a bordo la bara del presidente emerito.
11:29 – Il feretro del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, scortata da quattro corazzieri in motocicletta, ha lasciato Palazzo Madama dove per due giorni c’è stata la camera ardente.
La bara, avvolta nel tricolore e preceduta dal cordone al merito della Repubblica, è stata accompagnata alla sua uscita dalla Camera Alta dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, e dai familiari: i due figli, la nuora e i nipoti – con loro anche il Questore anziano, Gaetano Nastri – ed è stata salutata dal picchetto d’onore.
Il carro funebre, con al seguito la famiglia, si è diretto verso Montecitorio dove, in Aula, si svolgeranno i solenni funerali di Stato. Davanti al Senato una piccola ressa di persone assiepate dietro le transenne.
11:28 – Il Presidente tedesco, Frank-Walter Steinmeier, è arrivato a Montecitorio
11:16 – Il Presidente francese, Emmanuel Macron è arrivato a Montecitorio per i funerali di Stato del Presidente emerito Giorgio Napolitano. Entrando a Montecitorio il capo dell’Eliseo si è fermato qualche minuto a parlare con la moglie di Giorgio Napolitano, Clio.
11:21 – L’ex Presidente francese, Francois Hollande, è arrivato a Montecitorio per i funerali di Stato
11:15 – La moglie di Giorgio Napolitano, Clio, accoglie nell’atrio di Montecitorio gli ospiti stranieri giunti a Roma per i funerali dell’ex presidente della Repubblica. Tra gli altri, oltre ai presidenti in carica di Francia e Germania, molti presidenti emeriti, soprattutto europei, con i quali Napolitano e la moglie hanno intrattenuto rapporti non solo istituzionali ma anche umani negli anni della Presidenza.
11:02 – Arrivati in Parlamento il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra.
10:39 – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è appena entrata nel Palazzo della Camera a Montecitorio
10:37 – Bandiera italiana ed europea a mezz’asta a Montecitorio per rendere omaggio al presidente emerito
È tutto pronto per la cerimonia funebre per Giorgio Napolitano in piazza Montecitorio dove si stanno ultimando i preparativi per accogliere il feretro: tappeto rosso e autorità militari presenti. Il feretro del presidente emerito sarà portato dal Senato (partenza prevista da palazzo Madama alle 11.15) alla Camera dei deputati e l’ingresso nel Palazzo, secondo quanto viene riferito, sarà preceduto da uno staffiere in livrea che sorreggerà un cuscino di velluto nero sul quale sarà adagiato il gran cordone dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e da un corazziere in tenuta di mezza gala con un cuscino di velluto nero con l’insegna distintiva del presidente emerito della Repubblica italiana.
Al feretro saranno tributati gli onori militari e l’inno nazionale. L’inizio della cerimonia funebre laica è fissato per le 11.30. Le autorità, italiane e straniere, entreranno a piedi dall’ingresso principale di Montecitorio o con le auto da quello laterale. Secondo quanto si apprende il presidente francese Emmanuel Macron entrerà a piedi dall’ingresso principale. Il primo ad arrivare alla Camera è stato, alle 10, l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, aiutandosi con le stampelle. In piazza del Parlamento sono stati allestiti dei maxi schermi per consentire ai cittadini di seguire la cerimonia.
Pronti sulla piazza, lungo il tappeto rosso, i rappresentanti delle forze dell’ordine e dell’Esercito, polizia, carabinieri, guardia di finanza, Marina, vigili del fuoco e alpini. Presente la banda dell’Esercito che suonerà l’inno nazionale al momento dell’arrivo del feretro. Ad accompagnarlo – preceduto da 6 corazzieri – all’interno del Palazzo saranno la moglie del presidente emerito, Clio, e i figli Giulio e Giovanni. Intanto in piazza Montecitorio, per l’occasione blindata con molte strade della zona delimitate per ragioni di sicurezza, cominciano ad arrivare alcune decine di persone.
AGI – Formazioni di coralli da “record”, meno rifiuti, molte specie aliene e una riduzione preoccupante della posidonia: il ‘paziente’ è stabile, ma cerca di riprendere forza e vigore. È la fotografia del Mediterraneo offerta dall’Ispra nel monitoraggio del Sistema nazionale per la protezione dell’Ambiente in un convegno a Palermo.
