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Quella che potremmo definire come una canonica “operazione nostalgia” sta per riportare su console targata Sony una delle sue icone principali, indimenticate ed indimenticabili: come annunciato nel corso dell’ultimo E3, è ormai alle porte il ritorno sulla scena del marupiale più amato di sempre, con Crash Bandicoot Remastered.

crash

Come riportato da Gamezone.com, il titolo che raccoglierà i primi tre episodi della storica saga platform avrebbe una data d’uscita, dal momento che un rivenditore finlandese, VPD, segnala come release date il 28 Febbraio 2017, con un prezzo che si attesta sui 49,99€.

È ovviamente una prova indiziaria, ma siamo sicuri che, nelle prossime ore, non mancheranno le dovute conferme o smentite. Restiamo in attesa fiduciosi!

Roma – Il Quirinale si smarca sul ricorso presentato dal fronte del No contro il quesito del referendum costituzionale. Il testo, viene fatto notare al Colle, è stato valutato eammesso dalla Cassazione, come previsto dall'art 12 della legge 352 del 1970. M5s e Sinistra italiana hanno presentato un ricorso al Tar, ritenendo che il testo del quesito del referendum che conferma la riforma costituzionale sia "uno spot pubblicitario" per il Si'. "I ricorrenti – si legge nella nota in cui si spiega l'iniziativa – lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall'art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione degli articoli revisionati e di cio' che essi concernono". Il testo del quesito su cui si votera' il 4 dicembre recita: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?". (AGI) 

Gravity Island non è una novità assoluta su PC, il titolo sviluppato dalla collaborazione tra ILIKESCIFI Games e Clement Willay Games vide una prima pubblicazione sui dispositivi di casa Apple, in particolare iPhone e iPad. Dopo qualche tempo Gravity Island arriva anche su PC, portando ulteriore pubblico al simpatico peluche Shiro protagonista del gioco.

In genere il passaggio da mobile a PC rappresenta un passo critico in particolar modo per quanto riguarda i comandi, solitamente molto più immediati su uno smartphone.

Gravity Island

Non è questo il caso poiché il sistema di controllo è davvero immediato e reattivo, riuscendo a offrire un ottimo feeling sia con la tastiera che con il pad. D’altronde non sono richieste combo particolari per giocare: con le frecce direzionali si controlla Shiro, con la barra spaziatrice o il tasto A si salta.

Nulla di più semplice se non fosse per la particolare conformazione dei livelli, ma su questo torneremo più avanti. Come dicevamo, Shiro è il buffo animaletto bianco e pelosetto protagonista del gioco, così simpatico a vedersi che a tratti si ha la sensazione di poterlo afferrare e soffiarci dentro per gonfiarlo… Shiro ha una lanterna incantata piena di Lumies, lucciole assai luminose ma con la pessima tendenza a fuggire, sopratutto considerata la sbadataggine del protagonista stesso.

Gravity Island

Questi Lumies sono per di più il fattore chiave che conferisce a Shiro la possibilità di manipolare la forza di gravità, ed ecco quindi che una volta rotta la lanterna, non resta che partire per un lungo viaggio attraverso i quattro mondi di gioco, tematici e stilisticamente ben fatti, che comprendono ciascuno venti livelli, per un totale quindi di ottanta sfide: queste vanno dall’estrema semplicità iniziale a una insospettabile quanto coinvolgente complessità finale. Sappiatelo subito, completare i livelli catturando tutti i Lumies fuggiti sarà una impresa davvero ostica.

Gravità a tema.

Lo dice la parola stessa, l’aspetto peculiare di Gravity Island è la forza di gravità. Il completamento base di un livello prevede in genere tre lucciole da catturare attraverso un labirinto. Shiro può saltare e spostarsi in tutte le direzioni, ma sempre camminando su una delle pareti di questo labirinto.

Gravity Island

Se però si va ad atterrare in una particolare zona di parete essa spinge il nostro amico in una determinata direzione orientando al contempo la forza di gravità in un nuovo senso: se ad esempio Shiro “scatta” verso il soffitto, una volta raggiunto il soffitto stesso diverrà il pavimento e ci si potrà camminare e saltare a piacere.

