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AGI – Nel 2022, il valore dell’economia italiana della bellezza ha sfiorato i 500 miliardi di euro, in crescita del 16% rispetto al 2021 e dell’8% rispetto al 2019, superando i livelli pre-Covid. E’ quanto emerge dall’edizione 2023 di “Economia della Bellezza”, lo studio realizzato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis nell’ambito di Kaleidos, con l’obiettivo di rappresentare l’eccellenza del Made in Italy. Secondo quanto elaborato nel Market Watch c’è sempre più bellezza nel Pil italiano.

A fine 2022, il contributo di questo particolare comparto economico al Prodotto Interno Lordo nazionale si attestava al 26,1%, confermando l’eccezionale capacita’ di traino del sistema produttivo nazionale. L’economia della bellezza ha contribuito in modo importante alla ripresa dell’economia italiana dopo il biennio pandemico: nel 2022, questa ha rappresentato il 56% dell’aumento del Pil nazionale rispetto all’anno precedente e addirittura il 33% dell’aumento rispetto al 2019, ultimo anno pre-Covid.

I numeri

Il valore dell’economia della bellezza, nel 2022, ha raggiunto quota 499 miliardi di euro, crescendo del +16% rispetto ai 431 miliardi di euro del 2021. Di fatto, si tratta di una crescita più che doppia rispetto al resto del sistema produttivo italiano. Particolarmente interessante è il fatto che la crescita del Pil prodotto dall’economia della bellezza risulta positivo anche nel confronto con il 2019, ovvero l’ultimo anno prima del Covid19.

Nel periodo, questo è cresciuto del +8%, certificando una piena ripresa dalla crisi pandemica. Lo sviluppo è stato intenso su tutti i comparti: turismo culturale e paesaggistico e imprese sia design-driven, quelle guidate da una forte componente di design, sia purpose-driven, ovvero le imprese guidate da uno scopo sociale

A livello di settori, sono 8 quelli che hanno contribuito alla crescita del Pil della bellezza rispetto al 2019: Agroalimentare (13 miliardi di euro) e Turismo (11 miliardi di euro) sono quelli che hanno registrato l’aumento maggiore, ma bene hanno fatto anche Tecnologia, Cosmetica, Sistema Casa, Ambiente, Orologeria e Gioielleria e Automotive, grazie al forte sviluppo dell’approccio purpose-driven.

AGI – Via le transenne, e basta varchi di sicurezza aperti solo a parlamentari, personale dei Palazzi istituzionali e giornalisti: Piazza Colonna – almeno nel tratto da via del Corso fino al limitare di piazza Montecitorio – riaprirà ai cittadini e ai turisti, e già oggi è tornata libera al passaggio.

A spingere sulla riapertura della piazza sulla quale si affaccia Palazzo Chigi sarebbe stata, viene riferito, la stessa premier Giorgia Meloni. 

AGI – Sembra finita la stagione del ‘laissez faire’ a scuola. La maggior parte degli istituti sta cercando di arginare il liberismo sfrenato in due ambiti a cui i giovani tengono particolarmente: il look e lo smartphone. A segnalarlo è una ricerca condotta dal portale Skuola.net subito dopo la prima campanella del 2023, che ha coinvolto 1.000 ragazze e ragazzi di scuole medie e superiori.

Qualche esempio? Oltre 8 studenti su 10 devono osservare dei suggerimenti sull’abbigliamento; più di 9 su 10 hanno delle regole sull’uso degli smartphone; e c’è persino chi – circa 1 su 7 – deve sottostare a divieti e prescrizioni legati all’aspetto personale.

Il look

Il dress code, nello specifico, è sempre stato un tema assai delicato. Lasciare libertà totale rischia di spalancare le porte di scuola ad abiti e accessori, magari amati dai ragazzi ma spesso considerati poco opportuni dal corpo docente.

Gli istituti, su questo, hanno scelto fondamentalmente due strade. C’è chi ha seguito la via del rigore, mettendo nero su bianco una vera e propria guida sull’abbigliamento, con indumenti consentiti e altri vietati, come gonne, maglie e pantaloni troppo corti.

Tuttavia, questa è una strada minoritaria, visto che lo riporta solo 1 studente su 4. La maggior parte, invece, hanno voluto dare fiducia agli alunni, limitandosi a dare solo delle indicazioni “non scritte”, basate sulla decenza: ne sono interessati circa 6 su 10. Alla fine, dunque, solo una minoranza – circa 1 su 6 – può presentarsi in classe vestendosi come meglio crede. Ma ci sono anche contesti in cui si è preferito sgomberare il campo da qualsiasi dubbio interpretativo, introducendo direttamente una divisa scolastica. 