Sono state censite formazioni coralligene in otto regioni italiane e 160 siti oggetto di studio: Eunicella, Pentapora e Paramuricea, sono i nomi scientifici (generi) delle principali specie target osservate nei fondali. In nove regioni sono presenti anche “letti a rodoliti”: si tratta di piccole alghe calcaree simili nella forma ai popcorn, rinvenute in 37 aree di monitoraggio.
Il quadro è “meno incoraggiante”, è emerso dalla giornata di studio, per la Posidonia oceanica, la ‘foresta amazzonica’ del mare. Il monitoraggio delle praterie ha evidenziato “segnali di disturbo: il 25% dei siti monitorati presenta infatti una bassa densità di fasci al metro quadrato”.
Nelle circa 100 aree indagate, tuttavia, ciascuna della grandezza di 3 chilometri quadrati, la densità è di tipo “normale” nel 63% dei casi ed “eccezionale” nell’11%. La Posidonia è una pianta endemica del Mediterraneo monitorata in tutte le regioni tirreniche, ioniche e in basso Adriatico (Puglia).
Tra gli 11 ‘descrittori” indicati dalla direttiva europea sulla Strategia marina, vi sono i rifiuti marini. C’è una riduzione significativa pari a quasi la metà dei rifiuti spiaggiati, ovvero i rifiuti presenti sugli arenili ogni 100 metri. Il dato è sotto osservazione, ma comunque ancora lontano dall’obiettivo europeo: dai 460 del 2015 sono 273 nel 2021, mentre l’Europa pone come target non oltre 20 per un buono stato ambientale.
Quanto ai rifiuti in acqua, nel periodo 2018-2022 si registra una densità costiera media di 105 oggetti per chilometro quadrato e una densità media offshore di 3 oggetti. Più dell’80% degli oggetti monitorati è composto da polimeri artificiali, di cui circa il 20% sono plastica monouso.
Quanto alle specie aliene, altro parametro per verificare la salute del nostro mare, il granchio blu è solo è uno degli ultimi casi: in base ai dati presenti in letteratura sono 289 le specie non indigene – introdotte, tramite attività umane, in un’area geografica che è al di fuori del suo naturale areale di distribuzione – presenti nell’acqua.
Le attività di monitoraggio condotte dall’Arpa soprattutto nelle aree portuali, dove è maggiore il rischio di introduzione, hanno rilevato 78 specie, tra cui 25 anellidi 18 crostacei e 11 molluschi. Di queste 20 sono esclusive del Mar Adriatico, 9 del Mar Ionio e 17 del Mar Tirreno, mentre 11 specie sono comuni ai tre mari italiani. Alcune di queste specie, considerate invasive, sono state rinvenute per la prima volta nell’area di interesse.
I passi in avanti si registrano nel fenomeno dell’eutrofizzazione in mare, il processo che innesca fenomeni di fioriture di alghe e riduzione di ossigeno per un eccesso di nutrienti (composti di azoto e fosforo) che arrivano da terra.
Le misure prese negli ultimi 40 anni – spiegano i ricercatori – come la diminuzione del fosforo nei detergenti, i migliori impianti di depurazione e fognari, la riduzione nell’uso dei fertilizzanti hanno portato ad una significativa riduzione del fenomeno.
“Quella che presentiamo è solo una piccola parte del lavoro che tutto il Sistema, in collaborazione con gli enti di Ricerca e le università italiane, sta portando avanti per fornire elementi utili ad una Strategia per il mare che sia efficace e coerente con gli obiettivi che ci derivano dagli obblighi europei e internazionali”, ha spiegato Maria Siclari Direttore generale dell’Ispra intervenendo al convegno.
“La Sicilia ha un’estensione costiera di ben 1.637 Km e la salvaguardia dei mari è per noi un tema di primaria importanza”, ha sottolineato Vincenzo Infantino, direttore generale di Arpa Sicilia intervenendo al convegno. “L’ambiente marino – ha proseguito – è un patrimonio prezioso che deve essere protetto, salvaguardato e ripristinato al fine ultimo di mantenere la biodiversità e preservare la vitalità dei mari”.