Le frecce gravitazionali sono inoltre un punto essenziale del gameplay, consentendo infatti salti e manovre che ci permettono di incuneare Shiro in sezioni di labirinto anguste dove generalmente i Lumies amano nascondersi.

Gravity Island

A fianco di tutto ciò, troviamo che i vari livelli presentano ulteriori puzzle ed elementi caratteristici, esempio lampante è il Mondo di Ghiaccio dove il pavimento è scivoloso e le trappole mortali sono sempre in agguato, ma tutto Gravity Island comunque propone livelli a tema con relativi nemici e scelte cromatiche che ben identificano e differenziano i diversi mondi di gioco.

Il quarto Mondo, quello del Sogno, è sicuramente il più suggestivo: molto convincente dal punto di vista grafico racchiude anche alcune tra le sfide più impegnative di tutto il gioco. A corredo di questo ottimo connubio tra sfide e level design troviamo per finire una colonna sonora molto avvincente, che riesce a sottolineare le diverse fasi del gioco con un ritmo allegro e motivetti orecchiabili, seppure verso la fine tenda a diventare un poco ripetitiva.

Gravity Island

Gravity Island è un bel gioco. Il prezzo davvero contenuto e l’immediatezza del sistema di controllo lo rendono accessibile anche a chi non ha mai giocato un platform. La curva di apprendimento è piuttosto equilibrata e consente a chiunque di divertirsi fin da subito. Però vedere comparire, livello dopo livello e Mondo dopo Mondo, la scritta 60/60 è uno sfizio impagabile. Una formula solo all’apparenza semplice ma che garantisce un livello di sfida in costante aumento: la soluzione di alcuni livelli è davvero complessa e necessità di particolare impegno ma foriero poi di grande soddisfazione. Buona anche la riuscita tecnica. Mancano solo una modalità co-op e delle classifiche online e poi il divertimento è davvero completo.

Reggio Calabria – Era nascosto in un vano segreto in casa sua Antonio Pelle, latitante dal 2011. Cinquantaquattro anni, detto "la Mamma", è capo indiscusso dell'omonima cosca della 'ndrangheta detta dei "Vancheddu" di San Luca (Rc), inserito nell'elenco de 100 latitanti più pericolosi del ministero dell'Interno. Gli agenti della squadra mobile di Reggio Calabria e dello Sco, il servizio centrale operativo della Polizia, lo hanno arrestato stamane. Deve scontare 20 anni di carcere per associazione mafiosa, coltivazione di stupefacenti, ricettazione, evasione e detenzione abusiva di armi e munizioni.

Arresto di Antonio Pelle

 

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Pelle, secondo gli inquirenti, è il capo dello schieramento criminale ritenuto responsabile della strage di Natale, avvenuta nel 2006, in cui trovò la morte anche Maria Strangio. L'episodio criminale viene inquadrato nella faida che dal 1991 insanguina San Luca e che ha visto contrapporsi le cosche Vottari "Frunzu", Pelle "Vancheddu", Romeo "Stacchi" da un lato, e Strangio "Janchi" con i loro alleati dall'altro. Lo scontro culminò nella strage di Duisburg, in Germania, il giorno di Ferragosto del 2007 in cui furono uccisi sei presunti affiliati della cosca Pelle-Vottari. Pelle si era reso latitante nell'aprile del 2011, scappando dall'ospedale di Locri dove era stato ricoverato in regime di arresti domiciliari.