Ciò avviene in maniera quasi esclusiva nelle scuole private o paritarie: tra chi frequenta questo tipo di istituti oltre 1 su 4 racconta di non avere scelta su cosa indossare per andare a scuola.

Una misura del genere troverebbe comunque qualche sostenitore anche i contesti statali: in generale, circa 3 studenti su 10 sarebbe favorevoli a recarsi a scuola con un abbigliamento standardizzato.

La guerra al cellulare

Più recente, invece, è l’inasprimento della guerra che le istituzioni scolastiche stanno muovendo all’uso o, per meglio dire, all’abuso degli smartphone in classe per scopi diversi da quelli didattici. Durante lo scorso anno scolastico, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha chiesto agli istituti di prestare la massima attenzione al fenomeno. 

Ma, pure qui, molte scuole si erano già attrezzate da tempo. E tante altre si sono mosse dopo l’ulteriore sollecito. Così, oggi, oltre 6 studenti su 10 hanno a che fare con regole esplicite. Si tratta soprattutto del divieto assoluto di usare i telefoni in classe, a meno che non sia espressamente richiesto dal docente di turno; oppure di lasciare i device spenti durante le lezioni, potendoli però utilizzare solo a ricreazione o nei cambi d’ora.

Meno diffusi i divieti più rigorosi, come quello che vorrebbe gli smartphone spenti dal momento dell’ingresso a scuola e fino all’uscita o addirittura la consegna dei dispositivi al personale scolastico. Ma, se aggiungiamo quel 31% che per ora deve confrontarsi solo con istruzioni “orali”, senza possibili conseguenze negative in caso di un loro mancato rispetto, le regole sull’uso degli smartphone a scuola ormai toccano praticamente tutti gli alunni di medie e superiori.

Tra il dire e il fare…

Appena il 6%, infatti, si è detto sciolto da qualsiasi obbligo. Un conto, però, è dettare la linea, un’altra storia è farla rispettare: solo il 16% degli studenti afferma che, nella propria classe, nessuno usa gli smartphone durante le lezioni a scopo personale. In tutti gli altri casi il fenomeno si presenta con varie gradazioni: da una sparuta minoranza (35%) ad una più cospicua maggioranza (39%) passando per la totalità del gruppo classe (10%).

Ci sono, infine, scuole che non si accontentano di inquadrare i macro-temi, come l’abbigliamento e la tecnologia in classe, ma vogliono indurre i propri studenti a seguire un codice dettagliato, che incide anche su aspetti secondari e molto personali. Ciò riguarda il 15% dei ragazzi intervistati dal sondaggio.

Seguendo i loro racconti, ci si accorge che i fari vengono puntati soprattutto su: unghie finte o ricostruite, colorazioni e tagli dei capelli particolarmente stravaganti, piercing, cappelli e accessori troppo vistosi.

“Tra le soft skills che la scuola deve trasmettere, vi è sicuramente quella di riuscire a vivere in contesti sociali con determinati codici di comportamento – Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – tuttavia non dobbiamo dimenticare la dimensione pedagogica di tale istituzione: non servono solo regole, ma anche un perchè vanno seguite, che non può prescindere dal dialogo e dalla mediazione con gli studenti. Altrimenti, fatta la regola, trovato l’inganno. E’ esemplare il tanto dibattuto uso degli smartphone – aggiunge – sulla carta oltre 9 alunni su 10 hanno ricevuto indicazioni su come utilizzarli correttamente e coerente con le finalità didattiche, ma in pratica solo 1 su 6 dichiara che in classe nessuno li usa a fini personali”. 

AGI –  Un 14enne è stato arrestato per aver pugnalato in una scuola di Jerez de la Frontera tre docenti e due studenti, infliggendo loro ferite di “gravità variabile”. L’aggressione è avvenuta nella scuola pubblica Elena Garcia Armada nel quartiere di San José Obrero.