Sposato con Teresa Vottari, figlia di Giuseppe Vottari (deceduto, considerato uomo di vertice dell'omonima consorteria), era riuscito a sottrarsi alla cattura il 30 agosto 2007 e il 17 settembre dello stesso anno. Fu arrestato il 16 ottobre 2008 dalla Squadra mobile in un bunker sotterraneo ad Ardore Marina. Nel 2011 la Corte di appello di Reggio Calabria sostituiì la custodia in carcere con gli arresti domiciliari, per ragioni di salute. Una perizia dei consulenti della Corte d'Assise aveva stabilito l'incompatibilità col regime carcerario per una grave forma di anoressia, sopraggiunta a una prima anoressia autodeterminata dal rifiuto volontario di assumere cibo. Successivamente, il 14 settembre 2011, era stato trasportato d'urgenza all'ospedale di Locri, da dove era fuggito. Si scoprì che, forse con complicità all'interno del carcere, era riuscito ad avere medicinali dimagranti. (AGI)

(AGI) – Roma, 5 ott. – Grande soddisfazione e’ stata espressa dal presidente di Confagricoltura Mario Guidi per l’accordo siglato oggi da JTI (Japan Tobacco International) con il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali per l’acquisto di tabacco italiano. Un impegno a lungo termine che si traduce in ulteriori 160 milioni di euro per il settore, portando cosi’ il totale degli investimenti di JTI nel nostro Paese a 620 milioni di euro sino al 2020.
Nel corso della tavola rotonda “Un modello da coltivare”, che si e’ svolta in Confagricoltura subito dopo la firma – in cui e’ stata presentata ricerca realizzata da SWG sullo sviluppo del settore, gli aspetti socio-economici della filiera e il ruolo degli accordi stipulati con JTI – il presidente Guidi ha ricordato come la filiera del tabacco sia riuscita in pochi anni ad uscire dalla crisi provocata dalla fine del regime di aiuti comunitari e a riposizionarsi in maniera esemplare, attraverso un patto costruttivo tra mondo della produzione e quello della trasformazione, sostenuto dalle Istituzioni.
Dallo studio emerge chiaramente come la collaborazione tra imprese, Istituzioni e territorio abbia consentito al settore di riorganizzarsi, razionalizzarsi e di sfruttare sinergie con le altre coltivazioni, cosi’ da assicurare crescita e sviluppo sia ai grandi sia ai piccoli produttori.
“Un modello da imitare ed esportare anche in molti altri comparti dell’agricoltura – ha detto Guidi – che dimostra l’importanza degli accordi di filiera, che consentono agli agricoltori di programmare gli investimenti, migliorare la qualita’, favorire la sostenibilita’ ambientale e sociale e all’industria di trasformazione di poter contare su produzioni in linea con gli standard qualitativi piu’ elevati. Qualita’ e prezzo devono essere le parole chiave per il settore. Solo attraverso questo giusto mix possiamo competere a livello europeo e globale”.(AGI)
Bru

Londra – Il ministro dell'Interno britannico, Amber Rudd, ha annunciato che il governo intende chiedere alle imprese di rivelare il numero dei dipendenti stranieri per favorire l'assunzione di sudditi di Sua Maestà. "Non chiamatemi razzista" per questo ha detto Rudd che intende "stanare" quelle societa' che abusano delle regole esistenti e "spingerle a comportarsi meglio". I primi a criticare l'idea sono stati gli imprenditori mentre, riferisce la Bbc, almeno un deputato conservatore – Rudd e' intervenuta oggi alla conferenza del partito in corso a Birmingham – ha definito la proposta del ministro come "controversa".

Rudd, nominato all'Interno al posto del premier Theresa May a luglio, ha spiegato che i freni extra ai lavoratori e agli studenti stranieri potrebbero essere necessari "per cambiare la tendenza" dell'opinione pubblica sull'immigrazione alla luce del voto sulla Brexit (il referendum del 23 giugno sull'uscita dall'Ue). Il ministro ha accusato le aziende di "sfuggire" alle loro responsabilita' non addestrando un numero sufficienti di lavoratori britannici e ha aggiunto che andrebbe irrigidito l'attuale sistema che obbliga le societa' a pubblicizzare i posti disponibili nel Regno Unito solo per 28 giorni prima di rivolgersi fuori dal Paese".