Secondo la testimonianza di una studentessa a El Pais, il giovane è arrivato in classe alle 8.20, ha tirato fuori due coltelli e ha attaccato uno degli studenti alle spalle, urlandogli “ti uccido“. Il resto della classe ha cominciato a scappare nel panico mentre la professoressa di biologia ha tentato di dissuaderlo, chiedendogli di fermarsi, ma è stata colpita a un occhio. Il 14enne a quel punto si è recato in un’altra classe e ha tentato di aggredire altre persone, ferendo il professore presente.

Nel frattempo una telefonata aveva avvertito la polizia che è intervenuta e ha arrestato il giovane. Ignoto il motivo dell’attacco. Secondo la testimone, si tratta di uno studente intelligente ma sempre solo e frequentemente preso in giro dai compagni.

AGI – Un’Italia meno affollata, più vecchia e più solitaria. Il quadro emerge dalle nuove previsioni – aggiornate al 2022 – dell’Istat sul futuro demografico del Paese, previsioni che “restituiscono tendenze difficilmente controvertibili, pur se in un quadro nel quale non mancano elementi di incertezza”. Secondo le stime, la popolazione residente in Italia è in decrescita.

Dai 59 milioni del 1 gennaio 2022, nel 2030 si passerà a 54,4 milioni tra il 2030 e il 2050, che scenderanno a 45,8 milioni nel 2080, con una perdita complessiva di 13,2 milioni di residenti rispetto a oggi. “L’evoluzione della popolazione totale – spiega l’Istat – rispecchia il principio, tipico delle previsioni demografiche, di risultare tanto più incerta quanto più ci si allontana dall’anno base”.

Nell’ipotesi più favorevole, pertanto, “la popolazione potrebbe subire una perdita di ‘soli’ 6,2 milioni tra il 2022 e il 2080, di cui 2,5 milioni già entro il 2050. Nel caso meno propizio, invece, il calo di popolazione sfiorerebbe i 20 milioni di individui tra oggi e il 2080, 6,8 milioni dei quali già all’orizzonte del 2050. Sembra inevitabile, quindi, che la popolazione diminuirà, pur a fronte di evidenze numeriche profondamente diverse, una dall’altra, che richiamano nell’immagine scenari non solo demografici ma anche sociali ed economici di impatto altrettanto diverso”. Il progressivo spopolamento investe tutto il territorio, pur con differenze tra Nord, Centro e Mezzogiorno.

Ma un altro dato rilevante riguarda l’invecchiamento della popolazione. Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale della popolazione italiana (da un minimo del 33,2% a un massimo del 35,8%). E “comunque vadano le cose, l’impatto sulle politiche di protezione sociale sarà importante, dovendo fronteggiare fabbisogni per una quota crescente di anziani”.

È quanto scrive l’Istat nelle sue ultime previsioni della popolazione residente e delle famiglie. I giovani fino a 14 anni di età (“sebbene nello scenario mediano si preveda una fecondità in parziale recupero”), potrebbero rappresentare entro il 2050 l’11,2% del totale, registrando “una moderata flessione in senso relativo ma non in assoluto: sul piano dei rapporti intergenerazionali si presenterà un rapporto squilibrato tra ultrasessantacinquenni e ragazzi, in misura di oltre tre a uno”. 

Tra le future trasformazioni demografiche va evidenziato il marcato processo di invecchiamento del Mezzogiorno.”Per quanto tale ripartizione geografica presenti ancora oggi un profilo per età più giovane – avverte l’istituto – l’età media dei suoi residenti transita da 45,3 anni nel 2022 a 49,9 anni nel 2040 (scenario mediano), sopravanzando il Nord che nel medesimo anno raggiunge un’età media di 49,2 anni, partendo nell’anno base da un livello più alto, ossia 46,6 anni. Guardando alle prospettive di lungo termine, il Mezzogiorno rallenterebbe ma non fermerebbe il suo percorso, raggiungendo un’età media della popolazione prossima ai 52 anni. A quel punto, invece, sia il Nord (50,2 anni) sia il Centro (50,8) avrebbero già avviato un percorso di rallentamento del processo di invecchiamento, che nel caso del Centro potrebbe addirittura portare all’avvio di un primo processo di ringiovanimento della popolazione”.

Nel giro di venti anni nel nostro Paese si prevede un aumento di oltre 850mila famiglie: da 25,3 milioni nel 2022 si arriverebbe a 26,2 milioni nel 2042 (+3,4%). Ma si tratterà di famiglie “sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione”, il cui numero medio di componenti scenderà da 2,32 persone nel 2022 a 2,13.

Anche le famiglie con almeno un nucleo (ossia contraddistinte dalla presenza di almeno una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio) varieranno la loro dimensione media da 2,95 a 2,78 componenti. L’aumento del numero di famiglie deriverà prevalentemente da una crescita delle famiglie senza nuclei (+17%) che salgono da 9 a 10,6 milioni, arrivando a rappresentare nel 2042 oltre il 40% delle famiglie totali.

Al contrario, le famiglie con almeno un nucleo presentano una diminuzione di oltre il 4%: tali famiglie, oggi pari a 16,3 milioni (il 64,3% del totale), nel 2042 scenderanno a 15,6 milioni, costituendo così solo il 59,5% delle famiglie. Secondo l’Istat, “un tale calo delle famiglie con nuclei deriva dalle conseguenze di lungo periodo delle dinamiche socio-demografiche in atto in Italia. L’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della speranza di vita, genera infatti un maggior numero di persone sole, il prolungato calo della natalità incrementa le persone senza figli, mentre l’aumento dell’instabilità coniugale, in seguito al maggior numero di scioglimenti di legami di coppia, determina un numero crescente di individui e genitori soli”. 

L’idea di famiglia suggerisce la presenza di quantomeno due persone, ma in realtà tra le famiglie è sempre esistita una componente di persone che vivono da sole. Tra vent’anni sarà composto da una persona sola il 37,5% delle famiglie. Se in passato si trattava in prevalenza di giovani uomini usciti dalla famiglia di origine per motivi di lavoro, da diverso tempo ormai è la quota di anziani che vivono da soli a caratterizzare questa “micro-famiglia”.

Fenomeni consolidati, quali l’aumento della speranza di vita e dell’instabilità coniugale, fanno sì – avverte l’Istat – che questa tipologia familiare crescerà nel complesso del 17%, facendo aumentare il suo contingente da 8,4 a 9,8 milioni nel giro di venti anni. Peraltro, gran parte dell’aumento del numero complessivo di famiglie è dovuto alla crescita, assoluta e relativa, delle persone sole. Le differenze di genere sono sostanziali. Gli uomini che vivono soli avranno un incremento del 13%, arrivando a superare i 4,2 milioni nel 2042. Per le donne sole si prevede una crescita ancora maggiore (+21%), che ne determina un aumento da 4,6 a 5,6 milioni. Le famiglie monocomponente, a causa della loro composizione per età, hanno un importante impatto sociale, considerando che è soprattutto nelle età più avanzate che le persone sole aumentano in modo significativo. Se già nel 2022 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta circa la metà di chi vive da solo (48,9%), nel 2042 raggiungerebbe quasi il 60%. 

AGI – L’ agenzia per l’energia atomica russa Rosatom è impegnata nella creazione di armi avanzate in grado di mantenere un equilibrio strategico nel mondo: lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin nel suo messaggio di congratulazioni e saluto ai lavoratori dell’industria nucleare.

“Stanno risolvendo in maniera alacre i problemi di introduzione di tecnologie innovative nei settori dell’energia e dello spazio, della medicina nucleare, dell’ecologia e della modernizzazione della flotta di rompighiaccio nucleari. Partecipano alla creazione di armi avanzate in grado di mantenere un equilibrio strategico nel mondo”, ha detto nel messaggio rilanciato dall’account Telegram dell’agenzia. 

AGI – “Lampedusa non è un solo un problema italiano e non è nemmeno un problema europeo: è una questione globale perché riguarda milioni di persone“. Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a “Famiglia Cristiana”.

“L’Africa subsahariana è già scoppiata, in Sudan la capitale Khartum è ridotta a un cumulo di macerie. Per non parlare della situazione in Siria e in Afghanistan. Per questo miriamo a coinvolgere l’Onu. Intanto a ottobre qui a Roma si svolgerà la conferenza Italia-Africa in cui il Governo lancerà un nuovo programma di investimenti chiamato ‘Piano Mattei'”, ha detto Tajani.

E proprio sul piano Mattei Tajani ha osservato: “Se per esempio stipuliamo degli accordi per l’estrazione di materie prime, si possono creare delle società miste in cui si stabilisce che l’attività di trasformazione venga svolta da manodopera locale. Oppure, in cambio del permesso di estrarre, le nostre aziende possono produrre energia elettrica. L’idea di fondo, insomma, è mettere l’Africa nelle condizioni di usare le proprie risorse per crescere. E se l’Africa cresce, anche noi ne avremo grandi vantaggi. È meglio spendere risorse lì in investimenti e in formazione piuttosto che qui in Italia per il mantenimento degli immigrati irregolari”.