Intanto la May ha anche chiarito la sua strategia per la Brexit. Il famigerato "cherry picking" (prendere solo il meglio o buttare il resto) dall'Unione Eruopea – che Angela Merkel aveva chiarito non sarebbe stato consentito a Londra – e' invece quello cui punta il numero uno di Downing Street. Il premier conservatore ha annunciato che vuole un accordo con Bruxelles che le offra la "massima libertà" per operare all'interno del mercato unico ma intende anche avere il controllo esclusivo sulle sue frontiere e, soprattuto, "tenere fuori la Corte di Giustizia" europea, vista da Londra come un nemico con le sue regole. "Voglio dare alle compagnie britanniche la massima liberta' per operare all'interno del mercato unico e consentire alle societa' europee a fare lo stesso qui" ha detto May alla conferenza del partito Conservatore a Birmingham. Nei giorni scorsi Londra si e' destata dal torpore post Brexit on le minacce del numero uno di Nissan-Renault, Carlo Ghosn, di sospendere gli investimenti nel Regno Unito se le vetture prodotte nel Paese saranno costrette a pagare un dazio per essere vendute nel resto d'Europa. (AGI) 

Roma – La ricostruzione nei centri colpiti dal terremoto del 24 agosto prevedera' l'adeguamento sismico. Lo ha detto il commissario governativo, Vasco Errani, riferendo nel pomeriggio in commissione Ambiente alla Camera. Errani ha specificato la diversa modulazione che si prevede a seconda della tipologia degli edifici e tenendo conto che si tratta di "territori particolari". Per gli immobili privati, ha spiegato Errani, si pensa a un adeguamento pari al 65% della forza sismica. Le nuovo norme costruttive sono infatti al momento all'esame della Conferenza Stato-Regioni e contemplano un adeguamento all'80%. Per gli edifici pubblici, a cominciare da scuole e ospedali, "l'adeguamento sara' massimo", ha assicurato Errani. Per i beni culturali, all'adeguamento massimo si aggiungeranno misure di tipo idrogeologico. (AGI)

Roma – "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte seconda della Costituzionè, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale numero 88 del 15 aprile 2016?". Questo il testo quesito referendario che i cittadini troveranno nella scheda domenica 4 dicembre, giorno in cui si svolgera' la consultazione popolare per confermare o bocciare la riforma della seconda parte della Costituzione. Si vota barrando con una X la casella del Sì oppure quella del No. A determinare come deve essere sviluppato e formulato il quesito da riportare sulla scheda è la legge 352 del 1970, "norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sulla iniziativa legislativa del popolo", che all'articolo 16 stabilisce: il quesito sulla scheda deve riprendere il titolo della riforma, così come pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

 

 

La riforma costituzionale del governo Renzi modifica più di 40 articoli della Costituzione, e va ad incidere sulla seconda parte della Carta, che disciplina "l'ordinamento della Repubblica", ovvero gli articoli relativi al Parlamento, Presidente della Repubblica, Magistratura, Regioni, Province e Comuni, Governo e Garanzie costituzionali. La formulazione del quesito ha sollevato però le dure critiche delle opposizioni, che hanno accusato il governo di dare – attraverso la domanda scritta sulla scheda elettorale – un'indicazione precisa agli elettori a favore del Sì. Polemiche che, oggi, arrivano sin dentro le aule di tribunale: Sinistra italiana e Movimento 5 Stelle hanno infatti depositato un ricorso al Tar del Lazio. Secondo i pentastellati e i parlamentari di Sinistra italiana, il testo del quesito referendario sarebbe "una truffa". Sulla scheda, è l'accusa, non sarebbero specificati quali articoli della Costituzione sono interessati dalla riforma, ovvero vengono modificati rispetto al testo attuale. Al contrario, il quesito si limita a riportare il titolo del ddl Boschi. Non solo: secondo i ricorrenti al Tar i testo indicherebbe una "presunta finalita' della legge che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate", quindi in sostanza ha un aspetto "fuorviante" nei confronti dei cittadini, con il risultato di favorire il governo, inducendo a votare per il Sì.