Intanto  la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen preme per l’accordo sulla gestione della crisi. “Esorto fortemente gli Stati membri di raggiungere oggi al Consiglio Affari interni un accordo sul regolamento della gestione crisi – ha detto in un punto stampa alle Giornate di studio del Ppe in Croazia con il presidente del Ppe, Manfred Weber, e il premier croato, Andrej Plenkovic -. Dobbiamo completare il lavoro. Dobbiamo assicurare un’appropriata attuazione del Patto per le migrazioni e l’Asilo in Ue. Ci vogliono regole comuni“.

“È l’Unione europea che deve decidere chi entra e su quali condizioni, non i trafficanti di essere umani”. Ha aggiunto von der Leyen, che vede negli ultimi eventi a Lampedusa “la necessità di sistemare il nostro meccanismo di migrazione a silo. Grazie anche al Ppe abbiamo fatto buoni progressi e per questo ringrazio te, Manfred, e la tua leadership nell’adottare proposte che sono fondamentali per il Patto su migrazione e asilo”, ha spiegato von der Leyne rivolgendosi al presidente del Ppe, Manfred Weber. 

Per la Spagna sono necessari accordi tra Ue e i Paesi di origine e transito

“Il Patto Ue sulla migrazione e l’asilo è una della priorità fondamentali della presidenza spagnola. Trasformare in realtà il quadro normativo sulla migrazione e la protezione internazionale è la più grande sfida che abbiamo oggi nell’Ue”. Lo ha dichiarato Fernando Grande-Marlaska, ministro dell’Interno della Spagna, Paese che presiede il Consiglio Ue, al suo arrivo alla riunione dei ministri dell’Interno dell’Ue. “Credo che oggi arriveranno buone notizie sulla posizione del Consiglio Ue rispetto a uno degli ultimi regolamenti, quello sulle situazioni di crisi, che premetterebbe di iniziare i triloghi su tutto il Patto e per rendere efficace l’intero quadro entro la fine della legislatura”, ha aggiunto il ministro. “Parleremo anche della questione di Lampedusa, dei flussi migratori più importanti e di come reagire per proteggere i più vulnerabili, cioè i migranti, e lottare contro le mafie che trafficano in esseri umani”, ha aggiunto.

“Dobbiamo lavorare sugli accordi con i Paesi di origine e transito” dei migranti “e la Spagna ha già realizzato un lavoro al rispetto con diversi Paesi. Questo è quanto abbiamo sostenuto dal primo momento: servono accordi tra l’Ue e i Paesi di origine e transito e su questo sta lavorando la Commissione”. Ha concluso Fernando Grande-Marlaska.

La Danimarca avverte:  “Non si cambino gli accordi; c’è un equilibrio delicato”

“Sono convinto che il testo concordato a giugno” sul Patto Ue sulla migrazione e l’asilo “rappresentava un equilibrio molto delicato e per molti Paesi presenta problemi seri e concerti in relazione all’afflusso di migranti” e “spingere verso una direzione ancora più aperta” potrebbe irritare “alcuni dei Paesi riluttanti sull’accordo fin dall’inizio”. Lo ha dichiarato il ministro danese per l’Immigrazione e l’integrazione, Kaare Dybvad Bek, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari interni. “Ci sono alcuni temi che, se guardati dal punto di vista della sinistra più liberal, c’è il desiderio di cambiare”, come “i numeri di redistribuzione dei rifugiati, la protezione dei bambini o dei minori non accompagnati che potrebbero essere esentati dalle normative sulla forza maggiore” che permettono ai Paesi di fare deroghe sui doveri di protezione internazionale. Tuttavia, ha precisato, “l’equilibrio raggiunto a giugno è molto delicato e dovremmo andare verso una direzione più aperta”. “Sono ottimista sull’accordo”, ha concluso il ministro.

AGI – A un anno esatto dalle elezioni politiche del 25 settembre 2022, la Supermedia dei sondaggi vede ancora Fratelli d’Italia come primo partito, oggi con il 28,5%: un dato in calo (-0,7%) rispetto a due settimane fa, ma comunque 2 punti e mezzo sopra il risultato delle Politiche. Tutti gli altri partiti restano stabili, ma vi sono alcuni che in questi ultimi 12 mesi sono andati decisamente meglio di altri.

Supermedia Liste

  • FDI 28,5 (-0,7) (+2,5 rispetto alle Politiche)
  • PD 19,7 (+0,1) (+0,6)
  • M5S 16,5 (+0,1) (+1,1)
  • Lega 9,3 (+0,2) (+0,5)
  • Forza Italia 6,9 (-0,1) (-1,2)
  • Azione 3,9 (+0,2) (nd)
  • Verdi/Sinistra 3,3 (-0,1) (-0,3)
  • Italia Viva 2,9 (=) (nd)
  • +Europa 2,4 (-0,1) (-0,4)
  • Italexit 1,9 (-0,1) (=)
  • Unione Popolare 1,3 (-0,1) (-0,1)
  • Noi Moderati 1,1 (+0,2) (+0,2). 

Supermedia Coalizioni

  • Centrodestra 45,8 (-0,3) (+2,0)
  • Centrosinistra 25,4 (-0,1) (-0,7)
  • M5S 16,5 (+0,1) (+1,1)
  • Terzo Polo 6,9 (+0,3) (-0,9)
  • Italexit 1,9 (-0,1) (=)
  • Altri 3,5 (+0,1) (-1,5)

La Supermedia YouTrend/Agi è una media ponderata dei sondaggi nazionali sulle intenzioni di voto. La ponderazione odierna, che include sondaggi realizzati dal 14 al 27 settembre, è stata effettuata il giorno 28 settembre sulla base della consistenza campionaria, della data di realizzazione e del metodo di raccolta dei dati. I sondaggi considerati sono stati realizzati dagli istituti Demos (data di pubblicazione: 23 settembre), EMG (22 settembre), Euromedia (19 settembre), Noto (19 settembre), Piepoli (22 settembre), Quorum (25 settembre), SWG (18 e 25 settembre) e Tecne’ (16 e 23 settembre). La nota metodologica dettagliata di ciascun sondaggio considerato è disponibile sul sito ufficiale.

AGI – Appena un mese e mezzo fa la sinistra in Grecia sembrava essere allo sbando e ci si interrogava sul futuro di un partito come Syriza, che solo pochi anni fa aveva conquistato la ribalta europea con Alexis Tsipras. Basterebbe questa circostanza a rendere l’idea di come il nome di Stefanos Kasselakis abbia rappresentato un vero e proprio colpo di scena sulla scena politica non solo ellenica, ma europea. Il nuovo leader di Syriza, eletto a furor di popolo appena tre giorni fa, fino al 29 agosto scorso, giorno della sua candidatura, era infatti un perfetto sconosciuto.

Figlio di un armatore e di una dentista, il trentacinquenne Kasselakis ha trascorso gli ultimi 21 anni negli Stati Uniti, dove si era trasferito grazie a una borsa di studio ottenuta giovanissimo, quando aveva fatto parlare di se per le doti fuori dal comune nell’ambito della matematica. Completamente privo di un pedigree famigliare in politica, Kasselakis è un ex trader di Goldman Sachs e fondatore di una compagnia di navigazione che lo ha reso ricco. Appena sei mesi fa è diventato membro di Syriza.

Troppo borghese per i socialisti, troppo liberale per i comunisti

Se la sua esperienza lavorativa mostra un percorso e rivela delle idee molto più liberali che socialiste, la sua esperienza politica è limitata a una partecipazione attiva alla campagna che ha portato all’elezione del presidente americano Joe Biden. Caratteristiche che non lo hanno certamente reso popolare presso i partiti politici della sinistra ellenica. Troppo “borghese” per i social democratici di Pasok, troppo “liberale” per i comunisti del KKE. E il malcontento non è mancato neanche da parte della chiesa ortodossa greca per una omosessualità mai nascosta.

Kasselakis non ha mai fatto calcoli sulla componente religiosa del Paese e per tutta la campagna è comparso al fianco del marito Tyler McBeth. “Oggi hanno vinto la luce e la speranza di tutti, la speranza nei confronti del futuro”, ha detto dopo la sua elezione sul palco a fianco del marito. Sarebbe tuttavia sbagliato pensare che Kasselakis abbia scalato posizioni fino alla vetta di Syriza senza alcun sostegno da parte della politica greca. Uno dei suoi grandi sostenitori è stato l’ex presidente del partito Pavlos Polakis, ma anche l’entrourage di Alexis Tsipras non gli ha fatto mancare appoggio, a partire dal fratello dell’ex leader, Yorgo, che di Kasselakis ha curato la campagna durante le primarie.