Il ricorso è stato presentato dagli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi, esponenti del comitato Liberali per il No, e dai senatori Vito Crimi e Loredana De Petris, rispettivamente M5S e Sinistra italiana. Il Pd difende il quesito e contrattacca: "Il M5S sfiora il ridicolo. Il quesito del referendum costituzionale del 4 dicembre è conforme alla legge. è davvero incredibile che gruppi parlamentari che non hanno presentato un emendamento per cambiare il titolo del disegno di legge in oltre due anni, oggi facciano un inutile ricorso al Tar". La formulazione dei quesiti degli ultimi referendum costituzionali ebbero carattere e contenuto diverso: più concise e senza l'elenco delle principali modifiche alla Carta contenute nella legge di revisione costituzionale. Ma ciò fu determinato dal titolo stesso che fu dato alle rispettive riforme e, di conseguenza, riportato sulla scheda, come appunto prescrive la legge. I precedenti più ravvicinati sono due referendum costituzionali, quello che si è svolto nel 2006 sulla riforma del governo Berlusconi, la cosiddetta 'Devolution', e quello che si svolse nel 2001 per la riforma del Titolo V fatta dal centrosinistra.

Il quesito del referendum del 2006 recitava: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzionè approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?". Il testo stampato sulla scheda del referendum del 2001, quello relativo alle modifiche del Titolo V, invece, chiedeva: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzionè approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.59 del 12 marzo 2001?". Nel 2001 il referendum si svolse in un'unica giornata, il 7 ottobre, come nel caso del referendum indetto dal governo Renzi. Nel 2006, invece, la consultazione popolare occupò due giorni, domenica 25 e lunedì 26 giugno.

Il referendum sara' valido a prescindere dal numero dei votanti. Nel referendum confermativo, detto anche costituzionale, infatti, non è previsto alcun quorum, ossia si procede al conteggio dei voti validamente espressi indipendentemente se abbia partecipato o meno alla consultazione la maggioranza degli aventi diritto, a differenza di quanto previsto per il referendum abrogativo. Nel 2006 si recò alle urne il 52,3% degli aventi diritto: vinse il No con il 61,3%, il Sì si fermò al 38,7%. Nel 2001, invece, si recò alle urne il 34% degli aventi diritto: vinsero i Sì con il 64,2%, i No incassarono il 35,8%. (AGI) 

Roma – E' "indispensabile" che vinca il Si' al referendum costituzionale del 4 dicembre, perche' se dovesse prevalere il No sarebbe "peggio della Brexit". Parola di Roberto Benigni che alla lettura dei 12 principi fondamentali della Carta ha dedicato una serata su Rai Uno, il 17 dicembre 2012, intitolata 'La piu' bella del mondo'. L'attore, intervistato da Le Iene, ha ricordato che "i costituenti stessi hanno auspicato una riforma della seconda parte" della Costituzione e ha aggiunto che comunque, dopo la vittoria del Si', "ci sara' sempre il modo di migliorarla".

Oltre a Benigni, nel mondo della cultura e dello spettacolo sono scesi in campo per il Si' l'attrice Stefania Sandrelli, la scrittrice Susanna Tamaro, lo scrittore Federico Moccia, il filosofo Umberto Galimberti. Voteranno 'No' il premio Nobel Dario Fo, l'attore e compositore Moni Ovadia, l'attore Toni Servillo e la cantante Fiorella Mannoia. (AGI) 

Roma – Il dibattito riguardante le stime sul Pil contenute nel Documento di Economia e Finanza (Def), principale strumento di programmazione economico-finanziaria del Paese, ha un respiro tutt'altro che prettamente nazionale. Uno 'zero virgola' (per utilizzare un'espressione consueta del presidente del Consiglio, Matteo Renzi) in meno può infatti significare uno scostamento dagli obiettivi di consolidamento fiscale concordati con la Commissione Europea, inasprendo lo scontro già in corso tra chi a Bruxelles difende l'austerita' e chi desidera piu' spazio di manovra per la spesa pubblica.