Secondo quanto riporta il quotidiano spagnolo El Pais, lo stesso Alexis Tsipras avrebbe sostenuto Kasselakis da dietro le quinte. Al di là dei proclami di imparzialità, El Pais insiste sul fatto che Tsipras avrebbe spinto per una rottura rispetto alle dinamiche in cui il partito era finito impantanato negli ultimi anni. Una necessità emersa anche nelle recenti elezioni di giugno, quando Syriza ha ottenuto appena il 17,8% dei voti, mentre i conservatori del partito neo democratico andavano al potere con ben il 40,5%. Risultati che hanno costretto Tsipras alle dimissioni. E i primi passi di Kasselakis alla testa del partito sembrano aver già proiettato Syriza verso una nuova dimensione.

Un Mitsotakis di sinistra?

A un primo superficiale sguardo di lui colpisce l’aspetto fisico: biondo, occhi chiari, fisico da atleta, sempre perfettamente pettinato e vestito con eleganza. Tuttavia bastano poche parole a rivelare altro del nuovo leader e della linea che ha in mente. Kasselakis ha riportato entusiasmo, ha ripetuto più volte di essere certo che Syriza tornerà al governo e vuole costruire un partito sul modello dei Democratici Usa, inclusivo e meno ideologico. Una “grande tenda” sotto cui possano “trovare posto e sentirsi a casa” tante anime diverse.

Il neo segretario di Syriza ha sfidato apertamente il premier Kyriakos Mitsotakis accusandolo di aver usato il parlamento per consolidare controllo sui media e instaurare una sorta di egemonia culturale. “Più inglese, più finanza, più expertise” è il motto con cui si è presentato come un “Mitsotakis di sinistra”, come è stato definito da molti. Tuttavia a Kasselakis va riconosciuto il merito di aver affrontato di petto temi della politica greca che gli stessi gruppi progressisti hanno fatto fatica ad affrontare e che sono rimasti tabu negli anni, allontanando molti elettori. Più volte ha ripetuto che la Grecia è uno stato laico dove vige la divisione tra stato e chiesa. Una circostanza che spiana la strada al riconoscimento dei diritti per la comunità Lgbtq e al matrimonio per gli omosessuali.

Altro tabu sfatato riguarda l’esercito. Stop alla leva obbligatoria, il nuovo segretario di Syriza vuole solo militari professionisti. Kasselakis non si è risparmiato neanche sul caldissimo tema dei migranti, ha ripetuto più volte di essere favorevole allo ius soli e al riconoscimento immediato della cittadinanza per i figli dei migranti nati in Grecia. Una vera e propria ondata di aria fresca, con promesse di un piano economico che permetta di abbassare le tasse sia per i lavoratori del settore pubblico che per le aziende private. Promesse che trovano credibilità nella carriera brillante in ambito finanziario del nuovo leader di Syiriza. Un percorso completamente diverso da quello della maggior parte dei politici ellenici. Promesse che hanno conquistato la gente, ma non hanno spento le polemiche.

Ma per l’opposizione interna è “la morte del partito”

Kasselakis si è infatti conquistato l’attenzione del pubblico attraverso un video diventato virale e che si è poi rivelato decisivo per sconfiggere la principale candidata, Effie Achtisoglou, ex ministro del lavoro di Tsipras. “Siamo alla politica dei social”, ha detto al Guardian lo scrittore greco Dimitris Psarras, legato ai marxisti leninisti. “Ormai è Netflix che comanda e il partito è diventato come una serie. Alla gente non interessa che questa persona non abbia alcuna esperienza politica nè un programma vero”, ha rincarato la dose l’intellettuale. Le critiche non sono mancate neanche dall’interno del partito.

Il parlamentare di Syriza Stelios Kologlou ha definito la leadership di Kasselakis “la morte del partito” e dichiarato che il nuovo leader “cambierà tutto” nonostante sia ” letteralmente spuntato dal nulla”. Da un lato l’ala più a sinistra del partito è orientata verso le dimissioni, dall’altro però Syriza sembra ora avere le carte in regola per attirare attenzioni e voti di anime diverse della società. Gente che negli ultimi anni ha fatto fatica a sentirsi rappresentata e che non crede più nella politica tradizionale.

Le tante critiche e perplessità comunque non sembrano scalfire Kasselakis, che non ha perso la fiducia in se stesso e guarda al futuro e al popolo che lo ha scelto. “Non sono un fenomeno, ma sono la voce della società civile e non vi deluderò mai. Da domani basta con le teorie, da domani si inizia a lavorare”, ha detto appena eletto. A lui il compito di rilanciare un partito che aveva conquistato la ribalta europea per poi perdersi in lotte intestine e dinamiche politiche. Un pantano per districarsi dal quale un non politico con la mentalità da manager rappresenta una alternativa nuova cui affidarsi e Kasselakis sembra avere tutte le carte in regola per riuscire in questo difficile compito. 

AGI – Via libera del Consiglio dei ministri alla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, i cui dati sono stati inviati alla Commissione Europea dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Sul tavolo del Cdm un altro importante provvedimento quale il decreto immigrazione, che prevede espulsioni più facili per gli stranieri irregolari. 

 “Oggi il Governo ha approvato alcuni importanti provvedimenti Abbiamo varato la Nadef, ovvero la cornice che definisce la prossima legge di bilancio. Stiamo lavorando per scrivere una manovra economica all’insegna della serietà e del buon senso”, scrive su Facebook la premier Giorgia Meloni, spiegando le misure approvate dal Cdm, “abbiamo prorogato la garanzia statale fino all’80% per l’acquisto della prima casa delle giovani coppie”.

La manovra manterrà “gli impegni che abbiamo preso con gli italiani: basta con gli sprechi del passato, tutte le risorse disponibili destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie”, ha aggiunto.

“Il secondo provvedimento approvato dal Governo è un decreto su immigrazione e sicurezza. Rendiamo più veloci le espulsioni degli immigrati irregolari pericolosi, introduciamo la piena tutela per tutte le donne e manteniamo quella per i minori ma con le nuove regole non sarà più possibile mentire sull’età reale”, aggiunge Meloni.

Confermato il taglio del cuneo fiscale

La Nadef ha confermato, a quanto si apprende, il taglio del cuneo e l’avvio dell’applicazione della delega fiscale per proseguire nella politica di riduzione delle tasse. Nel corso del 2023 il Pil è stimato al 0,8% nel 2023, al 1,2% nel 2024, e rispettivamente al 1,4% e all’1% nel 2025 e nel 2026. 

La nota tiene in considerazione la complessa situazione economica internazionale, l’impatto della politica monetaria restrittiva con l’aumento dei tassi d’interesse (che sottrae risorse dell’ordine di 14-15 miliardi agli interventi attivi a favore dell’economia e delle famiglie), le conseguenze della guerra in Ucraina. Le stesse fonti sottolineano che il Governo ha scelto “un’impostazione di bilancio seria e di buon senso”.

Le nuove norme per i migranti

Il decreto legge, sul tavolo del Cdm, sull’immigrazione e la sicurezza prevede la possibilità di svolgere più rapidamente gli accertamenti per verificare l’età del minore straniero non accompagnato. Gli accertamenti, si apprende, sono autorizzati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni. Se l’età dichiarata non corrisponde al vero, lo straniero è condannato per falsa attestazione. La condanna per il reato di false dichiarazioni al pubblico ufficiale può essere sostituita dall’espulsione dal territorio nazionale.

Finora solo le donne in stato di gravidanza o le madri con minori venivano inserite subito nel sistema di accoglienza di secondo livello. Per tutte le altre, la normativa prevedeva lo stesso identico trattamento degli uomini adulti. Il decreto sui migranti, sul tavolo del Cdm, “corregge questa grave anomalia e – si apprende – garantisce a tutte le donne migranti, dunque non più solo a quelle in stato di gravidanza, l’accesso nelle strutture di maggiore tutela”. 

Se lo straniero presenta una nuova domanda di protezione internazionale (domanda reiterata) durante l’esecuzione di un provvedimento di espulsione, si apprende ancora, il Presidente della Commissione territoriale, in composizione monocratica, valuta preliminarmente e immediatamente l’eventuale inammissibilità della domanda reiterata di protezione internazionale. In questo modo si contrasta la pratica delle domande di asilo pretestuose e dilatorie. 

Il decreto aumenta – si apprende – il personale di Polizia da destinare presso le ambasciate e i consolati per potenziare le attività di controllo e di verifica del rilascio dei visti di ingresso.

 

 

 

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