– IL BALLETTO DELLE CIFRE Nel Def il governo ha abbassato le stime sulla crescita dell'economia dall'1,2% previsto ad aprile allo 0,8% per il 2016 e dall'1,4% all'1% per il 2017. Si tratta di numeri comunque più ottimisti di quelli calcolati dai principali previsori. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) ha stimato un incremento del Pil pari allo 0,8% quest'anno e allo 0,9% il prossimo, laddove l'Ocse, nel suo ultimo Economic Outlook, punta su una crescita dello 0,8% sia per il 2016 che per il 2017. Vede ancora più nero Confindustria (+0,8% nell'anno in corso e +0,7% in quello venturo), mentre la Commissione Europea aggiornerà le proprie stime a novembre. Lo scorso maggio Bruxelles attendeva per l'Italia un'espansione dell'1,1% nel 2016 e dell'1,3% nel 2017, ciò prima che dall'Istat arrivasse la doccia fredda della crescita zero nel secondo trimestre. Le banche d'affari danno cifre ancora piu' sconfortanti (Citi parla addirittura di un +0,3% nel 2017).

– ANCHE QUESTA VOLTA IL DEBITO NON SCENDERA' Ancora secondo le stime diffuse ieri dal Fmi, il debito pubblico italiano è destinato a salire al 133,2% del Pil nel 2016 (nel 2015 era al 132,7%) al 133,4% nel 2017. Sono quindi pochissimi i decimali che separano l'Italia dall'abbassamento, sia pur frazionale, del rapporto debito/Pil che era stato concordato con Bruxelles e l'ennesima espansione di questo dato percentuale. Per la precisione, si tratta di una differenza di tre decimali, meno dei quattro decimali di scostamento tra la nuova stima sul Pil del 2017 contenuta nel Def e la precedente.

– QUANTO VALE QUELLO 'ZERO VIRGOLA UNO' A prezzi costanti, il Pil italiano si è attestato nel 2015 a oltre 1.636 miliardi di euro. Quello '0,1' spesso evocato nelle discussioni politiche equivale quindi a circa 1,6 miliardi di euro, una cifra pari a un decimo del Pil prodotto dalla provincia di Trento. Il fatidico '0,3' che invece, sulla base delle attese del Fmi, separa il rapporto tra debito e Pil dalla contrazione all'espansione equivale invece grossomodo all'economia della Valle d'Aosta.

– IL GOVERNO VUOLE FLESSIBILITA' SUL DEFICIT… Il governo italiano intende chiedere flessibilità sul rapporto tra deficit e Pil, che nel 2017 avrebbe dovuto essere abbassato dall'attuale 2,4% all'1,8%. Ora l'Italia intende mantenere il dato al 2,4% anche il prossimo anno alla luce delle spese straordinarie per la gestione del flusso di migranti dal Mediterraneo e per finanziare la ricostruzione delle aree colpite dal sisma in Centro Italia. Solo queste due emergenze dovrebbero pesare per lo 0,4% del Pil, mentre il restante 0,2% dovrebbe servire a finanziare altre voci di spesa. Occorrerà però il via libera di una Commissione Europea che, ha sottolineato Renzi la settimana scorsa, è decisamente in debito con Roma per quanto riguarda la questione dei rifugiati.

– MA, A DIFFERENZA DI FRANCIA E SPAGNA, RISPETTA IL PATTO La partita sugli 'zero virgola' ha una forte componente politica. Il governo italiano, obbligato a contrattare flessibilita' su rifugiati e terremotati, quantomeno e' dal 2012 che non sfora il tetto massimo del 3% previsto dal Patto di Stabilità per il rapporto tra deficit e Pil. Roma lamenta quindi una disparità di trattamento in confronto a Paesi come la Francia e la Spagna, che sforano pressoché indisturbati il limite da dieci anni consecutivi. L'Italia, invece, dal 2007 al 2016 ha superato il tetto del 3% solo nel triennio 2009-2011, ovvero durante l'apice della crisi. Sarebbe inoltre politicamente molto arduo per Bruxelles usare una linea dura nei confronti dell'Italia dopo aver graziato Spagna e Portogallo, che lo scorso agosto sono usciti dalla procedura per deficit eccessivo indenni, ovvero senza pagare le multe previste. (AGI) 

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